30 novembre 2021

Malattia che fiacca soprattutto gli anziani (21-137)

Malattia che fiacca, soprattutto gli anziani. (21-137) L'infezione da covi19 è abbastanza severa. Non tutti però ne sono colpiti allo stesso modo. Dipende dallo stato di salute precedente e da altri fattori non ancora compresi. Una cosa è certa: se il virus colpisce un anziano, lo sottopone a un forte stress. Proprio in quanto anziano, cioè con meno energia, meno risorse, e con un sistema immunitario più fragile. Se la vaccinazione fosse stata limitata agli anziani avrebbe avuto una qualche ragion d'essere. Invece si è voluto estenderla a tutti, cosa impossibile da ottenere, per raggiungere l'immunità di gregge, cioè una copertura del 95%. Siamo molto lontani dal quel traguardo: è per questo che ora si vogliono vaccinare i bambini, per aumentare la platea vaccinata. Perchè fino ad ora siamo a circa 47 mlioni di vaccinati (in Italia): mancano all'appello ben 13 milioni di individui (cioè circa il 25%). Del resto in europa i vaccinati non superano il 50%. E in tutto il mondo si sono vaccinati non più di tre milardi di persone (su 7,5). (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

28 novembre 2021

Ho preso il corona virus! (21-136)

Ho preso il corona virus! (21-136) Ho scritto più volte che sono contrario alla vaccinazione di massa anti-covi 19 e, per quel che mi riguarda, anche a farmi vaccinare. Se devo essere sincero pensavo di poter evitare il contagio dato che nella mia regione i contagiati totali in due anni sono circa un decimo degli abitanti. E invece no. Uno dei nostri figli nella serata di domenica scorsa ha accusato febbre alta. Fatto il tampone rapido e poi quello molecolare è risultato positivo. Purtroppo ci eravamo visti proprio la domenica mattina. Il lunedì è passato normalmente, senza sintomi a nostro carico; così anche il martedì, salvo un poco di tosse secca. Ma la sera del mercoledì la mia temperatura è salita a 38,5 (quella della mia compagna invece è risultata poco più di 37). Effettuati i tamponi: positivi. Come curarsi? Il medico di base ha consigliato paracetamolo e di restare a vedere per 72 ore come si evolveva la malattia. Beata ignoranza! Fortuna che siamo in contatto con un gruppo di medici per la cura a domicilio del covid, fautori delle cure precoci, che ci ha prescritto cose molto precise: subito un antinfiammatorio tipo ibuprofene o ketoprofene o al limite aspirina, ma non il paracetamolo; poi, se entro un paio di giorni la situazione peggiorava, un antibiotico, per il pericolo che si inneschino infezioni batteriche, infine dosi massicce di vitamina D3 (più altri farmaci per situazioni più gravi). È successo esattamente quanto previsto dal gruppo di medici per la cura precoce. Dopo un paio di giorni la temperatura è salita a 39 ed è comparso un forte mal di gola. Subito l'antibiotico e in sei ore situazione regolarizzata. Adesso la febbre c'è ancora ma sotto i 38 gradi. I gruppi di medici che hanno scoperto questo protocollo di cura sono relativamente numerosi e hanno basato il loro metodo su un'attenta analisi dei casi di malati che si rivolgevano a loro: con intelligenza e con il contatto diretto coi pazienti. Tipico esempio della cosiddetta medicina dell'esperienza, in contrapposizione con la medicina dell'evidenza, cioè basata soltanto sulle ricerche scientifiche e sulla statistica senza alcun contatto coi pazienti. Ma il bello viene ora: tali medici non sono neolaureati alle prime armi, si tratta di medici che hanno svolto anche ricerche e presentato i risultati al ministero, senza alcun riscontro. Le indicazioni di tali gruppi vanno tutte nella direzione di cominciare le cure precocemente, mentre le indicazioni del ministero sono la vigile attesa per 72 ore, perdendo così in modo irreparabile la possibilità di curare. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

24 novembre 2021

Prostata e caffè (21-135)

Prostata e caffè. (21-135) Numerosi i miei tentativi di risovere l'ingrossamento della prostata (Ipb) negli ultimi 10 anni. Sempre al di fuori di farmaci chimici. Così alcuni anni fa ero incappato nel maca, una radice peruviana, conosciuta in quella regione come rimedio per le disfunzioni sessuali. Con costanza l'ho assunta per un anno: il risultato è stato contrario a quel che volevo. Prostata ingrossata invece che diminuita e Psa quasi raddoppiato. Effettivamente il maca funziona quando vi è scarso desiderio sessuale: lo aumenta. Purtroppo l'ingrossamento della prostata dipende dal testosterone (ormone sessuale maschile) ed evidentemente il maca, che fa aumentare il desiderio, aumenta il testosterone e dunque aumenta la prostata!!! Cessata l'assunzione del maca l'ingrossamento è rimasto costante e il Psa è regredito. Durante l'ultima serie di analisi (che svolgo periodicamente per controllare la Ipb), ho scoperto che la prostata è aumentata di volume (10%) e anche il Psa è cresciuto, sia pur di poco. Sono andato alla ricerca di qualche causa legata alle mie abitudini alimentari (la mia mania!) e ho scoperto che negli ultimi mesi prima dell'esame mi ero molto allargato col caffè: da 4/6 caffè ristretti/mese sono passato a 30 caffè normali/mese. Non so se il nesso causale fra caffè e prostata ingrossata sia corretto; ciononostante voglio fare la prova inversa: ridurre o eliminare il caffè e controllare se i valori della Ipb cambiano. Del resto ricordo d'aver letto, in un articolo sui farmaci che inducono l'erezione, che spesso un buon caffè risulta più afrodisiaco di qualunque altro prodotto. Vuoi vedere che ... (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

22 novembre 2021

Fiducia nella scienza? (21-134)

Fiducia nella scienza? (21-134) Nella situazione pandemica attuale la politica ha scelto il vaccino di massa, supportata dal Comitato Tecnico Scientifico. Nei numerosissimi interventi che sono comparsi sulla stampa a favore della vaccinazione (di massa, occorre ribadirlo), emerge sempre un concetto: bisogna avere fiducia nella scienza, fiducia negli scienziati che dicono a ciascuno di noi che cosa fare per la propria incolumità. Lo sanno loro che cosa va bene a noi: affidiamoci a chi ne sa di più. Discorso ragionevole. Ma pericoloso. Nella società attuale si dà per scontato che la scienza sia al di sopra delle parti, che si occupi soltanto del bene degli individui, che proceda soltanto in modo rigoroso e verificabile. È un pensiero ingenuo. Al contrario, la scienza è figlia del suo tempo. Ed è praticata da esseri umani, che possono sbagliare o addirittura imbrogliare. Soprattutto nella società moderna occidentale, nella quale sempre più spesso scienza è legata a guadagno (economico o di carriera, poco importa). E allora? Nella conduzione di una società di individui, gli scienziati vanno sicuramente ascoltati, ma le decisioni non spettano a loro, bensì a chi ha una preparazione in campo sociale e filosofico. L'attuale fiducia nella scienza è acritica. Soprattutto non conosce i suoi limiti, le sue incertezze, i suoi errori, le sue ambiguità quando non le sue truffe, perfino. Insomma scienza non può essere una fede religiosa. Un paio di esempi, in altri campi, di altri tempi (ah, i vantaggi di una vita lunga!). Ci fu un momento in cui fior di ingegneri cercarono di convincere la popolazione che l'energia nucleare era cosa buona, innocua e vantaggiosa: si è visto come sia finita (Chernobyl e Fukushima). Ancora oggi il ministro della transizione (ancora uno scienziato) la rispolvera come energia pulita (!) e contro il riscaldamento climatico. Dovremmo fidarci di questa scienza? Certo che no. Una quarantina d'anni fa si inventarono gli organismi geneticamente modificati. L'idea brillante fu quella di metterli in tavola, nei nostri piatti. In quel caso vi fu una reazione negativa nella popolazione (che continua ancor oggi). Ebbene anche allora fior di scienziati si stracciarono le vesti per condannare le posizioni oscurantiste della popolazione, e gridarono contro i ragionamenti anti-scientifici di chi sollevava dubbi al riguardo. Oggi dunque niente di nuovo a riguardo dei vaccini. Con l'aggravante che la fiducia nella scienza è stata sposata dai governanti. Occorre pensiero critico, altrochè fiducia fideistica nella scienza. (Un terzo esempio più grave, perchè ormai introiettato da molta gente: per risolvere i problemi del paese occorrono super tecnici, scienziati prestati alla politica, economisti, come il presidente del consiglio. Come se fosse persona al di sopra delle parti e che non avesse avuto una formazione ultra-liberista e che dunque userà questo suo sapere economico per risolvere i problemi del paese. Il guaio sarà che non userà la razionalità, bensì l'ideologia capitalistica, o nel migliore dei casi, tecniche derivanti dalla sua formzione economica tutt'altro che super partes, bensì di una sola parte: quella di chi detiene le redini della ricchezza.) (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

21 novembre 2021

Scoperte della vecchiaia (21-133)

Scoperte. (21-133) Mi era successo alcuni anni fa. Durante l'ascolto di un telegiornale pomeridiano scoprii di seguire a fatica le parole dei commentatori. Mi stavo assopendo, mi ero giustificato. A 75 anni ciò sta succedendo più volte, soprattutto la sera. Stento a seguire discorsi se sono pronunciati molto velocemente. Di una nuova serie televisiva statunitense fatico a seguire i dialoghi, perchè sono molto veloci, concitati; si tratta di rapidi scambi di battute che si accavallano l'una con l'altra, senza pause: finisco col capirci poco, non per la sordità, ma perchè il mio vecchio cervello è più lento del ritmo delle conversazioni. Ciò non capita con tutti i telefilm che guardo in tv. Bensì soltanto con quello citato. Ma a ben vedere ogni volta che persone parlano molto velocemente mi perdo dei passaggi. La velocità di parola non è più comprensibile in vecchiaia (quella mia, naturalmente). Si tratta di scelte di regia (o di sceneggiatura), che danno ritmo, ma nascondono anche la pochezza dei dialoghi. Alla fine tale velocità danneggia solo la nostra categoria anziana: fin qui, poco male. Ma c'è dell'altro. Da un pò di tempo ho cominciato a conteggiare i tempi delle immagini di un messaggio pubblicitario: un secondo l'una (anche meno)! Vale a dire che una breve pubblicità di pochi secondi contiene una decina di immagini. A chi giova? L'ho notato perchè ne sono disturbato. Anche in questo frangente stento a seguire il messaggio, bombardato come sono da immagini in continua successione. Il messaggio risulta meno chiaro con tale sistema di comunicare, anzi determina confusione. Ne vale la pena? Evidentemente sì. Perchè ciò a cui punta la pubblicità non è un messaggio razionale sulla qualità di un prodotto, bensì un'accozzaglia di impulsi che lascino una traccia nella nostra psiche, utile al momento dell'acquisto, che verrà fatto sull'onda di impulsi invece che come scelta razionale. La pubblicità cioè sempre più scopertamente produce soltanto impulsi. E la confusione che induce è utile per vendere il prodotto, proprio perchè diminuisce la chiarezza del messaggio razionale, aumentando invece la confusione A questo proposito penso che sarebbe il caso di rileggere un saggio di Giovanni Sartori del 1997 dal titolo Homo videns: Sartori conclude che l'invadenza delle immagini nella nostra società porta a diminuire la libertà di chi ascolta. Sempre a proposito di pubblicità in molti ci siamo accorti che recentemente la separazione di un messaggio pubblicitario dall'altro è scomparsa: prima vi era un breve stacco fra un messaggio e l'altro, ora nulla, con la conseguenza che a volte non si capisce se si parli di un prodotto nuovo o se continua la reclame di quello precedente. A chi giova tutto ciò se non a chi vuol solo dare spinte alla vendita e non indicazioni di prodotto? Conclusione: quando si deciderà la politica a regolare la presenza pubblicitaria nella televisione? Quando si deciderà a proibire la presenza dei bambini (presenti in quasi tutti i messaggi)? A questo stato di cose non mi rassegno, ma continuo a verificare che chi ci governa vuole tutt'altro che il bene dei cittadini. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

19 novembre 2021

Anche questo mi tocca vedere (21-132)

