31 dicembre 2012

Fine anno. E di seguito l'indice del 2012. (107)
Ultimo dell’anno. Da giovane era il giorno delle promesse. “Non farò più…”. Dei buoni propositi.
Ero contento della fine di un ciclo. Un anno che mi buttavo alle spalle. Passato.                                                                                                                                            Guardavo all’anno nuovo con aspettative. Davanti a me c’era un futuro senza limiti. Vivevo nel futuro. Avevo tantissimi anni ancora da spendere.

Da vecchio è cambiato tutto.                                                                                                                       Il futuro è limitato, anche se in modo vago. Il futuro mi preoccupa. Lo sento ostile.                                       Il passato invece è sicuro, accogliente. Penso agli ultimi vent’anni. Quanta vita! Ne avrò altri venti?            Sarei al limite. Non saranno come gli ultimi venti. Gli anni a venire sono contati. Forse ci saranno, forse no. Saranno in numero limitato. Non posso più contarli a decine.

Oggi conto un altro anno che è passato. Ne restano di meno. Pochi anni da spendere.


Indice 2012.
Un indice per argomento. Le voci sono una trentina. Chi è interessato può scorrerle e trovare quella che più interessa. Accanto trova i numeri delle pagine che trattano l'argomento.
E' semplice. Può essere utile. ("v." sta per vecchiaia)
(aggiornato fino al 31/12/2012)

Aiuti alla v. : 25,
Arrivo della v. : 4, 83,
Blog (questo): 1, 36, 71, 100,
Cani: 5, 24, 47, 81, 94,
Corpo: 20, 28, 37, 59, 67, 75, 95,
Cultura della v. : 35
Donne: 81, 96,
Esempi di vecchi: 31,
Età della v. : 7, 39, 43, 84, 103, 106,
Giovani: 53,104,
Immagine: 2,26,
Indicatori di v.: 58
Lavoro: 40,74,
Letture: 11,51,69,
Malattie e rimedi: 30,42,79,85,87,90,91,
Manie da vecchi: 27,
Modi di vivere la v.: 55,62,72,76,77,82,101,102,107,
Morte: 19,51,54,86,89,88,99,
Motivazioni: 9,13,88
Paure: 23,33,56,60
Perdite: 3,6,10,15,17,18,22,34,41,48,57,63,64,65,66,
Positività: 21,45,46,49,50,68,70,73,78,93,97,
Quel che resta di noi: 12,32
Relazioni: 38,52,54,92,105,
Significati della v. : 44,80
Soddisfazioni: 8,16
Tempo: 14,29,61


30 dicembre 2012

Intervista. (106)
Ho deciso di intervistare dei vecchi di terza fascia. Difficile che leggano questo blog. Ancor di più che commentino. Allora vado a casa loro. E chiedo. 
Maria, quasi novantenne.
“Non mi posso lamentare” mi dice “Sono fortunata. Ho vissuto bene. Non ho malattie. Vivo a casa mia, vicino a mio figlio. Ho una persona che mi accudisce. Ormai non esco più di casa. Le forze sono poche, ma leggo ancora. Mi muovo in casa con il girello, però salgo ancora le scale da sola.”                                     Continua:“Le mie sorelle sono morte. Io ero la più giovane. Ora tocca a me."                                            Aggiunge che sarà tra poco. Ma non ci pensa. Ha vissuto bene. Non ha di che lamentarsi.                       "Tutti dobbiamo morire. Felice di morire, no. Serena, sì.”           
A una domanda specifica, risponde che si aspetta di vivere ancora poco. La sua aspettativa non è di anni, ma di mesi.                                                                                                                                           Maria non mi parla di aldilà.

29 dicembre 2012

Il posto in tram. (105)
Mi è capitato ancora. Oggi in tram una ragazza si è offerta di cedermi il posto a sedere. Era successo anche un mese fa. Segno di quanto i giovani (e non solo...) mi vedono vecchio. E malfermo.
Ricordo che l'altra volta avevo la barba lunga, bianca. E anche i capelli più lunghi. Ovviamente bianchi. L'offerta gentile, in cuor mio, l'avevo attribuita a quello. 
Oggi invece ho barba e capelli corti. Ma sempre bianchi.
Dopo la rasatura qualcuno mi aveva detto:”Dieci anni di meno”. Mi ero lusingato. Non è bastato. Continuano a offrirmi il posto in tram.

Ho rifiutato, con cortesia. Anche perchè mi sento capace di viaggiare in piedi.
Ma è un fatto acquisito. Non è più la prima volta.
Passo successivo sarà quando accetterò l'offerta.

28 dicembre 2012

Tanti vecchi. (104)
Oggi in centro, tanti vecchi. Si sa, i più giovani, se se lo possono permettere, sono sugli sci (o in vacanza).
I vecchi no. Stanno in città.
Siamo tanti. La società ci difende. Moriamo più tardi. Siamo più dei giovani.
E' un guaio. Una società senza giovani ha poco futuro.

Mi fermo a un banchetto politico. Un giovane ci illustra un programma. La mia consorte chiede se ne vale la pena. Il giovane risponde: "Ho una speranza."
Folgorati. Una lezione di vita. 
Ecco la differenza. I giovani sono portatori di speranza. Hanno un futuro. Noi vecchi non abbiamo futuro. Dobbiamo salire su quello dei giovani. Dobbiamo avere la speranza per loro.  
Avere la loro speranza.

Questa è solidarietà fra generazioni. Possiamo essere disillusi, perchè il tempo è poco, per un cambiamento vero. Ma guai se facciamo prevalere la nostra delusione. La società non finisce con noi. La società continua nei giovani.
Tutta la vita che ci resta deve essere orientata al consolidamento di una società per i giovani.
Glielo dobbiamo, vista la società scadente che gli lasciamo.

27 dicembre 2012

Vecchi di terza fascia. (103)
Sotto di me abita una coppia di anziani “giovani”. L'uomo ha una madre anziana. Ovviamente di terza fascia. Ultranovantenne.
Saltuariamente abita con loro. Si muove a fatica. Ma sale le scale. Si lamenta dei dolori. Il mal di schiena, il male ai piedi. Quando arriva davanti alla porta d'ingresso del figlio chiede se è lì che deve entrare. E' disorientata.
Ho colto brandelli di frasi. La nuora ha un atteggiamento insofferente. Anche il figlio. Si capisce: prendersi cura di un anziano è faticoso, oltre che deprimente. Quel che si sopporta di meno è la perdita di facoltà mentali. Non c'è più relazione. Le parole dell'ultra-vecchio non si comprendono nel loro significato.

Mi fa pena questa vecchia-vecchia. Un po' maltrattata, poco ascoltata, non creduta nelle sue lamentele. Condotta come una marionetta. Vive una vita per nulla gratificante.
Ha senso tutto questo?
A questo io non vorrei arrivare.

26 dicembre 2012

Ancora feste. (102)
In condominio abita una coppia anziana. Entrambi sono oltre gli ottanta. Hanno ancora autonomia. Abitano al terzo piano e fanno le scale. Si sforzano anche di portar a casa i fardelli della spesa o dell'acqua minerale. Col fiatone, ma ci riescono. A volte, soprattutto il vecchio è imprudente,  come quando va in bicicletta sotto la neve.
Oggi il genero è venuto a prelevarli, per portarli a casa sua a mangiare. Erano contenti. L'essere invitati è un evento sociale. Stare con la propria famiglia, è piacevole. Perchè, se non si lavora, se si stenta ad uscire, se fa freddo, gli unici incontri sociali sono quelli coi condomini, lungo le scale.
Per noi vecchi gli incontri con altre persone, per qualunque ragione, diminuiscono rapidamente. Facilmente ci si isola, soprattutto se si è di terza fascia.
Gli incontri coi parenti sono dunque degli eventi. Gli incontri tout court, sono degli eventi. Anche le due chiacchiere lungo le scale con un condomino.
Gli anziani più giovani dovrebbero avere questa sensibilità verso i più vecchi. Non per loro, ma per noi più giovani. Non per mantenerli in un tessuto sociale. Ma per averne opinioni, pareri, storie. Perchè i molto anziani sono un pezzo di storia che scompare.
Quando muoiono è una perdita per la società.

