22 novembre 2020

Il mio vicino Silvio (20-131)

Il mio vicino Silvio. (20-131) E' tornato in ospedale, il mio vicino novantatreenne. L'infermiera, che è venuta a controllarlo una mattina, lo ha trovato con una forte infezione dovuta alle piaghe da decubito. Ne ha chiesto il ricovero, che è stato accettato, nonostante la difficile situazione dovuta al corona virus. Ora è là confinato, con pochissimi contatti coi familiari. È appeso a un filo. Esito inevitabile per un anziano molto in là con gli anni. La moglie, sua coetanea, è a casa, non assistita, ma ancora autonoma. Mi ha confessato che avere il marito in ospedale la fa stare più tranquilla. Riesce a dormire, mentre col marito in casa ciò le riusciva difficile. Il suo stesso volto è rilassato e sereno, mentre col marito in casa mostrava sempre preoccupazione e tensione. È fatale che alla fine della vita si diventi un peso per i familiari più stretti, soprattutto se questi sono anch'essi molto avanti negli anni. Non è che i vincoli d'affetto vengano a scadere, ma assistere un morente, se si hanno novant'anni, è impresa ardua, quasi impossibile. (Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi dei due mesi precedenti. Dal 2019 scrivo soltanto una sintesi annuale il 31 dicembre. Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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