30 giugno 2013

Precedenza. (276)
Quando vado al parco coi cani, passo davanti a un supermercato, con tanto di parcheggio interno. Spesso sono costretto a frenare perchè le auto che escono non danno la precedenza. Rischiano l'incidente. Se suono e cerco di far capire che devono aspettare che io sia passato, si stupiscono, inveiscono. Come se avessero tutto il diritto di passar loro. Hanno torto marcio.
Spesso mi arrabbio. Li mando al diavolo.
Oggi mi è ancora capitato. Ho riflettuto. Che cosa mi fa imbestialire? Aver ragione e non venir riconosciuto.
Sono vecchio, possibile che non mi sia ancora abituato alle piccole scorrettezze che succedono sulla strada? Possibile che me la prenda ancora tanto?
Devo controllarmi di più. Proprio perchè sono vecchio. Non tanto perchè qualcuno potrebbe picchiarmi. Non avrei paura (da incosciente).
Ci si deve controllare perchè da vecchi, si ha esperienza. Si sono già vissute molte volte certe maleducazioni sulla strada. Da vecchi si può anche guardarle come cose normali.
Da vecchi i torti subìti (questi torti subìti!) non rivestono molta importanza.
Da vecchi si dovrebbe lasciar correre.
Da vecchi si potrebbe essere più saggi.

(L'indice per argomenti delle prime 218 pagine di questo diario si trova al n. 202)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com ).

29 giugno 2013

La noia delle cose normali. (275)
Da vecchi alcune abitudini diventano insopportabili. L'ho detto a proposito delle feste di fine anno. E delle feste di compleanno, che ho deciso di non festeggiare più.
Insopportabile è anche la consuetudine della televisione. Spettacolo per lo più stupido.
Adesso mi sta venendo a noia la consuetudine di...mangiare. Capisco quanto sia assurdo.
Comincio a sentire come una schiavitù quella di dover mangiare ogni giorno, più volte al giorno. Poi mi viene fame e lo faccio. Ma ne sento la schiavitù.
Già da qualche anno mia moglie si era mostrata insofferente alla preparazione abitudinaria dei pasti. Lei è cuoca eccellente. Non si sottrae alla preparazione di piatti elaborati, di pranzi ricchi di portate.
Purchè siano eventi eccezionali, non più volte al giorno.
Quello che non sopporta è la stanca ripetizione del gesto.
Fortunatamente negli ultimi anni abbiamo scelto due regimi alimentari differenti, per cui io mi preparo i miei piatti e lei i suoi. Non gravo più su di lei.
Mi è venuto a noia il fatto di dover continuamente assumere cibo per poter vivere.
Di ciò non ci si rende conto, perchè la fame ci spinge a farlo.
Me ne sono accorto gli anni in cui ho sperimentato digiuni di una settimana.
Quanto tempo risparmiato fra pensare menù, acquistare, preparare, spreparare, gettar rifiuti! Che libertà!
In questi ultimi anni quello che sopporto poco è l'obbligatorietà del preparare. Del non poterne fare a meno.
Che sia inevitabile, da vecchi?

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28 giugno 2013

Vene. (274)
Mi guardo nudo allo specchio. Vedo la mia massa muscolare che diminuisce, vedo le spalle che s'incurvano, vedo la pancia, in tutta evidenza.
Ieri ho osservato le vene superficiali delle gambe. E' da molto tempo che le ho. Cinque o più anni.
Sono uno degli aspetti degli anziani. Nascoste durante l'anno, appaiono d'estate o al mare. Le prime volte mi facevano impressione. Poi mi sono abituato. Mi sono rassegnato.
Non so qual è il meccanismo per cui in vecchiaia queste vene compaiano. Non so se siano un disturbo del quale ci si debba preoccupare.
Non so se siano le cosiddette vene varicose. Lo chiederò al medico.
Intanto me le tengo, le osservo. Mi ricordano che ho tanti anni.
Fanno parte del mio paesaggio di vecchiaia.
Comincio ad affezionarmi.