25 dicembre 2012

Feste. (101)
E' Natale. Per alcuni, festa religiosa. Per altri, festa del consumismo. Regali, spese, vacanze (quest'anno magari di meno o niente del tutto).
Per noi vecchi? Ricordi e famiglia.
Ricordi. Depurati del negativo della vita: restano solo ricordi di momenti di felicità. E dunque belli.
Ricordi dell'infanzia. O ricordi di persone che non ci sono più.

Noi vecchi, di natali, ne abbiamo visti tanti. Le feste ci annoiano.
I primi natali, da giovanissimi, erano eccitanti. Pieni di novità. Pieni di sentimenti amorosi. Pieni di famiglia, appunto. Oggi la novità non c'è più. C'è una ripetizione vuota di simboli che non distinguiamo più.
Ma c'è la famiglia, un valore che con gli anni cresce. Perchè famiglia significa stare insieme in modo rilassato, fra gente che ci capisce (dovrebbe!). Comunque non ostile.
Famiglia è il branco d'appartenenza. 
Per noi vecchi, festa è sinonimo di famiglia.

24 dicembre 2012

Cento. (100)
Sono cento gli scritti (brevi) che ho pubblicato finora. Sono soddisfatto. Perchè, scrivere un diario tematico, aiuta a far chiarezza. Prima nella testa, poi nella vita. Certo, mi piacerebbe che altri scrivessero le loro idee. Non succede.  Va bene lo stesso.
Prima mi chiedevo: per quanto andrai avanti? prima o poi si esaurirà la serie dei pensieri sulla vecchiaia.
Non credo. Finchè vivo e sarò vecchio... I pensieri vengono di continuo. Perchè sono un vecchio e perchè ho deciso di scrivere un diario. Gli spunti di riflessione ci sono ogni giorno. E prima? Non so. Restavano per lo più a livello di fuggevole impressione. Oppure come sottile stimolo all'inquietudine. Davano inquietudine perchè non erano espressi.
Invece, ogni volta che viene un pensiero, un abbozzo di riflessione, un'idea collegata alla vecchiaia, scrivo qualche riga. Se non lo facessi, dopo un giorno sparirebbe tutto.

Mi sono accorto che, col passare dei mesi, qualche idea sta cambiando.
Su alcuni temi torno più volte. E ogni volta il punto di vista cambia un poco. Dopo tre-quattro ritorni, l'idea è cambiata.

Scrivere un diario è importante. Scrivere è importante.
Per esempio la storia della propria vita. Da lasciare magari ai nipoti.

23 dicembre 2012

Testamento biologico. (99) (altro il 29/10/12)
Sembra una cosa ovvia. Lascio le mie volontà, se perdo coscienza in una malattia. Normale.
No. S'innesta una straordinaria battaglia ideologica. C'è chi vuole decidere al posto mio. In nome della sacralità della vita.
E se non sono credente? Decide qualcun altro al posto mio. Naturalmente qualcun altro di credente.
Mi pare assurdo e violento e prevaricatore.
Questo mio corpo è mio. Non è dello Stato. O di altri. E' l'unica ultima vera proprietà.
Se la vita non mi sta più bene (a esempio vita solo vegetativa), potrò ben decidere io, prima, di porvi fine. O no?
No. E se poi ti risvegli?
Vabbè, vorrà dire che mi saro privato di una parte di vita. Ma ormai sono vecchio. I due terzi  o i tre quarti o gli otto noni, li ho già vissuti. E comunque anche se non fossi vecchio...

Problema del fine-vita. I vecchi sono lasciati soli. E sono senza forze. Non hanno l'autonomia di fare quel che desiderano. Neppure di andare a morire dove si può farlo con umanità. Esempio la Svizzera.
E' una crudeltà che quelli di mezza età, che governano, fanno sui più anziani. Magra consolazione sapere che anch'essi subiranno la stessa sorte, quando saranno vecchi.

Colpisce sapere che i medici, quando hanno una malattia senza speranza, escono dall'ospedale e se ne tornano a casa, a morire. Rifiutano le cure. Rifiutano soprattutto di cadere nelle mani di una struttura che spesso ti tiene in vita contro ogni logica. E usando ogni cavillo legale per farlo.

22 dicembre 2012

Accontentarsi. (98) (un altro il 10/12/12)
Sono puntiglioso. Voglio fare le cose al meglio (almeno alcune). Soprattutto se devo farle di fronte ad altri, che mi stanno a guardare.  Quindi mi impegno molto. Comincio per tempo. Non sopporto di fare una cosa malamente.
Adesso che sono vecchio, sto cambiando.  Mi permetto delle defaillance. Mi perdono, se non sempre sono al meglio. Faccio quello che posso. Il che sarebbe una cosa normale. Per una persona normale. E' che tutti abbiamo le nostre piccole manie, i narcisismi, le rigidità. In vecchiaia abbiamo la possibilità di porvi rimedio. Possiamo diventare più sciolti. Più flessibili. Perchè abbiamo meno forze. Minore capacità di tenere tutto sotto controllo.
Da vecchi possiamo imparare a lasciar correre. A lasciarci andare. Ad arrendersi agli eventi, se non è possibile cambiarli.
Sembra un eccesso psicologico. Ma è molto di più. Da vecchi dobbiamo imparare a lasciarci andare. Dobbiamo imparare a lasciarci andare alla morte, quando arriva.
Perchè solo così possiamo morire.

21 dicembre 2012

Non strafare. (97) (prudenza: altro il 21/11/2012)
Sono stato al mercato ortofrutticolo. Si risparmia e si compra bene. Ma devi comprare cassette per ogni prodotto. Tanta roba. Sei-sette cassette, qualcuna di 8-10 chili. Scaricate in garage, la sera devo portarle in terrazza al fresco. Abito al terzo piano, senza ascensore. Da giovane, un lavoro veloce, un pò faticoso.
Adesso sono vecchio. Comincio con baldanza, due cassette per volta. A metà scale devo fermarmi e lasciarne una. Non è soltanto che mi viene il fiatone. E' che sento un malessere. Come se il cuore non ce la facesse. Allora salgo lentamente. Ne porto una per volta. Invece di tre viaggi, ne faccio sei.
Mi adeguo alla nuova condizione di vecchio. Una condizione con meno forze. Posso fare meno.
E' realistico. E' prudente. E' saggio.

18 dicembre 2012

Donne anziane.(96) (un altro 19/11/12).
Sabato scorso ero in centro, a passeggiare. Ho visto tre donne anziane. Non si muovevano speditamente. Anzi, una sembrava zoppicare. Erano ben vestite. Curate. Quando le ho incrociate ho notato che erano avanti con l'età. Sugli ottanta. Mi hanno dato una sensazione diversa da quella di maschi della stessa età. Come se si trattassero meglio. I vecchi maschi sono più malmessi. Più trascurati.
In altri pensieri mi sono chiesto dove fossero le donne vecchie. Mi sembrava che fossero sparite dalla circolazione. Comincio a capire. Per esempio escono meno, ma ben preparate. Stanno più in casa. Escono per occasioni più importanti che non il giro in quartiere. Se sono avanti cogli anni.
Se invece sono più giovani, diciamo prima fascia, 65-75, sono ancora attive. Svolgono un ruolo sociale che i maschi non svolgono. Cioè accudiscono i nipoti piccoli. Hanno mantenuto un'occupazione. Oppure governano ancora la casa.
Donne anziane e uomini anziani hanno destini diversi. Vivono vite diverse.

