31 dicembre 2020

Bilancio di un anno di vecchiaia: 2020 (20-150)

Bilancio di un anno di vecchiaia: 2020. (20-150) 150 pagine di diario in un anno sono tante, di seguito una breve sintesi delle idee più significative. Le file di bare viste in marzo e aprile sono forse l'immagine più forte che ci lascia quest'anno. Morti di 'molto anziani', dovute al corona virus. Peccato che nessuno abbia avvisato i vecchi (e il resto della popolazione) di rinforzare soprattutto il sistema immunitario (vedi 20-023 , -048 e -144). Avevo aperto l'anno con una riflessione sulle mie certezze riguardo a vecchiaia, malattie, vita lunga, vita dopo la morte. Certezze ispiegabili, eppur fortemente radicate dentro di me (20-001). Vantaggi e svantaggi di una vita prolungata li ho accennati in 20-041, -047 e -094 e un'idea originale sulla vita lunga, del premio Nobel I. Metchnikoff, a pag. 20-019. In dieci anni (quasi) di diario certe idee cambiano: per esempio sull'impossibilità di sapere anzitempo come saranno gli ultimi anni di vita (20-043, -079, -081) oppure sull'illusione che la vecchiaia in certi momenti sembri arrestarsi; vi sono altri momenti nei quali accelera di brutto e soprattutto avanza su tutti i fronti, nessuno ne è risparmiato (20-063 e -064, -072). Doloroso è stato scoprire che non posso più permettermi le camminate in montagna (20-089). Prostata: a 75 anni ormai ho deciso di farmi operare, vedi 20-062, è la mia personale sconfitta, speravo di vincerla con l'erboristeria, ma non è stato così. In quest'anno ho affrontato in modo nuovo il tema della cosiddetta solitudine dei vecchi vedi 20-083, -091, -132), solitudine che è radicale mancanza di contatto con le altre generazioni: non possono capire. Riflessioni seminuove le ho fatte sulla perdita di abilità e sul mio diventare obsoleto: anche se rivendico quest'ultimo, non c'è dubbio che sia un segno di invecchiamento (20-106, -108, -117). Su invecchiamento e malattie mi sto ricredendo, o meglio, ne ho fatto un'analisi più approfondita: ebbene sì, esistono (alcuni) stati patologici che riguardano direttamente la vecchiaia (20-128, ma anche le idee di Metchnikoff citate prima, 20-019). Quest'anno ho avuto un forte impulso verso la scrittura, nel senso che sono stato preso dal desiderio di lasciare memoria di fatti e pensieri per i discendenti (20-129, -130). Infine tre nuove idee originali: la morte è sempre una sorpresa, anche in tardissima età (20-135); dobbiamo ricordare agli altri che l'età che viviamo è quella prossima alla morte, dunque gli altri siano preparati (20-145), ma anche noi dobbiamo essere preparati; sto riscontrando una notevole resistenza a fare più movimento di quanto stia facendo, su suggerimento del geriatra: è un modo per lasciarsi andare verso la fine? (vedi 20-142) (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

28 dicembre 2020

E' morto Italo (20-149)

È morto Italo. (20-149) Era il mio maestro di vecchiaia. Quasi novantenne, mi testimoniava alcuni aspetti dell'età avanzata. L'avevo visto passeggiare con la sua assistente a maggio. Era affaticato e con poca memoria, ma ancora in sè. L'avevo sentito al telefono circa un mese fa. È morto pochi giorni dopo la mia telefonata. All'inizio di quest'anno gli avevo fatto visita a casa, portandogli una bottiglia d'olio, perchè apprezzava l'olio buono. In quell'occasione gli dissi che, se voleva, a inizio dell'anno prossimo, avrei potuto ordinargliene una lattina da 5 litri. Mi guardò e molto seriamente mi disse: "Io non arrivo all'anno prossimo, parto prima." Fui colpito da quella previsione, ma ero incredulo. E mi pareva che non si sarebbe realizzata quest'anno. Per questo gli telefonai un mese fa per chiedergli se voleva la lattina. Mi disse che gliene bastava una bottiglia. In prossimità della fine, forse sappiamo che presto moriremo. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

26 dicembre 2020

Conflitti (20-148)

Conflitti. (20-148) Un improvvido rappresentante di Confindustria (l'associazione degli industriali del mio paese) lo ha finalmente detto: dobbiamo rassegnarci ai morti da corona virus e continuare le attività economiche. Si tratta di un tipico esempio di contraddizione fra impostazione liberale della società e impostazione sociale. Nell'impostazione che tiene conto della società, un individuo ha un valore in quanto inserito nella collettività (mi ricordo di Aristotele, Rousseau, Marx). Nella impostazione liberale invece un individuo ha valore in sè, a prescindere dalle sue relazioni, e quindi il valore fondamentale è la sua libertà. La società occidentale ha una visione liberale e liberista; non solo: ritiene che questa sia l'unica società possibile. Col risultato che qualunque cosa disturbi il liberismo sia da eliminare in funzione della libertà dell'individuo (in questo caso, libertà dell'industriale di produrre, anche a scapito della salute dei suoi operai). È chiaro che si tratta di una stortura: erigere la libertà come valore fondamentale alla quale sacrificare alcuni appartenenti alla comunità, fa torcere le budella a ogni individuo sano di mente. Eppure questo è il gioco: conflitto fra Pil e salute. E non si venga a dire che non vi sono alternative. Cominciamo per esempio a chiedere denaro ai grandi proprietari di patrimoni, attraverso una tassa patrimoniale. Purtroppo dopo tre secoli di costruzione di società basate sulla libertà di impresa e di commercio (compresa l'ultima globalizzazione dei capitali), rifondare una società diversa richiede fatica, tempo, applicazione e fantasia. Affermare che questa sia l'unica società possibile, che sia necessaria una continua espansione economica, che il Pil debba sempre crescere, è semplicemente falso. Soprattutto è impossibile. Lo dimostra il corona virus: ci sono fattori che sfuggono all'economia. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

24 dicembre 2020

Malattie dei vecchi (20-147)

Malattie dei vecchi. (20-147) Ne ho scritto a lungo. Per giungere a dire che vecchiaia a malattia non sono sorelle. Però mi sono sempre riferito a patologie di ordine fisico. E la psiche? Così come c'è un innegabile deterioramento fisico nella vecchiaia, inevitabile che ve ne sia uno a carico della psiche. Anche di questo ho scritto più volte, per esempio riguardo l'affievolirsi delle motivazioni a fare certe cose. Ma vere e proprie malattie psichiche? Mi occupo di cibo da almeno quarant'anni. Non solo a livello culturale, bensì provando su me stesso alcune scoperte. Sono molto attento a ciò che mangio e dedico tempo a questo argomento e alla preparazione del mio cibo. Forse troppo. Tanto che la figlia della mia compagna, che è psichiatra, un giorno, scherzando (ma non troppo) dichiarò che ero affetto da ortoressia, una patologia contraddistinta proprio dall'eccessiva cura per ciò che uno mangia. Ho anche fatto un test di autovalutazione riguardante tale patologia: sono ai limiti. Non sono malato, ma sono vicino alla patologia. Una patologia psicologica che colpisce gli anziani è la depressione. Anzi la mia compagna dice che ne sono affetto. Malattia subdola, perchè chi ce l'ha non se ne rende conto. Infatti io nego di averla. Ma numerosi anziani ce l'hanno. Forse molte delle chiusure dei vecchi derivano da tale patologia, che non è riconosciuta e non è curata. Si attribuiscono certi suoi sintomi al peggioramento del carattere dell'anziano. Potrebbe essere invece una malattia vera e propria. Ho deciso, farò un test di autovalutazione sulla depressione. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

22 dicembre 2020

Brutti sogni (20-146)

Brutti sogni. (20-146) Ho fatto un brutto sogno. Ero con mia nipote piccola. Forse dovevo andare a prenderla a scuola, forse me ne ero dimenticato, o forse soltanto mi ero addormentato proprio all'ora dell'uscita da scuola. Non ricordo più bene. La sensazione del dopo sogno era cattiva. Avevo mancato a un dovere fondamentale del mio essere nonno. Non ero affidabile. Ha ragione la mia compagna che mi accompagna sempre a prendere i bambini a scuola. Fino a quando i genitori dei piccoli si fidano nell'affidarli ai nonni? Procedendo con l'età le capacità dei vecchi si affievoliscono, assolvere con responsabilità a compiti importanti è sempre più problematico. Ma vi è un fattore che aiuta: i bambini crescono e a un certo punto non hanno più bisogno dei nonni. Ecco risolto il problema: non ci sarà più bisogno di aver fiducia nei nonni semplicemente perchè i bambini saranno diventati autonomi (o quasi). (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

21 dicembre 2020

Ricordarlo agli altri (20-145)

Ricordarlo agli altri. (20-145) Qualche mese fa scrivevo che, arrivato a una certa età, sto vedendo morire miei coetanei (vedi n. 20-126). Ho anche scritto che talvolta l'apparenza inganna e il bell'aspetto di un vecchio non gli impedisce di morire improvvisamente (vedi l'attore Gigi Proietti, recentemente scomparso a 80 anni). Giunti nella vecchiaia (e ancor più superati i 75) bisogna essere guardinghi e aspettarsi che si possa morire da un giorno all'altro, perchè è questa l'età della fine. Inutile farsi illusioni, siamo nell'età della morte, noi vecchi. Dobbiamo convincercene noi, anche se abbiamo l'impressione che non tocchi adesso. Soprattutto dobbiamo convincere i nostri familiari più prossimi e più giovani, per i quali la morte è un evento lontanissimo e che spesso sono affetti da senso di immortalità. "State attenti, che il nonno può morire. State preparati. Mettetelo fra gli eventi possibili" (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

19 dicembre 2020

Batteri intestinali e corona virus 19 (20-144)

Batteri intestinali e corona virus 19. (20-144) Se ne parla poco. Si dimentica che la maggior difesa contro i virus è il nostro sistema immunitario (S.I.). Si dimentica che sono i batteri intestinali a rendere efficiente il sistema immunitario. Dunque la misura più intelligente contro il co.vi.19 è la selezione di un ottimo microbiota (cioè i batteri intestinali). E lo si può fare col cibo: se è vegetale e fresco (e biologico), alleva una flora batterica sana e vigorosa. Si preferisce battere la strada delle vaccinazioni (esattamente come con le altre influenze). Quando invece sarebbe ragionevole affidarci al S. I. Dopo quasi un anno dalla comparsa del co.vi.19 alcune ricerche sono state fatte e pubblicate, ma per lo più sono basate su piccoli numeri di pazienti. Ciononostante vi sono ricercatori che a livello di ipotesi enfatizzano il ruolo del microbiota. Una delle piste più battute dalla ricerca riguarda i lattobacilli e i bifidobatteri, che sembrano ridursi notevolmente nei pazienti affetti dalla malattia. Alla fine del 2020 i dati più interessanti ricavati dalle ricerche sono: il covid 19 è accompagnato da disbiosi, cioè pessima salute e composizione del microbiota; il bifidobacterium longum contrasta la forte reazione dell'organismo al virus (cascata citochinica); si stanno svolgendo ricerche sulla somministrazione di alcuni batteri, per esempio Lactobacillus Paracasei DG, per ridurre la disbiosi da corona virus; non si conosce quale composizione del microbiota sia protettiva; è molto probabile che un microbiota intestinale eubiotico protegga dal co.vi. 19; il peggioramento dei sintomi respiratori è correlato col peggioramento della situazione gastrointestinale. Concludendo si può fare una riflessione (in relazione alla situazione italiana). Bifidobatteri e lattobacilli sembrano svolgere una funzione cruciale nella difesa dai corona virus (in generale e dunque anche nei confronti del co. vi. 19). Negli anziani essi sono poco presenti (meno del 5%). E fra gli anziani i decessi sono numerosissimi. Invece nei bambini i batteri suddetti costituiscono larga parte della flora intestinale (più del 50%). E fra i bambini i decessi sono pochissimi. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