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27 giugno 2013

Ripetizioni. (273)
A pagina 270, tre giorni fa, ho parlato di caldo. Dopo averla scritta, mi è venuto in mente di aver già trattato lo stesso tema l'estate scorsa. Mi sono detto: ti stai ripetendo. Sono andato alla ricerca di quella pagina. Era del luglio 2012. Uno spunto brevissimo. Prima ancora che cominciassi questo blog. Quindi non era comparso nel blog, cominciato a settembre 2012.
Con quasi trecento pagine di diario già fatte è inevitabile che mi ripeta. A distanza di mesi posso avere stimoli simili. Dunque posso tornare su uno stesso argomento. Ma non mi copio. Cioè non scrivo le stesse cose.
A volte il punto di vista cambia un poco. A volte c'è una maturazione dei concetti. A volte uno sviluppo.
Posso raccogliere tutti i brani sullo stesso argomento in ordine cronologico e seguirne l'evoluzione. A ciò mira l'indice che ho inserito a pagina 202.
Lo aggiornerò a pagina 300.

La ripresa di un tema era fra le intenzioni originarie di questo diario.
Cioè era voluta. Solo che me la figuravo a distanza di anni e non di mesi. Volevo vedere come cambiavo opinione, inoltrandomi nella vecchiaia.
Mi figuravo che potesse essere utile a qualcuno.
Invece è un innocente passatempo.
Solo mio.

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26 giugno 2013

Tre piccoli incidenti. (272)
Ho portato l'auto dal meccanico. Quando sono sceso l'ho salutato e ho cominciato a spiegargli di che cosa avevo bisogno. Mentre parlavo, con le spalle alla vettura, ho chiuso lo sportello con la mano destra, dietro di me. Cioè senza guardare la traiettoria dello sportello. Ho fatto male i calcoli. La punta alta della portiera mi ha colpito la schiena. Un bel dolore.
Sempre con l'auto. Io e mia moglie abbiamo una sola vettura. La usiamo entrambi. Quando la usa lei, sposta in avanti il sedile. Io sono più alto. Quando la riprendo io, devo spostarlo indietro. Per fare questa operazione entro in auto, mi siedo e poi spingo indietro il sedile con i piedi. Oggi, entrando, ho sbattuto con la testa sulla cornice dello sportello. Non ho calcolato che lo spazio di entrata, con il sedile in avanti, è più stretto. Una piccola botta.
A casa, alzando la testa da sotto uno scaffale, lo colpito lo spigolo. Per fortuna, di striscio. Una botta anche in questo caso.
Tre piccoli incidenti senza conseguenze. Accaduti in un paio di giorni. Sfortuna.
Distrazione o vecchiaia?
La mia capacità di calcolare angoli e distanze, si sta indebolendo.

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25 giugno 2013

Il mio cane vecchio ha un padrone vecchio. (271)
Il mio cane mi parla. Per via telepatica.
Mi ricorda quando era giovane e rincorreva le palline da tennis che gli lanciavo. Non le riportava. Amava tenersele. E masticarle a lungo. Non riuscivo a riprenderle. Allora ne lanciavo un'altra. E mollava la prima. Ne portavo via un sacchetto intero. Anche la cagna giocava con la pallina. Ma il cane la prendeva sempre per primo. Dovevo lanciarne due per volta.
Mi ricorda quando io e mia moglie ci mettevano distanti una ventina di metri e chiamavamo i cani con la promessa di un biscotto. Così facevano la spola da un padrone all'altro, correndo a più non posso.
Mi ricorda quando lo portavo lungo il fiume. O in altri piccoli parchi disseminati nel quartiere.
Mi ricorda quando lo portavo al mare.
Non faccio più queste cose. Il mio cane è diventato vecchio.
In realtà sono io che sono diventato vecchio.

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24 giugno 2013

Caldo. (270)
In questi giorni scorsi fa caldo. Tanto che abbiamo acceso il condizionatore.
Nel condominio vicino al nostro stanno facendo dei lavori. Fra gli altri, ridipingono i muri esterni. Cominciano presto al mattino, ma lavorano tutto il giorno. Con questo caldo.
Al pomeriggio continuano a lavorare. Per le pareti nord ed est hanno avuto ombra, almeno per un po'. Ma le altre due pareti le hanno fatte in pieno sole, quasi senza riparo. Gli operai sono giovani. Resistono. Ma è indubbio che sia una gran sofferenza, lavorare sotto il sole estivo.
Quanto potrei resistere io in questa condizione? Un'ora? Mezz'ora? Alla mia età non potrei farcela.
Da vecchi il sistema di regolazione del caldo e del freddo si inceppa. Si resiste meno.
Qualche anno fa, pativo il gran caldo. Ma resistevo. Adesso non resisto più.
Per carità, non è che svenga o muoia, ma tutta la mia energia serve per sopravvivere.
Col caldo non riesco a fare nulla.
Resto in attesa che passi.
E basta.