17 dicembre 2012

I vecchi puzzano. (95)
Inevitabile. Abbiamo un organismo che si evolve continuamente. Che emette scorie. Solo noi vecchi? No, anche i giovani. Solo che l'odore caratteristico dei vecchi è associato all'ultima fase della vita e dunque è più sgradevole.
E' un odore particolare, dovuto ai cambiamenti del metabolismo.
Da qualche tempo a me puzza l'ombelico. Evidentemente una serie di grassi sono eliminati e trasudano proprio lì. Basta lavarsi.  Proprio come d'estate quando puzzano le ascelle. Ma i vecchi si lavano poco. Perchè se ne curano poco. Perchè si dimenticano. Molto più i maschi delle femmine. E poi la puzza propria non la si sente. E così la casa si impregna anno dopo anno di un odore caratteristico. L'odore di persona vecchia.
Basta arieggiare. Basta deodorare. Basta profumarsi (e lavarsi!).
Ma bisogna avere la motivazione per farlo.

16 dicembre 2012

Il cane vecchio corre.(94) (un altro 22/10/12).
Il mio cane mi fa riflettere spesso. Ha la mia stessa età, in proporzione. Vedo in lui le mie difficoltà. Le caratteristiche della vecchiaia.
Per esempio quando andiamo al parco, e lo libero, ama correre. Come faceva da giovane. Con la bella coda rilassata dalla corsa, in posizione aereodinamica. Ciò mi meraviglia. E' lo stesso cane che quando usciamo dal parco e prendiamo la macchina, mi chiede un aiuto per salire in auto. E' lo stesso cane che, quando sale le scale, lo fa con difficoltà, lentamente.
In vecchiaia non perdiamo tutte le facoltà della maturità. E non le perdiamo tutte in un colpo. Alcune le manteniamo, pur ridimensionate, adattate alla nuova età.
Per esempio io ho sempre amato camminare. Ancora adesso lo faccio (o meglio l'ho fatto fino a quest'estate). Naturalmente mi devo adattare alla nuova età. Non posso più camminare da rifugio a rifugio con dodici chili di zaino sulle spalle, in faticose marce di trasferimento su e giù per le cime.
Adesso mi adatto a scegliermi un rifugio come posto tappa e dal rifugio percorrere dei sentieri  che mi riportino in serata alla base.
Per questo non mi sento menomato.
E' il ramo discendente della vita.

Accelerazioni.(93)
Noi vecchi non viviamo sempre alla stessa velocità. Vi sono momenti in cui la vita accelera. Si vive più intensamente. Cioè si comprende. La comprensione della vita è fondamentale per vivere. Si vive meglio quando si comprende il significato di ciò che avviene.  Ebbene i vecchi possono accorgersi di queste comprensioni. Di queste accelerazioni. Di questi salti.
Le accelerazioni non sono patrimonio dei vecchi. Bensì della vita stessa. Anche i giovani vivono delle accelerazioni. Ma non se n'accorgono. I vecchi dovrebbero accorgersene. Dico "dovrebbero", perchè le caratteristiche stesse del ramo discendente della vita facilitano la presa di coscienza. Ma è molto soggettivo.
La comprensione non è un processo intellettuale. Non c'entra l'intelligenza. Non si sa spiegarlo. Non si capisce come ci si è arrivati. Si capisce e basta.
In vecchiaia ci sono questi momenti di chiarezza. Si capisce la vita. E non c'è bisogno di nient'altro.

15 dicembre 2012

Il posto in tram. (92)
E' successo. Prima o poi doveva succedere. Ieri mattina in tram una ragazza seduta si è alzata e mi ha ceduto il posto. Gesto gentile. Ha reso evidente la mia vecchiaia. Anzi, ha riconosciuto la mia vecchiaia. I giovani (educati) cedono il posto agli anziani. E' la prima volta che mi succede.
Arrivato a casa, mi sono guardato allo specchio. Sarà per la barba bianca, sarà per i capelli bianchi: fatto sta che sembro proprio un vecchio. E' che sono un vecchio!
Nel mio intimo non ci credo ancora.

14 dicembre 2012

Vecchi doloranti.(91)
Li vedo camminare lentamente. A volte con le ciabatte ai piedi anche in inverno. Segno che qualcosa duole. Altre, fermarsi per strada per un appoggio. O ancora uscire dalle auto con difficoltà. Movimenti lenti per superare una torsione dolorosa.
Quello che noto è l'espressione del volto. Esprime dolore, fisico. E' il volto, più che altre parti,
a rivelare che c'è del patimento nei movimenti. Un volto raccolto nella sofferenza.
Anche dei giovani sono dolenti. Ma è cosa breve, più rara.
Per i vecchi invece è una costante. Un dolore fisico invalida subito e a lungo. Si guarisce più lentamente. Si permane nel dolore. Quasi una meditazione.

I vecchi convivono col dolore. Le articolazioni, i reumatismi, le sciatiche, la lombaggine. Tutto si trasforma in dolore. Soprattutto i movimenti. Sembra quasi che la vecchiaia induca a star fermi. a non muoversi. Pena il dolore.
Verrebbe da dire:"Se devi star fermo, almeno rifletti". Ma quando c'è il dolore è fatica fare qualunque cosa, anche il pensare. L'unica è stare nel dolore, viverlo fino in fondo.

11 dicembre 2012

Stanchezza.(90) (altro 29/11/2012)
Il primo segno che ricordi dell'arrivo della vecchiaia, fu la stanchezza pomeridiana e serale. Avvenne qualche anno prima che compissi i sessantacinque. Ho cominciato a sentirmi stanco, sfinito, a fine giornata. Non quella stanchezza che avevo da giovane. Stanco, sì, allora, ma mai sazio di vita.
Da vecchio, quando sono stanco, sono proprio finito. Desideroso del letto e del sonno, più di ogni altra cosa. E' una stanchezza profonda, che non ho al mattino. Arriva al pomeriggio, alla sera. E' una stanchezza che mi fa trascinare i piedi. Nulla riesce a sovrastarla. Non l'idea di uscire per uno spettacolo, per un incontro con amici. Non certamente una bella serata d'amore e di sesso.
La stanchezza fisica del vecchio trascina con sè la stanchezza psichica. Stanchezza per molte delle cose che un tempo mi davano eccitazione e gioia. Non solo per uscire, ma anche per avviare un progetto, sia pur piccolo.
Mi sento stanco di esistere. Se poi mi si chiudono gli occhi per il sonno, figuriamoci se ho desiderio di ascoltare musica o di leggere libri. Con questa stanchezza, tutto ciò che mi fa vivere perde d'interesse.
Combattere contro ciò? Sì, perchè ciò che ci farà morire è il disinteresse per la vita.
Morirò quando perderò gli interessi per la vita.

10 dicembre 2012

Non voglio morire? (89) (altro il 7/12/12)
Hanno scoperto che è impossibile non morire. Cioè nella biologia umana vi sono dei meccanismi  che portano alla morte. Ma io voglio morire? No. Allora voglio essere immortale, voglio non morire? Neppure questo. Accetto (!) di morire. Spero solo di non ammalarmi.
Come si può morire se non ci si ammala? Questo è il problema. Nel corpo bisogna avere qualche punto debole su cui si innesti la rottura della morte. Altrimenti come si può morire?
Benedetta quindi la malattia, in vecchiaia, perchè è una situazione che favorisce la morte.
E' troppo?