Anche questo mi tocca di vedere. (21-132) Alcuni anni fa scrivevo di come una vita lunga (e dunque che giunga alla vecchiaia) permette di vedere molte cose della vita e di fare confronti fra un'età e un'altra. Dunque ho raggiunto i 75 anni e ho potuto vedere una pandemia. Soprattutto le reazioni dei governanti e della gente e dei mezzi d'informazione nei confronti di tale calamità. Non mi sarei mai aspettato che gli atteggiamenti sarebbero stati così volgari, poco intelligenti, mistificanti della realtà come nel caso delle vaccinazioni. Ho già scritto che non mi vaccino e che considero una soluzione impossibile la vaccinazione di massa (dovrebbero essere fatte almeno 7.5 miliardi di vaccinazioni in breve tempo e per di più ogni anno perchè fosse una scelta efficace: nessuna persona che ha il bene dell'intelletto può pensarlo, molto più ragionevole cercare una cura che non un vaccino). Ebbene sono stato collocato nell'area degli stupidi, dei personaggi inqualificabili, degli egoisti che non hanno a cuore il bene della società, senza che nessuno si prenda la briga di conoscere le ragioni, le buone ragioni di chi la pensi diversamente. Ciò che mi stupisce è proprio lo scadimento della ragionevolezza in un frangente così grave. Se è vero che nelle situazioni più gravi gli uomini tirano fuori il meglio di se stessi, in questo caso la gente sta tirando fuori il peggio. Passi per la gente. Il guaio è che il peggio lo stanno dimostrando governanti, giornalisti e scienziati. E tutto senza alcun pudore. Con questa gente che cosa succederebbe se si avvicinasse la possibilità di una guerra? Sono annichilito da questa constatazione. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

18 novembre 2021

C'è differenza, eccome! (21-131)

C'è differenza, eccome! (21-131) (18/11/21) Ho concluso le tre pagine sulle differenze fra la mia vecchiaia odierna e quella di dieci anni fa (21-128, 129, 130) con l'impegno a riprendere un vecchio progetto: quello di creare un gruppo fra vecchi, per parlare di vecchiaia. L'idea di creare eventi sociali e culturali è stata una dominante della mia vita, fino a tre-quattro anni fa. Con la conclusione della pagina precedente mi pareva di ripercorrere una strada già battuta, conosciuta e collaudata. Oltre a tutto mi pare che sarebbe un'iniziativa originale, almeno per la mia città. Sono passati pochi giorni e l'entusiasmo è già venuto meno. Non provo alcun desiderio di preparare, organizzare e condurre un gruppo come quello accennato. Mi mancano energie, motivazioni, stimoli. Rispetto all'inizio della vecchiaia, oggi, dopo dieci anni, la differenza con allora si vede, eccome! La voglia di fare, allora, c'era ancora. Tant'è vero che fino a qualche anno fa davo da fare, Oggi è scomparsa. Sperimento sulla mia pelle la poca voglia riunirsi, di organizzarsi, di parlarsi degli anziani. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

14 novembre 2021

Dieci anni dopo (3) (21-130)

Dieci anni dopo (3). (21-130) Una decina d'anni fa (inizio della vecchiaia) avevo osservato una serie di nuovi fastidi che ho attribuito alla nuova età. Per esempio, avevo cominciato a incespicare, con una certa frequenza, oppure ero affetto da qualche apnea nottutna, oppure ancora la saliva qualche volta mi andava di traverso (soprattutto nei dormiveglia pomeridiani). A questi devo aggiungere qualche episodio di mancanza di respiro (specie serale), alcune amnesie su nomi di cose comuni o di persone note. Ebbene oggi è tutto scomparso. Forse allora avevo dato troppa enfasi a tali lievi malesseri. Il fatto è comunque che sono scomparsi. Ha significato l'abbondanza di rimedi naturali che avevo cominciato ad assumere e che ancora assumo? Ha significato soprattutto il cambio radicale di dieta avvenuto in quegli anni? Tenderei a rispondere di sì, ma non ne ho la propva provata. Sempre nei primi anni avevo fatto la riflessione che, vivendo in coppia, fosse necessario continuare ad avere un contatto fisico, sia pure di carezze piuttosto che di sesso. Purtroppo la cosa è stata altalenante e recentemente il contatto fisico si è molto rarefatto. Anche il desiderio di eliminare oggetti non è stato perseguito con costanza, così come l'impegno a fare sforzi fisici è molto diminuito (ho cessato di far traslochi). E pure la promessa di avviare un orto casalingo non l'ho condotta in porto (forse proprio in questi giorni farò il primo passo). Un'altra idea che non ho sviluppato per nulla e che invece dieci anni orsono mi pareva importante, è stata quella di darmi da fare per aggregare dei vecchi come me, per farne un gruppo di riflessione. Potrei svilupparla ora, approfittando di un conoscente che organizza già proprio un gruppo di anziani, con tanto di gite, cene, balli e attività culturali. Quest'ultima sarebbe proprio un'iniziativa utile, particolarmente carente nella mia città. (per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

13 novembre 2021

Dieci anni dopo (2) (21-129)

Dieci anni dopo (2). (21-129) Proseguo nel confronto fra la mia vecchiaia attuale e quella di dieci anni fa. Nelle prime pagine del 2012 era presente spesso la paura: apprensione per l'età sconosciuta che stavo per affrontare, timore per il manifestarsi di perdite nelle capacità fondamentali, addirittura panico nello scoprire che il cervello dava segni di rapido declino. Oggi non è più così. Alla vecchiaia e alle sue limitazioni mi sono abituato, anche perchè hanno molto rallentato la loro velocità. Il declino continua ad esserci, ma è lento. Non mi spaventa più. Altro cambiamento riguarda la prudenza. Nei primi anni ho cominciato ad accorgermi che alcune azioni, comuni nell'età di mezzo, erano diventare rischiose nella vecchiaia e ho cominciato ad adeguarmi: sono più attento quando circolo in bicicletta, di notte uso una pila per andare in bagno, evito certi sforzi che non posso più permettermi (come ad esempio correre a piedi). Ho aumentato anche la pazienza, sia verso gli altri, sia nei miei confronti, relativamente a ciò che non riesco più a fare, o faccio più lentamente. La perdita di ruolo sociale, che tanto mi aveva colpito all'inizio, ormai non mi rattrista più: sono entrato nella fase nella quale tutto ciò che si è appreso nella vita svanisce e uno è per quel che è e non per quel che sa o per competenze e ruoli che aveva in passato. Avere spostato il mio impegno dal lavoro ai nipoti, mi ha aiutato. Dopo dieci anni sono anche molto meno frequenti quei momenti magici nei quali sembra che la vecchiaia sia come sospesa. Sono aumentati invece i tempi in cui soffro di qualche (modesto) malanno. Mi sono accorto, per ultimo, che alcuni rimedi scoperti durante il decennio passato, poi non li ho praticati: me ne sono quasi scordato (come la curcuma e il gingko biloba). (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

11 novembre 2021

Dieci anni dopo (21-128)

Dieci anni dopo. (21-128) Ho riletto i primi due anni di diario, quelli di quando ero appena entrato nella vecchiaia. Questo diario era nato proprio per verificare come cambiassero sensazioni, stato fisico, opinioni della vita col passare del tempo. Dopo dieci anni sono cambiate molte cose. Comincio a scriverne qui alcune, come mi vengono in mente, dal confronto fra l'oggi e i primi anni. Alla perdita di capacità fisiche si è aggiunta quella delle capacità psicologiche. Fatico di più oggi ad affrontare conflitti e stati prolungati di tensioni nervose e di impegno; soprattutto sono venute a diminuire le motivazioni per fare, per impegnarmi. La sintesi più perfetta di questo stato è l'abbandono delle camminate in montagna per sentieri e rifugi, con lo zaino in spalla, che ho deciso l'anno scorso, d'accordo col mio amico. Ha cominciato a diminuire la motivazione, poi ad aumentare la fatica, poi le difficoltà relative all'organizzazione e a qualche malessere del mio compagno d'avventura, fino al punto che abbiamo detto basta. Altra decisione importante è stata quella di diminuire (quasi azzerare) il mio impegno lavorativo. Conservo soltanto un modesto incarico di poche decine di ore annuali: ma quest'anno complice la pandemia sono stato quasi sul punto di lasciare anche quello. Andando più nel profondo, il cambiamento maggiore è stato quello sul senso di immortalità: sta venendo meno, mentre era preponderante dieci anni fa. La fine della vita è anche maggiormente presente nelle pagine di diario rispetto a un decennio fa, soprattutto negli ultimi mesi. Fra le opinioni cambiate c'è quella relativa alle malattie. All'inizio mi sembravano necessarie per finire l'esistenza. Oggi non lo penso più: si muore perchè si esaurisce il ciclo vitale, più che per l'incremento delle situazioni patologiche. Anzi ritengo che con un buon stile di vita si possa morire di vecchiaia invece che di malattia. Rispetto a dieci anni fa è anche cambiata la situazione familiare: sono stato arricchito di ben quattro nipoti, che si portano via un bel pezzo di vita quotidiana, sia come tempo vero e proprio di accudimento, sia come impegno psicologico nel pensare a loro e ai loro problemi. Dal punto di vista fisico l'ipertrofia prostatica benigna mi colpisce ancora e la situazione si è aggravata, ma non al punto tale di farmi decidere per un intervento chirurgico. E come spirito? Eh, mi sento più fragile. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

08 novembre 2021

Anziani più vicini alla mia età (21-127)

Anziani più vicini alla mia età. (21-127) All'inizio della vecchiaia scrutavo gli anziani della terza fascia, per scoprire come sarebbe stata l'ultima fase della mia vita. Più recentemente mi son messo a osservare con attenzione anziani più vicini a me (per età), perchè avevo scoperto che l'ultima parte della vecchiaia resta inconoscibile a chi non vi è vicino. Oggi, entrato nella seconda fascia, guardo con attenzione chi mi precede di pochi anni (5-10), perchè li sento molto vicini. Il mio consuocero ha compiuto 80 anni. Rimasto vedovo tre anni fa, non si è certo perso d'animo. Ha preso in mano le sorti della sua vita e anche in questi anni di pandemia si è dato da fare. Ha ripreso le attività della sua associazione di anziani (come organizzatore), ha continuato a occuparsi della sua alimentazione con molta cura e impegno, con una impostazione nettamente salutistica; è ancora capace di correre sia pur per brevi tratti. Il suo fisico è asciutto e lo mantiene con ginnastica quotidiana e pesisitica leggera. Per di più, appassionato di computer e sue applicazioni ha acquisito una discreta capacità di filmare avvenimenti e trasformarli in video con tanto di sonoro, montaggio ed effetti speciali. Cioè a differenza di me che rifiuto tutto ciò che sa di informatica e affini, si è appropriato delle tecniche moderne, che neanche un giovane ... Sono ammirato per le sue condizioni fisiche e mentali. Vive da solo e sa badare e bastare a se stesso. Peccato che abbia scarse relazioni con figli e nipoti. Quando l'ho visto alla festa di complenno del nostro nipote maggiore, l'ho trovato un poco assente nei colloqui a tavola. Forse un poco sordo oppure soltanto più distratto dal contesto rumoroso in cui si trovava. É come se a fronte di notevoli performance mentali e fisiche, sia regredito a livello relazionale, non solo perchè ci sente un pò di meno. Si vede che non tutto si riesce a portare avanti con lo stesso grado di efficienza, quando si arriva alla sua età. O forse la solitudine (subita e/o voluta) genera il distacco dalle relazioni. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

06 novembre 2021

Tanti conoscenti anziani se ne sono andati (21-126)

Tanti conoscenti anziani se ne sono andati. (21-126) Ho saputo per caso che un mio conoscente, poco più vecchio di me (di cinque anni) è morto. Non ora, bensì due anni fa. Nei primi anni di questo diario ne avevo parlato per un incidente in montagna per il quale si era quasi rotto l'osso del collo. Allora la moglie mi aveva detto: se l'è cavata, ma è come se fosse invecchiato di dieci anni. Non l'avevo più rivisto, dopo l'incidente, nè l'avevo seguito nelle sue attività di sociologo, che si occupava di terza età. Lo ricordo qui perchè quando è morto io non l'ho saputo, pur essendo lui un personaggio noto, almeno in ambito universitario. Sono arrivato a un'età nella quale colleghi anziani muoiono sempre di più. Soprattutto senza che io ne sia informato. Viviamo in una società nella quale i mezzi d'informazione sono alla portata di tutti, le notizie circolano vorticosamente. Eppure anche la cosa più semplice e più normale come la morte di persone vicine può sfuggire. Due pensieri mi sono venuti: il primo che la nostra società è così piena di relazioni (fittizie), siamo così tanti che non possiamo seguire le vicende di così tanta gente. Il secondo: la morte è una faccenda personale, arriva nella vecchiaia avanzata, quando ormai le relazioni si sono allentate. La nostra morte da anziani riguarda ben poche persone. Molti di quelli che ci hanno conosciuto, neppure lo verranno a sapere. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

04 novembre 2021

A forza di parlarne ... (21-125)

A forza di parlarne ... (21-145) Un diario di dieci anni e quasi 2000 pagine. Sulla vecchiaia sì, ma anche sulla morte. Su quest'ultima, mi sembra di star scrivendo di più. In questi ultimi anni il pensiero della morte è più presente in quanto scrivo. Sembrerebbe naturale pensarci di più, mentre avanza il tempo. Ma scrivo di sensazioni e registro proprio questo: mi sembra che da qualche tempo il mio senso di immortalità stia mutando, non è più granitico come a 65 anni. Il fatto è questo: sento più vicina la fine della vita. Sento che è qualcosa che comincia a riguardarmi. Pensandoci di più, scrivendone di più sembra quasi che, alla fine, la morte non giunga inaspettata. Anzi che possa essere attesa. Del resto oggi ho 75 anni e non più 65 come all'inizio del diario. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