16 dicembre 2020

Mangiare (20-143)

Mangiare. (20-143) Ho citato qualche volta le case indiane della morte, in cui alcuni vecchi si ritirano a morire. Mi è sembrata una iniziativa straordinaria di quella grande civiltà. Approfondendo ho scoperto però che riguardano condizioni tutt'altro che idilliache: cioè non si tratta di anziani che deliberatamente vi si ritirano e consapevolmente attendono la morte. Sono spesso stati di conflitto, nei quali le famiglie vorrebbero che gli anziani morissero, mentre questi non ne hanno alcuna intenzione. Uno degli aspetti di quelle situazioni è comunque il cibo. L'anziano che consapevolmente vuol morire, smette di mangiare. Sembra effettivamente la soluzione più semplice possibile, nello stato finale, ma deve esservi una forte motivazione a finir la vita, perchè l'impulso a nutrirsi è spesso prevalente. Ma non sempre. Ricordo gli ultimi giorni di mio suocero, molto anziano, ricoverato in ospedale, il quale a un certo punto aveva rifiutato il cibo. Nel suo caso come, immagino, in molti altri, le condizioni di pre-morte fanno cessare l'istinto della nutrizione. E non si mangia più. Non è un processo cosciente: sembra quasi un venir meno dello slancio vitale e una preparazione al distacco (naturalmente se si è in un a struttura pubblica interverranno medici e infermieri che costringeranno il morente a sottoporsi alla nutrizione forzata con sondino endogastrico: dio ce ne scampi!). (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

14 dicembre 2020

Movimento (20-142)

Movimento. (20-142) Sono numerose le volte che in questo diario ho scritto dell'importanza di muoversi, soprattutto da vecchi. Ora ho quasi 75 anni e i miei 10.000 passi quotidiani li faccio (con l'aiuto del mio cane, che mi costringe a uscire varie volte al giorno: ma se non ci fosse il cane?). Fino all'anno scorso ero anche entusiasta della settimana di camminate in montagna che facevo d'estate col mio amico. Sempre l'anno scorso il mio geriatra, avendo notato che la mia massa muscolare stava scadendo, mi aveva prescritto di camminare per due ore e mezzo alla settimana, di passo veloce, fino a sudarne; mi aveva anche prescritto degli esercizi di ginnastica da fare ogni giorno, per una ventina di minuti. Cosa che ho fatto per qualche mese. È passato un anno. Le cose sono cambiate. In montagna per la prima volta ho provato fastidio per le grandi fatiche del salire e del discendere. Tornato in città non ho più avuto il desiderio delle due ore e mezzo di camminate settimanali, nè della ginnastica mattutina. Insomma, ho meno motivazioni a muovermi rispetto a due anni fa. Che sia il giusto risultato di un individuo arrivato ai 75? Che sia un modo per cominciare il lento processo di perdita delle forze che poi porta alla vecchiaia estrema e alla morte? È più giusto forzare la natura e continuare a far movimento oppure lasciarsi andare a un movimento sempre più ridotto, per arrivare a morire naturalmente? (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

13 dicembre 2020

Piombo (20-141)

Piombo. (20-141) Nel libro di Primo Levi, Il sistema periodico, vi è un racconto dal titolo Piombo. Il protagonista è Rodmund un abile cercatore di minerali da cui trarre metalli, anzi, uno solo, il piombo. Collocato in un tempo imprecisato (forse nell'alto medioevo), Rodmund del suo mestiere dice: "La nostra è un'arte che rende ricchi, ma fa morire giovani." Esauritasi la vena di roccia da cui estrarre il metallo, Rodmund decide di mettersi in viaggio e cercare altri giacimenti. Lo fa da solo. E di tale sua scelta dice: "Il nostro domani è meglio viverlo da soli: quando la carne comincia a farsi flaccida e pallida, il ventre a dolere, i capelli e i denti a cadere, le gengive a diventare grigie, allora è meglio essere soli." Queste parole sono evidentemente riferite all'avvelenamento da piombo, che colpisce chi lo lavora. Ma, a ben riflettere, possono riferirsi anche alla vecchiaia e alla morte. E Primo Levi sembra pensare che sia meglio viverle da soli. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

12 dicembre 2020

Vecchi di seconda fascia (20-140)

Vecchi di seconda fascia. (20-140) Fra qualche mese entrerò definitivamente nella seconda fascia della vecchiaia, quella fra i 75 e gli 85. E sempre più mi interessano esempi di ottantenni, quelli in splendida forma, naturalmente. Non posso non lodare per esempio la lucidità di Corrado Augias, un giornalista televisivo che fa sempre buona figura nonostante i suoi prossimi 86 anni. Oppure la buona forma di Dacia Maraini, scrittrice, di un anno soltanto più giovane di Augias. Mi capita anche di incontrare altri vecchi di seconda fascia, nella vita di tutti i giorni. Per esempio al bar, dove talvolta mi reco a far colazione, ho conosciuto un simpatico romagnolo, vitale e pieno di comunicativa, mio coetaneo (supponevo). Fra una battuta e l'altra, ieri siamo venuti a parlare delle nostre età, scommettendo su chi fosse più vecchio fra noi. In tutta sincerità, pensavo di esserlo io, anche se forse potevamo essere della stessa età. Quando invece ha affermato di avere 81 anni, prossimo agli 82, sono rimasto stupefatto: giuro che mai lo avrei pensato. Da una parte, vedendo tali esempi, prendo coraggio e penso che forse anche per me sarebbe possibile superare gli 80 con quell'energia. D'altra parte però, mi sconforto un poco, perchè ho la stessa energia di questi vecchi, ma con dieci anni di meno! (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

10 dicembre 2020

Ciò che resta (20-139)

Ciò che resta. (20-139) Qualche locandina sui pali dell'illuminazione pubblica vicino a casa, il pianto dei figli durante il funerale, per un affetto che scompare, il senso di vuoto della moglie nei giorni successivi. Questo resta del signor Silvio, mio vicino di casa, morto qualche giorno fa a 92 anni (vedi 20-136). Ciò che resta di noi dopo la morte è poco. Soprattutto se avviene in tarda età. Prevale il senso di liberazione da una situazione non più sopportabile, la normalità della fine, la naturalità della morte. Non so perchè mi sono venute in mente le parole di una canzone di Paolo Conte, Fuga all'inglese, anche se riferite a un altro contesto: " ... tanto di noi si può fare senza ...". Si adattano bene al significato di ciò che avverrà dopo la nostra partenza: tanto di noi si può fare senza, chi vuoi che noti mai la nostra assenza. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

04 dicembre 2020

Fino a quando? (20-138)

Fino a quando? (20-138) In casa mia le finestre sono chiuse da tapparelle. Sono di plastica e perciò facili da alzare. Però in soggiorno vi è un'ampia porta finestra con una persiana piuttosto grande. Nei giorni scorsi ho avuto male al braccio destro e perciò ho dovuto fare sforzi per continuare ad alzarla al mattino. Mi sono fatto aiutare dalla mia compagna: io non ci riuscivo più. Ora il dolore sta gradualmente passando e ho ripreso ad alzarla. Come un lampo un pensiero mi ha attraversato la mente: fino a quando riuscirò ad alzarla, avanzando gli anni e diminuendo le forze? Qualche settimana fa ho scritto un paio di pagine di blog sul mio piacere di scrivere (vedi 20-129 e -130). Sono tenace e scrivo questo diario da quasi dieci anni. Ma fino a quando conserverò la motivazione che mi spinge ogni mese a scrivere una decina di pagine? Non è questione di fatica, quanto dell'affievolirsi con gli anni dell'impulso a lasciare qualcosa dietro di me. Quest'estate sono stato col mio amico in montagna a camminare per rifugi, per qualche giorno. Per la prima volta ho provato fatiche che hanno superato il piacere di farlo e ogni volta che mi cimentavo in una ascesa non vedevo l'ora che finisse per tornare indietro. Tanto che ho deciso di non farlo più. In anni passati mi figuravo che avrei camminato su per monti fino a tarda età; ora di colpo ho provato che la fatica è superiore al desiderio di farlo. Ed è tramontata di botto la motivazione generale. In vecchiaia ci trasformiamo continuamente nel corpo e nella psiche e pian piano alcune cose cominciamo a non praticarle più. Con qualche dispiacere. Ma neanche tanto. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

30 novembre 2020

Finalmente (20-137)

Finalmente. (20-137) Applicare questo avverbio alla morte di una persona può sembrare cinico o comunque fortemente negativo. E invece ... E' morto il mio vicino di casa, novantaduenne, e la prima parola che mi è venuta in mente è questa: finalmente. Nei suoi confronti non avevo acredine o inimicizia. Anzi. Ma la sua vicenda di fine vita è stata così penosa che sono contento che sia morto. E penso che anche i familiari se lo siano augurato. Nulla di eccezionale, anzi quasi la normalità nel fine vita degli anziani molto anziani. Era cominciato tutto meno di due mesi fa, con una caduta in casa (vedi 20-114). Poi ne era seguita un'altra, poi vi era stato un ricovero ospedaliero, il ritorno a casa con piaghe da decubito e non più autosufficiente. Un tentativo successivo di ritorno in ospedale era abortito per via del corona virus. Una decina di giorni a casa con qualche persona di aiuto, ma con l'infezione che aumentava. Infine il ritorno in ospedale per l'aggravarsi delle sue condizioni: qualche giorno in terapia intensiva con ossigeno e antibiotici, ai quali non rispondeva. Infine solo la cura palliativa di antidolorifici. E la morte. È il solito problema del fine vita, affrontato da molte società in modi diversissimi, come ben descrive Simone de Beauvoir ne La terza età. Problema irrisolto. Se si conservasse lucidità e se vi fosse una legislazione favorevole, si potrebbe scegliere l'eutanasia. Ma a novant'anni si è in grado di operare questa scelta? (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

29 novembre 2020

La qualità della vita (20-136)

La qualità della vita. (20-136) Qualche tempo fa mi ero segnato un appunto sul quaderno in cui scrivo le idee di questo diario (altrimenti poi le dimentico!), che recitava: misurare la qualità di una giornata di vita da vecchi, col tipo di cose di qualità che si sono fatte in un dato giorno. Perchè è inesorabile che la vita si deteriori sempre più, man mano che ci si inoltra nell'ultima parte di esistenza. Si comincia con lo smettere il lavoro che, anche se non è di qualità, ha pur sempre un certo valore sociale. Per molti subentrano le cure ai nipoti, che sarebbero di altissimo valore, nonostante fatiche e noia che possono prendere chi le pratica. Poi i nipoti crescono, la loro autonomia anche e dei nonni vi è meno bisogno. Col passare degli anni aumenta sempre più l'attenzione verso la propria vita e spesso verso la propria salute. Contemporaneamente il tempo che serve per svolgere le banali azioni quotidiane si dilata. Che qualità c'è nel fare soltanto ciò che serve per sopravvivere? La qualità è alta, perchè continuare a occuparsi di se stessi significa continuare a essere autonomi. E poi la qualità deriva da quell'atto fondamentale di noi essere viventi: continuare a vivere! (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