09 dicembre 2012

Motivazioni che se ne vanno.(88)
Nell'ultima camminata in montagna di quest'estate, per la prima volta mi sono chiesto: ne vale la pena?
Giustificazioni: era breve (solo 2 giorni), tutta oltre i 2000, senza boschi, sempre al sole. O la fatica, o la mancanza del mio compagno di sempre. Fatto sta che ne ho tratto meno piacere. Anche il mio compagno, che ha dato forfait per malattia, ne ha meno voglia.
Tipico della vecchiaia. Perdere motivazione per ciò che un tempo ci piaceva.
Lo stesso per il viaggiare, lo spostarsi, il visitar luoghi.
Alcuni anni fa sono stato in ospedale per (apparenti) motivi cardiaci. Ebbene non sarei mai stato disposto a rinunciare alle camminate, neppure se ci fosse stato il rischio di restarci secco.
Oggi è diverso.
Perdere le motivazioni. E' naturale. Perchè altrimenti morire sarebbe più doloroso. Invece con naturalezza le cose che ci interessano diminuiscono sempre di più. La vita perde di attrattiva. Si lasciano volentieri ad altri compiti e impegni.
Ricordo mia nonna che diceva: "Per che cosa resto in vita? per semenza?" (cioè per fare semi, l'ultima funzione di una pianta orticola vecchia, prima di morire).

08 dicembre 2012

Polifenoli.(87) (altro il 29/11/2012)
Parola oscura. Uguale: antiossidanti. Ne ho parlato fra i rimedi della stanchezza dell'anziano. Soprattutto la curcuma. La fonte migliore. Ma non l'unica. Perchè a forza di prendere curcuma, si rischia di diventare sensibili a tale spezia. Meglio alternarla ad altre.
Mirtilli per esempio. Anche sotto forma di marmellata (frutto puro, però, senza aggiunta di zuccheri o altro). Non so la dose ottimale. Comunque almeno due cucchiaini alla volta. Due volte al giorno. Poi ognuno provi per se'.
Più semplice il succo fresco di arancia. Un tempo veniva raccomandato per la vitamina C. Oggi per i polifenoli. Temo che non basti una spremuta al dì.
Non ho detto che tutti questi prodotti devono essere coltivati come dio comanda. Biologici, dunque. Altrimenti le proprietà (i polifenoli) non sono garantiti in quantità ottimale.
Un'altra: il tè verde. E si può usare la bustina più volte (tre), perchè si perde teina, ma  polifenoli ne restano, dopo la prima e la seconda infusione.
E, in stagione, ciliegie. Meglio quelle selvatiche. Piccole e poco dolci. O quelle biologiche. Anche in marmellata (vedi sopra).
Ah, i polifenoli non si accumulano nell'organismo.
Per cui bisogna assumerli ogni giorno, meglio due volte al dì.

07 dicembre 2012

Come si muore?(86) (altro il 29/10/12)
Un amico, morto di cancro ai polmoni. La moglie era spaventata, oltre che addolorata. Che cosa sarebbe successo nei pressi della morte? Come si sarebbe accorta che stava morendo? Un medico le spiegò che i polmoni avrebbero pompato sempre meno ossigeno. Il cuore avrebbe dovuto spingere sempre più. Prima di morire soffocato, il cuore avrebbe ceduto. In realtà il cuore cedette prima, per gli antidolorifici che il malato assumeva: morfina.
Mi piacerebbe conoscere i vari modi di morire. Perchè è questo che mi spaventa. Il modo. Conoscere il modo diminuisce l'angoscia.
Già stare vicino a chi muore, fa aumentare la conoscenza. Abbiamo mai visto qualcuno morire?
Gli anziani confusamente sentono che è bene conoscere di più sulla morte. Per questo seguono i funerali. Sfortunatamente, il funerale avviene dopo. Ma è il prima che ci aiuterebbe.
Siamo restii a stare con i moribondi.
Eppure gran parte dell'angoscia nasce proprio da questa mancanza di conoscenza.

05 dicembre 2012

Prostata.(85)
Ho visto un tale orinare per strada, davanti a un cespuglio. Di giorno. Era un vecchio. Ne avevo visti altri  in quest'ultimo anno. Spesso giovani extracomunitari. Qualche volta vecchi nostrani.  Una volta persino davanti ai cassonetti delle immondizie, sotto casa mia: era un vecchio terza fascia.
Mi chiedevo: a parte i giovani che lo fanno perchè ubriachi o con educazione diversa, che cosa spinge a orinare per strada? Si può entrare in un bar o attendere di arrivare a casa. Poi è capitato anche a me. Di avere impellente necessità di orinare. Di non poter attendere il rientro a casa e neppure di cercare un bar. E' la prostata, ingrossata.
L'ipertrofia della prostata colpisce quasi la metà dei vecchi. Cause? Ignote. Rimedi? Inesistenti. Oppure i rimedi ci sono, ma è un'operazione chirurgica. Se posso la ritardo. Per il momento posso.
Negli ultimi tempi ho fatto tutte le analisi di routine per la IPB (così si chiama la prostata ingrossata) e sono stato dall'urologo. Risultato, assunzione di farmaci. Che hanno effetti collaterali. Al diavolo i farmaci, non ho mai preso nulla. Solo un prodotto erboristico, che finora non ha dato grandi effetti. Ho deciso di farmi comunque le analisi ogni anno, per seguire l'evoluzione della IPB. Compreso il PSA (un'analisi che dice se la patologia si sta evolvendo verso un cancro), compresa la visita urologica. Ma farmaci, per il momento, no.
A volte, quando arriva lo stimolo a orinare, è così forte che se non orino, me la faccio addosso.
Ho cominciato a capire i vecchi che la fanno per strada.

04 dicembre 2012

Relatività.(84)
Mia zia ha ottantotto anni. Mi ha detto: "Magari avessi la tua età!"
Chi è dentro la terza vecchiaia, può guardare con invidia chi, come me, è appena entrato nella prima.
Ciò dà il segno di come la vecchiaia sia multiforme. Se un ultra-vecchio invidia un giovane-vecchio, significa che vi è una bella differenza fra le due età. Ha senso racchiuderle tutte in un'unica classe? Non sono età distinte? Mi sto convincendo di sì.
Chiacchiero molto sulle mie presunte perdite di capacità. In realtà sono le  perdite reali degli ultra-vecchi che mi fanno leggere le mie, come anticipazione di vecchiaia. Se così non fosse, se le mie abilità di adesso, pur diminuite, restassero sempre a questo livello, non mi sognerei di chiamarle vecchiaia. Sarebbero diverse da quelle dell'età matura. Così come quelle dell'età matura sono diverse da quelle della giovinezza. 
Qual è vecchiaia? Quando perdi autonomia. Dello spostarti, del pensare. Quando non riesci più a badare a te stesso.
Se così è, allora vecchiaia è solo la terza fase della vecchiaia.

03 dicembre 2012

Tutte le foglie sono cadute.(83)
Oggi nel parco, mi sono accorto che gli alberi non hanno più foglie. Fino a qualche giorno fa ne avevano. E cadevano copiosamente. Oggi non più. Alberi spogli. Autunno inoltrato, che prelude all'inverno.
Troppo chiaro il segnale. Il collegamento con la vecchiaia.
Sono anch'io nell'autunno della vita. Le mie foglie stanno cadendo. Uno di questi giorni saranno cadute tutte.
Puoi passare molti anni nella zona di confine fra maturità e vecchiaia. A un certo punto (a settanta?) sei di là, non più sul confine. Sei vecchio.

02 dicembre 2012

Come li porta bene.(82)
Un complimento gentile. Di un giovane verso un vecchio. Come dire: hai tanti anni ma non li dimostri.
Che significa "portare bene i propri anni"? Prima di tutto essere in buona salute fisica. E poi essere ancora lucidi, mentalmente. Non significa certo dimostrare vent'anni di meno. Vale a dire: porti bene i tuoi anni, perchè non avrei detto che sei vicino agli ottanta; ma non pensavo certo che ne avessi cinquanta o sessanta. Per essere vecchio, sei vecchio. Ma sei in forma.
In forma da vecchio.