31 ottobre 2021

Resta poco tempo (21-124)

Resta poco tempo. (21-124) A voler contare gli anni a partire da quelli che mi restano per raggiungere l'età media della mia regione, sono arrivato a –7. E' un dato che potrebbe apparire preoccupante, ma non intendo trattarlo qui. I pochi anni che restano hanno invece significato per un altro aspetto: ciò che si può fare in questi pochi anni. Non certamente imprese straordinarie. Forse soltanto qualcosa di relativo alla nostra struttura psichica. Quante volte alla fine di un anno ci siamo fatti il proposito di cambiare questo o quello? A parte la riuscita dei propositi (e l'illusione di poter cambiare qualcosa semplicemente prendendo un impegno che poi non abbiamo perseguito), nelle nostre decisioni il fattore tempo (futuro) aveva un ruolo determinante. Se non si riusciva a cambiar qualcosa un anno si poteva rimandare all'anno successivo, complice il nostro senso di immortalità. Se adesso sono arrivato ad avere poco più di un lustro da vivere, dovrei sbrigarmi a fare cambiamenti. Perchè il tempo sta per scadere. E invece no: sto rinunciando proprio perchè non ho più tempo per farlo. Contraddizioni. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

30 ottobre 2021

Miscugli di sensazioni (21-123)

Miscugli di sensazioni. (21-123) Materiali grezzi. Brandelli di pensieri, che attendono conferme. Ho scritto (21-100) che si muore da soli. Che, in definitiva, a parte alcuni rari personaggi, dopo la nostra morte in pochi si ricordano di noi. Di molti noti personaggi, giunti in tarda età, e scomparsi dalla scena pubblica, ci si chiede talvolta se siano ancora vivi o siano morti (e quando!). Al funerale d'una mia collega di lavoro erano in molti a volerla ricordare. Ma passati questi due - tre mesi dalla sua scomparsa, in quanti si ricordano di lei, nel senso che quotidianamente ne sentono la nostalgia, ne rimpiangono la presenza? Sì, certo, il marito e il figlio e i nipoti. Ma quanti altri ancora? Sembra dunque che, se è vero che si muore da soli (e che la morte sia un atto estremamente individuale) non è che lo stesso valga per la vita? Parlo di vita giornaliera, non di grandi gesta. Come la morte è un atto assolutamente personale, anche la vita minuta di tutti i giorni lo è. Siamo soli a vivere il quotidiano. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

23 ottobre 2021

Ma come fanno? (21-122)

Ma come fanno? (21-122) 1. Come fanno i giovani (e anche i meno giovani) ad apprezzare il cibo che viene sfornato dall'industria moderna? Mi riferisco a quelle che sono chiamate "merendine dolci industriali", ma anche ai pasti (si tratta di panini, in verità) che sono venduti dalle grandi catene di fast food nostrane e statunitensi. Facile risposta: attraverso il prezzo basso e con l'aggiunta di insaporenti (grassi, sale e zucchero). Cioè puntando su sapori forti, che piacciano nell'immediato (non importa che poi il retrogusto sia cattivo, importa la prima impressione). La cosa peggiore è che a questi gusti sono già abituati i genitori dei bambini attuali, e dunque che ai bambini siano somministrati fin da piccoli. Il risultato sarà che le intere nuove generazioni saranno condizionate da questo cibo e non conosceranno altro cibo da questo. Così il cerchio si chiude: convinta una generazione, le successive sono già condizionate. 2. Come hanno fatto (ieri) i politici europei a non trovare un accordo, se non blandissimo, sulla transizione ecologica, sull'abbandono del carbone entro pochi anni, se non rispolverando il ritorno del nucleare, definendolo fonte rinnovabile al pari del solare? Ma non hanno sotto gli occhi il riscaldamento globale, le sue conseguenze su miliardi di persone, il fatto che l'uranio è tutt'altro che rinnovabile (e le sue scorie non sappiamo dove metterle)? Non sanno che non si può più tergiversare, come dicono Greta e compagni? È che in questi frangenti (covid, situazione climatica, deterioramento del pianeta) occorrerebbero menti superiori e non mezze calzette, uomini coraggiosi e colti, e non individui pavidi o peggio infarciti di ideologie fallimentari (come il liberismo). Occorrerebbero filosofi e umanisti e non economisti (Draghi) e manager industriali (Cingolani: alla fine si è visto di che pasta sia fatto), già di per sè preda di riduzionismo e di attaccamento allo status quo. Sono ancora preso da impotenza e sconforto. Come un vecchio qualunque di fronte al mondo che avanza e che sta andando di male in peggio. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

20 ottobre 2021

Cambiamenti climatici (21-121)

Cambiamenti climatici. (21-121) Vi è stato un tempo in cui qualche scienziato aveva lanciato l'allarme sui cambiamenti climatici derivanti dalle attività umane. Anni '70 e '80 del XX secolo. L'allarme è cresciuto fino a diventare costante, ma ancora minoritario, negli anni 2000 e, soprattutto dopo il 2010, i dati raccolti hanno continuato a mostrare che si stava andando verso una situazione insostenibile. All'inizio soltanto il partito dei Verdi (in Italia) aveva cominciato a inserire il clima nella propria piattaforma politica, indicando chiaramente che era il modello di sviluppo che andava cambiato: si cominciò a parlare di decrescita economica e non di crescita, posizione considerata naif o folcloristica dalle altre forze politiche. Siamo nel 2021 e il clima ha raggiunto la vetta dei problemi politici (non in Italia però), anche per merito di movimenti giovanili che continuano a mobilitarsi sul problema (Greta e altri). Ebbene io c'ero quando il mondo scientifico rideva a proposito dell'allarme sul clima suscitato da qualcuno. Io c'ero quando più della metà degli scienziati cominciò a parlarne con preoccupazione, così come c'ero quando nacque il movimento dei giovani sul clima. C'ero e posso far paragoni. Ci vuole molto tempo, perchè idee razionali conquistino la maggioranza delle persone, anche su problemi gravi. Oggi, persino il nuovo premio nobel italiano per la fisica, Giorgio Parisi, afferma che tutte le misure tendenti all'aumento del Pil italiano sono in aperto contrasto con le misure per diminuire l'impatto della società sul clima. Analogamente spero che prima o poi si riesca a far chiarezza sui danni prodotti dalle vaccinazioni di massa (soprattutto pediatriche, ma anche sul covid-19) ed emergano dati che facciano riflettere sul punto centrale: alcuni, dalle vaccinazioni, hanno avuto danni gravi e anche se sono pochi, sono la bella cifra di 21.000 in tutta Europa (dati Ema, riportati da eudravigilance), per contare solo le morti prossimali al vaccino. Vantaggi del vivere a lungo, di essere vecchi: anche in un passato considerato remoto, noi c'eravamo. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

19 ottobre 2021

Ho sognato (21-120)

Ho sognato. (21-120) Complice il buon esito della raccolta di firme del referendum sull'eutanasia, ho sognato di aver scelto di por fine alla mia vita attraverso l'eutanasia assistita. Nel sogno avevo fatto una scelta razionale. Ero vecchio e volevo decidere autonomamente quando por fine alla mia vita, senza aspettare la cosiddetta morte naturale. Ricordo di aver fatto una scelta consapevole, in piena lucidità, senza tutte quelle condizioni di malattia grave, di dolori insopportabili, di disinteresse per la vita che saranno i casi contemplati nella nuova legge sul fine vita. Ebbene al momento della decisione (si trattava di bere una pozione) nel sogno non me la sono sentita. Mi pareva che fosse troppo presto, che avessi ancora qualcosa da fare. Ero ancora nel pieno di energie fisiche e mentali. Nella scelta aveva prevalso il potere di decidere per sè, piuttosto che le reali condizioni di necessità. Una scelta di autonomia. Ma non è bastato. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

14 ottobre 2021

La vecchiaia non è come sembra (21-119)

La vecchiaia non è come sembra. (21-119) Le altre età hanno un'idea errata della vecchiaia. Bisogna anche dire che non se ne preoccupano molto di come sarà l'ultima fase della vita, paghe come sono del senso di immortalità che le domina. Del resto occorre notare che immagini di anziani decrepiti, tenuti in vita con mille espedienti, sono dominanti nella rappresentazione dei mezzi di comunicazione. In alternativa altra immagine dominante è quella di anziani che anziani non sono, perchè vengono rappresentati nel pieno delle loro facoltà. Mai che si centri la realtà vera: perdita di facoltà fisiche e psichiche, ma vantaggi discreti in altri settori. La vecchiaia in effetti è un'età complessa. Non è il sito di rottamazione di un individuo. È invece il luogo del compimento. Della comprensione di tutta una vita. Bisognerebbe aggiungere: "nel migliore dei casi". Sì, perchè si tratta di una potenzialità, piuttosto che della normalità. A guardarli in faccia, i vecchi, non sembrano illuminati dalla comprensione. È allora patrimonio di pochi individui che fanno eccezione? Oppure si tratta di una condizione comune che però viene celata agli altri? Non lo so. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

13 ottobre 2021

Retrospettive* (21-118)

Retrospettive.* (21-118) Ho un'età in cui posso guardare alla vecchiaia voltandomi indietro. La prima parte della vecchiaia fa già parte del mio passato. Sono gli anni in cui ho smesso di lavorare, ho cominciato ad accudire i miei nipoti, ho smesso splendide attività che mi avevano tanto gratificato, ho abbandonato passioni e piaceri di un'intera esistenza. Ma è anche un'età in cui (per merito del diario) ho cominciato a riflettere di più sulla vita, sull'ultima età, sulla morte, raggiungendo conquiste significative. Ho cominciato a capire di più. Ed è impagabile, raggiungere nuove e più complete comprensioni. Come ha detto qualcuno, è eccitante pensare a cosa accadrà di nuovo negli anni a venire, negli ultimi anni di vita. Cambiamento completo di prospettiva. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

12 ottobre 2021

Le attività dei vecchi (21-117)

L'attività dei vecchi. (21-117) Entrato nella vecchiaia, per alcuni anni ho continuato a lavorare. Sempre di meno, per la verità. Fino a quando non ho smesso del tutto, verso i settantadue, settantatre. Ora ho 75 anni: qual è la mia attività? Di qualcosa che assomigli al mio lavoro precedente non ho più nulla. Mi è rimasta la voglia di scrivere e infatti scrivo ancora, ma non si può paragonare a un lavoro la tenuta di un diario, anche se ne sto facendo una sintesi, in vista di una pubblicazione. E allora, che resta? Ci ho riflettuto a lungo e ho scoperto che un "lavoro" ce l'ho, anche se molto lontano dalle mie competenze di un tempo: ho quattro nipoti con cui passare del tempo, un cane da accudire. Il mio lavoro si è dunque trasformato. Non più basato sul mio sapere di gioventù, bensì su rapporti umani. Non è un lavoro, ma è comunque un'attività che necessita di conoscenze, che mi son fatte sul campo. Non è niente di difficile, ma occorre attenzione, spirito critico, controllo della propria emotività. Trattandosi poi di bambini e animali, ci sono di mezzo sentimenti. E affetti che si consolidano. Pensando ai rapporti coi "miei" di nonni, devo dire che io sono un nonno diverso, con un rapporto più intenso coi nipoti. Con una continuità più che settimanale di frequentazioni. Insomma sono ancora in piena attività, anche se non lavoro più. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

09 ottobre 2021

Retrospettiva sulla vecchiaia (21-116)

Retrospettiva sulla vecchiaia. (21-116) Ho cominciato a selezionare le pagine di questo diario sulla vecchiaia. Testimoniano i miei pensieri nei primi dieci anni di ultima età. Si tratta di una autentica retrospettiva su un argomento poco presente nei dibattiti. Certo, limitato a un sol protagonista, cioè io. Ciononostante si tratta di una cosa originale, di un contributo alla conoscenza di quest'età, poco conosciuta dagli altri. Ciò che mi ha colpito, nella rilettura, è stato l'iniziale timore dell'età nuova che avevo cominciato, la tendenza a drammatizzare anche episodi marginali. Anche quella di enfatizzare fatti secondari, ma simbolici (la prima vota che mi hanno offerto il posto in tram). Mi pare che durante gli anni i timori si siano stemperati. Ciò che spaventava è diventato consuetudine, ha perso la sua carica terrifica. È subentrata l'abitudine nel vivere le perdite dell'ultima età della vita. Sono ancora all'inizio della lettura delle (quasi) duemila pagine, ma già mi sembra che le mie riflessioni potrebbero essere utili a chi entrerà nella vecchiaia nei prossimi anni o a chi vi è entrato da poco. Una testimonianza. Di chi l'ha appena fatto. Tranquillizzante. Uno sguardo all'indietro, una retrospettiva, appunto, almeno della prima parte di vecchiaia. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

08 ottobre 2021

Referendum per abolire la caccia (21-115)