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23 giugno 2013

L'arrivo nella vecchiaia. (269)
Mia moglie lavora con persone giovani, dell'età dei nostri figli: quarantenni, più o meno. Questi giovani hanno dei genitori della nostra età. Appena entrati nella vecchiaia.
Si stupisce quando quei giovani raccontano dei loro genitori. La maggior parte sono inattivi.
Arrivati in vecchiaia, hanno finito il lavoro, sono andati in pensione. E si sono fermati. Escono poco. Nessun entusiasmo. Hanno perso interesse per la vita.
Eppure sono relativamente giovani. Se non sono malandati in salute, potrebbero fare molto. Potrebbero spassarsela. Invece niente. Con la fine dell'attività lavorativa, cessano tutte le passioni.
Il campione di persone è piccolo. Non posso generalizzare. Eppure questo è uno dei modi in cui si affronta la vecchiaia. L'inerzia. L'assenza di desideri.
La vecchiaia è una delle età della vita. Non finisce la vita quando si diventa vecchi.
In questi casi, sono benedetti i nipotini. Almeno si è in contatto con la vita, dovendo fare servizi per nuove vite appena nate.
Ma c'è una vita oltre i nipotini.
C'è ancora la vita da vecchi.
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22 giugno 2013

Isolamento. (268)
In condominio abitano due persone molto anziane. Marito e moglie. Ho saputo che sono antrambi sugli ottantacinque anni. Non sono malati. Lui cammina zoppicando un pò. Lei invece se la cava bene.
A volte non li vedo per settimane. E sì che abitiamo sullo stesso pianerottolo.
Non si muovono. Non escono. O meglio escono solo per le immondizie o per andare a fare la spesa. Quando fa bel tempo sono spesso in terrazza. A leggere o a giocare a carte, fra loro.
Hanno poche relazioni. I due figli vengono sì a trovarli, ma sporadicamente.
La vita dei molto anziani si riduce. I movimenti si riducono. Le relazioni si riducono.
L'età avanzata è un tempo per la riflessione. Per i bilanci sulla vita. Per i ricordi.
Li osservo spesso.
Mi illustrano un possibile esito della mia vita futura.

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21 giugno 2013

Unghie. (267)
Negli ultimi anni ho avuto l'unghia del pollice destro fessurata (due o tre millimetri). Nessun fastidio, se non quello di tagliarla più profondamente per evitare che si impigliasse nei vestiti.
A gennaio la fessurazione si è ridotta fino a scomparire. A febbraio è ricomparsa per un po'. Per sparire poi definitivamente. Ne sono contento.
Non conosco la ragione. Né della fessura, né della guarigione. All'inizio pensavo a uno dei tanti segni di vecchiaia. Si sa, con l'età il corpo si deteriora. Nascono magagne sempre nuove.
Poiché è passata, segno di vecchiaia non era.
Un problema alle unghie ce l'avevo anche ai piedi. Da tempo. Le unghie dell'alluce e del secondo dito destro si ispessivano e deformavano. Erano dure da tagliare. Mi ero rassegnato. La vecchiaia.
L'ultima volta che mi sono tagliato le unghie dei piedi, una sorpresa.
Le unghie sono tornate normali!!!
Che mi sta succedendo? Perchè queste guarigioni improvvise?
Li consideravo segni di vecchiaia, non erano tali. Erano segni di disturbi cronici, legati a chissà che cosa.
So di essere un maniaco del cibo. Di essere sempre attento a quello che mangio. Però da circa tre settimane non mangio più dolci (tipo brioche, biscotti, torte, cioccolatini), né pane, pizza, pasta.
Con questa dieta ho eliminato (totalmente e senza farmaci!) la forte acidità di stomaco di cui ho sofferto negli ultimi quattro anni (incluso un ricovero in ospedale).
Adesso scopro che sono guarite anche le unghie.
So di essere un maniaco del cibo.
Però...

