27 novembre 2020

La sorpresa (20-135)

La sorpresa. (20-135) (27/11/20) Si ha un bel dire che si è vecchi e vicini alla morte: quando capita, si è sempre sorpresi. Perchè la fine della vita è in contraddizione fortissima col fatto di essere vivi. Dunque ci si soprende di non continuare ad essere vivi, neanche a novant'anni. E la fine ci lascia stupefatti. Anche nelle ultime ore non crediamo del tutto, che stiamo finendo. Forse, alla mia età (relativamente) giovane, ho un'aspettativa di vita ancora alta (dieci anni?). E ciò contribuisce alla sorpresa di dover morire adesso, invece che fra alcuni anni. Ma qualora giungessi a novant'anni, ancora mi sorprenderei di morire? O dentro di me a quella età si sarà già fatta strada l'idea di essere alla fine? A questo proposito, Jung, in un'intervista della quale non ho la fonte, dice: "Come si comporta la vita di fronte alla prospettiva di una fine totale? Non la considera, si comporta come se dovesse continuare. Perciò penso che sia meglio per una persona anziana guardare con attesa al giorno dopo, come se avesse secoli davanti a sè. Allora quella persona vivrà nel modo giusto. Ma quando ha paura, quando non guarda avanti, ma all'indietro, si pietrifica, diventa rigida e muore prima del tempo. Mentre, se vive guardando piena di aspettativa alla grande avventura che la attende, allora vive, e questo è appunto ciò che l'inconscio vuol fare." Un poco quello che i greci chiamavano il dono di Prometeo all'uomo: la cecità di fronte alla propria morte. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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