08 novembre 2020
Parabole (20-127)
Parabole. (20-127)
Il signor Silvio è dunque tornato a casa dall'ospedale e non si alza più dal letto. Il mio vicino novantatreenne ha fatto un altro passo verso il fine vita. Confinato in un letto, in stato mentale un pò confuso, forse non si rende neppure conto della sua situazione. È entrato nella fase terminale della vita. Ha perso ogni autonomia. Inoltre è sordastro, per cui non comunica più bene coi familiari.
È inevitabile questo esito? Non si può evitare di finire per essere soltanto un peso per i familiari?
Non si alza più dal letto, e pertanto le sue funzioni fisiologiche le compie lì, con problemi non indifferenti di pulizia e di gestione della situazione.
Confesso che questa situazione mi spaventa. Onestamente sarebbe meglio per tutti che Silvio finisse di vivere. Ma in tali frangenti si è ancora lucidi per scegliere il suicidio assistito?
Mi tornano alla memoria le case del fine vita dell'India, in cui chi è prossimo alla fine si ritira e smette di mangiare, accelerando la fine.
É possibile anche da noi?
Ma abbiamo la cultura sufficiente per farlo?
(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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