27 novembre 2020

La sorpresa (20-135)

La sorpresa. (20-135) (27/11/20) Si ha un bel dire che si è vecchi e vicini alla morte: quando capita, si è sempre sorpresi. Perchè la fine della vita è in contraddizione fortissima col fatto di essere vivi. Dunque ci si soprende di non continuare ad essere vivi, neanche a novant'anni. E la fine ci lascia stupefatti. Anche nelle ultime ore non crediamo del tutto, che stiamo finendo. Forse, alla mia età (relativamente) giovane, ho un'aspettativa di vita ancora alta (dieci anni?). E ciò contribuisce alla sorpresa di dover morire adesso, invece che fra alcuni anni. Ma qualora giungessi a novant'anni, ancora mi sorprenderei di morire? O dentro di me a quella età si sarà già fatta strada l'idea di essere alla fine? A questo proposito, Jung, in un'intervista della quale non ho la fonte, dice: "Come si comporta la vita di fronte alla prospettiva di una fine totale? Non la considera, si comporta come se dovesse continuare. Perciò penso che sia meglio per una persona anziana guardare con attesa al giorno dopo, come se avesse secoli davanti a sè. Allora quella persona vivrà nel modo giusto. Ma quando ha paura, quando non guarda avanti, ma all'indietro, si pietrifica, diventa rigida e muore prima del tempo. Mentre, se vive guardando piena di aspettativa alla grande avventura che la attende, allora vive, e questo è appunto ciò che l'inconscio vuol fare." Un poco quello che i greci chiamavano il dono di Prometeo all'uomo: la cecità di fronte alla propria morte. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

26 novembre 2020

Adesso è vicino (12-134)

Adesso è vicino. (20-134) A marzo, durante il periodo di chiusura totale delle attività, la pandemia pareva una cosa lontana. Non ricordo conoscenti della mia città che ne fossero stati colpiti. Soltanto la sorella del mio caro amico, che abita dalle parti di Bergamo, ne era stata affetta. Da un mese a questa parte è tutto cambiato. Per primo il mio edicolante ha chiuso il chiosco, perchè malato, poi nella casa di riposo, dove lavora una conoscente, erano stati colpiti vari ospiti, infine un conoscente della mia compagna ha telefonato comunicando di essere positivo. E si erano visti a colloquio diretto per un paio d'ore giusto la sera prima del tampone, risultato positivo! Inevitabile il confinamento in casa per una decina di giorni, con successivo tampone. Io non ho avuto un contatto diretto con lui, ma convivo con lei e dunque sono soggetto a infettarmi, quasi inevitabilmente. Paura? Dopo un primo momento di sorpresa e un poco di timore, sono rientrato nell'idea che ne usciremo indenni. Ma qualche pensiero l'ho fatto. La morte mi è parsa inaspettatamente prossima. Sono sorpreso, ma è la realtà. Il corona virus colpisce mortalmente, non tutti, ma qualcuno sì. E se fossimo fra questi? Rapido bilancio della mia vita. Sono pronto? No. Ma ho vissuto per ben 75 anni. Tanti. Non posso dire di avere progetti importanti da concludere, se non quello di accompagnare un po' di più i miei nipoti nella loro crescita (adesso hanno età comprese fra i nove e i quattro anni ). Ultimamente ho scritto un paio di testi: mi piacerebbe vederli pubblicati. Non è ancora successo. Ma sarebbe soltanto una ciliegina sulla torta della mia vita. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

24 novembre 2020

Le relazioni degli anziani (20-133)

Le relazioni degli anziani. (20-133) Ricordo ancora in modo vivido una visita che feci a mia zia novantenne in una casa di riposo. Avevamo organizzato, noi nipoti, un incontro fra noi e lei e anche con una sua sorella che non vedeva da almeno 20 anni. L'incontro andò bene e la zia ci parve contenta. Durò un'oretta, dopo pranzo. A un certo punto io le chiesi che cosa avrebbe desiderato ancora da quella giornata. La sua risposta fu stupefacente: "Adesso vorrei che andaste tutti via perchè sono stanca." Così naturalmente facemmo. Evidentemente, in un'età molto avanzata, anche le relazioni più gratificanti, le visite più inattese devono fare i conti con la stanchezza di un corpo molto anziano. Stanchezza dovuta alle energie fisiche che vengono meno, ma anche allo stress psichico di sostenere attenzioni, colloqui, relazioni. Avanzando con l'età le relazioni pesano? (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

23 novembre 2020

Il mio vicino Silvio (2) (20-132)

Il mio vicino Silvio (2). (20-132) Come dicevo ieri, Silvio è in ospedale, solo. Molto vicino alla fine. Morirà da solo. Va bene così, o è meglio morire in compagnia? Qualche anno fa ho letto il racconto degli ultimi mesi di vita di Tiziano Terzani, giornalista e saggista italiano. Nel libro il figlio racconta delle sue ultime ore. Dopo aver conversato coi familiari, Terzani si è accomiatato da loro. Sentiva che era alla fine, evidentemente. E ha chiesto di essere lasciato solo, cosa che hanno fatto. Rientrati nella sua stanza, dopo qualche tempo, lo hanno appunto trovato morto. Penso anch'io che alla fin fine si muoia da soli, perchè la morte è una faccenda personalissima, da non condividere. Nella tradizione indiana delle case della morte, si lascia la famiglia e ci si reca in questi luoghi nei quali ci si lascia morir di fame. Anche fra gli Inuit, l'anziano lascia l'igloo all'insaputa di tutti e va all'esterno, a morire di freddo. La morte è sempre un gran mistero. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

22 novembre 2020

Il mio vicino Silvio (20-131)

Il mio vicino Silvio. (20-131) E' tornato in ospedale, il mio vicino novantatreenne. L'infermiera, che è venuta a controllarlo una mattina, lo ha trovato con una forte infezione dovuta alle piaghe da decubito. Ne ha chiesto il ricovero, che è stato accettato, nonostante la difficile situazione dovuta al corona virus. Ora è là confinato, con pochissimi contatti coi familiari. È appeso a un filo. Esito inevitabile per un anziano molto in là con gli anni. La moglie, sua coetanea, è a casa, non assistita, ma ancora autonoma. Mi ha confessato che avere il marito in ospedale la fa stare più tranquilla. Riesce a dormire, mentre col marito in casa ciò le riusciva difficile. Il suo stesso volto è rilassato e sereno, mentre col marito in casa mostrava sempre preoccupazione e tensione. È fatale che alla fine della vita si diventi un peso per i familiari più stretti, soprattutto se questi sono anch'essi molto avanti negli anni. Non è che i vincoli d'affetto vengano a scadere, ma assistere un morente, se si hanno novant'anni, è impresa ardua, quasi impossibile. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

15 novembre 2020

Scrivere (2) (20-130)

Scrivere (2). (20-130) Ho ancora vivo nella memoria il ricordo dei racconti serali che faceva mio nonno (quando ancora non c'era la tv). Racconti dei fatti della sua vita (avventure, si potrebbe dire). Ricordo anche la sorpresa quando, dieci anni dopo la sua morte, scoprii il diario di un anno della vita di mio padre. Sorpresa e piacere tali che mi indussero a seguire il suo esempio e a tenere per un paio d'anni un diario. Poi smisi, ma, entrato nella vecchiaia, ripresi l'idea del diario, trasformandolo in blog tematico, scrivendo i pensieri degli ultimi anni della mia vita. Io e tutti noi conosciamo a mala pena le due generazioni che ci hanno preceduto (genitori e nonni). I miei nipoti a loro volta conoscono la vita dei loro genitori e dei loro nonni: nulla sanno nè sapranno dei miei di genitori e nonni. Eppure il loro bisnonni e trisavoli fanno un poco parte di loro. Sarebbe giusto che qualcuno mettesse loro in mano il racconto delle vicende di famiglia, almeno fino a dove si può arrivare. È giunto il momento in cui metta nero su bianco le vicende della mia famiglia (ho informazione fino ai miei trisavoli!) e li lasci ai miei nipoti. Ecco un altro fronte dello scrivere. Lasciare una memoria di ciò che è stato. Nel grande romanzo di Thomas Mann I Buddenbrook, è descritta una tradizione di quella famiglia tedesca: tenere un registro nel quale annotare tutti gli eventi significativi della famiglia: almeno nascite, matrimoni e morti. Confesso che l'idea non mi dispiace. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

14 novembre 2020

Scrivere (20-129)

Scrivere. (20-129) Approfittando del periodo di chiusura da virus, ho terminato di scrivere un libro sul cibo. Di solito si chiede agli anziani come passano il loro tempo. Ecco, per me la risposta sarebbe: "Scrivendo." Del resto scrivo anche questo diario, da una decina d'anni ormai. A parte le inclinazioni personali (c'è per esempio il mio con-suocero che si diletta a costruire dei video con sonoro ed effetti vari), penso che lo scrivere possa essere per qualcuno un buon passatempo, soprattutto per gli anziani. Scrivere significa lasciare una memoria: di sè, della propria famiglia, delle proprie idee, conoscenze, valori, con la speranza che possa servire a qualcuno. Per esempio i nipoti. Si tratta pur sempre di una traccia di riflessioni sul vivere o di elaborazioni delle proprie conoscenze. Insomma, di una testimonianza delle idee che si sono sviluppate durante la vita. E che cosa può fare un vecchio, se non lasciare a chi gli sopravvive il succo di quanto ha riflettuto o imparato in vita? (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

09 novembre 2020

Malattie (20-128)

Malattie. (20-128) Vi sono stati anni in cui mi sono lanciato in (modeste) crociate personali contro l'opinione (diffusa) secondo la quale vecchiaia significhi malattia. Devo dire che effettivamente in questi anni le malattie mi hanno risparmiato. Ma sono un vecchio giovane: che succederà a questo proposito quando entrerò nella seconda fascia della terza età? Soprattutto: che succederà nella terza (vedi la pagina precedente, sulla vicenda del mio vicino Silvio)? Perchè da una parte sono ancora convinto che lo stile di vita ci risparmi da tutta una serie di malattie degenerative, che colpiscono gli anziani. D'altra parte, vi sono patologie strettamente inerenti il declino dell'efficienza del corpo, che non sono evitabili. Probabilmente sono diverse da anziano ad anziano e sono connesse con vulnerabilità individuali molto variabili. A me è capitato di cominciare a soffrire di denti e gengive circa due anni fa. Mi sono affidato a un dentista tradizionale che ha risolto il problema togliendomi ben 4 denti, l'ultimo dei quali (l'ho visto coi miei occhi) era perfettamente sano! Del resto nell'immaginario collettivo, la vecchiaia si associa sempre a bocche sdentate. Non so proprio che farci. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

08 novembre 2020

Parabole (20-127)