Il referendum per abolire la caccia. (21-115) Sta per concludersi la raccolta di firme per indire un referendum sulla caccia: per abolirla. Dico subito che sono completamente d'accordo, perchè la caccia di fatto impoverisce la biodiversità italiana. Per di più i cacciatori si appropriano di un bene comune, come gli animali selvatici, che sono di tutti (o meglio di nessuno!) e non soltanto di chi spara. È vero che in Italia i cacciatori sono in calo, ma comunque sono circa mezzo milione, un bella cifra. Invito tutti ad andare a firmare, perchè non è detto che si raggiungano le 500.000 firme entro il 20 ottobre. Lo si può fare in Comune o negli uffici comunali dei quartieri. Non mi dilungherò sui motivi per i quali sono contro la caccia, ma riporto sotto un racconto autobiografico di un cacciatore, che è chiarissimo a tal proposito. Dal racconto "Gli occhi di Luigino" di Mario Frezza (primario ospedaliero). Non lo convincevano proprio. Verdi, ecologisti, pacifisti, anticaccia. Una congerie di smidollati che volevano proibirgli il suo più bel divertimento: andare a caccia! Svegliarsi all'alba, stivaloni, doppietta a tracolla e via per i campi ancora avvolti dalle brume, col setter davanti, tartufo al vento, a tagliar gli arati. Cosa di più bello, salutare. Ed anche ecologico, se vogliamo! Lontani dai rumori e dallo smog, boccate di ossigeno a pieni polmoni. Ma poi, anche sua moglie era soddisfatta ed al mattino si svegliava con lui a preparagli il caffè e un buon thermos caldo. E al rientro non stava nella pelle davanti a un bel carniere. E preparava dei piatti da leccarsi le dita, da andare orgogliosi con gli amici. Tua moglie, dicevano, per le pappardelle col capriolo, è una vera maga. Ma anche quel risottino col fagiano non è da buttare, diceva un altro! Così gli sembrava che lui e la brigata avessero ragioni da vendere per continuare imperterriti a rinnovare la licenza anno dopo anno. La sua mente non partoriva dubbi in proposito, mai neppure un attimo di debolezza o di spazio al pentimento. Ne era sicuro. Ed invece un giorno ... Quel mattino l'acqua colava fin dai chiavistelli e non si vedeva a un palmo. Restar sotto le coltri in quel lettone era una tentazione. Ma erano venuti lassù la sera prima, proprio per quella caccia. L'acqua della catinella era ghiacciata, ma due schizzi sulla faccia lo svegliarono del tutto. A colazione l'allegria della brigata era già allo zenit. Un caffè bollente e due fette di kugelhupf, appena sfornato, contribuirono a riconciliarlo con la vita. Uscirono che stava rischiarando. Quando furono nella valle, liberarono i segugi che uggiolavano per il freddo e per l'orgasmo. Il bosco grondava umidore da ogni ramo e grossi goccioloni cadevano dall'alto. I cani dopo qualche giro a vuoto, naso a filo di vento, cercavano la traccia. E poco dopo iniziò la canizza. Doveva essere il Veltro ad avere il buono, lo si sentiva latrare alto e isterico. Ce l'ho, voleva dire. E l'uomo dopo tante cacce assieme, lo capiva. Ma l'usta non era stabile, perchè a volte la voce cessava. Iniziarono a salire per raggiungere le poste. Così il maschio non aveva scampo: in valle il Veltro e gli altri, sopra, in punti obbligati, cinque calibro 270 a tiro rapido. Non c'era un sentiero tracciato, il terreno in ascesa era rotto da mughi, cespuglioni e rocce che obbligavano gli uomini a un incedere lento e faticoso. E la pioggia pareggiava ogni rumore. I segugi in basso lavoravano accaniti, il maschio era fresco e li faceva impazzire. Dopo oltre un'ora raggiunsero gli spiazzi e un goccio di grappa li rincuorò. Fischiarono l'un l'altro per segnalare le posizioni, erano distanti e la nebbia impediva qualsiasi contatto. L'uomo udì la canizza, sembrava impercettibilmente avvicinarsi. Sì, i segugi vociavano risalendo. Forse sì, non ne era certo. D'improvviso udì uno spezzar di rami vicino. Sì, era sicuro questa volta. Poi il silenzio. L'uomo non mosse un muscolo, solo l'indice sfiorò il grilletto, freddo. Dopo un pò udì distintamente un ansimare aspro, quasi una dispnea: era certamente il maschio braccato. Quel respiro aveva qualcosa di umano, pareva lui che, rotto l'ascensore, si fosse fatto a piedi i cinque piani del caseggiato. Ma che idea! Uno squarcio dell'immaginazione, e suo malgrado pensò: Povera bestia! Ma l'anima: Che pensi, cretino, è uno splendido esemplare e se stai buono, sarà tuo. Ti appartiene già! E cominciò a cercare con lo Zeiss da 6x nell'ombra della macchia, verso il basso. Nulla. Con le folate di nebbia salivano anche le voci dei cani, del suo Veltro che sembrava dirgli: Attento padrone o non te lo perdonerò mai! D'un tratto come per un'improvvisa schiarita, in un largo tra gli arbusti contro il cielo plumbeo gli capita l'immagine sontuosa del capriolo. Un palco di corna eccezionali. Il torace robusto, sollevato come un mantice da un respiro squassante. Traguardò la testa nella lente e nel centro cerchiato comparve un occhio umido, disperato. L'uomo non voleva ma il pensiero corse ribelle. E rivide gli occhi di Luigino, terza elementare scuola "Filippo Corridoni", quando si era perso al luna park. Sentì un nodo alla gola. Il capriolo era ancora lì e sembrava attendere, con il colpo che non giungeva, una sorta di giustizia liberatoria somministrata da quell'uomo che ne avrebbe provato godimento. In un attimo rivisse tutta la sua vita venatoria, ebbe un moto di rifiuto, e se ne vergognò. Lasciò la posta e senza fare orecchio ai compagni che con fischi ripetuti cercavano di lui, ritornò alla pensione. Vergò due righe su un biglietto e a mezzogiorno era già alla barriera in autostrada. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

05 ottobre 2021

Allarme! L'Italia sta andando verso uno stato fascista morbido? (21-114)

Allarme! L'Italia sta andando verso uno stato fascista morbido? (21-114) La faccenda della pandemia e delle vaccinazioni anticovid, in Italia, sta assumendo una deriva autoritaria, sulla quale qualcuno ha lanciato segnali d'allarme. Sono nato nell'immediato dopoguerra, non ho conosciuto il fascismo, ma fin dagli anni '50 qualche mente illuminata ha informato noi giovani su che cosa fosse stata la dittatura: Calamandrei, Parri, Pertini eccetera. Dunque i confronti sono in grado di farli, con la situazione attuale. Prima di tutto il prolungamento dello Stato di Emergenza per quasi due anni: il massimo ammesso dal nostro ordinamento. In secondo luogo l'imposizione (di fatto) del tipo di cura da parte dello stato (vaccino), che ha annullato la libera scelta da parte dei cittadini (stato etico, si chiamerebbe lo stato che vuol entrare a dettar legge nella vita personale dei cittadini, tipico dei regimi totalitari). E ancora: il minaccioso intervento di istituzioni varie contro le opinioni contrarie. Opinioni, lo ribadisco e non azioni (vedi l'infermiera veneta che si era soltanto espressa contro il vaccino o le dichiarazioni di una commissaria di Ps romana o ancora le minacce di radiazione degli Ordini professionali verso quei sanitari che non sono d'accordo). Ma ancor più grave è l'allineamento senza eccezioni di tutta la stampa e televisione verso il pensiero unico delle vaccinazioni di massa, considerate l'unica salvezza, che bolla qualunque opinione contraria come frutto di "terrapiattismo". (Ma ci pensate che la soluzione proposta prevede la vaccinazione ogni anno di sette miliardi e mezzo di individui?) Se a ciò si aggiunge il fatto che a guidare il governo sia un economista (dunque già di per sè esponente del pensiero unico economico liberista), il quadro è completo. La deriva autoritaria si può leggere anche osservando la timidezza delle opinioni contrarie (vedi Tomaso Montanari, il Manifesto eccetera) evidentemente intimidite dall'aria che tira, o anche notando il senso di impotenza di pensatori forti come Massimo Cacciari a fronte del massiccio fuoco di sbarramento di idee contarie attuato dagli opinionisti (scientifici e politici). Ancora una volta è proprio la lunghezza della vita vissuta che permette di gettare lo sguardo sopra il livello dell'acqua e non starne completamente immersi (e dunque senza una visione generale). È compito degli anziani segnalare ciò ai più giovani. Se no, che ci stiamo a fare noi vecchi in questa società? (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

03 ottobre 2021

Eutanasia legale (21-113)

Eutanasia legale. (21-113) La raccolta di firme per un referendum sulla legalizzazione dell'eutanasia, in Italia, ha raggiunto le 900.000 firme, quasi il doppio di quelle richieste. Segno che il tema è sensibile, la gente sente il problema. Risultato importante, soprattutto in questo paese, nel quale la presenza massiccia della chiesa cattolica ha a lungo ostacolato decisioni in ambito civile. L'Italia tenta di accodarsi dunque agli altri 10-15 paesi europei, nei quali varie forme di morte assistita sono contemplate. Naturalmente il referendum si limita ad abrogare una parte dell'articolo 579 del codice penale, eliminando l'equiparazione con l'omicidio, che ricade su coloro che assistono e preparano l'eutanasia. Perchè di ciò si tratta: aiutare a morire chi ha deciso di finire la vita, che spesso è molto malato o molto anziano, o incapace di prepararsi da sè il farmaco fine vita. Questo è ciò di cui una società civile ha bisogno (si veda il film Amour): un aiuto a por fine alla propria vita, cosa difficile dopo millenni di tabù sul suicidio. Perchè la morte non dovrebbe essere una scelta cosciente, invece di essere lasciata all'irrazionalità di malattie, spesso altamente degradanti per la persona? (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

30 settembre 2021

Ricordi (21-112)

Ricordi. (21-112) Ho scritto molto su questo tema, nei primi anni di vecchiaia. Ora, guardando le foto delle camminate in montagna, molti ricordi sono affiorati (vedi 21-111). È bello ricordare le cose passate. Viene una nostalgia per il tempo andato, ma si tratta di un sentimento dolce, non di una sensazione di mancanza. Si ricorda ciò che si è fatto con la consapevolezza che non saremmo più in grado di farlo, per via delle poche forze che restano a una vecchiaia più avanzata, anzi senza neppure il desiderio di ripeterlo. E così i ricordi condiscono il presente, che spesso è povero e con soddisfazioni più limitate. In vecchiaia passato e presente convivono. Manca il futuro. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

29 settembre 2021

Fotografie (21-111)

Fotografie. (21-111) Il mio amico mi ha chiesto di aiutarlo a costruire un album di memorie delle nostre escursioni a piedi, effettuate nell'arco degli ultimi vent'anni. Così ho rimesso mano a tutto il materiale che ho conservato di quelle camminate, in Appennino e nelle Alpi Apuane. Rivedere foto e ricordi di quei viaggi mi ha emozionato: che belle cose che avevamo fatto! Tante foto di paesaggi (che senza indicazione di nomi sono indecifrabili), ma anche di noi due escursionisti. La cosa che mi ha più colpito è stata la netta percezione che allora eravamo giovani. Facce più giovani, corpi più tonici, espressioni del volto ancora indenni da segni di vecchiaia. Ricordo che allora, per scherzo, avevo chiamato il nostro sodalizio vi.ve, viandanti vecchietti, (così mi firmavo nei libri di vetta e nei rifugi). Ma avevamo solo 50-60 anni! Oggi, sarebbe più consono chiamarci così, che siamo vecchi davvero. Ma essendo diventati vecchi, non ci cimentiamo più in quelle imprese (sia pur modeste). (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

26 settembre 2021

Paura della fine (21-110)

Paura della fine. (21-110) Non conosco e non ho conosciuto molti vecchi di terza fascia (novantenni o prossimi a quell'età). Ma quei pochi coi quali sono venuto a contatto ho cercato di interrogarli sulla morte. Salvo pochi casi, tutti tenevano ad affermare di non averne timore. Mi è parso che il loro non fosse un atto di spavalderia, quanto l'acquisizione di un principio di realtà: la fine della loro vita era prossima. Temevano di più l'invalidità, lo stare sulle spalle di qualcuno; ma che la vita si concludesse con la morte lo mettevano tranquillamente in conto. Non arrivavano a desiderarla, ma che ci fosse non era un dramma. Vista dal punto di osservazione della mia età, appena entrato nella seconda fascia di vecchiaia, l'accettazione della fine mi pare congrua con l'età molto avanzata. Se già ora comincio a sentire il peso degli anni (per esempio a causa della stanchezza oppure della riduzione dei tempi di veglia o ancora per la noia nell'eseguire ogni giorno le stesse azioni), mi figuro che fra dieci o quindici anni il peso dell'esistenza diventi insopportabile. Dunque l'attrattiva della vita scompaia. La morte cessa di essere uno spauracchio. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