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20 giugno 2013

Che lavoro faceva? (266)
Bel segnale di vecchiaia. Ieri, al bar, la giovane proprietaria, parlando del più e del meno, si interessa alla mia vita. Gentile. Vuol saperne di più di me. E mi chiede del mio lavoro. Nicchio un pò. Non mi piace scoprirmi. Ma interviene mia moglie e glielo dice. La barista insiste e mi chiede:”Che incarico svolgeva?”
Sono stato colpito dal tempo del verbo. Non mi ha chiesto:”Che incarico svolge?” Tempo presente. Bensì: “Che incarico svolgeva?” Tempo passato.
Lei mi vede vecchio per quel che sono. Non importa se lavoro ancora. Il mio aspetto è quello del pensionato. Del vecchio.
Grazie giovane barista. Mi hai dato il segno della mia condizione. Non importa se contrasta col mio vissuto interiore. Sono vecchio nella realtà. Non importa se ne ho sofferto. Quello sono.
Pericoloso farsi illusioni.

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19 giugno 2013

Dario Fo. (265) (19/06/13)
Premio nobel per la letteratura, molto anziano, l'ho sentito in un'intervista. Di recente. Parlava di politica. Di teatro.
Il fatto è che sua moglie è morta qualche settimana fa. Mi sono stupito che non mostrasse dolore. Che invece parlasse d'altro. Certo, è un attore. Certo, può simulare i sentimenti. Ma non è questo.
Mi sono fatto l'idea che in età molto avanzata si dia per scontata la morte. Si sa che è vicinissima per sé e per chi ci sta a cuore.
Non basta.
Si considera la morte inevitabile, naturale. Nell'ordine delle cose. Accettabile.
E non si tratta di credere o non credere nell'aldilà.
A novant'anni si prende la vita per quello che è. Amore, conoscenza, avventura.
Compresa la morte.

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18 giugno 2013

Superare i limiti. (264)
Nel mio giro pomeridiano coi cani, ho visto un anziano. Camminava a stento. Portava una bicicletta. Come appoggio. Chiamava: ”Titti!” Evidentemente il suo gatto.
A un tratto è salito in bicicletta e lentamente si è messo in moto. L'ho seguito con lo sguardo. Temevo che cadesse.
Che cosa spinge un individuo in difficoltà a salire in bicicletta? Quello della bicicletta è un equilibrio instabile.
Lo stesso ho visto fare con un motorino.
Si vogliono superare i propri limiti. Andare in bici (o in moto!) consente di muoversi. Quando ormai le gambe non reggono più.
E' un rischio elevato. Quelle stesse gambe dovranno essere appoggiate a terra quando si smonterà dalla bici, oppure dovranno frenare (moto). E se non lo faranno?
E' frequente vedere questi vecchi. E' un prodotto della vecchiaia? O un atteggiamento che attraversa tutte le età? Quando un giovane si compra una moto veloce, chiaramente non accetta i propri limiti. Quel giovane in vecchiaia guiderà la bici, la moto o l'auto anche se non è più in grado di camminare.
Comportasse soltanto un rischio per se stessi, passi. Ma tutti questi anziani circolano sulle strade.
Possono fare molto danno.
Un conto è sforzarsi di fare quello che ci procura fatica (il camminare, magari con un bastone). Un altro è fare quello che non si può più fare, se non con pericolo di altri.
Senso di responsabilità.

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17 giugno 2013

Sforzarsi. (263)
Il mio cane ha la mia stessa età, facendo i debiti rapporti. Quando deve salire le scale, tende a farsi trasportare. Ha cominciato dopo che si era ferito a una zampa. E ha continuato dopo che era guarito. Io lo sforzo. Perchè ce la fa, sia pure a fatica, sia pure lentamente. Lo faccio per la sua dignità.
Chi ci sta intorno, ci deve sforzare (parlo di noi vecchi)? Noi stessi, ci sforziamo?
E' meglio. Per vivere autonomi fin che si può. Anche quando ci pesa, dobbiamo sforzarci.
Ci si sforza e si fa quel che si deve.
Così la vita diventa pian piano più faticosa.
Così ce ne distacchiamo meglio.
Dobbiamo prepararci la fine.
O no?

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16 giugno 2013

Svaghi. (262)
Al venerdì vado al cinema. Abitudine fissa. L'abitudine aiuta a fare. Anche quando non se ne ha voglia. L'altro ieri non ci sono andato. Anzi non ci siamo andati. Mia moglie non ne aveva voglia, per un leggero malessere. Anch'io ho rinunciato. Stavo bene, ma non ero abbastanza motivato per andarci da solo.
Gli svaghi diventano problematici, da vecchi.
Uscire la sera? E' uno sforzo. Lo faccio solo se mi interessa veramente.
Il vantaggio è che si diventa selettivi. Si cercano solo gli svaghi significativi.
Cinema, teatro, musica, letture: solo quelli molto interessanti.
Altrimenti lascio perdere.
In vecchiaia non c'è solo la stanchezza fisica. C'è anche quella psichica.
Passano i desideri. Non hai più motivazioni. Anche quelli di divertirsi, viaggiare.
Peggio ancora, passa il desiderio di relazioni, di incontrar gente, di fare nuove amicizie.
Da vecchi gli svaghi perdono il loro fascino. 