Parabole. (20-127) Il signor Silvio è dunque tornato a casa dall'ospedale e non si alza più dal letto. Il mio vicino novantatreenne ha fatto un altro passo verso il fine vita. Confinato in un letto, in stato mentale un pò confuso, forse non si rende neppure conto della sua situazione. È entrato nella fase terminale della vita. Ha perso ogni autonomia. Inoltre è sordastro, per cui non comunica più bene coi familiari. È inevitabile questo esito? Non si può evitare di finire per essere soltanto un peso per i familiari? Non si alza più dal letto, e pertanto le sue funzioni fisiologiche le compie lì, con problemi non indifferenti di pulizia e di gestione della situazione. Confesso che questa situazione mi spaventa. Onestamente sarebbe meglio per tutti che Silvio finisse di vivere. Ma in tali frangenti si è ancora lucidi per scegliere il suicidio assistito? Mi tornano alla memoria le case del fine vita dell'India, in cui chi è prossimo alla fine si ritira e smette di mangiare, accelerando la fine. É possibile anche da noi? Ma abbiamo la cultura sufficiente per farlo? (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

07 novembre 2020

Si muore lo stesso (20-126)

Si muore lo stesso. (20-126) Negli anni passati mi sono meravigliato dell'ottimo aspetto di alcuni vecchi molto in là con gli anni. Ancora oggi mi stupisco della lucidità e dell'efficienza fisica di personaggi pubblici, quali per esempio la scrittrice Dacia Maraini o l'imprenditore Carlo De Benedetti, che hanno superato gli 85 anni. In effetti in questo secolo i molto anziani spesso conservano un buon aspetto, buone capacità di parola e una sufficiente mobilità fisica. Fra questi, come non inserire attori tipo Dario Fo, Giorgio Albertazzi, Paolo Poli e altri? Qualche giorno fa, è morto per l'appunto un noto attore italiano, Gigi Proietti, nel giorno del suo ottantesimo anno. Calcava ancora le scene, aveva un buon aspetto e conservava indubbie ed eccellenti qualità teatrali. Ultimamente però, si stancava molto. Dunque si muore anche se l'aspetto non dà a vedere che si è alla fine. Non c'è nulla da fare, in tarda età si muore, ad onta del proprio stato fisico, perchè la vita finisce proprio fra gli 80 e i 90. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

31 ottobre 2020

L'età in più, libro di Marina Piazza (20-125)

L'età in più libro di Marina Piazza. (20-125) Ne ho già scritto (vedi 20-121). Riporto qui un altro passo a riguardo delle sudddivisioni della vecchiaia (pag. 95). "Il termine 'vecchiaia' non rappresenta un blocco compatto, ha degli scivolamenti interni: si potrebbe persino parlare di 'giovane vecchiaia' – dai 65 ai 75 – di 'media vecchiaia' – dai 75 agli 85 – di 'vecchia vecchiaia' – dopo gli 85 – . Oppure si potrebbe parlare del periodo dell'invecchiamento e del periodo della vecchiaia. È chiaro che queste differenziazioni si pongono lungo una linea di continuità in cui gli 'scivolamenti' dall'una all'altra condizione non possono essere tracciati meccanicisticamente, ma risentono fortemente delle condizioni di vita precedente, del grado di salute, della stabilità economica e di tanti altri fattori. Proprio per la molteplicità delle traiettorie di vita, credo che non si possa parlare di un unico modello e nemmeno di una situazione standard della vecchiaia, ma vadano colte piuttosto le infinite differenze, vissuti, esperienze." (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

30 ottobre 2020

Cominciano a morire i miei coetanei (20-124)

Cominciano a morire miei coetanei. (20-124) Come tutti gli anziani, anch'io guardo con interesse le locandine funebri, che, nella mia regione, si ha l'abitudine di affiggere lungo le strade, sui pali dell'illuminazione pubblica. Come è ovvio che sia, nei primi dieci anni di vecchiaia ho osservato che i nuovi defunti avevano più anni di me. Ora, dopo dieci anni, osservo che i defunti hanno, sì, più anni di me, ma cominciano ad apparire morti con i miei stessi anni o addirittura più giovani. Normale. Ma fa impressione. Anzi, no. Non mi fanno impressione, perchè il mio sentire più profondo è che la cosa non mi riguardi. Io vivrò ancora a lungo. È stupefacente questa certezza incrollabile di essere distante dalla morte anche se alcuni segnali mi indicano che invece potrebbe essere ben più vicina delle mie previsioni. Perciò mi capiterà all'improvviso. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

29 ottobre 2020

Gli insegnamenti del signor Silvio (20-123)

Gli insegnamenti del signor Silvio. (20-123) Ho cercato e sto ancora cercando insegnanti di vecchiaia. Uno l'ho già trovato nel sig. Romano, anziano di 87anni, che abita vicino a casa mia. Ma parlo poco con lui, per cui lezioni non ne ricevo. Un altro maestro insperato è il mio dirimpettaio di condominio. Non lo vedo, e non ci parliamo, ma mi sta insegnando molto, attraverso quel che gli sta succedendo. Ho scritto (vedi 20-114 e 116) che è caduto in casa un paio di volte. La seconda è andato in ospedale e da qui è tornato a casa. È a letto e non si muove più, mettendo in grave difficoltà la figlia e la moglie, incapaci di spostarlo, perchè è corpulento. Quando era in ospedale, la figlia gli ha proposto di essere spostato in una struttura cosiddetta intermedia, nella quale personale specializzato lo avrebbe tenuto un mese, attendendo un ricovero definitivo in casa di riposo. Ha nettamente rifiutato. Ha preteso di essere riportato a casa, dove non vi è alcuna attrezzatura nè personale. Apparentemente ha mostrato egoismo e nessuna comprensione per moglie e figlia. In realtà è in una fase di demenza, cioè incapacità di comprendere la situazione, incapacità di valutare e decidere. E così decide ugualmente, ma senza alcun legame con la sua situazione. Ecco ciò che succede quando si arriva a perdere l'autonomia, soprattutto in età avanzata: vengono a mancare anche le capacità mentali per far fronte ai nuovi bisogni. È necessario pensarci prima, quando si ha la comprensione dei problemi e una visione lucida del da farsi. È quanto ha fatto il mio primo insegnante di vecchiaia, il signor Romano: ha assunto una persona che si occupasse di lui quando ancora aveva piena lucidità, ma non ne aveva ancora bisogno. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

25 ottobre 2020

Pandemia (20-122)

Pandemia. (20-122) Qualche opinione disincantata di un vecchio sull'argomento che ormai occupa tutti i discorsi che fa la gente. Il virus c'è e si diffonde. Più ci si muove, più sono infettate altre aree, che all'inizio erano esentate dalla pandemia. La globalizzazione, termine entusiasmante per una certa economia, contribuisce alla sua diffusione, con la necessità di spostamenti ingenti di persone da un continente all'altro, al seguito (o prima) dello spostamento di merci. E il turismo, che consegue al concetto di globalità, è fonte di spostamenti, affine a quelli delle merci. Non è vero che si indebolisce col tempo. Non è vero che scompare da solo. Francamente non sappiamo come difenderci, coi mezzi usuali della medicina. I vaccini sono una pia speranza, che comunque comincerà a essere disponibile non prima di 6 mesi - un anno. Per di più non si sa se tali vaccini daranno una immunità definitiva o solo temporanea, cioè se sarà necessario continuare a vaccinarsi ogni tre mesi. L'economia, intesa come economia capitalista, ne soffrirà a dismisura: la pandemia sta togliendo l'illusione di una continua crescita del pil, cioè di consumi e di produzione di merci in continua crescita. È necessario ripensare dalle fondamenta l'intera società, basandola su principi veri e non sull'illusione che vi sia progresso soltanto perchè si consuma sempre di più. È evidente che non tutto ciò che si produce ha lo stesso valore: troppe produzioni sono inutili. Troppe merci non sono necessarie. È così peregrino pensare che la natura stia intervenendo sull'uomo perchè il suo stile di vita non è compatibile con gli equilibri del pianeta? Detto in un altro modo: come si è evoluta la società in questa prima parte del XXI secolo porta come risultato il diffondersi di virus e questi danneggiano la specie che ha modificato gli equilibri naturali. Insomma sta cambiando tutto e dobbiamo cambiare anche noi. Se vogliamo sopravvivere. Un'amica, affetta da sla e che si muove in carrozzina, mi ha detto:"Quando sono finita sulla sedia a rotelle ho diminuito la mia economia e i miei movimenti. Compro meno cose inutili e mi muovo solo per lo stretto necessario. Beh, si può vivere anche così." Se lo può lei ... (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

24 ottobre 2020

Vecchiaia al femminile (20-121)

Vecchiaia al femminile. (20-121) Fin dall'inizio di questo diario sulla vecchiaia, ho accennato ai suoi limiti, soprattutto perchè era inesorabilmente maschile. Ho percepito che la vecchiaia declinata al femminile poteva essere qualcosa di diverso. Sono giunto almeno alla conclusione che le donne invecchiano più tardi degli uomini (cinque e più anni dopo). Inutili i miei appelli a eventuali donne che leggessero il mio diario affinchè comunicassero il loro punto di vista, anche perchè francamente questo blog è letto da pochi. Ho trovato qualche risposta in un libro di Marina Piazza dal bel titolo L'età in più. Ne riporto qualche stralcio che mi sembra particolarmente significativo (pag. 95-97). "... se dovessi individuare il fil rouge di questa età direi che l'invecchiamento consiste nel passaggio dall'elaborazione di senso che nella gioventù e nella maturità è spesso venuta dall'esterno all'elaborazione di senso che è necessario venga ora dall'interno. E' forse il passaggio della vita più difficile, perchè lo sentiamo completamente nelle nostre mani. Non è facile per nessuno, ma è forse persino più difficile per le donne che per gli uomini. Perchè nella vita delle donne la relazione [...] ha assunto sempre una posizione centrale e il mettere al centro il sè, ritessere le relazioni in questa nuova posizione, e quindi ricollocarsi nel rapporto con il lavoro, con l'affettività, con le relazioni in modo diverso può comportare un lavoro aggiuntivo. [...] D'altra parte, le donne che affrontano oggi questo passaggio d'età possono essere considerate [...] più in grado di affrontare nuove esperienze e di reagire con maggior vitalità ai cambiamenti necessari all'ingresso nella vecchiaia." Riporterò altri brani di questo libro nei prossimi giorni. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

21 ottobre 2020

Dire la verità (20-120)

Dire la verità. (20-120) Ne ho già scritto. Uno o due anni fa mi ero ripromesso di dir sempre la verità negli ultimi anni di vita che mi restavano. Poi invece ho continuato col mio modo di occultare, dire mezze verità, dire il falso. Fa parte del mio carattere. Per tutta la vita ho cercato di evitare di espormi, dicendo ciò che pensavo. E anche di occultare le mie azioni, mescolando le carte. So che tutto ciò è discutibile. Ma non c'è stato nulla da fare: ho sempre optato per questa forma di comportamento, soprattutto perchè temevo conseguenze dovute alla verità spiattellata in faccia al mio interlocutore. Ma adesso? Ormai ho 75 anni: che mi può succedere di tremendo se comincio a dire ciò che penso senza veli e senza menzogne? Che mi può succedere di peggio della fine della vita che ormai è vicina? Dunque ho di nuovo scelto la nuova opzione: dire sempre ciò che penso (naturalmente con educazione, senza offendere). Ma mi ci devo impegnare, perchè i meccanismi automatici, che governano il mio modo di agire, sono sempre i primi che mi si affacciano alla mente. Dunque vigilanza e attenzione. Al limite, se mi scappa qualche menzogna faccio sempre in tempo a modificarla dicendo la verità. Una vecchiaia più o meno lunga ha il vantaggio di permettere queste scelte di cambiamento, che solo 2 anni fa non ero riuscito a fare. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