25 settembre 2021

L'idea di noi* (21-109)

L'idea di noi.* (21-109) L'idea che abbiamo di noi stessi spesso non corrisponde a quanto gli altri pensano. Non concorda neppure l'immagine esteriore: figurarsi il nostro intimo. L'dea di noi stessi è così radicata nella nostra testa, che rifiutiamo categoricamente ogni altra visione. Così fino alla morte: ci sarà sempre una separazione fra il nostro giudizio e quello degli altri. Il risultato è che noi di noi stessi non abbiamo la visione che hanno gli altri, che forse è quella che si definisce reale (soprattutto se gli altri conordano). A sgretolare un poco per volta questo pensiero ci pensano i nipoti, quando raggiungiamo la vecchiaia. Ricordo ancora due visioni lapidarie che espresse su di me il mio nipote maggiore, già da molto piccolo. Interrogato su che cosa facesse il nonno, rispose: "Dorme e prende medicine bio." E ancora: "Il nonno è un bambinone." Di fronte alle affermazioni dei bambini è difficile opporsi e trovare giustificazioni e correttivi, per il loro grado di ingenuità, semplicità, capacità di sintesi. Più facile è contrastare il pensiero di chi ci vive accanto, attribuendo a pregiudizio la difformità col nostro. La mia compagna spesso dice che me ne sto sempre per conto mio, che non dialogo, non sono presente alla relazione. Dice ancora che sono sordo, dormo molto, che sono pigro e poco incline a lavorare. Io rifiuto tutto. Eppure ... Eppure non posso credere che ciò sia falso, perchè lei è persona indipendente nei giudizi. Ma tant'è: le sue affermazioni mi scivolano via. Ultimamente, a causa della morte di una collega di lavoro, ho riflettuto sulla mia vita, confrontandola con quella della defunta e ho percepito per la prima volta quanto fossero diverse, nonostante l'idea contraria che ho avuto fino ad oggi (vedi 21-093 e 21-104). Ecco allora il vantaggio di una vita lunga: accorgersi di quello che si è veramente, lacerare il velo del nostro pregiudizio su noi stessi, prendere coscienza della realtà nostra. Vivere a lungo permette questo passo di comprensione. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

24 settembre 2021

Il sapere e la libertà* (21-108)

Il sapere e la libertà. (21-108) In una vita intera, che giunga fino alla vecchiaia, si imparano molte cose. Si acquisiscono competenze, relativamente al lavoro che si fa. Quando però si va in pensione, quelle competenze non sono più usate da nessuno. Di ciò mi sono dispiaciuto più volte in questo diario. Mi è parso (finora) uno spreco per la comunità: relegando gli anziani fuori dalla società si perdono saperi che potrebbero essere ancora utili. In casa ho una piccola libreria che contiene esclusivamente libri tecnici della mia gioventù e mezz'età. L'ho sempre conservata gelosamente, anche se sempre meno utilizzata, dopo la fine della mia professione. Se traslocherò, che ne farò? Diventando vecchio (ormai da ben 10 anni) ho scoperto che la professione che ho svolto in passato, sempre meno mi caratterizza. Da giovane invece dicevo con orgoglio: io sono un chimico, quando mi si chiedeva che cosa facessi nella vita. Da vecchi, quando si viene interrogati sulla propria attività, ci si limita a rispondere: sono un pensionato. Non conta più il proprio sapere! Da vecchi si è più nudi, senza le sovrastrutture del sapere. Si è quel che si è, col proprio corpo e la propria mente, senza fardelli di competenze che talvolta si portano come un peso, senza che gli altri abbiano aspettative sulle nostre conoscenze. Ci si sente più leggeri. Da vecchi si è più liberi. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

23 settembre 2021

Altra scoperta (21-107)

Altra scoperta. (21-107) Mi occupo dei miei nipoti. Che sono quattro, fra i cinque e i nove anni. Fin dal primo anno del primogenito ho cominciato a "tenerlo", nel senso di badarlo nelle ore nelle quali i genitori erano al lavoro. E fin dall'inizio ho accusato, dopo il servizio, una stanchezza incredibile, le prime volte perfino mi faceva star male (ho anche fatto alcuni esami di laboratorio per capire, senza risultato, se non un aumento della glicemia). La mia compagna ha sempre sostenuto che fosse una questione psicologica a produrla. Non ne sono stato molto convinto, ma non avevo spiegazioni diverse. In questi giorni abbiamo acquistato per i bambini un gioco di carte chiamato Dobble. Un gioco intelligente. Una sessantina di carte contenenti ciascuna otto simboli/disegni colorati. Ogni giocatore ha in mano una di queste carte e deve confrontare i suoi simboli con quelli delle carte del mazzo, che sono scoperte una alla volta. Ogni carta del mazzo ha un solo simbolo in comune con ciascuna delle carte dei giocatori. Quando lo si trova bisogna dirne il nome a voce alta per primi e la carta entra nel gruzzolo del giocatore. Si tratta di un gioco di sveltezza, concentrazione, attenzione: bisogna arrivare prima degli altri, per conquistare il maggior numero di carte. Ho cominciato a giocare con alcuni dei nipoti. Scontato che vincessero loro, ma mi sono impegnato perchè non mi stracciassero. Risultato: ho contenuto le sconfitte, ma dopo anche una sola manche (che dura una decina di minuti) ne sono uscito stanchissimo: la concentrazione prevista dal gioco mi stanca molto. Facile il parallelo con la stanchezza nel tenere i nipoti: si tratta di concentrazione alta da tenere per alcune ore. Mi pare evidente che da vecchi l'attenzione diminuisca, ma se si vuole tenerla comunque ad alto livello, se ne paga un prezzo in termini di stanchezza nervosa. Assomiglia a ciò che succede quando fa molto caldo. Lo sforzo per compensare il caldo produce grande stanchezza, nei vecchi. È stata una scoperta inaspettata. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

19 settembre 2021

Prostata (21-106)

Prostata. (21-106) Controllo annuale della prostata. Anzi del suo volume molto ingrossato, cioè della patologia detta Ipertrofia Prostatica Benigna (Ipb). Prima della visita urologica, ho fatto l'ecografia: prostata ancora aumentata del 10% rispetto a un anno e mezzo fa. Ho misurato anche il Psa, un indice dell'evoluzione possibile verso il cancro: valore al di sotto del 4.0 e perciò non preoccupante. Infine la visita. In 14 anni di controlli sono stato visitato da una decina di urologi diversi. Alcuni pieni di sacro furore che volevano a tutti i costi che assumessi farmaci. Altri invece più rilassati, forse più disinteressati, comunque rispettosi delle mie scelte. L'ultimo apparteneva a questo secondo tipo. Non mi ha prescritto farmaci, nè ha dipinto scenari apocalittici. Si è limitato a chiedermi un controllo fra un anno. Abbiamo discusso di un'eventuale operazione, ma non l'ha posta come urgente. Gli ho anche chiesto se, eventualmente, non operandomi, in età più avanzata, avrei potuto ricorrere a un catetere stabile. Mi ha risposto di sì, senza commentare la scelta, informandomi anche che vi sono cateteri con una valvola di stop, che evita di doversi muovere con una sacca esterna di raccolta delle urine. Sono rimasto soddisfatto. Del resto per il momento l'unico fastidio della Ipb è il doversi alzare più volte durante la notte per orinare. Questo disturbo nell'ultimo anno, non so perchè, è diminuito di intensità: per ora la medie delle alzate notturne è di circa due-due e mezzo, assolutamente sopportabile, soprattutto se riesco a diminuirla ancora evitando alla sera di assumere alimenti diuretici. Che dire? Difficoltà di un vecchio (maschio). (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

18 settembre 2021

Elite? (21-105)

Elite? (21-105) Ancora sul vaccino. E come si potrebbe far a meno di scriverne, visto il bombardamento mediatico (a senso unico) sul tema? La situazione attuale (in Italia) è la seguente: una piccola confraternita di persone competenti sta convincendo l'intera popolazione che l'unica via per tornare alla situazione di normalità sia quella di vaccinare tutti. La combriccola è formata dal presidente del consiglio e dal governo, dal presidente della repubblica, dal comitato tecnico scientifico. Evidentemente in situazioni di emergenza occorre che qualcuno indichi la strada da percorrere e alla fine imporla a tutti (con l'aiuto dei mezzi di comunicazione che si sono accodati senza colpo ferire). Risultato: siamo in mano a un gruppo di competenti. Un'oligarchia. Una elite. Non avrei nulla da dire se le scelte fossero fatte effettivamente per il bene della società e non semplicemente per tornare a vivere come prima. Invece ... Siamo preda di un pensiero unico medico e un pensiero unico economico. Entrambi profondamente sbagliati, per quanto riguarda il bene della società. Quello economico è il pensiero capitalistico, che dipinge il capitalismo come unica strada per far vivere assieme milioni (miliardi) di persone (naturalmente dopo aver costruito per secoli disuguaglianze, accumuli di capitali, rendite ingiustificate, gabbie normative quasi impossibili da togliersi di dosso, usando schiavismo, colonialismo e imperialismo). Il pensiero unico medico è quello basato sul binomio malattia/farmaco, sulle analisi di laboratorio e le visite specialistiche invece che sull'esame accurato di ogni singolo paziente, perchè non siamo tutti uguali, tanto meno come risposta a un virus. Il pensiero unico medico ha completamente scordato di aver davanti singoli pazienti e non malattie generali. Fortunatamente vi sono isole di resistenza. Persone che istintivamente percepiscono come grossolano (e pericoloso per alcuni) l'intervento vaccinale, che preferiscono potenziare il proprio sistema immunitario, che valutano con grande attenzione ciò di cui si nutrono (ai fini delle difese e della flora intestinale). Insomma c'è gente che ha scelto un'altra strada. Gente che viene bollata spregiativamente come no-vax, quando in realtà c'è molto di più in tale scelta: una diversa visione di uomo, di medicina e anche di diritti. In sostanza gente molto più informata sulla realtà dei vaccini (e dunque di organismo umano), che di conseguenza non intende vaccinarsi. Una elite preparata e informata, dunque? Effettivamente una elite. E il resto della popolazione? È purtroppo succube del modello economico e di quello medico predominanti. Annaspa e vede nel vaccino l'uscita dalla pandemia, dopo decenni di malattie curate con una pastiglia, di diagnosi effettuate senza alcun esame obbiettivo del loro corpo, di antibiotici usati di frequente, di antifebbrili, anti-infiammatori, antidolorifici, di inibitori della pompa protonica eccetera eccetera. Cioè di farmaci che curano il sintomo e non la causa. Sconsolatamente si può solo dire che il vaccino è congruente con la medicina che viene loro propinata da decenni. Eh sì, la vera elite sono proprio i no-vax. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

16 settembre 2021

Scoperte (21-104)

Scoperte. (21-104) Ho scritto che qualche tempo fa è deceduta una mia collega di lavoro. Poco dopo è scomparso anche Gino Strada. Entrambe figure di grande altruismo. Autentici esempi di vite vissute per gli altri. Io provengo da un mondo contiguo col loro. I miei ideali giovanili erano i loro. Ma se confronto la mia vita degli ultimi 40 anni con la loro, non posso non scoprire di aver seguito tutta un'altra strada. Ho letteralmente cambiato vita. A cominciare dal lavoro, continuando con gli ideali, per finire con l'impegno politico e la vita di tutti i giorni. Questa è stata una sorprendente scoperta, perchè nella mia mente continuavo a collocarmi in quell'alveo, diciamo religioso-caritatevole. Invece già dai primi anni dopo il cambio di lavoro, avevo battuto altre piste di vita che puntavano a una maggior presa di coscienza dei miei bisogni e alla conoscenza di me, abbandonando la scelta religiosa. In aggiunta mi ero molto avvicinato al mondo dell'ambientalismo. È curioso come la nostra immagine di noi stessi si ancori a idee che non corrispondono alla realtà e che permanga per decenni. È come se si restasse a lungo nella cecità riguardo a quel che siamo veramente, finchè ... d'improvviso qualche evento ci aprisse gli occhi e finalmente conoscessimo chi siamo. Mi chiedo perchè ci voglia molto tempo per tutto ciò (meglio: a me ce n'è voluto molto). Fortuna che son diventato vecchio e me ne sono accorto in tempo. È seccante vivere senza avere una esatta percezione di quel che siamo, anzi di averne una totalmente distorta. Fortuna che con la vecchiaia abbiamo tempo per fare di queste scoperte. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

12 settembre 2021

Un unico modello di medicina? (21-103)