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15 giugno 2013

Invecchiando, si diventa peggiori? (261)
A guardarsi in giro, sembra di sì.
Intanto si peggiora l'aspetto esteriore. E' più trasandato. Non tanto perchè si è vecchi. Quanto per il tipo di abiti che si indossano.
Non abbiamo più da conquistare nessuno. Allora ci vestiamo comodamente. Che significa, ci vestiamo male. Alcuni non acquistano più nessun nuovo indumento. Ne abbiamo tanti nel nostro guardaroba! Perchè non buttiamo via niente. Ci vestiamo con indumenti vecchi, lisi, sbiaditi. A volte rotti o sbrindellati.
E poi il comodo finisce con il significare orribile a vedersi. Tipo quei vecchi che d'estate circolano in calzoncini corti e canottiera. “Tanto fa caldo!”
Questa è l'immagine che diamo di noi stessi.
Non pretendo l'eleganza.
Il decoro, sì.

Peggioriamo anche nei comportamenti.
Non ci facciamo scrupolo di essere maleducati. Né di essere noiosi, raccontando al primo venuto fatti nostri che non gli possono interessare.
Diventiamo più egoisti. Presi dalle nostre magagne, ci curiamo solo di noi.
E siamo insensibili alle disgrazie degli altri.
Vogliamo far pagare agli altri il fatto che siamo vecchi.
Se non siamo vigili, da vecchi diventiamo peggiori che da giovani.

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14 giugno 2013

Se non ora, quando? (260)
E' una frase che serve da sprone per ribellarsi nelle situazioni insostenibili.
E'un'idea guida per la vita anziana.
Quante cose non ho fatto in gioventù! Tante cose rimandate. Per paura, vigliaccheria, fastidio.
Per negligenza, anche. Una parte di queste erano necessarie per la vita.
In vecchiaia il tempo è finito.
Non si può più rimandare.
Ora o mai più.
Eppure...
Mi accorgo che la stessa resistenza che avevo in gioventù, ce l'ho ancora adesso.
La stessa paura, la stessa viltà. La stessa noncuranza.
Sarebbe il tempo delle decisioni finali, la vecchiaia. E invece continuo a comportarmi come nelle età precedenti.
Sono ancora troppo giovane? Devo diventare più vecchio per applicare quel principio?
Deve realmente sfuggirmi il terreno sotto i piedi?
Ora o mai più.
Facile a dirsi.

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13 giugno 2013

Movimento. (259)
Ho due cani. Li porto fuori più volte al giorno. Faccio movimento. Basta? Non basta.
Bisogna fare un movimento forzato. Prolungato. Così la circolazione si attiva. Il benessere è lampante. Non occorrono allora tanti antiossidanti. Me ne accorgo quando vado a camminare in montagna.
Il nostro corpo è fatto per muoversi. Da vecchi per molte ragioni, riduciamo i movimenti. Questo ci indebolisce. Accelera il degrado. Anche da vecchi dobbiamo fare sforzi e movimenti. Anzi di più, da vecchi. Ridotti come intensità, ma non meno prolungati. Se da vecchi ci stanchiamo nel fisico, non compare la stanchezza senile. Contraddittorio? No.
Ci sono due stanchezze. Quella che deriva da un'attività intensa e quella che deriva dal non muoversi. La prima è muscolare, la seconda è cellulare.
Stancare i muscoli dà vitalità. E' salutare.
L'inerzia, invece è dannosa. Favorisce la vecchiaia.
La prima stanchezza ritarda la seconda.