Ci sono vecchi che non dimostrano l'età che hanno. Genetica. O una vita curata. Esempi ce ne sono.
C'è il vecchio alpino, grande sportivo, parco mangiatore, impegnato nel sociale: dicono che solo una fucilata potrebbe stenderlo. C'è Veronesi, che ci invita a una vita sana, che lavora in ricerche mediche d'avanguardia. Qui sono i progetti che aiutano lo stato di forma.
C'è il presidente della repubblica, già in terza fascia, ma ancora lucido e in salute. Qui propendo per la funzione che svolge. Alta funzione sociale. Rappresenta milioni di persone.

Una domanda: non è che questi signori semplicemente non pensano alla loro vecchiaia? perchè impegnati in altro che li distrae? Come il grande imprenditore che è così occupato (e preoccupato) della propria fabbrica da non accorgersi che domani morirà?
Ma allora il segreto è impedirsi di pensare a morte e vecchiaia, così gli anni si portano bene?
Forse è così. Ma d'istinto non mi pare che vada bene. Abbiamo un'età, la vecchiaia, che costringe quasi tutti a fare i conti col numero di anni e le sue conseguenze sulle abilità, sulla lucidità. Se mi sottraggo e non ci penso, non va bene. Devo pensarci. Devo vivere la sfida. E' questo il portato di quest'età. Non altro.
Meglio non barare: che gli altri vedano l'età che abbiamo.

01 dicembre 2012

La vecchia e il cane.(81)
Nel negozio di prodotti per animali. Un'anziana (seconda fascia?) fa acquisti. L'accompagna la sua cagnetta. Vecchia anche lei. Cagnetta scura, con molto pelo bianco sul muso, insignificante. Sta vicino alla sua  padrona, la segue lentamente. Quando si ferma, si siede sulle zampe posteriori. Con difficoltà. Le zampe le scivolano, si allargano. Non riesce a tenerle in posizione.
Alla cassa scambio due parole. Mi dice che la cagna ha tredici anni. Vecchia, dunque. Si vede. Ha cominciato a perder colpi a dieci anni. La padrona l'aiuta. Conscia che la cagna è invecchiata.
"Comunque, per me, resta sempre la mia Lilli." A significare un affetto che non è legato al tempo.
"E' così anche per noi" le dico"di colpo invecchiamo".
Mi guarda perplessa.
Forse non aveva pensato che la cagnetta era vecchia e indebolita proprio come la padrona è vecchia e indebolita.

30 novembre 2012

La vecchiaia? Un'avventura.(80)
Mi piace camminare in montagna. Sentieri normali, per carità: sono vecchio. Mi preparo bene. Però è una prova. Per il fisico, la volontà. Si è da soli, spersi fra i monti, i cellulari non prendono. Il mondo civile è lontano. Imprevisti, qualche insidia, non farcela coi tempi. Una piccola avventura. Ti cimenti. Devi fare affidamento solo sulle tue forze. Solo sulle tue capacità. Però è bello. Sarà per i boschi in cui ti ritrovi. Il verde, l'aria, i silenzi. I paesaggi!

In vecchiaia è lo stesso. Sei di fronte a una prova. La perdita di capacità. Come reagire? Fai affidamento solo su di te. Sei solo (in questa società). Avanzi e non sai che cosa ti aspetta. Poichè perdi sempre più pezzi di capacità, tendi allo sconforto, alla depressione, alla perdita di interesse per la vita.
Cambiamo punto di osservazione. Prendiamola come un'avventura. Usiamo tutti gli strumenti che abbiamo acquisito in tanti anni di vita. Affrontiamo la vecchiaia come una sfida. Tutto il nostro essere è messo alla prova. Cimentiamoci. Veniamone fuori.

Un maestro indiano invitava le persone a osservarsi mentre svolgevano un'azione. Per esempio fumare una sigaretta, quando capisci che è una dipendenza. Diceva anche di farlo come una meditazione. Nel senso di contemplare ogni singolo atto. Essere assolutamente coscienti di ogni singola boccata di fumo.

Facciamo lo stesso con la vecchiaia. Prestiamo molta attenzione  a ogni singola trasformazione. Non lasciamoci vivere, ma diventiamo consapevoli della vita. Aumentiamo la coscienza.   
Osserviamoci mentre invecchiamo.

29 novembre 2012

La stanchezza (e i rimedi). (79) (altro 18/10/12)
La vecchiaia in una parola: stanchezza. Prima di arrivare alla vecchiaia, sempre più spesso, mi sentivo stanco, a pezzi, specialmente di sera. Il mio geriatra (ogni vecchio dovrebbe averne uno!) mi dette alcuni rimedi. Uno fra tutti: la curcuma.  Spezia indiana, usata nel curry, anche sola. Consiglio da sola.
Aromatica, un po' amara. Nella minestra, nell'insalata, sulle verdure cotte. Anche in un po' d'acqua. Non migliora il gusto. E' uno straordinario antiossidante. Ricchissima di polifenoli.
In farmacia ho fatto il test dello stress ossidativo del sangue. Eravamo una decina in lista. Ero l'ultimo. Il più vecchio.  Si aspettavano valori pesanti, per l'età. Sorpresa: il migliore! Da alcuni mesi assumevo due cucchiaini al giorno di curcuma. Mattino e pomeriggio.
Senza curcuma mi ritorna la stanchezza serale. Con la curcuma sto dignitosamente, anche la sera. E al mattino, molto bene. Pieno di vitalità. Non è una droga. Elimina gli effetti degli ossidanti nel sangue. E si sta meglio.
Sia chiaro: non elimina la stanchezza normale dovuta a una giornata intensa, di lavoro o di impegni. Questo no. Elimina la spossatezza estrema, serale, che ci prende anche se non abbiamo fatto nulla durante il giorno. Stanchezza legata appunto allo stato ossidato del sangue. Dovuto all'età, all'inquinamento, alle cattiva alimentazione, alla disadratazione.
Ma dà anche una eccellente vitalità durante il giorno. Al mattino poi, non ti svegli stanco.
Provate.
Gli effetti si sentono quasi subito. Cioè dopo alcune ore. O dopo un giorno o due, se lo stato ossidato del sangue è molto alto.

(Poichè lo stress ossidativo si riforma continuamente nelle cellule, non basta prenderlo una sola volta al giorno. Dopo alcune ore, l'effetto benefico scompare. Allora se ne riprende un altro cucchiaino nel pomeriggio. Per sempre.)

28 novembre 2012

Fiducia e simpatia.(78)
Mi sono commosso. Mio nipotino era a casa con la madre. Stava subendo il taglio delle unghie. Operazione non gradita. Si lamentava. Sono arrivato e ho cercato di distrarlo. Ma lui continuava a lamentarsi. La madre ha finito l'operazione. Il bimbo ha allargato le braccia verso di me e si è quasi lanciato. Mi ha considerato un rifugio sicuro per sottrarsi al disagio.
Chi ero io per meritare tanta fiducia? Non l'ho allattato, non lo curo di notte. Non lo cambio. Però mi vede spesso, rido insieme a lui. Talvolta lo tengo  in braccio, facciamo insieme qualche gioco. Mi occupo un poco di lui.  Si è creata una complicità. Un riconoscimento reciproco a base di gesti e di suoni con la lingua, ripetuti da me e da lui. Ha una relazione con me. E si fida.
E' la fiducia che è commovente. Una cosa naturale. Come quando un bimbo si perde e si fida dell'adulto che lo aiuta a ritrovare i genitori. Un aiuto naturale, fra individui della stessa specie. Fra naviganti della stessa vita.  Bambini e giovani. Adulti e vecchi.

Uno scrittore antico diceva che una delle gioie della vecchiaia è insegnare ai giovani. Meglio: raccontar loro la propria esperienza. Da una parte, è fornire preziose informazioni che altrimenti sarebbero perdute con la morte del vecchio. Dall'altra è una richiesta d'aiuto. Il sentimento comune è la simpatia.
Simpatia dei vecchi verso i giovani. I giovani sono il prolungamento della società alla quale apparteniamo (e che, come vecchi, abbiamo a cuore). I vecchi possono fornire qualche aiuto ai giovani, nelle loro debolezze.
Anche simpatia dei giovani verso i vecchi. I vecchi sono le radici, la storia. Ma sono fragili. Hanno bisogno d'aiuto. Hanno bisogno dei giovani.

