24 settembre 2021

Il sapere e la libertà* (21-108)

Il sapere e la libertà. (21-108) In una vita intera, che giunga fino alla vecchiaia, si imparano molte cose. Si acquisiscono competenze, relativamente al lavoro che si fa. Quando però si va in pensione, quelle competenze non sono più usate da nessuno. Di ciò mi sono dispiaciuto più volte in questo diario. Mi è parso (finora) uno spreco per la comunità: relegando gli anziani fuori dalla società si perdono saperi che potrebbero essere ancora utili. In casa ho una piccola libreria che contiene esclusivamente libri tecnici della mia gioventù e mezz'età. L'ho sempre conservata gelosamente, anche se sempre meno utilizzata, dopo la fine della mia professione. Se traslocherò, che ne farò? Diventando vecchio (ormai da ben 10 anni) ho scoperto che la professione che ho svolto in passato, sempre meno mi caratterizza. Da giovane invece dicevo con orgoglio: io sono un chimico, quando mi si chiedeva che cosa facessi nella vita. Da vecchi, quando si viene interrogati sulla propria attività, ci si limita a rispondere: sono un pensionato. Non conta più il proprio sapere! Da vecchi si è più nudi, senza le sovrastrutture del sapere. Si è quel che si è, col proprio corpo e la propria mente, senza fardelli di competenze che talvolta si portano come un peso, senza che gli altri abbiano aspettative sulle nostre conoscenze. Ci si sente più leggeri. Da vecchi si è più liberi. (Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

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