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12 giugno 2013

Poco tempo. (258)
Ci resta poco tempo. Forse è per questo che noi vecchi siamo così impazienti. Per esempio, alla cassa dei supermercati, spesso sbuffiamo se chi ci precede perde tempo.
Quando ero giovane, ironizzavo su questo comportamento. “Non ha niente da fare. Né lavoro, né figli piccoli da accudire. Perchè ha così poca pazienza?”
Sbagliavo. Ora ho capito. Noi vecchi sentiamo di avere poco tempo da vivere. E il tempo delle cose da fare si dilata, perchè siamo lenti.
Faccio colazione, vado a prendere il giornale. Poi il pane. Un pò di spesa. E la mattina è già passata.
Già perdiamo tempo per conto nostro, per la lentezza dei nostri movimenti, del nostro agire.
Se ci si mettono anche gli altri a farci perder tempo, è finita.
Noi vecchi abbiamo poco tempo.

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11 giugno 2013

Lasciare. (257)
Mi ha detto: “Ci pensi mai che quando moriremo lasciamo tutto? Così, di colpo.”
Eh già.
Inutile accumulare, nell'età senile. Inutile attaccarsi agli oggetti. Perfino ai problemi. Arriva la morte e zac, tutto è lasciato. Nessuno continuerà quello che stavamo facendo.
Quindi, in vecchiaia: regalare, dar via, non tenere per sé, spogliarsi.
Avete mai provato a sgomberare la casa di un defunto anziano? Quante cose si buttano via!
Da anziani possiamo scoprire quanto poco ci basta per vivere.
Gli anziani spesso si impoveriscono (non sto parlando di miseria).
E' un bene. Si scopre l'essenziale.
La povertà facilità il distacco.

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10 giugno 2013

Alzarsi presto. (256)
Quando posso, al mattino mi alzo presto. Ho più energia. Ho più lucidità. E più determinazione. Di notte, dormendo, si produce più serotonina. Sostanza che controlla l'umore.
Al mattino si è più riposati: non è ancora comparsa la stanchezza.
Da giovane pensavo che i vecchi si alzassero presto perchè soffrivano d'insonnia. E' diminuita la loro capacità di dormire, pensavo. Ora non saprei. Per me non è così. Anche da vecchio dormo bene e mi alzo riposato.
Ho cominciato ad alzarmi presto per un altro motivo. Avere più tempo per me. Avere un'ora per fare ciò che volevo. Lucido e riposato.
Al mattino presto nessuno disturba. Non il telefono. Non i figli. Non la moglie.
Né soprattutto i seccatori.
Solo tempo per me. Magari a far niente.
Anche per non far niente ci vuole tempo.

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09 giugno 2013

Stanchezza. (255)
Io e mia moglie accudiamo il nipotino, un paio di giorni alla settimana. A volte le ore sono molte. Ci stanchiamo. Non solo io. Anche mia moglie, che è più giovane e più vitale.
Gli anziani sono stanchi. Più degli altri. Per più ore al giorno.
Questo i giovani non lo capiscono. E non lo possono capire. Perchè non lo provano.
E così gli anziani passano per egoisti, se non se la sentono di tenere un bimbo un'intera giornata, per tutti i giorni della settimana. “Che cosa ti costa? Non hai niente da fare...”
La stanchezza è la compagna degli anziani. Si insinua piano piano, un po' al giorno, fino a diventare la costante di tutta la giornata. Quelli molto anziani sono così stanchi che fanno con difficoltà qualunque cosa. A partire dai movimenti.
L'ideale per l'anziano è il riposo. Non so se c'entri, ma nella preghiera per i defunti si dice: “...riposino in pace...”. Come se la morte finalmente abbia portato un po' di riposo.
E' la stanchezza quotidiana che spinge gli anziani ad alzarsi presto la mattina. I vecchi si sentono meno stanchi, di mattina. Ma già nel pomeriggio lei arriva. Finchè di sera prende il sopravvento.
Mi sono accorto che di sera non esco più. Evito perfino di fare una telefonata. Tutta la mia attività si svolge di mattina.
Di pomeriggio chiudo.

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08 giugno 2013

Gradualità. (254)
Tipico della vecchiaia, il cambiamento lento. Quasi impercettibile. Non ti accorgi che sei cambiato.
In questo diario ho già detto che mi appoggio con una mano, quando mi alzo dalla tazza del gabinetto.
Ricordo quando ho cominciato a farlo. Era dovuto a un dolore al ginocchio, che mi impediva di usarlo in pienezza. Cessato il dolore, per abitudine, ho continuato a farlo.
Ora non ne posso più fare a meno.
Il peggioramento delle condizioni fisiche è lento, graduale. Le risposte del corpo sono quasi automatiche. Non te ne rendi conto. Solo nel confronto attento con comportamenti di uno o due anni prima, te ne accorgi. Ma ormai il nuovo comportamento è diventato parte della tua vita quotidiana. È diventato un'abitudine. Come se ti fossi sempre comportato così.
Non lo vivi come una limitazione.
E' un'illusione.
Ma non ne soffri.