20 ottobre 2020

Alti e bassi (20-119)

Alti e bassi. (20-119) Ho intravisto l'altro giorno il mio ottantasettenne maestro di vecchiaia mentre guidava l'auto con disinvoltura. Meraviglia! Qualche mese fa, era stato colpito da un'infezione ai polmoni, non meglio definita (tumore?, polmonite trascurata?). L'avevo visto molto provato. Poi era cominciato l'isolamento dovuto al corona virus ed era rimasto chiuso in casa a lungo. In quei mesi mi aveva predetto che non sarebbe arrivato alla fine dell'anno (2020). E invece ... I molto anziani più volte sfiorano la fine della vita. E più volte si riprendono. Le risorse vitali sono straordinarie. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

19 ottobre 2020

Brava (20-118)

Brava. (20-118) Ho scritto del mio vicino vecchissimo, caduto in casa per ben due volte. A novantatre anni vive con la moglie, anch'essa di novantatre anni. In questi giorni la donna ha dovuto far fronte a varie emegenze. Non solo per le cadute del marito, bensì anche per fissare una visita dermatologica del coniuge via telefono, leggendo una ricetta scritta a mano da un medico (vedi 20-107). Ripensando a ciò che ha fatto, mi sono meravigliato e sono rimasto ammirato delle sue capacità. Anche soltanto di essere in grado di chiedere aiuto, di interloquire al telefono con centri di chiamata e con ambulanze varie. Insomma di gestire situazioni che sarebbero complicate anche per uno più giovane. Una fragile, ma grande presenza di spirito. Io che mi trovo in difficoltà talvolta in varie situazioni, sono in grado di apprezzarla: soprattutto perchè ha quasi vent'anni più di me! (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

18 ottobre 2020

Disordinato (20-117)

Disordinato. (20-117) Devo ammettere di essere disordinato. E di esserlo sempre stato. Fino a qualche anno fa riuscivo a gestire il mio disordine senza grandi danni. Mi è infatti capitato spesso di perdere qualcosa (un documento, per esempio) e dopo furiose ricerche di ritrovarlo. Più o meno sempre. Le mie capacità riuscivano a gestire il mio disordine. Ero capace di ritrovarmi anche nel disordine. Ieri ho ricevuto un'email dall'amministratore del condominio, in cui avevo la casa che ho venduto nel 2018, che mi chiedeva di controllare se avevo effettivamente pagato l'ultima rata di spese condominiali: a lui non risultava. Sono andato nel panico, perchè ho temuto di essermene dimenticato. Trattandosi di una cifra importante ho cominciato a svolgere ricerche su documenti bancari, che accertassero l'avvenuto bonifico. Altro panico, non li trovavo più. Ho cercato e ricercato: niente. Ero già rassegnato a farmene spedire copia dalla banca (ma è tutto complicato per via della pandemia). Alla fine mi è venuto in mente che il documento l'avevo infilato nella cartella delle tasse del prossimo anno, perchè allora ne avrò bisogno. Ma così non si fa! Un documento bancario va nella cartella della banca, non nelle cartelle che ne avranno bisogno in seguito! Questo è solo disordine. Non posso più permettermelo, questo disordine, da vecchio, perchè non ho più la prontezza di dieci anni fa e non trovo più niente. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

17 ottobre 2020

Un'altra caduta (20-116)

Un'altra caduta. (20-116) Il mio dirimpettaio ultranovantenne è caduto ancora sul pavimento di casa (vedi 20-114), dopo pochi giorni dall'altra volta. In questa occasione la moglie ha chiamato direttamente i soccorsi con l'autoambulanza, invece di chiedere aiuto a noi condomini. Infatti è caduto in bagno, in uno spazio ristretto, in cui è difficile un intervento di soccorso. Il personale del 118 lo ha adagiato sul letto: evidentemente non si reggeva in piedi. So che non si è più alzato dal letto, per cui nel pomeriggio una seconda ambulanza lo ha portato in ospedale. Sembra che la causa della caduta sia stata una sorta di mancamento: si è semplicemente afflosciato al suolo. Dopo qualche giorno di ricovero domani tornerà a casa. Ma non è stato possibile rimetterlo in piedi. Le forze non lo sorreggono più. Viene il momento in cui non si è più capaci nemmeno di camminare. Ci si alletta. Poco male (si fa per dire), se non fosse che in bagno bisogna pure andare. Se si è in casa di riposo, con personale specializzato, si riesce a far fronte a tale difficoltà estrema. Ma se invece si è casa propria? Soltanto con una moglie coetanea? Non è più possibile. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

08 ottobre 2020

Le pantofole (20-115)

Le pantofole. (20-115) La mia compagna dice che in casa invece di fare dei passi, io 'pattino'. Cioè dice che striscio le calzature sul pavimento, invece di alzare le gambe. Ha ragione, perchè in effetti uso le ciabatte, che non sono aderenti al piede. Poichè ormai non alzo tanto i piedi quando cammino, la parte posteriore della ciabatta continua a restare sul pavimento col risultato che i miei movimenti suonano come delle strisciate. È da tempo che mi dice che dobbiamo cambiare le calzature in casa, visto che stiamo avanzando con l'età. Sembra che la soluzione migliore sia quella di usare delle pantofole chiuse, che stanno incollate al piede come delle scarpe, invece che sfilarsi facilmente come le ciabatte. Fare questo cambiamento è prudente nella vecchiaia, perchè gli incidenti domestici per cadute sono frequenti fra gli anziani: ci si può far male o anche soltanto non si riesce più a rimettersi in piedi. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

07 ottobre 2020

La caduta del sig. Silvio (20-114)

La caduta del signor Silvio. (20-114) Stavo tornando dalla passeggiata mattutina col cane, quando sono stato richiamato con urgenza, dalla finestra, dalla mia compagna, per un'emergenza. Sono salito di corsa e ho trovato aperta la porta dell'appartamento di fronte al mio. Sono entrato e mi è stato detto che il mio vicino novantatreenne era scivolato dalla poltrona sul pavimento e non riusciva più a rialzarsi. Il mio vicino è molto anziano, ma soprattutto è corpulento. In vecchiaia è cresciuto di peso, mentre la forza muscolare è andata affievolendosi. Il risultato è che se cade a terra non riesce più a rialzarsi. Essendo molto pesante, non è possibile a una sola persona rimetterlo in piedi. Certo non ci riesce sua moglie, coetanea e minuta e neppure la signora che li aiuta in casa. Essendo arrivato io abbiamo provato in due, ma neppure a noi è stata possibile l'operazione. È accorso un altro vicino, più giovane di me e finalmente e con non poco sforzo siamo riusciti a farlo sedere sulla poltrona. Da questa lui è poi riuscito ad alzarsi e a camminare col suo 'girello'. Ci ha spiegato che seduto in poltrona stava alzandosi, ma mentre faceva questo ha avuto un giramento di testa ed è scivolato sul pavimento. Successe la stessa cosa a un mio zio quasi novantenne, che viveva solo. Scivolato per terra era rimasto là, senza possibilità di avvisare nessuno nè di chiamare aiuto, perchè le finestre erano chiuse. Soltanto riusciva ad alzare la mano e agitarla davanti alla finestra: ben poca cosa, perchè dalla strada era difficile accorgersene. Allora, fortuna volle che mio cugino passò per casa sua, suonò il campanello e non ottenendo risposta, guardò verso la camera in cui era mio zio e vide la mano. In età molto avanzata succede anche questo: se gli anziani cadono, restano per terra. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

06 ottobre 2020

La visita (20-113)

La visita. (20-113) (06/10/20) Sono andato a far visita a una mia vecchissima zia, in occasione del suo 97° compleanno. La vado a trovare un paio di volte all'anno. Me lo impongo come dovere, nei confronti di una parente che in gioventù mi ha aiutato molto e con la quale avevo comunanza di idee. Negli ultimi anni le visite si sono diradate, perchè è difficile dialogare con una persona così anziana. Comunque sono andato e le ho fatto molti auguri. Le ho chiesto se da giovane si sarebbe immaginata di vivere così a lungo. Mi ha risposto che no e che comunque è tutto un destino. Me lo ha ripetuto un paio di volte, questo concetto. L'ho interpretato come se dicesse che non possiamo farci nulla: se era destino che vivesse a lungo, questi sono gli esiti: 97 anni! Però la comunicazione è finita lì. Lei si limitava ad assentire alle osservazioni che le facevo, ai ricordi che le proponevo. Nulla di più. Pur avendo quest'età, si muove ancora, nel senso che gira attorno alla casa alcune volte al giorno: e lo fa con energia e senza sottrarsi, stimolata e aiutata dalla badante. La cosa che colpisce di più è che riesce ancora a fare le due rampe di scale per andare in bagno, o per andare a letto, più volte al giorno. Nonostante l'età e senza sostegni sale e scende le scale autonomamente (naturalmente seguita dalla signora che l'assiste, ma non sorretta). Alcuni anni fa si era rotta il femore e suo figlio le aveva fatto istallare un montascale. Probabilmente l'aveva usato per qualche mese. Ma da tempo ho notato che non c'è più all'inizio della scala: passato il tempo della convalescenza, aveva ripreso a salire in autonomia. Eh sì, la cosa che mi colpisce di più in lei, così vegliarda, è proprio l'assenza di comunicazione. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

30 settembre 2020

Una pagina di sei anni fa (20-112)

Una pagina di sei anni fa. (20-112) Ogni tanto ripropongo delle pagine di diario di alcuni anni fa. Soprattutto quelle che non hanno avuto lettori. Soprattutto se sono significative. Fare. (14-149) del 29/07/14 Quanto da giovane ero refrattario a tutte le aggiustature da fare in casa e al bricolage, tanto da vecchio ci ho preso gusto. Non è che vada proprio a cercarmeli, ma se si presentano lavori e lavoretti, li faccio senza tante storie. Senza quel fastidio che provavo un tempo. Anzi, quasi con piacere. Evoluzione? Forse. Ma c'è anche un'altra ragione. Il fare dà significato al vivere. Soprattutto nei vecchi. Non è soddisfazione per le cose fatte. È oblio della morte incombente. Ecco allora che far qualcosa è molto appagante. Non è la cosa in sé, che procura piacere. Quanto l'esser stati occupati. Aver la mente concentrata altrove, invece che sulla nostra fine. Allora non è importante quel che si fa, quanto il fare. Anche cose banali, da vecchi le si fa volentieri. Anche il semplice e noioso far la spesa. Qualunque cosa si faccia, la vita fluisce. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

28 settembre 2020

Sto finendo la prima fase della vecchiaia (20-111)