26 novembre 2012

Solidarietà. (77) (altri, in questa stessa settimana)
Ero al bar. Arriva un anziano, di seconda fascia. Beve il caffè e si allontana, indossando berretto e guanti. Un guanto gli cade. Non se n'accorge e va avanti. Un quarantenne vede la scena, raccoglie il guanto, chiama il vecchio e glielo porge. Addirittura banale. Mi hanno colpito i due sorrisi. Quello del giovane, aperto, comprensivo, gentile. Quello del vecchio, sorpreso, un pò impacciato, ma grato. Uno scambio fra generazioni. Di piccoli favori, di sorrisi. Senza pietismi.  Uno scambio reale: chi è più lesto, più attento, più vivace, aiuta chi non lo è più. E sarà aiutato più avanti negli anni. Così dovrebbe essere, fra generazioni medie e avanzate.

Non è diversa la solidarietà fra la generazione di mezzo e la generazione dei bimbi. Un bambino piccolo è senza strumenti. Non sa parlare, non sa camminare, non sa esprimersi. Gli adulti solidarizzano con lui. Lo aiutano negli spostamenti, prendendolo in braccio o trasportandolo con una carrozzina. Lo imboccano, perchè non governa le mani. Lo accudiscono.
I vecchi dell'ultima fascia camminano con fatica. Hanno bisogno di appoggi, di aiuto, di carrozzina. A volte non sono in grado di mangiare. A volte perdono la parola. Come bambini piccoli, ma in un'altra età.

25 novembre 2012

Solidarietà.(76) (un altro: il 20/11/12)
Due vecchi, terza fascia, marito e moglie, mentre si aiutano a stendere i panni lavati. A volte li ho visti muoversi (singolarmente) con un girello, in terrazza. Hanno perso molta autonomia, ma ancora se la cavano. Questa volta sono insieme. Si stanno aiutando a stendere i panni.
Fare delle cose insieme. Tutto molto faticoso. Ma nessuna rinuncia a piccole faccende domestiche. E non si rinuncia a farle insieme.
In età avanzata cose minime sono occasione di compagnia. Si è solidali nella nuova sorte. Nella nuova difficile fase che ci attende. E' come se ci si tenesse per mano,  solo per camminare, anzi, per fare pochi passi in terrazza. E' una solidarietà che ci si scambia reciprocamente, contrastando la tendenza all'isolamento. Avviene di rado e quasi esclusivamente fra coniugi. Gli altri ne sono esclusi.

Noi vecchi stentiamo a capire che ci sono altri vecchi che vivono la nostra stessa condizione. Con questi ci si potrebbe mettere insieme. Per socializzare le difficoltà, i problemi. O almeno solo per solidarietà. Per aiutare un vecchio di una fascia più avanzata.
In qualche zona dell'Emilia vi sono condomini di vecchi, che, appunto, socializzano la vecchiaia. Si aiutano reciprocamente. Chi è più abile aiuta chi è più avanti. Aiuti concreti. La spesa, la lavatrice, le pulizie. Inevitabilmente anche le parole, le difficoltà, i sentimenti.


23 novembre 2012

Le mani. (75) (un altro: 5/10/12)
Mio nipote sta crescendo rapidamente. A distanza di solo una settimana si vedono i progressi. Per esempio nell'uso delle mani. Sono ancora incerte, ma migliorano di continuo. Non ha ancora tutte le abilità. Se le sta formando. Gli tocca comunque usare le mani, con tuti i limiti della sua età: un anno. E' nella fase ascendente della parabola della vita.
Le mie mani sono ancora abili, ma perdono qualche colpo. Qualche movimento è meno controllato. Sono nella fase discendente. Le userò con sempre minore maestria.
Su mio nipote ho un vantaggio. Uso le esperienze passate per far fronte ad abilità scarse. Mio nipote no. Non può usare esperienze passate, per aggirare l'ostacolo della scarsa abilità delle sue mani. Può solo aspettare che muscoli e sistema nervoso maturino. E gli permettano le abilità che avrà da adulto.
In vecchiaia le mani perdono punti. Ma in vecchiaia abbiamo una notevole esperienza.
L'esperienza passata è la protesi delle nostre mani. Almeno per svolgere i gesti fondamentali.

22 novembre 2012

Il muratore vecchio.(74) (un altro 16/10/2012)
Ho visitato un appartamento in costruzione. Nuovi materiali, nuove tecnologie. Stesse fatiche, però. Fra i muratori ce n'era uno vecchio. Di prima fascia, naturalmente. Stava posizionando delle scatole per le prese elettriche. Non so se aveva anche fatto le scanalature. Lavoro più di fatica. Forse sì.
Non era accucciato. Era seduto su uno sgabellino grezzo. Evidentemente fatto da lui. Per un vecchio stare accucciato è faticoso. A un certo punto si è alzato ed è andato a lavorare su un'altra scanalatura. Si è alzato lentamente, con una leggera smorfia di dolore. Sembrava mal di schiena.
Quando vedo un vecchio a un lavoro faticoso, mi immalinconisco. Non mi sembra giusto. Sono favorevole al lavoro  dei vecchi. Ma non per un lavoro di fatica. La fatica la possono svolgere i giovani che hanno le energie giuste. I vecchi no. Non mi sembra dignitoso.
Uno scrittore antico diceva che i vecchi non hanno bisogno di tante energie, perchè a loro non si chiedono compiti gravosi.
Preferirei anch'io che la società si strutturasse in modo da non dover affidare ai vecchi i lavori di fatica.

21 novembre 2012

Prudenza.(73)
Ho rischiato grosso. Scendendo le scale coi cani al guizaglio. I cani tirano. Scendo velocemente. Il tacco di una scarpa si è infilato nel risvolto del pantalone dell'altra gamba. Per un attimo, col corpo sbilanciato in avanti, non avevo più appoggio. Fortuna: il tacco si è sganciato giusto in tempo per poggiare il piede sul gradino e proseguire. Mi sarei fatto male.
Occorre più prudenza, in vecchiaia. Anzi è la prudenza la virtù che noi vecchi siamo invitati a imparare.
Sembra una banalità. Eppure è una necessità vitale. Bisogna approfondire.

La nostra esperienza passata ci porta a pensare che le cose vadano comunque bene. Ma in vecchiaia non è più così. Un po' meno di forze, un po' meno di lucidità, e cadi. Ma se cadi, poi, ti riaggiusti molto lentamente.
Da giovane puoi anche essere imprudente. Non dico sconsiderato. Puoi essere imprudente perchè se ti fai male, ti rimetti in sesto velocemente.
Da vecchio è tutto più difficile. Ti puoi fare più male, ti puoi invalidare, puoi crearti un handicap. Guarisci più lentamente.
Tutto ciò ci dovrebbe portare a essere prudenti. Cioè: se l'istinto, confermato dall'esperienza giovanile, ti dice che non succede nulla di grave, la riflessione, illuminata dalle ultime esperienze, ti dice di stare più attento.
Prudenza significa prevedere conseguenze nefaste, se non si adottano norme di sicurezza.
Noi vecchi siamo chiamati a prevedere ciò che può capitare.