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07 giugno 2013

Timori. (253)
Ieri sera mi ha preso una sottile angoscia. Mettendomi a letto, mi sono girato su un fianco. Manovra un po' faticosa. Né difficile, né dolorosa. Ma ho sentito tutta la pesantezza del corpo.
Ho pensato a quando, in età avanzata, questo banale movimento diventerà difficile.
Mi sono ricordato mia madre, quando l'accompagnavo a letto la sera. Faceva difficoltà a sistemarsi nel letto, una volta sdraiata. E si sistemava il più possibile vicino al bordo. In questo modo non doveva sforzarsi per mettersi in posizione più centrale. E se di notte doveva alzarsi, non faceva sforzi per scendere.
Bisogna che mi attrezzi per quando arriverò anch'io a tale grado di difficoltà.
Inutile pensare che non ci arriverò, che morirò prima, eccetera.
Ci arriverò, ci arriverò.
E ne ho paura.


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06 giugno 2013

I mezzi per vivere. (252)
Quando smetterò definitivamente di lavorare, mi mancherà una fonte di reddito, per quanto piccola. Non potrò sostituirla. Cioè dovrò vivere con meno denaro. La povertà è dietro l'angolo. Dovrò diminuire i bisogni (o i lussi). Oppure qualcuno dovrà versare del denaro per me. I figli? Per forza.
Ciò mi dà angoscia. Dover dipendere, per vivere, da qualcun altro. Per quanto vicino e familiare.
Tutto ciò vale per la vecchiaia in generale, ma soprattutto per la vecchiaia avanzata. Per esempio per accedere a una casa di riposo.
Qualche anno fa mia madre entrò in una casa di riposo, per qualche tempo. La retta era costosa, ma mia madre poteva permetterselo.
Ma io? Di certo non ce la farò. Per di più siamo in due, io e mia moglie. Con i miei e i suoi mezzi, non potremo permetterci due rette. O forse sì, vendendo le nostre proprietà e pagando le rette con i proventi della vendita. Questo sperando di morire prima che finiscano i soldi.
I miei ultimi anni di vita saranno difficili.

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(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com ).

05 giugno 2013

Segnali. (251)
Un conoscente ha avuto problemi al cuore. E' stato ricoverato in ospedale. Dovrà mettersi un pace-maker (un impianto definitivo). Per continuare a vivere. Una limitazione consistente, irreversibile. 
Grosso segno di vecchiaia: la malattia senza prospettiva di guarigione.
Un parente gli ha chiesto esplicitamente che cosa i familiari avrebbero dovuto fare di alcune faccende familiari. Sottointeso: se tu muori.
Altro segnale di vecchiaia. Se tu non lo vuoi vedere, chi ti sta intorno vede che sei peggiorato. Mette in conto che puoi morire. E nei suoi discorsi compare.
“Che cosa dobbiamo fare, se tu muori?” Non è una domanda brutale. Nemmeno cinica. E' realistica. La realtà è che tu puoi morire. Dunque, quali sono le tue volontà?
E' quasi un segno di rispetto. Chiedere all'anziano che cosa desidera che venga fatto. Perchè la sua morte è possibile, se non addirittura probabile.
La differenza fra giovane e anziano sta proprio qui: la possibilità reale della morte.
Per un giovane la morte non esiste. Si sente immortale.
Per un anziano, la morte è fra gli eventi possibili. Anzi, è un evento certo.
Tutti segni che sei in un'età diversa dalle precedenti: la vecchiaia.

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04 giugno 2013

Un testo di Franca Rame. (250)
Franca Rame è morta qualche giorno fa. Era un'attrice e una scrittrice. Al funerale il marito, Dario Fo, ha recitato un suo testo inedito. Un rifacimento della Genesi della Bibbia.
Dio avrebbe creato prima la donna dell'uomo. E li avrebbe lasciati liberi di scegliere fra i frutti di due alberi. I frutti del primo avrebbero dato l'immortalità. Quindi conoscenza infusa, niente discendenza, niente amore. I frutti del secondo invece avrebbero portato a conoscere, ad avere una coscienza. Ad amare per garantire una discendenza. Ma questa scelta comprendeva la morte.
Dio spingeva per il primo albero. La donna non ebbe dubbi. Scelse il secondo. L'uomo la seguì nella scelta. Ma meno convinto.
Secondo Franca Rame amore, coscienza, conquista della conoscenza sono così appassionanti che è accettabile perfino la morte, pur di averli.
Questo racconto vale quanto uno dei miti greci.
Parla di ciò che rende ineguagliabile il nostro vivere.
Nonostante la morte. 