Sto finendo la prima fase della vecchiaia. (20-111) Sono nel 75° anno di vita. Sono passati 10 anni, dal mio ingresso nell'ultima età. Sono vecchio a pieno titolo, ma già lo ero a 70 anni (senza se e senza ma). Che dire? Mi sembra di averli vissuti intensamente, questi dieci anni. Sono comparsi ben 4 nipoti nella mia vita, che hanno portato novità, impegno, fatiche, ragioni per vivere. I nipoti sono senza dubbio una pietra miliare della vecchiaia. Averli o non averli fa la differenza. I nipoti rinverdiscono le qualità affettive e la creatività. Danno nuovo senso alla vita. Non è che si viva per i nipoti, ma si vive con altri esseri, prima assenti. Una ricchezza sconfinata. Ho anche cessato di lavorare, definitivamente. Più che altro per esaurimento delle motivazioni. Ma, in aggiunta, per l'eccesso di impegno che comportava anche un lavoro a tempo parziale. Cambiamenti, dunque, ce ne sono stati, in questi dieci anni. Nei prossimi mesi cercherò di fare un elenco ragionato di tutto quel che mi è successo. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

27 settembre 2020

Fasce di vecchiaia (20-110)

Fasce di vecchiaia. (20-110) Agli inizi del diario ho capito che la vecchiaia, cioè l'età successiva ai 65 anni, non poteva essere uguale in tutte le sue decadi. L'avevo suddivisa allora, teoricamente, in tre parti: primi dieci anni, secondi dieci e poi l'ultima parte (quel che resta di vita). Oggi, alla fine della prima fascia, vedo che avevo ragione solo parzialmente. Quello che potevo fare 10 anni fa è ben diverso da quello che posso fare oggi a distanza di una decade, ma la transizione da una fascia all'altra è un percorso, non un salto. Tutto ciò era prevedibile. Comunque ne ho fatto esperienza e sono qui a testimoniarlo. Posso dire che la prima fascia sfuma gradualmente nella seconda. E i dieci anni di passaggio ci vogliono tutti per giungere senza traumi alla seconda, cioè dai 75 agli 82-83. Ho accorciato la seconda fascia di un paio d'anni. Per ancorare la fine della fascia a un termine che ha un valore reale (per quanto solo statistico) e non arbitrario, come sarebbero gli 85. 82 anni è infatti l'età media di vita dei maschi in Italia. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

24 settembre 2020

Prostata (20-109)

Prostata. (20-109) Ne ho scritto molte volte. Ho così documentato l'evolversi della malattia per una decina d'anni. E pure l'evoluzione del mio pensiero al riguardo. Ora sono giunto al momento cruciale. Ho deciso di farmi operare per ridurne il volume e migliorare la minzione, che nell'ultimo anno è diventata molto debole. Mi hanno spiegato che in questo modo la vescica è sempre sotto sforzo, si può rischiare che non funzioni più. Ciò che mi ha convinto è stata la considerazione che ha fatto il geriatra, al quale mi sono rivolto per un consiglio sul da farsi: se ci si alza 3-4 volte per notte il riposo diminuisce e peggiora la vita durante il giorno. Questo l'ho constatato personalmente, quando in certe notti mi son dovuto alzare anche 5 volte, per orinare: di mattina ero stanco e poco lucido, di sera crollavo per la stanchezza appena mi sedevo in poltrona. Quest'anno il Psa è tornato al valore di 3: quindi accettabile e non rischioso (per quanto riguarda il cancro), il volume prostatico è però importante, circa 120 cc, anche se nell'ultimo anno è rimasto costante e non è aumentato. Ma restano, come ho scritto, le numerose alzate notture e il flusso urinario debole, molto debole. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

23 settembre 2020

Alzarsi dalla tazza del bagno (20-108)

Alzarsi dalla tazza del bagno. (20-108) Mi aiuto sempre appoggiando una mano sul sedile. Ricordo che agli inizi del diario (vedi n. 65 del 2012) dopo una caduta, provavo dolore ad alzarmi e così ho cominciato ad aiutarmi con un appoggio per alzarmi dal water. Già allora avevo concluso che si comincia così e poi si mantiene l'abitudine. Da allora non ho più smesso. È diventato normale che lo faccia, come se quest'atto l'avessi sempre fatto così. Quando durante la vecchiaia si vive la perdita di una qualche abilità, si prova un senso di sgomento, poi ci si fa l'abitudine e diventa normale. Passano anni prima di fare un ulteriore scalino all'ingiù, come per esempio non riuscire più ad alzarsi, neppure con un appoggio dalla tazza del bagno e quindi di aver bisogno di un rialzo del sedile per poterlo fare. Se il tempo fra la prima perdita e la seconda fosse breve, si cadrebbe nella depressione. Invece passa molto tempo. Ci si dimentica di quel che si faceva da giovani. Si vive la seconda perdita come nuova. Si passa a quella successiva come se fosse la prima. E nessuno si impressiona. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

22 settembre 2020

La vecchia vicina (20-107)

La vecchia vicina. (20-107) Ieri, prima delle 8 di mattina, hanno suonato alla porta. Era la vicina di pianerottolo, novantatreenne. Aveva il telefono in mano e chiedeva aiuto. Si trattava di comunicare al centro di prenotazione medica una ricetta, cosa che non riusciva a fare. Con un pò di pazienza ho risposto alle domande della segreteria. Naturalmente ho dovuto prendere gli occhiali e cercato di interpretare la scrittura del medico sulla prescrizione. Si trattava di prenotare una visita dermatologica per il marito che aveva un'ulcerazione alla scapola. Ho dovuto anche dare alcuni codici, dei numeri, la data, il livello di esenzione e via dicendo. Nulla di impossibile, ma difficoltoso anche per un anziano giovane come me. Fortuna che è intervenuta la mia compagna per interpretare quanto richiedeva l'operatrice telefonica. La vicina già per suo conto aveva dovuto prendere la linea telefonica, cosa non semplice in questi tempi di corona virus. La vicina era palesemente scoraggiata. Non ci vede quasi più, inoltre non è di origine italiana e non sempre capisce quanto detto, soprattutto per telefono. Alla fine si è anche messa a piangere dicendo che non ne poteva più di doversi occupare del marito, coetaneo e ancora più in difficoltà di lei; di doversi occupare di faccende per lei oggettivamente difficili. Ecco uno squarcio di ciò che avviene in tarda età. Diventano proibitive cose che sono semplici per un individuo giovane o di mezza età, come leggere una ricetta al telefono. È pesante pure doversi occupare di un familiare disabile e organizzargli una visita specialistica. Insomma di doversi occupare d'altro che non sia se stesso. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

21 settembre 2020

Obsoleto (20-106)

Obsoleto. (20-106) Da un paio di mesi il sistema al quale mi appoggio, per rendere visibile il mio diario (Blogger), ha cambiato struttura. In peggio. Il figlio della mia compagna, che di tanto in tanto passa qualche settimana con noi (risiede all'estero), durante le sue visite mi 'pulisce' il computer, per renderlo più veloce. In questi giorni mi ha detto che il motore che mi mette in contatto con internet (Firefox) è destinato a bloccarsi perchè non è più supportato dalla casa madre. Col risultato prevedibile che di punto in bianco potrebbe non funzionare più (misteri della digitalizzazione, tutto ciò non mi interessa e non sono neppure interessato a conoscerne di più). Dunque mi ha installato un altro sistema al posto di Firefox: Google Chrome. Tutto bene. Quasi. Quando ho cercato di aprire Blogger, Chrome non me lo apre più, perchè il mio sistema operativo (non so neppure che cosa sia) è obsoleto. Sul vocabolario ho trovato che obsoleto significa: scaduto per quanto riguarda il pregio, la validità, l'efficienza. Tipico di tutti gli oggetti elettronici che usiamo ogni giorno. Diventano obsoleti ben prima di rompersi. C'è chi parla di obsolescenza programmata, per farti comprare altre diavolerie per essere sempre al passo coi tempi. Non mi ci arrabbio più. Ho pensato che forse potrei smettere di scrivere il diario, o meglio smettere di renderlo visibile in internet. Forse troverò qualche escamotage per continuare. O forse no. Si vive bene lo stesso. Ho pensato: non è la macchina che è obsoleta, sono io a esserlo diventato! Come vecchi diventiamo obsoleti. Inadatti a continuare a vivere nella società nella quale siamo diventati vecchi. Anche perchè essendo vecchi non riusciamo proprio ad appassionarci a tali cose. Tutti sostengono che il futuro è una digitalizzazione ancor più spinta. Basterebbe rileggere Gregory Bateson che sosteneva che ogni innovazione tecnologica apparentemente dà dei vantaggi, ma alla lunga pone più problemi di quanti ne abbia risolti. Gregory, santo subito! (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

15 settembre 2020

Dopo gli ottanta (20-105)

Dopo gli ottanta. (20-105) Ho letto da qualche parte che dopo gli ottant'anni, l'incidenza delle malattie negli anziani cala significativamente. Oliver Sacks, noto neurologo britannico, alla fine del suo decennio di settantenne, era ansioso di entrare nel decennio degli ottanta. Suo padre gli aveva riferito che era stato per lui il decennio migliore della sua vita. Non so se tutto ciò corrisponda al vero: se fosse così le spiegazioni potrebbero essere tante. Per altro Saks morì a 82 anni. Dalla mia età (75) vedo gli ottanta abbastanza prossimi e quindi sono curioso di come saranno. Sempre dando per scontato che ci arrivi. Agli ottanta, intendo. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

14 settembre 2020

Cambiamenti (20-104)

Cambiamenti. (20-104) Agli inizi di questo diario, 9 anni fa, ho descritto tutto quel che cambiava nella mia vita, in quanto ero diventato ufficialmente vecchio: avevo compiuto i fatidici 65 anni. Sempre agli inizi, avevo ipotizzato che la vecchiaia si potesse dividere in tre fasce, di circa dieci anni ciascuna. Quest'anno sono entrato nell'ultimo anno della prima fascia. E registro nuovi cambiamenti. Cose che per molto tempo della mia vita mi avevano appassionato non mi attraggono più. Già ho scritto di come quest'estate ho smesso di essere appassionato di camminate in montagna (vedi 20-089 e 20-098). Ora ne sono spuntate altre. Fra le cose che ho fatto nella vita, c'era anche l'attività di "conferenziere". Nome pomposo che significa: intrattenere un pubblico con l'esposizione di alcune idee. Confesso che mi ha gratificato farlo. Per molti anni. Ora, giunto quasi a 75 anni, ne comincio a patire la fatica. Non sono più spinto a propormi ad associazioni, circoli, assessorati comunali alla cultura. Insomma non mi manca più quest'attività. Un altro lavoro che ho fatto a lungo è stato quello di dar lezioni agli studenti su temi scientifici di mia competenza. In questi giorni dovrei ricontattare l'associazione presso la quale svolgevo quest'attività. Non ne ho più voglia. Anche in questo caso le soddisfazioni sono calate. La pulsione è venuta a mancare. Sto entrando nella seconda fascia di vecchiaia. Sono in corso dei cambiamenti significativi. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

13 settembre 2020

"I vantaggi di avere 60 anni o più" (20-103)