Un unico modello di medicina? (21-103) Nella pagina precedente ho accennato al fatto che in questa società è prevalso un unico modello di medicina. Quella che si affida a farmaci chimici (le pastiglie), ad analisi strumentali, a visite specialistiche, a vaccini. Non è sempre stato così, ma la svolta è avvenuta più di un secolo e mezzo fa e dunque si considera tradizionale la medicina moderna occidentale. Che cosa manca in tutto ciò? Il paziente. Con la sua specificità di individuo unico, pur nella grande somiglianza con gli altri individui della sua specie. Grande somiglianza, non perfetta identità. Quando si fa uno stesso trattamento a milioni di individui senza tener conto del singolo, vi possono essere alcuni che non lo sopportano, anche se la gran maggioranza lo tollera. Esiste solo questo modo di trattare malati e malattie? Evidentemente no. Non solo vi sono altre culture che hanno prodotto diversi approcci (indiana, cinese, africana), bensì esistono nella civiltà occidentale altre culture. Non mi riferisco soltanto all'erboristeria (eredità di decine di generazioni di monaci esperti in erbe): c'è l'omeopatia (irrisa dalla medicina ufficiale, ma i suoi prodotti sono chiamati farmaci dalle leggi attuali e godono della detrazione fiscale); la recente nutraceutica, nella quale si cura col cibo; la naturopatia, che si avvale di numerose pratiche naturali della tradizione nostrana o di altre regioni; soprattutto vi sono medici che usano comunque diversi approcci, sia pur all'interno della medicina convenzionale. Attingendo a tali altre culture ci si può difendere dal virus, ma anche anche ci si può curare una volta colpiti senza ricovero ospedaliero, come dimostrano i successi di alcuni medici, ad onta dei giudizi negativi dell'Istituto superiore di sanità nostrano. Il mio approccio è proprio questo: non negare l'esistenza del virus, nè l'alto numero di decessi, bensì potenziare l'unica arma veramente efficace che abbiamo, il sistema immunitario, con tutti i mezzi possibili. Cominciando con l'eliminazione delle sostanze che minano le nostre difese (come l'alcol e lo zucchero, il tabacco); continuando con un'alimentazione quasi totalmente vegetale, cruda, biologica; assumendo presidi che già si sono rivelati efficaci in altre infezioni da corona visus, come il vaccino omeopatico; supplementando l'organismo di vitamine D3 e K2 e C; integrando la dieta col kefir, che potenzia i batteri intestinali utili; permanendo ogni giorno in un bosco (o boschetto, o parco), per almeno mezz'ora per volta. Per arrivare a usare questi mezzi però c'è bisogno di una lunga frequentazione delle idee su medicina, alimentazione e vita naturale. Cosa che si può ottenere dopo lunghi anni di vita. Forse solo la vecchiaia permette di arrivare a tali convinzioni.

11 settembre 2021

Rassegnazione (21-102)

Rassegnazione. (21-102) Forse per la vecchiaia, forse per le immense forze avverse messe in campo, ma non ho più l'energia per oppormi al vaccino anticovid, green pass e affini, se non con una resistenza individuale (non mi vaccino, punto e basta). Non ritorno sui motivi per i quali ritengo che il vaccino sia pericoloso (vedi 21-083 e 21-091): mi limito solo a segnalare ciò che sta scritto nella banca dati europea sulla farmaco vigilanza di Ema. In Eu, al 31-07-21 si sono avuti 21.000 casi di morti sospette (dopo ore o pochi giorni dalla somministrazione del vaccino) che possono essere ricondotte al vaccino, anche se non è stata dimostrata la causalità fra morte e vaccinazione. E due milioni di reazioni avverse, della quali la metà definite gravi (dati tratti da eudravigilance). Qui voglio invece sottolineare la situazione anormale che si è venuta a creare in Italia: tutti i mezzi di comunicazione (giornali, radio, tv) ribattono la stessa idea. Che ci si debba vaccinare tutti, bambini compresi, per poterci liberare dalla pandemia. Che chi si oppone alle vaccinazioni è un delinquente o uno sconsiderato o un fanatico o un violento. E sono scesi in campo tutti: dal presidente del consiglio, al presidente della repubblica, al papa. Si tratta di un problema anche difficile da affrontare, perchè tocca questioni di diritto, oltre che scientifiche. Secondo me i punti critici sono due: 1) la convergenza quasi totale su un'unica idea e la criminalizzazione di ogni critica 2) l'imposizione di un unico tipo di medicina, come panacea di tutti i mali e quindi in sostanza l'imposizione di un'unica idea di uomo (homo economicus) Al pensiero unico dominante non passa neppure per l'anticamera del cervello che idee contrarie siano sostenute da persone competenti, quali medici, premi nobel, giuristi, filosofi. L'importante è vaccinare, senza se e senza ma in modo a critico (significativo l'affidamento a un militare dell'intera operazione). E vaccinare per sempre. Già si parla di terza dose e fra poco si parlerà di richiami annuali a tutta la popolazione mondiale, 7,5 miliardi di individui! Ma anche un bambino capisce che non può essere questa la via! Soprattutto se non si chiarisce un punto: via per andare dove? È implicito: per tornare a come si viveva prima, col pil che la fa da padrone, con la crescita economica a tutti i costi, lo spostamento di merci e persone (e capitali) sempre maggiore da un capo all'altro del mondo. Possibile che non si capisca che tornare alle condizioni precedenti significa tornare a produrre pandemie ogni cinque o sei anni? Possibile che nessuno si fermi a riflettere? Comunque, ribadisco l'idea iniziale: sono rassegnato ad essere sconfitto, a non poterci far niente (in sostanza a subire le conseguenze del mio rifiuto). E sì che ritengo di aver fatto il massimo per potenziare il mio sistema immunitario, l'unica arma che abbiamo per sconfiggere il virus. Mi rassegno, non ho più neppure voglia di discuterne. E la vecchiaia penso che c'entri. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

05 settembre 2021

Questione basilare (21-101)

Questione basilare. (21-101) Fin dai primi mesi di questo diario, ho sottolineato l'incidenza che ha la stanchezza nella vita di un vecchio (vedi nn. 79 e 90 del 2012). Ieri abbiamo fatto visita alla nostra vicina, dirimpettaia di pianerottolo, ultra-novantenne, che non vedevamo da più giorni. La mia compagna le ha chiesto l'età precisa e la vicina ha risposto: "Novantatre fra una settimana!" Le abbiamo fatto gli auguri e ci siamo informati se avrebbe festeggiato con i suoi familiari. "Sì -- è stata la risposta -- forse vado a casa loro." "Allora, mi raccomando, – ha aggiunto la mia compagna – faccia in modo che sia una giornata di allegria!" La vecchia signora ha debolmente sorriso, l'ha guardata e ha concluso, lapidaria: "Non ho più la forza per stare allegra!" (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

31 agosto 2021

Modi di dire (21-100)

Modi di dire. (21-100) A volte, per indicare la morte di una persona si usa la frase: è giunta la sua ora. Si tratta di una metafora interessante, più ricca di quanto sembri (sembra infatti niente più di un abbellimento linguistico). Intanto il termine "ora". Parola pregnante: in una data ora della vita si muore. Strano che non si dica: "il suo minuto" o "il suo giorno", quasi a voler delimitare il tempo del morire nel lasso di tempo di sessanta minuti. Cioè un tempo breve. Poi il possessivo "sua". Indica che la morte è personale, molto molto personale. Ricordo come fu descritta dal figlio la morte di Tiziano Terzani: dopo alcune ore passate con i suoi familiari, Terzani chiese di essere lasciato solo; dopo di che morì. O come muoiono i monaci tibetani: soli e in meditazione. Misteri. Da esplorare di più. Dagli esempi su citati e da altri che si potrebbero fare sembra quasi che l'atto finale del morire richieda il consenso e la volontà del soggetto morente. Niente di automatico. (Almeno in persone di grande consapevolezza) (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

28 agosto 2021

Rileggendo le prime pagine del diario. (21-099)

Rileggendo le prime pagine del diario. (21-099) Scaduto il decimo anno di diario, ho cominciato a selezionare le pagine più significative, per farne una sintesi. In pratica, sto leggendo la mia entrata ufficiale nella vecchiaia. Lettura molto interessante. A distanza di dieci anni le idee sono cambiate, le situazioni sono mutate, eccome! Faccio un esempio. All'inizio, le pagine scritte sul problema memoria erano numerose, per lo più preoccupate di certe dimenticanze che sottraevano parte di vita al mio controllo. Non è che da allora abbia recuperato memoria, però in questi anni (dieci per altro) ho notato che il problema non si è aggravato. Per esempio mi capita molto di rado di perdere la memoria di termini che indichino oggetti d'uso comune, o nomi di persone o di località note. Cosa che invece a 65 anni mi pareva una realtà drammaticamente sempre più frequente. Al punto da preoccuparmi non poco. Intendo dire che la perdita di memoria, che in un anziano indubbiamente è presente, non è un'involuzione che precipita rapidamente, bensì una decadenza molto molto lenta. Mi sembra quasi che si sia arrestata. (Ecco lo dico proprio in questi giorni in cui non riesco a ricordare il nome di un famoso trombettista jazz della mia età di mezzo: non c'è niente da fare, non lo rammento. Mi consolo col fatto che ormai sono anni che non mi occupo più di jazz e che i concerti ai quali assitevo risalgono ad almeno trent'anni fa: una dimenticanza è tollerabile.) (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

25 agosto 2021

Dichiarare la propria vecchiaia (21-098bis)

Dichiarare la propria vecchiaia. (21-098bis) A volte mi capita di ricordare ai miei interlocutori la mia vecchiaia, cioè ribadire che non sono più giovane. Per ora, orgogliosamente (per lo più). Ultimamente però ho usato l'affermazione con altro significato. E precisamente nel senso di ricordare agli altri i miei limiti. Di forze, di energia, di lucidità. In modo difensivo dunque, rispetto a prestazioni che mi venivano richieste come se fossi un mezz'età. Perchè nella realtà i più giovani dimenticano che alcuni altri sono vecchi. E che ciò comporta delle diversità. E delle debolezze (fra le quali, non ultima, che gli anziani possono anche morire!). Ricordo ancora oggi la volta che un mio vecchio zio lo ricordò a me che ero un pimpante cinquantenne. Forse gli avevo chiesto qualcosa di impegnativo, e mi rispose: "Ma guarda che io ho 75 anni!" Mi accorgo ancora che tale dichiarazione la faccio per sottrarmi a compiti di un certo impegno. Per esempio andare a prendere un nipote all'asilo e dopo mezz'ora dover andare a prendere l'altro nipote a scuola, che però si trova a dieci chilometri di distanza! (È anche un modo per non fare ciò che ci viene richiesto, se non abbiamo voglia di farlo!) (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

23 agosto 2021

Piccolissime cose (21-098)

Piccolissime cose. (21-098) Nella mia lunga vita (ormai lo posso dire che è stata lunga, a 75 anni suonati!) ho assistito a vari cambiamenti epocali. In politica interna, nella tecnologia, nel clima, in geopolitica, eccetera. Non ultimi la pandemia, le vaccinazioni di massa e il ritorno dei talebani in Afganistan. Due cambiamenti importanti, dei quali però non si parla, riguardano la scoperta del ruolo fondamentale, per la salute, dei batteri che ospitiamo nell'intestino (dopo il 2006) e, più recente ancora, l'importanza del mondo vegetale per la sopravvivenza del genere umano sulla terra. Di quest'ultimo vorrei trattare, perchè ha risvolti anche nella vita di tutti i giorni. Il verde ci fa bene. Non solo come cibo. Bensì anche come presenza nella nostra vita quotidiana. Si è cominciato a costruire grattacieli verdi, pieni di piante. Ma prima ancora, già verso la fine del XX secolo, in Giappone si è cominciato a dire che gli alberi guariscono gli esseri umani. Oggi si parla correntemente di medicina forestale e, a prestare un pò d'attenzione, quando si sta in un bosco per alcune ore, ci si sente rigenerati. Oggi vi sono le prove (scientifiche) che ciò corrisponde al miglioramento di numerosi parametri vitali. Il botanico Stefano Mancuso, noto per aver sottolineato per primo che i vegetali hanno un sistema nervoso paragonabile a quello animale (sia pur senza neuroni), dice da tempo che tutti i problemi dell'umanità sarebbero risolti piantando mille miliardi di nuovi alberi sulla terra. Cifra spaventosa, ma che corrisponde a circa 100 alberi a testa, che si possono agevolmente piantare in due o tre anni da parte di ciascuno di noi. Il problema è: che cosa possiamo fare noi, nel nostro piccolissimo, per favorire questa riscoperta dei vegetali nella vita del pianeta terra? Senza per questo impegnarci in spedizioni in Amazzonia, per impedire la continua deforestazione di quella regione? Possiamo fare molto. In condominio, negli anni passati, come pensionato anziano, mi sono assunto il compito di proteggere dalle erbe infestanti il manto di cemento che conduce ai garage. Lo facevo a mano, strappando le numerore erbe che ogni anno vi crescono, per evitare che queste ultime rovinassero la superficie cementificata. Lo stesso facevo sulle recinzioni esterne della proprietà condominiale. Mi pareva di fare un gran cosa, perchè non usavo diserbanti chimici. Quest'anno non l'ho più fatto, perchè quelle erbe hanno foglie che producono ossigeno: un mio piccolissimo contributo al mondo vegetale. Probabilmente quelle malerbe (che nome sbagliato!) fra alcuni anni (10-20?) avranno rovinato il cemento: e allora? Si troveranno altre soluzioni, ma intanto per decenni ci avranno regalato i loro benefici. Quanti di noi mangiano frutta? Siamo in molti. Che ne facciamo dei semi che derivano dai frutti mangiati? Spesso li gettiamo con noncuranza nel rifiuto organico. Sbagliato! Teniamoli da parte e alla prima occasione, spargiamoli in zone verdi abbandonate: la natura saprà bene che cosa farne. Piccolissime cose. Ma così rispondeva il colibrì della leggenda africana, sull'incendio della foresta, che trasportava nel suo piccolissimo becco qualche goccia d'acqua e la gettava sulle fiamme: "Faccio la mia parte!" (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