20 novembre 2012

Solidarietà.(72)
In autobus. Un anziano si è alzato dal suo posto e lo ha ceduto a un altro anziano con bastone. Bel gesto. Anche gli anziani sono attenti agli altri. Si dice che siano egoisti. Concentrati solo su se stessi. Non è vero per tutti. In vecchiaia, è vitale conservare l'umanità. Perchè si continua a vivere. La vecchiaia non è un limbo. Non è sospensione della vita in attesa della morte. La vecchiaia è ancora vita.
La vecchiaia è vita.
A passeggio in piazza. Una anziana in carrozzella. Spinta da un anziano. Il marito, probabile. Una solidarietà obbligata. Dal vincolo matrimoniale. Non solo. E' una solidarietà fra persone che hanno condiviso molto. Piena di difficoltà. Mi viene in mente il film "Amour". Quindi con risvolti drammatici. Ma anche un semplice aiuto  da parte di chi ha ancora un briciolo di forze, verso chi, vicinissimo, non ce la fa più.
Solidarietà fra vecchi. E' un'idea per tutti. Di più, per i vecchi più giovani, verso i vecchi più vecchi.
Chi meglio di un vecchio, può assistere un altro vecchio?

19 novembre 2012

Limiti di Cronache dalla vecchiaia.(71)
Un'autocritica. Dopo quasi tre mesi, ci vuole.
Un diario è personale. Ovvio. Riflette la persona, le sue idee, le sue manie.
C'è un limite in più. Sono un vecchio maschio. Naturale, appartengo a uno dei generi. Questo, dunque, è un diario maschile. Non riporta il mondo femminile. Non riporta il vissuto della vecchiaia di donne. Temo che sia diverso dal mio. Molto diverso.
Io pongo l'accento sulla fase di decadenza di un uomo. Una donna è molto più legata alla vita. In quanto generatrice di vite nuove. I nipoti la richiamano prepotentemente a occuparsi di vita. Le donne trascurano la vecchiaia?
Perchè vedo poche vecchie in giro? Si curano di più. Sembrano più giovani. Oggi con sorpresa ho visto in centro due anziane col bastone. E un'altra anziana al tavolino del bar con la nipotina. Raramente vedo anziane di terza fascia, se non quelle in carrozzina accompagnate dalla badante.
Mi piacerebbe scoprire che qualcuno che legge è una donna e che vita ha da vecchia e che idee.


(ricordo, a chi vuol lasciare un commento, che è semplicissimo: basta un clic sulla parola "commento" in azzurro alla fine del testo. Si apre una finestra in cui si può scrivere; alla fine però bisogna fare un clic sul pulsante "Pubblica" o altro simile. Nessuna registrazione, anonimato completo.)

18 novembre 2012

Basta.(70)
Noi vecchi possiamo dire basta. Ci resta poco tempo. Possiamo smettere quello che non ci garba. Di fare, di subire, di vedere, di partecipare. Quest'estate ho detto basta al calcio. Intendo lo sport.
A noi maschi piace molto. E' di gruppo, occorre inventiva, abilità, forza fisica, capacità di correre. E' bello. Da vedere oltre che da praticare. Ma da vecchi non lo si pratica.
Ho deciso: basta calcio. Perchè si scopre di continuo la corruzione. Partite truccate. Giocatori che scommettono. Dirigenti che comprano partite. E tutto si lascia correre. Ricordate quel giocatore che segnò molti goal ai mondiali dell'82? Quello che qualche mese prima era stato indagato e forse condannato per corruzione? Ebbene fu graziato e preso in nazionale.
Dopo trent'anni, tutto come prima.  Stessa corruzione. Ma non questo mi ha fatto dire basta. E' che parlando con un giovane parente diciassettenne, stellina del calcio delle serie inferiori, ho saputo che anche fra i ragazzi così giovani c'è la stessa corruzione.
Basta calcio.

17 novembre 2012

Invertire l'invecchiamento.(69)
E' il titolo di un libro. Fa pensare, il titolo. E' speranza dei vecchi, ritornar giovani? Sì, se significa recuperare forze. No, se significa perdere l'esperienza, se significa tornare a essere quello che si era tanti anni fa. Guardando indietro, mi piaccio più adesso.

L'autore, Sang Whang, sostiene che l'invecchiamento, come capita a noi, dipende dall'incapacità del corpo di far fronte all'acidità. Causata da ciò che mangiamo. Dopo i 50 anni la capacità dell'organismo di eliminare dalle cellule i prodotti dell'acidità, scende gradualmente. Allora l'autore propone di prendere del bicarbonato (però, in una certa forma), di bere acqua basica, di mangiare alimenti che non lascino acidità (ma sembra che non ce ne siano molti).
L'acidità sarebbe la causa di molti malanni.
Se è così, sarebbe un bel colpo. Non si può invertire l'invecchiamneto, penso. Ma si possono limitare alcune conseguenze sulla salute.

16 novembre 2012

Decisioni.(68)
Ho deciso di essere più prudente, la notte quando mi alzo per andare in bagno. Invece di procedere a tentoni, accendo una pila. Anzi oggi ho deciso di accendere la luce del comodino. Che poi è la cosa più naturale. E infatti stanotte quando mi sono alzato, ho avuto un giramento di testa. Ho dovuto sedermi di nuovo sul letto. Con la luce è stato più semplice, perchè non sono stato preda dello squilibrio. Con la luce ho visto la situazione reale. Ben fatto.
Sono decisioni di prudenza.

15 novembre 2012

Le macchie sulla pelle.(67)
E' uno dei segni della vecchiaia. Ogni tanto mi guardo le mani. Scruto la comparsa di macchie scure. Ricordo quelle di mia madre, ottantenne, che ne aveva di grandi. E scure.  Anch'io ne ho qualcuna. Piccola per il momento. E' inevitabile che si ingrandiscano. Fa parte del ramo discendente della parabola della vita.
Le macchie rappresentano il mio timore per la vecchiaia. L'apprensione per la loro comparsa è l'apprensione per la vecchiaia che arriva.
Perchè ne ho timore? Perchè ho paura di perdere quello che ho. La vita? Forse solo le abilità. Ho timore di dover convivere con una situazione di scarsa abilità. Eppure, a pensarci, meno male che la vecchiaia arriva dopo molti anni di vita matura. Anni in cui mi sono creato strutture di pensiero e di personalità. Che mi permettono di affrontare situazioni difficili.
La vecchiaia è una situazione difficile. Ma noi vecchi abbiamo la capacità di affrontarla. Solo noi vecchi. E forse non tutti.

14 novembre 2012

Nervosismo.(66)
Mi abbottono la camicia. Il polsino destro. Ovvio che lo faccia con la mano sinistra. Stento un poco. Il bottone fatica a entrare. Qualcuno ha ingrandito i bottoni... Questa difficoltà mi fa imbestialire.
L'abilità manuale è diminuita. Non mi rassegno e mi arrabbio. Un fatto di vecchiaia.
La vita non è una crescita continua di abilità. E' una parabola. Col suo ramo discendente, la vecchiaia.  Arrabbiarsi indica scarso senso di realtà.

Lo stesso mi capita quando metto il guinzaglio ai cani. Pretendo di farlo con una mano sola. Cerco di agganciare l'anello metallico col moschettone aperto. Magari tenendo altri oggetti con l'altra mano. Una volta ci riuscivo. Almeno mi pare.

Non mi rassegno a perdere abilità manuali. E mi arrabbio, con scatti d'ira che mi sorprendono.
Non si tratta solo del dispiacere per la perdita. C'è anche un nervosismo diffuso, che prende noi vecchi. Ci fa essere impazienti. Per esempio alle casse del supermercato. O all'ufficio postale. I vecchi sono i primi che danno segni d'insofferenza. E' un aspetto da tener presente. Da controllare. E' una prova che siamo chiamati a superare.
E' sempre questione di pazienza. Da imparare.
La vecchiaia è la palestra della pazienza.

