Meraviglia e
invidia. (248)
Un collega di
lavoro, anziano anche lui, mi ha confessato che questo mese smetterà
di lavorare. “Sono troppo vecchio, ormai” Gli ho chiesto quanti
anni avesse. “Quest'anno ne compio ottantuno.”
Meraviglia! Sapevo
che aveva più anni di me. Mai avrei mai pensato che ne avesse
quindici di più. Li porta benissimo. Dimostra più o meno la mia
età. Anzi io, con la mia barba bianca, do più segni di anzianità
di lui.
Nella nostra
azienda si può lavorare part time anche fino a quell'età.
Del resto le sue competenze non sono rimpiazzabili se non da più
persone.
Come vecchio mi pare che abbia gli stessi miei problemi, ma
con quindici anni in più. E non è uno che stia attento allo stile
di vita, come faccio io.
Ormai mi sono
convinto che in vecchiaia importa il fattore genetico. Inutile
negarlo. C'è gente che a sessant'anni se la passa male e chi invece
a novanta ha ancora una vita dignitosa.
Lo stile di vita
conta molto. Ma solo per chi è non ha un gran corredo genetico che lo
sostiene.
Conta molto meno per chi ha una natura forte.
Mi rassegno a
essere uno con scarse dotazioni di natura.
Fortuna che abbia avuto
ricche dotazioni di cultura.
Cioè delle conoscenze che
suppliscono alle mancanze del mio fisico.
Invidio il mio collega.
(L'indice per
argomenti delle prime 218 pagine di questo diario si trova al n. 202)
(per comunicazioni
private: holgar.pd@gmail.com
).
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