22 agosto 2021

Ai vecchi resta solo il mangiare (21-097)

Ai vecchi resta solo il mangiare. (21-097) Frase riferita agli anziani, che, anche in età avanzatissima, non disdegnano la buona cucina, i manicaretti e tutto ciò che solleciti il loro senso del gusto, che per giunta mangerebbero in abbondanza. Fra i vizi subentra dunque il cibo, mentre gli altri tramontano (bacco, tabacco e venere). In effetti il cibo è anche un piacere, che andrebbe aggiunto ai piaceri della vita, con le cautele del caso. Diversamente da bacco e tabacco, che pur essendo piaceri andrebbero consumati con molta, molta moderazione (per non dire eliminati, almeno nella terza età: vedi le Linee guida per una sana alimentazione italiana del Crea, 2019). In effetti dal mio punto di osservazione confermo quanto ho scritto sopra. Ho raggiunto i 75 anni e mangio moltissimo (almeno è ciò che sostiene la mia compagna). Bisognerebbe aggiungere che il tipo di cibo che consumo è (in grande prevalenza) vegetale e crudo: contiene dunque il 90% di acqua. Ne mangio molto, ma è in gran parte acqua. Ma non voglio eludere il problema, cioè che i vecchi sono in realtà attaccati al cibo, ben oltre le proprie necessità caloriche (si muovono molto poco). E aspettano con ansia il momento dei pasti. Capita anche a me di pensare in anticipo al cibo che mangerò al pasto successivo, di occuparmene, di immaginarmelo. E poi sempre di mangiarlo con molto gusto. È vero che è uno degli interessi culturali (di più, una vera passione) della mia vita. Ma nel mio approccio agli alimenti vi è un vero attaccamento, in linea con quello dei miei coetanei, non dipendente dal sapere e dalle informazioni, bensì legato proprio al suo consumo. A mettermelo letteralmente in bocca, anzi nello stomaco. In fondo si tratta di una dipendenza... (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

17 agosto 2021

Quando si è morti si è morti e quando si è vivi si è vivi * (21-096)

Quando si è morti si è morti e quando si è vivi si è vivi.* (21-096) Non credo che esista affermazione più lapalissiana di questa. Così banale da non dovervi dedicare nessun altro tempo per approfondimenti. E invece nasconde il mistero. La cesura profondissima fra l'essere vivi e l'essere morti. Ogni vivente lo capisce subito quando si trova di fronte al corpo di una persona morta da poco. Tutto ciò ha ricadute pratiche e di pensiero di non poco conto. All'inizio della mia entrata nella vecchiaia, mi pareva che gli anni che avevo davanti dovessero essere impiegati nella preparazione alla morte prossima (o presunta tale). Ma nella vita vera di un vecchio vero ciò non accade, se non forse negli ultimissimi tempi (mesi). Quando si è vivi ci si occupa soltanto di vivere, non della fine, per quanto prossima possa sembrare. Occuparsi di vivere non significa fare grandi sforzi di ripensamenti filosofici, spirituali o di bilancio della propria vita. Significa soltanto vivere, nella dimensione più elementare possibile. Respirare, muoversi, pensare a quello che si deve fare eccetera eccetera. Minuzie, cosucce. Vita. Sembra l'ennesima versione del dono di Prometeo agli esseri umani: la cecità di fronte alla morte. Invece quando si è morti, si è morti. Ma a differenza dell'esperienza della vita, dell'essere morti non abbiamo alcuna esperienza. Vale a dire che nessuno ha avuto contemporaneamente esperienza del vivere e dell'essere morto. Non so chi l'abbia detto, ma della morte sappiamo soltanto questo: non ne sappiamo nulla. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

16 agosto 2021

Memorie (21-095)

Memorie. (21-095) Il funerale di una mia collega di lavoro (di trent'anni fa, vedi 21-088) ha fatto riemergere nella mia memoria molti fatti di quell'epoca. Più volte ho scritto che quando si entra in una nuova fase della vita, si tende a dimenticare il passato, come se la nostra vita fosse soltanto quella che stiamo vivendo. E con una vita che è giunta alla vecchiaia, di fasi diverse se ne sono vissute varie. Dunque, in fondo, più vite, ma soltanto l'ultima è quella che si ricorda. Così ho sostenuto. Non è vero. Mi è bastata la morte di qualcuno di una fase passata (e sepolta), per farmi tornare alla mente una miriade di fatti, che mi sembravano dimenticati totalmente. E fatti precisi, non sfumati come nei ricordi che riguardino per esempio l'infanzia. La nostra vita è sì fatta di molte parti, delle quali sembra di ricordare poco, ma nel profondo sono stratificati numerosi ricordi, che aspettano soltanto un piccolo stimolo per tornare a galla. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

13 agosto 2021

Un passo (21-094)

Un passo. (21-094) Ieri sera, annunciando alla mia conpagna che andavo a letto, ho aggiunto: "Sono vecchio." Strana e ovvia dichiarazione fra due persone ultrasettantenni. È che mi sono sentito veramente vecchio, di più che nei giorni precedenti. Difficile dire perchè abbia avuto quella sensazione, di essere invecchiato un poco di più da un giorno all'altro. La stanchezza serale era sempre la stessa, ma con un'aggiunta di sofferenza indefinibile. Le motivazioni per continuare a vivere erano più o meno le stesse, ma un pò meno stringenti. Il desiderio di vedere i nipoti l'indomani si era affievolito. Un passo avanti nella vecchiaia. Senza dubbio. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

12 agosto 2021

Confronti (21-093)

Confronti. (21-093) Una mia collega di lavoro, di trent'anni fa, è morta da una settimana (vedi 21-088). Abbiamo condiviso, allora, impegno professionale, sindacale e umano. Poi ho lasciato quel lavoro (e anche quel mondo) e non ci siamo più visti o quasi. Abbiamo imboccato due strade diverse. Lei si è dedicata sempre più al volontariato e alla solidarietà internazionale, io a varie esperienze di lavoro e a due miei filoni di ricerca: l'agricoltura e il cibo. Ascoltando le testimonianze di amici e conoscenti, durante il funerale, ho scoperto che il suo impegno nel volontariato è cresciuto moltissimo. Prima in Nicaragua, poi in Palestina e infine Saraievo e Haiti. Un esempio di impegno civile per la città in cui vivo, ma anche di respiro nazionale. Mi è venuto spontaneo fare un confronto, che in estrema sintesi si può sintetizzare in questa frase: lei si è dedicata agli altri, io a me stesso. Detto così suona come un rimprovero alla mia vita "egoistica" in confronto col suo altruismo. Eppure ... Non sento di aver sprecato la mia vita. Certo, a confronto con la sua, la mia impallidisce, ma è come se avessi fatto un percorso comunque dignitoso. Non me ne pento. Ora che sono vecchio, sono chiamato ancor più a occuparmi di me stesso. Con una riserva: da qualche anno ho accumulato quattro nipoti, dei quali mi sono occupato e mi sto occupando. Un aiuto della vita ad uscire da se stessi, anche se soltanto per quattro personcine invece che per villaggi interi o popolazioni. La mia collega è un esempio per tanti. Io no. Ma occuparsi di bambini, generazione futura, è comunque un valore. (Forse i confronti fra vite diverse non sono opportuni: meglio non farli) (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

11 agosto 2021

Senso di immortalità (21-092)

Senso di immortalità. (21-092) In questi dieci anni di vecchiaia di prima fascia, più volte ho avuto la sensazione che la morte non mi riguardasse, anche in tempi recenti. Sensazione razionalmente immotivata. Ora, dopo dieci anni, ho sentito che forse non vivrò così a lungo come talora mi sono immaginato. Di colpo, ma solo per un istante, ho percepito che il mio orizzonte futuro si sta restringendo. Dieci anni ancora sarebbero tanti. Figuriamoci venti. Difficile stabilire le cause di questo cambio di opinione. Forse la morte recente di una mia collega coetanea; o il fatto che mi dovrei operare di prostata, ma ancora non ho avviato alcuna pratica allo scopo; o ancora una certa noia di vivere, che non mi mostra più la vita come desiderabile. Qualunque ne sia la ragione, il senso di immortalità mi sta abbandonando. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

07 agosto 2021

Dieci anni di diario sulla vecchiaia (21-090)

Dieci anni di diario sulla vecchiaia. (21-090) Quando in luglio ho compiuto gli anni (75), erano dieci anni da che ho cominciato a scrivere questo diario sulla vecchiaia (il blog l'ho cominciato l'anno dopo). Effettivamente ho quasi duemila pagine di pensieri sulla vecchiaia scritti nella prima fascia (65-75) di anzianità. Sono soddisfatto. Non tanto perchè penso di aver scoperto chissà quali idee nuove, bensì perchè ho tenuto duro nello scrivere ogni settimana due o tre pagine. E nell'aver documentato così l'evolversi dei pensieri di uno (soltanto uno, però!) che ha vissuto la prima parte di vecchiaia. Ha un valore universale tutto ciò? Non credo. Sarebbe bene che altri vecchi prendessero lo spunto dalla mia fatica per fare altrettanto e arricchire di dati quest'età. Ora li rileggerò e ne farò una cernita, in vista di una pubblicazione (sempre che qualcuno voglia stamparla). Ed ora? Continuerò, perchè comincia la parte meno conosciuta, quella dai 75 anni in su. Forse la più interessante. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

06 agosto 2021

Sta cambiando tutto e non ce rendiamo conto (21-091)

Sta cambiando tutto e non ce ne rendiamo conto. (21-091) Quando cominciò la pandemia, un anno e mezzo fa, ebbi la sensazione che fossimo di fronte a un evento speciale, che avrebbe potuto cambiare molte cose nel mondo (vedi 20-031 e 20-032). A distanza di tempo osservo che ero stato facile profeta. Stanno cambiando, in peggio. Non mi riferisco tanto al fatto che la pandemia non mostra di rallentare, nonostante il cosiddetto vaccino (anche perchè non lo si inietta a tutta la popolazione mondiale, perchè i brevetti non sono stati sospesi, con una miopia incredibile); quanto piuttosto alla messa in dubbio della libertà di cura, al fatto che si censurano sistematicamente tutte le voci dissonanti, al solo scopo di convincere tutti a vaccinarsi, si vogliono vaccinare anche i bambini, nonostante che per essi il vaccino non sia necessario, e ,cosa più grave di tutte, si falsificano i dati. Per esempio con la errata traduzione in italiano di una risoluzione europea che contemplava anche coloro che non vogliono vaccinarsi, mentre nella traduzione ufficiale in italiano tale voce è stata saltata! Oppure quando si insiste a dire che i vaccini attuali non sono sperimentali, il che è falso. La cosa peggiore sta nel fatto che si criminalizza chi ha deciso di non vaccinarsi, perchè ritiene il vaccino pericoloso e sconosciuto (negli effetti a lunga scadenza). Non si dà nessuno spazio ai cosiddetti no vacs (che poi in realtà sono no vaccino obbligatorio), dando per scontato che siano un manipolo di incoscienti e incompetenti (e molti sono medici!). Tutti la dobbiamo pensare in un solo modo. All'anima della democrazia. Siamo all'anticamera di una deriva autoritaria. Con l'apparenza di democrazia. (chi mai cita i 423 morti in Italia direttamente legati all'assunzione del vaccino? se lo si fa è soltanto per paragonarli ai 127.000 morti dovuti al virus e si dice: vedete che funziona? Mi si deve dimostrare però che quei morti, 423, sarebbero morti ugualmente per covid, se non si fossero vaccinati) (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

05 agosto 2021

Cose normali (21-089)

Cose normali. (21-089) Al funerale, del quale ho scritto nella pagina precedente, vi erano molti vecchi. Della mia età e anche più anziani. Ebbene quelli più anziani, diciamo con oltre 80 anni, erano tutti in qualche misura lesionati. O zoppicavano. O erano esageratamente curvi. O traballanti nel loro equilibrio. Ottant'anni rappresenta un'età di confine, per la manifestazione (anche visibile) di problemi fisici. Non è detto che tutti dopo gli ottant'anni la manifestino. Ma è molto probabile. È normale, perchè stupirsene? Non mi stupisco, semplicemente lo registro. Lo ricordo prima di tutto a me stesso: questo è un esito probabile, in età tarda. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