"I vantaggi di avere 60 anni o più" (20-103) L'ho letto in un sito (o blog) chiamato Facciabuco, pubblicato da una certa Gegia. Non sono pratico dei diritti, ma il pezzo contiene spunti interessanti e lo riproduco in questo diario, pronto a scusarmi con l'autore se ho fatto qualcosa di sbagliato. Un altro modo di vivere la vecchiaia (o almeno la sua prima parte). "Non cambierei mai i miei fantastici amici, la mia vita meravigliosa, la mia amata famiglia per i capelli meno grigi o una pancia più piatta. Crescendo sono diventato più amichevole con me stesso e meno critico con me stesso. Sono diventato mio amico ... Non mi biasimo per aver mangiato biscotti extra, per non aver fatto il letto o per aver comprato qualcosa di stupido di cui non avevo bisogno. Ho il diritto di essere disordinato, di essere stravagante.  Ho visto molti cari amici lasciare questo mondo troppo presto, prima di rendermi conto della grande libertà di invecchiamento.  Chi mi biasimerà, se decido di leggere o giocare sul mio computer fino alle quattro e dormire fino a mezzogiorno?  Chi mi renderà felice di stare a letto o davanti alla TV per tutto il tempo che voglio? Ballerò con quei meravigliosi successi degli anni '70 e '80 e se allo stesso tempo voglio piangere per un amore perduto ...  Io vado  Se voglio, camminerò lungo la spiaggia in pantaloncini troppo distesi su un corpo in decomposizione e mi tufferò tra le onde con abbandono, nonostante gli sguardi penalizzanti degli altri nel jet set.  Invecchieranno anche loro. So che a volte dimentico, ma ci sono alcune cose nella vita che dovrebbero anche essere dimenticate.  Ricordo le cose importanti.  Certo, nel corso degli anni il mio cuore si è rotto.  Ma i cuori infranti ci danno forza, comprensione e compassione.   Un cuore che non ha mai sofferto è immacolato e sterile e non conoscerà mai la gioia di essere imperfetto.   Sono fortunato ad aver vissuto abbastanza a lungo da avere i miei capelli grigi e le mie risate giovanili incise per sempre in profondi solchi in faccia.   Molti non hanno mai riso, molti sono morti prima che i loro capelli diventassero argento.   Man mano che invecchi, è più facile essere positivi.   Ti importa meno di quello che pensano gli altri.   Non mi interrogo più.   Mi sono guadagnato il diritto di sbagliare.  Quindi, per rispondere alla tua domanda, mi piace essere vecchio.   Mi piace la persona che sono diventata.   Non vivrò per sempre, ma mentre sono ancora qui, non perderò tempo a rimpiangere ciò che potrebbe essere stato o preoccuparmi di ciò che sarà.   E se ne ho voglia, mangerò dessert ogni giorno."   (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

10 settembre 2020

Un altro segno (20-102)

Un altro segno. (20-102) Da quando c'è internet, le parole d'ordine (password) si sprecano. Ogni sito te ne chiede una, per non parlare di banca internet. All'inizio ne usavo una per ogni richiesta, poi mi sono ridotto a due o tre. Perchè frequentemente le scordavo. Anzi ho deciso di non effettuare tutte le procedure che me le chiedono. Una mia forma di lotta contro questo mondo in cui il digitale la fa da padrone. Naturalmente la parola d'ordine della posta elettronica me la tengo ben stretta. Quando devo riprodurla la ricordo agevolmente. Di tanto in tanto mi chiedo: " Avverrà un tempo in cui non la ricordo più?" Allora me la sono ben scritta direttamente sullo schermo. Per intanto la memoria per questo ce l'ho ancora. Ma la vecchiaia incombe e si presenta dove meno te lo aspetti. Qualche giorno fa salgo in macchina in fretta, sta piovendo. Avvio rapidamente l'auto e prendo velocità. Voglio far funzionare i tergicristalli, perchè piove moderatamente e non ci vedo bene. Per un momento non so quale sia la leva del tergicristallo. Aziono quella di sinistra e sono i lampegganti direzionali. Mi butto su quelli di destra e si avviano. È stato un momento di panico, durato per non più di due o tre secondi. È stato lo stesso smarrimento che ho provato l'anno scorso, quando durante una camminata veloce mattutina sono giunto sovra-pensiero in un crocicchio e non ho capito dove mi trovavo. O quando scendendo le scale ho perso per un secondo la percezione di dove mi trovassi. Si dice che sono i primi segnali di perdita della memoria: ma non si tratta di memoria, si tratta del cervello che non sempre funziona a dovere. In vecchiaia. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

09 settembre 2020

Difficili adattamenti (20-101)

Adattamenti difficili. (20-101) Ormai da una decina di giorni nella mia regione le temperature massime e minime si sono abbassate. Non fa più quel gran caldo che mi aveva messo a dura prova. D'improvviso ho smesso di avere così tanto sonno nel primo pomeriggio e poi a sera. Sono più vigile e sveglio. Ho capito che la gran stanchezza che mi aveva preso da metà luglio in poi era dovuta al caldo eccessivo. I miei meccanismi di termoregolazione non funzionano più a dovere. O meglio funzionano, ma con gran dispendio di energie, che ha come conseguenza una stanchezza oltre misura. Col fresco, di colpo ho acquistato più vita. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

31 agosto 2020

Una pagina significativa di sei anni fa sul fine-vita (20-100)

Una pagina significativa di sei anni fa sul fine-vita. (20-100) Finire. (14-147). Nella pagina precedente citavo una trasmissione televisiva su Tiziano Terzani. Il figlio di Terzani ricordava che suo padre, dopo che si era ammalato di cancro, aveva passato un lungo periodo in India, avendo solo rapporti con un vecchio saggio indiano. Dopo la morte di Terzani il figlio era andato a coscere l'indiano. Nell'intervista ricordava che successivamente anch'egli era morto:”Quando pensò che la sua fine fosse giunta, smise di mangiare e morì.” Alcuni anni fa in un'altra trasmissione si intervistava una suora indiana che assisteva degli anziani, prima della loro morte. La suora viveva in una struttura che accoglieva anziani moribondi. Alcuni di essi avevano deciso di por fine alla loro vita, smettendo di mangiare. È evidente che in India c'è una lunga tradizione. Chi non vuol più vivere può farlo. Nel modo più semplice possibile: smettendo di alimentarsi. Se penso a come ci comportiamo in occidente, la distanza è enorme. Mi viene in mente la pratica aberrante dell'alimentazione forzata attraverso un sondino gastrico. Quando un anziano non riesce più a deglutire, invece di prendere questa perdita come un segnale che la fine è arrivata, si costringe il povero vecchio a vivere ancora, col sondino. Anche tutta la discussione (etica, medica, giuridica) che c'è in occidente sull'eutanasia, è poca cosa rispetto alla pratica indiana di smettere semplicemente di mangiare. Non è la stessa cosa , lo capisco. Ma che differenza fra una pratica naturale e la sofisticata tecnologia occidentale! Una domanda: che coraggio si deve avere per smettere di mangiare? (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

29 agosto 2020

Il signor Silvio (20-099)

Il signor Silvio. (20-099) Tengo d'occhio alcuni anziani in età molto avanzata. Per carpir loro qualche informazione sull'ultimissima parte della vita. Fra questi il mio vicino di pianerottolo, il signor Silvio, novantatreenne. Non esce più di casa. Stenta a camminare, a causa di varie patologie, fra le quali forse il diabete. Fino a uno-due anni fa, dalla primavera inoltrata all'autunno, si metteva in terrazza seduto a un tavolino a fare i suoi solitari di carte, o a leggere. Dall'estate scorsa non lo fa più. Mi ha spiegato che il caldo eccessivo degli ultimi anni gli fa venir mal di capo e così è costretto a restare in casa con l'aria condizionata. Adesso, in questo ultimo scorcio di agosto il caldo si è attenuato e qualche volta compare all'aperto. Ha cambiato posizione, e ora mi vede distintamente quando anch'io esco in poggiolo. Siccome è sordo, mi limito a salutarlo con ampi gesti delle braccia, ai quali risponde nello stesso modo. È ancora lucido e presente: si informa su quanto ho nella terrazza. Si è accorto della scomparsa di due alberelli di mimosa che mia moglie ha regalato a un'amica, delle tende da sole che apro ogni giorno, dei rami di origano che puntualmente mi regala ogni estate, perchè io lo possa seccare e conservare in vaso. Talvolta viene a trovarlo il fratello o la nipote, coi quali conversa a lungo all'aperto. In questi giorni si limita a guardare l'esterno, a osservare quanto succede attorno a casa. Niente letture, niente solitari. So che in casa guarda molto la tv, seduto in poltrona. Insomma è ancora presente a se stesso e agli altri, ma il corpo è in difficoltà. Così è la vita degli ultimi anni. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

28 agosto 2020

L'ultima volta, altri motivi (20-098)

L'ultima volta: altri motivi. (20-098) Ho scritto (vedi 20-089) che non andrò più in futuro a camminare col mio amico in montagna, da rifugio a rifugio. Ho addotto motivi fisici e anche psicologici. Mi soffermo ancora su questi ultimi. Nei vent'anni di camminate, motivo di piacere era anche l'organizzazione del viaggio. Raccordare le prenotazioni dei rifugi, dotarsi di un piano B nel caso che non si riuscisse a raggiungere un certo rifugio, organizzare i mezzi pubblici per giungere sul posto, preparare con cura lo zaino, con tutto ciò che avrebbe potuto servire, pesando in aggiunta ogni oggetto inserito, per non superare gli 8-9 kg complessivi: tutto ciò mi dava soddisfazione e le difficoltà mi spronavano a trovare soluzioni. Anche quest'anno l'ho fatto. Per la prima volta non ne ho provato piacere. Anzi mi è pesato. Ho sentito come un fardello gravoso la parte precedente il viaggio. Invece di darmi piacere mi ha contrariato, perchè avrei voluto che fosse tutto più semplice. Ho constatato che sto sempre più detestando le cose complicate. Sì, è stata proprio l'ultima volta. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

27 agosto 2020

Due stecchi (20-097)

Due stecchi. (20-097) Non mi osservo molto spesso allo specchio. Per lo più si tratta di occhiate fuggevoli in qualche specchio di casa, mentre gli passo davanti seminudo. Ieri stavo cercando un paio di pantaloni adatti alla nuova temperatura (dovuta a dei temporali estivi) e mi sono visto con le gambe nude: due stecchi! Sono rimasto impressionato dalla loro magrezza ed esilità. È tipico delle persone molto anziane, soprattutto maschi, l'avere gambe sottili, spesso sproporzionate rispetto al resto del corpo. Ho perso massa muscolare in questi ultimi tempi. Nonostante che faccia almeno 10.000 passi al giorno e che abbia preso l'abitudine di fare le scale di casa in salita a due gradini per volta. Insomma mi muovo. Ma non basta. Del resto di questa nuova situazione mi sono reso conto quando sono andato a camminare in montagna, due settimane fa: per la prima volta in ogni salita provavo una fatica fuori dal consueto. L'anno scorso il geriatra mi aveva detto che avevo poca massa magra e aveva prescritto una serie di esercizi fisici quotidiani e almeno due ore e mezzo di camminata veloce alla settimana. L'ho fatto soltanto per qualche mese, poi me ne è mancata la motivazione, soprattutto perchè ero convito che i 10.00 passi bastassero. Non è così. Sono a un bivio: o seguo scrupolosamente le indicazioni del medico, oppure mi rassegno e lascio che il corpo segua il suo declino naturale. È una scelta gravida di significato. Significa: o mi arrendo al declino naturale del mio corpo, cioè mi arrendo alla vecchiaia e dunque alla fine della vita; oppure mi oppongo, combatto per rubare brandelli ulteriori di vita 'normale' al decorso inevitabile della vecchiaia. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

24 agosto 2020

Pensieri e ripensamenti (20-096)

