21 novembre 2021

Scoperte della vecchiaia (21-133)

Scoperte. (21-133) Mi era successo alcuni anni fa. Durante l'ascolto di un telegiornale pomeridiano scoprii di seguire a fatica le parole dei commentatori. Mi stavo assopendo, mi ero giustificato. A 75 anni ciò sta succedendo più volte, soprattutto la sera. Stento a seguire discorsi se sono pronunciati molto velocemente. Di una nuova serie televisiva statunitense fatico a seguire i dialoghi, perchè sono molto veloci, concitati; si tratta di rapidi scambi di battute che si accavallano l'una con l'altra, senza pause: finisco col capirci poco, non per la sordità, ma perchè il mio vecchio cervello è più lento del ritmo delle conversazioni. Ciò non capita con tutti i telefilm che guardo in tv. Bensì soltanto con quello citato. Ma a ben vedere ogni volta che persone parlano molto velocemente mi perdo dei passaggi. La velocità di parola non è più comprensibile in vecchiaia (quella mia, naturalmente). Si tratta di scelte di regia (o di sceneggiatura), che danno ritmo, ma nascondono anche la pochezza dei dialoghi. Alla fine tale velocità danneggia solo la nostra categoria anziana: fin qui, poco male. Ma c'è dell'altro. Da un pò di tempo ho cominciato a conteggiare i tempi delle immagini di un messaggio pubblicitario: un secondo l'una (anche meno)! Vale a dire che una breve pubblicità di pochi secondi contiene una decina di immagini. A chi giova? L'ho notato perchè ne sono disturbato. Anche in questo frangente stento a seguire il messaggio, bombardato come sono da immagini in continua successione. Il messaggio risulta meno chiaro con tale sistema di comunicare, anzi determina confusione. Ne vale la pena? Evidentemente sì. Perchè ciò a cui punta la pubblicità non è un messaggio razionale sulla qualità di un prodotto, bensì un'accozzaglia di impulsi che lascino una traccia nella nostra psiche, utile al momento dell'acquisto, che verrà fatto sull'onda di impulsi invece che come scelta razionale. La pubblicità cioè sempre più scopertamente produce soltanto impulsi. E la confusione che induce è utile per vendere il prodotto, proprio perchè diminuisce la chiarezza del messaggio razionale, aumentando invece la confusione A questo proposito penso che sarebbe il caso di rileggere un saggio di Giovanni Sartori del 1997 dal titolo Homo videns: Sartori conclude che l'invadenza delle immagini nella nostra società porta a diminuire la libertà di chi ascolta. Sempre a proposito di pubblicità in molti ci siamo accorti che recentemente la separazione di un messaggio pubblicitario dall'altro è scomparsa: prima vi era un breve stacco fra un messaggio e l'altro, ora nulla, con la conseguenza che a volte non si capisce se si parli di un prodotto nuovo o se continua la reclame di quello precedente. A chi giova tutto ciò se non a chi vuol solo dare spinte alla vendita e non indicazioni di prodotto? Conclusione: quando si deciderà la politica a regolare la presenza pubblicitaria nella televisione? Quando si deciderà a proibire la presenza dei bambini (presenti in quasi tutti i messaggi)? A questo stato di cose non mi rassegno, ma continuo a verificare che chi ci governa vuole tutt'altro che il bene dei cittadini. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

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