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03 giugno 2013

Imprese. (249)
Ieri mattina stavo uscendo dal parco con i cani. Seduto sui gradini di una tribunetta, che dà sul campo di calcio, c'era un vecchio che trafficava con un sacchetto di plastica. Ho osservato le sue mani, passandogli accanto. Un po' tremanti, si ingegnavano a stringere un nodo. L'ho anche guardato in volto. Sicuramente vecchio. Sui settanta, settantacinque.
Si è alzato e mi ha dato la parola sui cani. Un impegno, mi diceva. Poi ha parlato di bocce. Era lì per quello. C'era un incontro ad alto livello fra squadre che venivano da fuori città e regione. Tesseva le lodi dei campioni che partecipavano alla competizione.
Non era della mia città. Veniva da una città vicina. Distante una trentina di chilometri. Poi, con naturalezza, mi ha detto che era venuto in bicicletta. Accidenti! Sono rimasto sorpreso e ammirato. Non me lo sarei aspettato, perchè mi sembrava anche incerto nel camminare.
I vecchi stupiscono. Sono capaci di imprese che i più giovani non si sognano neppure. Le forze vanno dileguandosi? Non importa, fanno ugualmente quello che facevano da giovani.
Un po' incoscienti, un po' coraggiosi.
Non impreparati, però. Quel vecchio mi mostrava la cartina stradale che aveva seguito per arrivare fin lì. E si era anche perso, nella periferia della mia città!
Un'umanità sorprendente quella dei vecchi.
Tutta da scoprire.


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02 giugno 2013

Meraviglia e invidia. (248)
Un collega di lavoro, anziano anche lui, mi ha confessato che questo mese smetterà di lavorare. “Sono troppo vecchio, ormai” Gli ho chiesto quanti anni avesse. “Quest'anno ne compio ottantuno.” 
Meraviglia! Sapevo che aveva più anni di me. Mai avrei mai pensato che ne avesse quindici di più. Li porta benissimo. Dimostra più o meno la mia età. Anzi io, con la mia barba bianca, do più segni di anzianità di lui.
Nella nostra azienda si può lavorare part time anche fino a quell'età. Del resto le sue competenze non sono rimpiazzabili se non da più persone.
Come vecchio mi pare che abbia gli stessi miei problemi, ma con quindici anni in più. E non è uno che stia attento allo stile di vita, come faccio io.
Ormai mi sono convinto che in vecchiaia importa il fattore genetico. Inutile negarlo. C'è gente che a sessant'anni se la passa male e chi invece a novanta ha ancora una vita dignitosa.
Lo stile di vita conta molto. Ma solo per chi è non ha un gran corredo genetico che lo sostiene. 
Conta molto meno per chi ha una natura forte.
Mi rassegno a essere uno con scarse dotazioni di natura. 
Fortuna che abbia avuto ricche dotazioni di cultura. 
Cioè delle conoscenze che suppliscono alle mancanze del mio fisico.
Invidio il mio collega.


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01 giugno 2013

Lavorare. (247)
Ho quasi sessanta sette anni. Sono in pensione. Però lavoro ancora. Poco, ma lavoro. La pensione è piccola. Devo lavorare per arrotondare.
Qualche hanno fa, quando dopo la pensione ho ripreso a lavorare, mi sembrava facile trovar lavoro. Infatti lo trovai subito. Sia pure per poche ore settimanali. Oggi c'è la crisi. Non riesco a lavorare di più. Quest'anno ho guadagnato meno del precedente.
Per quanto tempo ancora potrò lavorare? Quanti anni mi restano di efficienza, memoria, abilità?
Certamente pochi. Cinque, sette al massimo. Un po' per il calo di energie, un pò per l'aspetto esteriore da vecchio.
L'aspetto da vecchio non fa buona impressione su chi ti deve dare lavoro.
Non è cinismo. Uno troppo vecchio (o troppo giovane) non dà affidamento. Rivela fragilità, che mal si conciliano con una vita lavorativa.
La mia vita lavorativa sta per finire.

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