11 novembre 2021
Dieci anni dopo (21-128)
Dieci anni dopo. (21-128)
Ho riletto i primi due anni di diario, quelli di quando ero appena entrato nella vecchiaia.
Questo diario era nato proprio per verificare come cambiassero sensazioni, stato fisico, opinioni della vita col passare del tempo. Dopo dieci anni sono cambiate molte cose.
Comincio a scriverne qui alcune, come mi vengono in mente, dal confronto fra l'oggi e i primi anni.
Alla perdita di capacità fisiche si è aggiunta quella delle capacità psicologiche. Fatico di più oggi ad affrontare conflitti e stati prolungati di tensioni nervose e di impegno; soprattutto sono venute a diminuire le motivazioni per fare, per impegnarmi.
La sintesi più perfetta di questo stato è l'abbandono delle camminate in montagna per sentieri e rifugi, con lo zaino in spalla, che ho deciso l'anno scorso, d'accordo col mio amico. Ha cominciato a diminuire la motivazione, poi ad aumentare la fatica, poi le difficoltà relative all'organizzazione e a qualche malessere del mio compagno d'avventura, fino al punto che abbiamo detto basta.
Altra decisione importante è stata quella di diminuire (quasi azzerare) il mio impegno lavorativo. Conservo soltanto un modesto incarico di poche decine di ore annuali: ma quest'anno complice la pandemia sono stato quasi sul punto di lasciare anche quello.
Andando più nel profondo, il cambiamento maggiore è stato quello sul senso di immortalità: sta venendo meno, mentre era preponderante dieci anni fa.
La fine della vita è anche maggiormente presente nelle pagine di diario rispetto a un decennio fa, soprattutto negli ultimi mesi.
Fra le opinioni cambiate c'è quella relativa alle malattie. All'inizio mi sembravano necessarie per finire l'esistenza. Oggi non lo penso più: si muore perchè si esaurisce il ciclo vitale, più che per l'incremento delle situazioni patologiche. Anzi ritengo che con un buon stile di vita si possa morire di vecchiaia invece che di malattia.
Rispetto a dieci anni fa è anche cambiata la situazione familiare: sono stato arricchito di ben quattro nipoti, che si portano via un bel pezzo di vita quotidiana, sia come tempo vero e proprio di accudimento, sia come impegno psicologico nel pensare a loro e ai loro problemi.
Dal punto di vista fisico l'ipertrofia prostatica benigna mi colpisce ancora e la situazione si è aggravata, ma non al punto tale di farmi decidere per un intervento chirurgico.
E come spirito?
Eh, mi sento più fragile.
(Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)
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