01 agosto 2021

Morte di una collega (21-088)

Morte di una collega. (21-088) La collega, alla quale accennavo nella pagina 21-085, è morta ieri. Oggi sul giornale è comparso un articolo sulla sua scomparsa, perchè si trattava di una persona di rilievo cittadino. Un bell'articolo che ricordava le sue qualità, il suo impegno civile, la partecipazione trentennale a tutte le iniziative sulla pace della mia città. Mi sono chiesto se anche per la mia morte scriverebbero qualcosa sul giornale cittadino. Credo di no, anche se per molti anni mi sono impegnato anch'io in qualcosa di ideale, come l'agricoltura e il cibo. Me ne dispiaccio, provo invidia? No, assolutamente. Pur riconoscendo il valore della collega, pur avendomi fatto piacere leggere quelle parole sul giornale, non vorrei che fossero applicate anche a me. Qualche anno fa avevo scritto questo pensiero: meglio distaccarsi dalla vita in silenzio e senza clamore. Lo penso ancora. Solo che ciò è applicabile naturalmente a chi muore in tarda età. A 74 anni la morte lascia ancora perplesso qualcuno. Il marito della mia collega, annunciandomi la prossima fine della moglie, mi disse: "Peccato!" Forse voleva dire che aveva ancora progetti in corso di realizzazione, che era nel pieno della vita eccetera eccetera. Ma se invece fosse morta a 84 anni? Forse l'età avanzata le avrebbe fatto mollare la presa sulla vita. E a 94? Forse pochi si sarebbero ricordati di lei. E allora in tarda età è normale, è meglio uscir di scena in punta di piedi. Senza che nessuno se n'accorga. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

31 luglio 2021

Patente rinnovata (21-087)

Patente rinnovata. (21-087) Scrivevo, una settimana fa, che stavo rinnovando la patente di guida (21-080). La visita medica è andata bene e così la mia possibilità di guida continua anche per i prossimi anni. Tutto bene dunque. Ieri sono andato a ritirare il nuovo documento e ho letto distrattamente il periodo di validità. Ricordando che il precedente rinnovo era stato di quasi sei anni, mi aspettavo un rinnovo equivalente, fino al 2027. E invece no! La mia patente arriva solo al 2024, fra tre anni. Evidentemente, dopo i 75, si passa a una periodocità di rinnovo ancora minore. Un altro segnale che anche i miei tempi di vita si stanno accorciando rapidamente. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

30 luglio 2021

Stupidaggini (21-086)

Stupidaggini. (21-086) Ho chiamato a casa mia un tecnico video per poter vedere sul televisore quanto compare sul computer. Era un venerdì sera e ci siamo dati appuntamento per il martedì successivo per effettuare il collegamento, previa l'acquisto dei cavetti corretti. Discutendo con la mia compagna abbiamo poi cambiato idea su una certa opzione che ci aveva prospettato il tecnico. Così mi ero proposto di chiamarlo lunedì mattina prima che si recasse ad acquistare i cavi. Domenica sera mi è venuta l'idea di anticipare la telefonata, per l'appunto alla sera della giornata festiva, più che altro per semplificarmi l'organizzazione, senza valutare che si trattava di giornata festiva, per di più a un'ora, quella del pasto serale, solitamente dedicata alla famiglia. La risposta al telefono del tecnico è stata lapidaria: se non c'erano questioni di vita o di morte ci saremmo sentiti lunedì mattina, perchè era impegnato con la famiglia. E ha chiuso la telefonata. In tarda serata mi ha mandato un messaggio giustificandosi. Gli ho risposto che non potevo far altro che scusarmi. Mi sono chiesto che cosa mi aveva spinto a fare quella telefonata inopportuna la domenica sera, invece di attendere il lunedì mattina: non ho trovato spiegazioni per la mia scelta. Si è trattato soltanto di una pura sciocchezza. Più procedo nella vecchiaia, più frequentemente mi capita di fare stupidaggini. Cioè di non accorgermi subito che ciò che faccio sia sciocco. Ho perduto capacità di valutazione. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

25 luglio 2021

Quelli più giovani (21-085)

Quelli più giovani. (21-085) (25/07/21) Da qualche mese (o forse già da un anno) osservo una cosa particolare. Hanno cominciato a morire, in buon numero, persone più giovani di me. La prima è stata la mia consuocera, mia coetanea. Poi la badante di mia madre, anch'essa coetanea. Ancora un vicino di casa, più giovane. E in sequenza: un mio collega di lavoro, decisamente più giovane, e ora una cara collega sta morendo, anche lei con meno anni. Contemporaneamente anche nelle locandine funebri (che per tradizione della mia regione sono affisse sui pali stradali), hanno cominciato a comparire persone defunte più giovani di me. Non si tratta di morti per incidente, bensì per malattia. Ciò è ovviamente dovuto al fatto che sto aumentando con gli anni, ma è come se avessi superato una soglia. Dopo di questa i morti più giovani si sono moltiplicati. Tale fatto normale mi ricorda semplicemente che sono diventato più vecchio, che morire anche prima della mia età è normale, che sono dunque nel pieno dell'età in cui si muore. Un cinico direbbe: è capitato a loro e non a me, ne posso godere. Stranamente non è una considerazione che mi appartiene: prevale lo stupore.) (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

21 luglio 2021

Una cosa normale (21-084)

Una cosa normale. (21-084) Più avanzo negli anni, più la morte mi sembra cosa naturale. E normale. Lo pensa la gente che mi circonda, quando muore un anziano in là con gli anni, e dice: "Ha vissuto una vita buona, tranne le ultime settimane." Lo pensano gli anziani stessi, quando vivono alla giornata, neanche tanto male, e di fronte alla prospettiva della morte fanno gesti di rassegnazione, neanche tanto addolorati. Me lo ha riferito la mia vicina ultranovantenne, quando, di fronte alla prospettiva di una operazione, è sbottata a dire che non se ne parlava proprio e che se per questo doveva morire, amen. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

19 luglio 2021

Orgogliosamente non vaccinato (21-083)

Orgogliosamente non vaccinato. (21-083) In Europa vi è la corsa a vaccinare tutti. Poi si scopre che vi sono persone che non ne vogliono sapere (anche un buon numero di sanitari). In Italia i più resistenti sono i vecchi fra i 60 e gli 80. Chiariamo un punto. Se esistesse un vaccino sicuro, senza effetti collaterali per nessuno, che non avesse finora causato decessi o lesioni gravi permanenti, sperimentato a sufficienza, perchè non vaccinarsi? Soprattutto se la vaccinazione fosse un bene per la società oltre che per l'individuo. È questa la situazione attuale? Neanche per sogno. I vaccini sono tutti sperimentali. Hanno causato decessi. Hanno causato invalidità. Non si sa nulla sugli effetti a lunga scadenza. Non si sa quanto duri l'immunità che garantiscono. E allora io non mi vaccino. E lo affermo chiaramente: è troppo rischioso. Se non mi si sa dire perchè decine o centinaia di persone sono già decedute dopo un vaccino, non si può usare la statistica (0,001%) come una probabilità e convicermi che il rischio è bassissimo. Non siamo lanci di una moneta (tutti uguali), ma individui tutti diversi. Pertanto la mia probabilità di avere danni è del 50%: o li ho o non li ho. Il rischio è troppo alto, anche per il bene della società. In realtà se non mi vaccino non è perchè sono un fatalista o un incosciente: ho già assunto numerose misure per rinforzare il mio sistema immunitario, nel quale credo molto più che non nei vaccini delle grandi case farmaceutiche, guidate soltanto dal profitto. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

18 luglio 2021

E' vissuto bene (21-082)

È vissuto bene. (21-082) Alla morte di molti vecchi spesso si dice: "Dispiace che sia morto, ma aveva tanti anni. E poi ha vissuto una buona vita." Si ricorda cioè che gli ultimi suoi anni sono stati sereni e che il vecchio è stato ben accudito. Anche se magari le ultime settimane sono state un calvario fra ospedale, casa di riposo, ricoveri in ambulanza, eccetera. Nonostante le ultime settimane o mesi non siano stati il meglio che si possa aspettare dalla vita, si dà per scontato che tutto ciò sia piccola cosa, confrontato con gli anni precedenti di vita quieta. È un giudizio corretto. Ma bisognerebbe sentire che cosa ne pensano gli interessati. Le ultime settimane di stenti sono compensate dal tempo precedente? Chi sta per morire è appagato da come ha vissuto la sua vita? Oppure è preso dai tempi ultimi come da una tragedia? O ancora: si può giungere alla fine dell'esistenza con un senso di soddisfazione, nonostante l'inevitabile dolore fisico della morte? (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

15 luglio 2021

Addormentarsi davanti alla tv (21-081)

Addormentarsi davanti alla tv. (21-081) Parlavo con mio cugino, vecchio quasi quanto me. Anche lui la sera, davanti alla tv, si addormenta spesso. Proprio come me. Come anche la mia compagna e sua moglie. Conclusione: noi anziani alla sera siamo più stanchi di quelli di mezza età e dunque ci assopiamo con facilità. Cosa verissima, perchè abbiamo bisogno anche di un riposo pomeridiano se vogliamo arrivare a sera ancora svegli. Ma c'è dell'altro. Si considerano troppo poco i programmi che si guardano. È indubbio che la maggior parte di ciò che si vede in tv sia una riproposizione stantia di quanto abbiamo visto per anni, anzi per decenni. Si guardano cioè cose già viste, anche se magari hanno personaggi diversi, attori diversi, città diverse. Ma è sempre la stessa zuppa. Ciò significa che gli anziani dormono più per la noia che non per la stanchezza accumulata durante il giorno. Guardare la tv è diventato di una noia mortale. Almeno per chi ha molti anni. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

13 luglio 2021

Patente di guida che scade (21-080)

Patente che scade. (21-080) Fra qualche giorno la mia patente scadrà di validità. Per il rinnovo mi sono preso per tempo, perchè è facile scordarsene. In realtà sono stato aiutato dal periodo più breve di validità (cinque anni) rispetto alla durata normale (10 anni): per i vecchi i periodi si accorciano man mano che ci si avanza negli anni. La cosiddetta visita medica si riduce a un controllo della vista e dell'udito o poco più. Roba minima. Eppure per un anziano è comunque un test di efficienza. Ricordo che durante il precedente rinnovo, il medico parlava a voce bassissima, evidentemente per saggiare il mio udito. Poichè sono un poco sordo, sentivo a mala pena. Anche per la vista sono in apprensione: se scende sotto un certo livello compare l'obbligo degli occhiali. Insomma ciò che per una persona di mezz'età consiste coltanto in un fastidio burocratico, per un vecchio diventa un vero e proprio esame. Si può essere bocciati! (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

10 luglio 2021

Non farcela più (21-079)

Non farcela più. (21-079) Un conoscente quasi ottantenne: in breve tempo non ha più desiderio di far nulla, non esce quasi di casa, è spaventato da una malattia (diabete) e da un'operazione alla prostata (che ha subito da poco). Delega ogni cosa alla moglie. Quasi un crollo. Psicologico, prima che fisico. Sostanzialmente è caduto in uno stato di depressione di fronte alle difficoltà della vecchiaia. L'ultima età della vita si presenta con molti problemi, tutt'altro che semplici da risolvere. Dovremmo avere più risorse per affrontarli e invece ne abbiamo meno. Siamo sfidati in un compito impegnativo, con minori mezzi di quando eravamo giovani. Qualcuno non ce la fa e si lascia andare, letteralmente uscendo dalla vita. In certi casi è più questione di risorse psichiche che fisiche. La tenuta psicologica è importantissima nella vecchiaia. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

09 luglio 2021

Cadere in casa (21-078)

Cadere in casa. (21-078) Un anno fa, prima della sua morte, il mio vicino di casa ultranovantenne cadde in casa. O meglio, scivolò dalla poltrona sul tappeto. E non fu più in grado di rialzarsi. Era corpulento ed era vecchio, coi muscoli ridotti per l'età. Intervenimmo in due giovani anziani e, con difficoltà, riuscimmo appena a rimetterlo sulla poltrona. Un corpo umano a terra è difficile da rimettere in piedi, se non ci riesce da solo coi propri muscoli. Ieri è caduta la mia compagna, in terrazzo. Sono intervenuto per aiutarla, ma si è rimessa in piedi da sola, girandosi su un fianco. Io difficilmente sarei riuscito a risollevarla. Cadere in casa da vecchi è un classico. Talvolta le conseguenze sono rovinose. Talaltra no. Ma il problema non è solo quello di farsi male, bensì il rialzarsi. Accorgimenti per non cadere: via tutti i tappeti dalla casa, via le ciabatte, via tutti quegli ostacoli che rendono accidentato il nostro camminare in casa. Molta prudenza anche coi cani, specie se vecchi, che amano starci fra i piedi e, se sono vecchi anche loro, non si spostano più agilmente, come quando erano giovani. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)