Pensieri e ripensamenti. (20-096) Impareggiabile vicina di casa novantenne! Dice: "Ci vedo molto poco, non riesco più a leggere. Ho le gambe deboli, non esco più di casa. Ci sento ancora, ma la musica non mi attrae più. Che cosa mi resta da fare? Pensare. Ho cominciato a pensare molto. Alla mia vita per esempio ..." E continua: "Da giovane stavo in una città molto bella, sul mare e con le colline vicine. Anche d'estate non faceva mai troppo caldo. Avevo un ottimo lavoro. Poi ho conosciuto mio marito. Ho lasciato città, lavoro e mi sono trasferita in Italia, in una città meno bella, senza un lavoro, a parlare una lingua che non era la mia. Chi me lo ha fatto fare?" Una vita lunga permette di pensare molto. E di fare analisi impietose delle proprie scelte. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

23 agosto 2020

La fragilità del mio ultimo vecchio cane (20-095)

La fragilità del mio ultimo vecchio cane. (20-095) Ha ormai 13 anni il mio ultimo cane sopravvissuto. Più o meno la mia età, traducendola in anni umani (74). Non certo di primo pelo. Da alcuni mesi ha mostrato segni di debolezza, nuovi per lui, che è sempre stato sano e vivace. Ha cominciato alla fine dell'anno scorso con dei mugolii, ogni volta che si muove, specialmente di notte quando cambia posizione. L'ho inteso come segno di un qualche dolore o fatica nel fare i movimenti normali. Proprio come i vecchi umani che alzandosi da seduti emettono qualche sospiro o qualche piccolo gemito. In primavera poi ha avuto un improvviso comportamento anomalo ossessivo, che non accennava a scomparire, tanto da doverlo ricoverare in una clinica per animali. Si è ripreso senza che gli sia stata diagnosticata una qualche forma patologica. Comunque l'ho interpretata come incapacità a far fronte senza danni a qualcosa che è successo nella sua psiche o nel suo cervello. Temo che si ripresenti. Infine qualche mese fa ha ingerito un osso che si è bloccato nell'esofago: non è stato più capace di rimuoverlo. Anche stavolta è stato ricoverato in clinica, per l'asportazione. Tutti segni di un'aumentata debolezza. I vecchi diventano fragili. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

22 agosto 2020

Vita lunga (20-094)

Vita lunga. (20-094) Vi sono vantaggi e svantaggi a vivere a lungo. Spesso in questo diario ho scritto dei vantaggi, quali per esempio una maggior conoscenza della vita. Oppure uno sguardo d'insieme migliore sulla vita. O ancora la possibilità di aver vissuto anche la sua ultima parte (il quinto ventennio), un'esperienza non di tutti. Ma gli svantaggi non sono minori. L'ultima parte vede non solo il drastico affievolirsi delle forze, bensì la perdita frequente dell'autonomia, lo scomparire di conoscenti e amici, la diminuzione della propria capacità di comunicare con gli altri. Da una locandina funebre letta in quartiere ho appreso che è defunta la vecchia proprietaria di un ufficio che avevo affittato una ventina d'anni fa. Aveva 96 anni. Età ragguardevole. Non conosco il suo livello di salute o di autonomia e quindi non so valutare se quei dieci e più anni vissuti dalla signora rispetto all'età media delle donne in Italia, siano stati un vantaggio o uno svantaggio. Ma ho saputo che due o tre anni fa era morto suo figlio. Dolore non piccolo e sicuramente raro. Ecco, in una vita lunga può accadere di sopravvivere ai figli. La vita lunga può anche dare tale sofferenza in più, normalmente assente nella popolazione normale, se non in caso di disgrazia. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

16 agosto 2020

Seimila anni (20-093)

Seimila anni. (20-093) La figlia della mia compagna e suo marito mi hanno intercettato con l'auto mentre passeggiavo col cane. Hanno accostato e si sono fermati. "Ti abbiamo riconosciuto dal cane, ma prima ancora dal passo e ci siamo detti che con quella andatura vivrai ancora seimila anni!" Iperbole paradossale, che voleva significare che mostro ancora un'energia che non corrisponde al 75° anno di vita in cui sono entrato di recente. Mi ha fatto piacere, ma non è così. Non può essere così. Proprio quest'anno (vedi 20-089) ho registrato l'affievolirsi delle mie forze fisiche, tanto che non continuerò più a organizzarmi una settimana annuale di camminate in montagna da rifugio a rifugio. Ma c'è dell'altro. Invecchiare non significa soltanto diminuire l'energia fisica. C'è anche la psiche che cambia e fa essere più timorosi, meno desiderosi di piccole avventure, di sforzi e fa dire: "Chi me lo fa fare?" Vecchiaia significa anche perdita di motivazioni. E poi c'è il cervello, che invecchia: meno attenzione, meno lucidità. Tutto questo non si vede dalle gambe. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

15 agosto 2020

Supermercati (20-092)

Supermercati. (20-092) Sono numerose le volte che in questo diario ho descritto scenette viste al supermercato (vedi ad esempio n. 20-090). In qualche occasione ho anche riflettuto sul fatto che la vita sociale degli anziani si restringe al punto che le uniche occasioni per incontrare gente sono le chiese e, appunto, i supermercati. Anche perchè l'attività lavorativa residua per un vecchio è quella di andar a far la spesa. Non avevo ancora riflettuto che probabilmente anche per me sta succedendo lo stesso. I supermercati rappresentano la società alla quale appartengo, il luogo in cui incontro persone, scambio parole, osservo il mondo. Eh sì, perchè sono vecchio anch'io. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

14 agosto 2020

Solitudine (20-091)

Solitudine. (20-091) Quest'anno ho fatto parzialmente da solo l'annuale camminata in montagna di una settimana. Il mio amico tergiversava, non se la sentiva più e così abbiamo raggiunto il compromesso di limitare a tre sole giornate il nostro sodalizio. Io, non volendo rinunciare ad altri tre giorni, ho deciso di percorrerli da solo. Non avrei fatto salite impegnative, nè percorso passi impervi, nè mi sarei spostato da rifugio a rifugio con i circa dieci kg di zaino sulle spalle. Ciononostante sarei stato da solo, cosa che in montagna è meglio non fare, soprattutto se si è vecchi, perchè si è lontani da ogni aiuto e soccorso. Ma forse volevo mettermi alla prova (vedi 20-089). Così per il secondo giorno ho scelto un percorso breve e facile. Ma era nuvolo e minacciava pioggia. A un certo punto mi si è parato davanti un ponte tibetano, per attraversare un torrente: nulla di pericoloso, ma comunque un ponte sospeso alto una trentina di metri, lungo un centinaio e il cui fondo era costituito da lamiera traforata, che permetteva di vedere il salto che si stava compiendo, inquietante se uno soffre di vertigini. Giunto felicemente sull'altra sponda le indicazioni del percorso erano ambigue. Ho dovuto fermarmi per consultare la carta topografica. In quel momento ha cominciato a piovere. Ho dovuto indossare mantella e ghette: la consultazione della carta è stata difficoltosa. Tutto molto normale per chi si muove per sentieri. Ma ho sentito il peso di essere da solo. Non so perchè, ho collegato quella situazione alla solitudine della morte. Ciò che stavo vivendo mi ha ricordato che a morire si è soli. Anche se qualcuno ci tenesse la mano. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

13 agosto 2020

Bei gesti (20-090)

Bei gesti. (20-090) In coda alla cassa del supermercato. Ero preceduto da un anziano di prima fascia (60-65 anni) e da una anziana anziana. Quest'ultima aveva fatto un modesto acquisto, ma all'atto del pagamento aveva aperto il borsellino pieno di monete delle vecchie lire e non di euro e voleva pagare con queste. La cassiera gentilmente le spiegava che non erano più in corso legale e non poteva accettarle. La vecchia, dopo un debole tentativo di resistenza, non ho capito se per mancata comprensione o se per grave indigenza, ha rinunciato all'acquisto. Stava dunque andandosene, quando chi mi precedeva le ha detto: "Posso pagare io per questa bella signora?" L'anziana ha accettato e ringraziato, ha preso il suo acquisto ed è uscita. Quello che poteva essere un gesto di elemosina è stato trasformato da quel signore in un gesto di galanteria e come tale è stato accolto, senza alcuna parvenza di umiliazione. Che generosità e finezza d'animo! (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

11 agosto 2020

L'ultima volta, davvero (20-089)

L'ultima volta, davvero. (20-089) (11/08/20) Dopo tre anni di sosta sono tornato in montagna col mio amico a camminare per sentieri. Per motivi vari, i primi tre giorni sono stato da solo. Complici un tempo nuvoloso e piovoso, la mancanza di compagnia e le forze fisiche diminuite, non è stata una esperienza gratificante. Per la prima volta in tanti anni lo sforzo fisico non è stato soddisfacente, la motivazione ad andare avanti si è affievolita, la fatica ha prevalso sul piacere. Quando è arrivato il mio amico, la situazione è migliorata, ma non al punto da cancellare la prevalenza della fatica sul godimento. Affrontando una salita ero contrariato dalla sua lunghezza, dalla ripidezza, che mi pareva sempre eccessiva, dall'asperità che mi costringeva a una grande attenzione nella scelta del punto d'appoggio. E salendo pensavo alle difficoltà del cammino di ritorno, perchè la discesa non è meno impegnativa della salita. Sono nel settantacinquesimo anno di vita: è stata l'ultima volta di queste camminate. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

02 agosto 2020

Gli errori dei figli (20-088)

Gli errori dei figli. (20-088)
Mio figlio ha quasi 50 anni. Si è formato una sua famiglia da circa 5 anni ed è alle prese con tutti i problemi di una famiglia giovane. In questo periodo ha dovuto fare scelte importanti e altre più semplici. Come tutti.
Agli inizi della sua vita familiare ho cercato di assisterlo con i miei consigli, soprattutto per quanto riguarda i figli, ma ha reagito malamente, nel senso che mi ha detto esplicitamente di stare al mio posto di nonno e non sostituirlo nel suo ruolo di genitore.
È giusto, mi son detto.
E mi sono ritirato.
Ebbene in questo periodo ha fatto una serie di scelte che ho disapprovato, ma sono stato zitto. Eppure è incredibile la quantità di errori plateali che ha compiuto (hanno compiuto, lui e sua moglie). Partendo da quando si è licenziato da un lavoro a tempo indeterminato (in tempi di crisi!) e da quando dopo un anno anche sua moglie si è licenziata, rinunciando anche lei a un tempo indeterminato. O quando, con due figli piccoli, hanno voluto a tutti i costi prendersi un cane. Che è una cosa bellissima, soprattutto per i bambini, ma ha i suoi notevoli impegni. O quando ancora si è messo a fare spese elevate contando sulle due liquidazioni, che naturalmente sono finite subito.
Insomma, a posteriori, mi sembra impossibile che abbia fatto una serie nutrita di scelte tutte sbagliate! Scelte che io vedevo già prima quanto fossero sbagliate.

Mi è venuto in mente quando ero giovane anch'io e mio padre mi dava consigli che ho sempre disatteso. Sto ripercorrendo i tempi di allora, a ruoli invertiti.
Non c'è niente da fare. Ogni età deve fare la sua esperienza, fare i propri errori. Non contano nulla le opinioni di chi è più vecchio.
L'esperienza non si trasmette.
Gli errori bisogna farli in proprio, per imparare.

(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre.
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