02 giugno 2013

Meraviglia e invidia. (248)
Un collega di lavoro, anziano anche lui, mi ha confessato che questo mese smetterà di lavorare. “Sono troppo vecchio, ormai” Gli ho chiesto quanti anni avesse. “Quest'anno ne compio ottantuno.” 
Meraviglia! Sapevo che aveva più anni di me. Mai avrei mai pensato che ne avesse quindici di più. Li porta benissimo. Dimostra più o meno la mia età. Anzi io, con la mia barba bianca, do più segni di anzianità di lui.
Nella nostra azienda si può lavorare part time anche fino a quell'età. Del resto le sue competenze non sono rimpiazzabili se non da più persone.
Come vecchio mi pare che abbia gli stessi miei problemi, ma con quindici anni in più. E non è uno che stia attento allo stile di vita, come faccio io.
Ormai mi sono convinto che in vecchiaia importa il fattore genetico. Inutile negarlo. C'è gente che a sessant'anni se la passa male e chi invece a novanta ha ancora una vita dignitosa.
Lo stile di vita conta molto. Ma solo per chi è non ha un gran corredo genetico che lo sostiene. 
Conta molto meno per chi ha una natura forte.
Mi rassegno a essere uno con scarse dotazioni di natura. 
Fortuna che abbia avuto ricche dotazioni di cultura. 
Cioè delle conoscenze che suppliscono alle mancanze del mio fisico.
Invidio il mio collega.


(L'indice per argomenti delle prime 218 pagine di questo diario si trova al n. 202)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com ).

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