12 novembre 2012

La prima volta.(65) (un altro 23/9/12)
Altra categoria di vecchiaia: la prima volta che si fa qualcosa. O l'ultima volta. Ho già detto (13/10/2012) di una mia caduta in bicicletta e della botta al ginocchio. Ricordo che all'inizio della convalescenza non riuscivo più a piegarmi sulle ginocchia. Se lo facevo sentivo dolore. E non riuscivo più ad alzarmi. In quel periodo, anche solo per alzarmi dalla tazza del bagno dovevo far forza con una mano su un appoggio. Dopo esser guarito non ho più smesso di aiutarmi con la mano.
Ecco succede così in vecchiaia. Si fa un cambiamento che si crede momentaneo, causato da un evento esterno. Quel cambiamento diventa definitivo.
Rialzarmi dalla posizione accucciata con l'aiuto di una mano, l'ho osservato la prima volta quando facevo trekking con lo zaino in spalla. Alcuni anni fa. Se mi piegavo non riuscivo più ad alzarmi senza aiuto.  All'inizio l'ho attribuito allo zaino (8-10 chili). Vero. Ma pian piano questa ricerca d'appoggio è diventata un'abitudine. Non è dovuta allo zaino. Non è dovuta alla caduta. Ho perso massa muscolare alle coscie.
Oggi è diventata un'abitudine. Un'abitudine alla quale non faccio più caso.
Ma prima non c'era.

11 novembre 2012

Sempre di meno.(64)
Una categoria tipica della vecchiaia è quella del "sempre di meno". O del "sempre di più". Sempre di meno ricordo. Sempre di più mi appoggio ai corrimano.
Non è il "di meno" o il "di più" a caratterizzarla. E' il "sempre". E' un cammino in un'unica direzione. Non si torna indietro. Diceva Norberto Bobbio: "La vecchiaia è come una scala a chiocciola, nella quale si può solo scendere, non si può risalire".

10 novembre 2012

Memoria.(63)
Niente panico. Ci sono strategie.
Confesso: sono preoccupato di perderla. Per il contorno di malattie degradanti.
Mi sono accorto che posso farvi fronte.
Quando perdo il filo di un discorso, mi fermo un attimo e cerco di recuperare ciò che mi è sfuggito. Miracolo. Lo ritrovo. Basta un poco di pazienza.
Quando una parola o un nome mi sfuggono, con calma, cerco di farmele tornare alla mente. Spesso le ritrovo. A volte mi incaponisco. E cerco cerco cerco. Alla fine, trovo.
E' che quando scappa un pensiero, sembra introvabile. Sembra di essere in un deserto senza contorni. Impossibile orientarsi. Ci si sente perduti. Come se qualcosa fosse scomparso d'improvviso. E non sappiamo cosa.
Poi di colpo torna la luce.
Ci ritroviamo.

09 novembre 2012

Chiarezza. (62) (Punti fermi)
Un commento al 04/11/12 (il primo, grazie) è stato utilissimo. Ho capito.
Due modi per vivere la vecchiaia.
Assistere alle perdite, con cruccio e lamentele, e attendere la morte (perdita delle forze, della memoria, della lucidità).
Oppure riempire la vita di vita (progetti, affetti, conoscenze nuove, partecipazioni, gioco). Facendo fronte alle perdite con l'intelligenza e l'esperienza.
Il nostro stato di vecchi è una parabola discendente. Punto.  Poichè abbiamo vissuto molti anni, abbiamo la fortuna di conoscere strategie. Usiamo quelle per compensare le perdite.

Due modi che convivono. A volte assistiamo inerti, a volte ci riempiamo di vita.
Nella prima fascia di vecchiaia prevale la vita. Nell'ultima si aspetta la morte. O no?
Abbiamo esempi di vecchi inoltrati che sono attivissimi. Esempi da seguire?
Ho l'impressione che l'ultima fase della vita richieda il distacco. La contemplazione della morte.

C'è una specificità nella vecchiaia, che va vissuta.
Perdite e morte vanno vissute.

06 novembre 2012

Tempo.(61)
Non ho più tempo. Mi manca il tempo. Impiego più tempo di una volta a fare una cosa. Mi giustifico: "Perchè la faccio meglio." Vero. Ma "il fare meglio" copre il maggior tempo che impiego. Cioè: impiego più tempo e allora cerco di fare meglio. Non viceversa.
Le mie azioni sono rallentate. Positivo. Non ho più la frenesia di quand'ero giovane. Quando volevo fare tanto in poco tempo. No. Dedico molto tempo a fare poco.
Come battuta si dice che i vecchi spendono tutto il loro tempo a fare cose banali. La mattina si alzano, fanno colazione, vanno a prendere il giornale, il pane, e la mattina è già passata. Per questo i vecchi si alzano presto.
Mi alzo presto anch'io. Mi sembra di essere più efficiente. Più veloce. Più sveglio. Comprendo meglio le cose. Capisco meglio un libro. Quando mi metto a leggere alla sera, grande è la frustrazione. Sto a lungo su una pagina e non ne colgo il significato. Non capisco. Gli occhi mi si chiudono. E se non si chiudono, alla mente non arriva nulla lo stesso.
Più tempo per fare le cose. In realtà, più tempo per concentrarmi e scegliere l'azione da fare.  Ancora meglio: mi fermo a pensare perchè perdo il filo dell'azione.
Assomiglio al mio cane vecchio. A tratti si ferma, immobile, sulle quattro zampe. Come incantato. Con la testa girata all'indietro, come se stesse pensando a cosa deve fare.
E' una proiezione, certamente. Comunque mi ricorda il mio stato. Quando anch'io, mentre sto facendo qualcosa, mi fermo a pensare. E adesso che cosa faccio? Non è tanto la giusta pausa di concentrazione di chi sta svolgendo un compito arduo. E' far mente locale. Pensare un attimo (meglio: molti attimi!) a che cosa sto facendo. Come se per un attimo ci fosse stato un black out, e al ritorno della luce uno avesse bisogno di riorganizzarsi.
E' questione di memoria? Si sta deteriorando? Mia zia ottuagenaria e grande lettrice, ormai non legge più, perchè dimentica ciò che ha letto nelle pagine precedenti. Un bel guaio, per uno che ama la lettura.
La memoria non è un dato acquisito per sempre.
In vecchiaia si deteriora, come le gambe.

05 novembre 2012

Incertezze.(60)
Oscillo fra una vita d'attesa, di nuovi malanni, di invalidità, della morte; e una vita centrata sul presente, che cerca di vivere in pienezza, senza curarsi di quel che avverrà dopo.
La vecchiaia è questo. Dominata da entrambi gli atteggiamenti.
Il mio meccanico mi confessava che, alle prese con un'auto difficile, aveva lavorato con lena e passione, fino alla fine, dimenticando completamente l'ora del pranzo. Vita piena. Assorbita dal presente.
Un parente, ormai in pensione, ogni volta che m'incontra, mi dice quanto è brutta la vecchiaia. Vive aspettando un malanno da un momento all'altro.
Allora è il lavoro, la carta vincente? O un'occupazione, qualunque essa sia, tipo accudire al nipotino?
No. Siamo chiamati a riflettere sulla nostra condizione, altrimenti perdiamo lo specifico della vecchiaia.
Nondimeno ci restano brandelli di vita concentrata sul presente.
La vita del vecchio è duale.

04 novembre 2012

I tre passi di un vecchio.(59) (Specchio)
Era tardo pomeriggio. Ormai buio. Solito giro col cane. Per evitare incontri sgraditi, guardo sempre avanti, per saggiare se vi sono "ostacoli". Quando vedo altri cani, o mamme con bambini, o altro, cambio marciapiede.
C'era un vecchio, davanti a me. Mi fermo. Aspetto che entri nel cancello che aveva davanti (così pensavo). Perchè anche lui era fermo. Fa tre passi. Si ferma di nuovo. Salta il cancello. Aspetto, col mio cane. Fa ancora tre passi. Si ferma ancora. E' in difficoltà. Motoria? Mentale? Cambio marciapiede. Lo sorpasso, alla larga. Mi fermo più avanti e mi giro a osservarlo, senza dare troppo nell'occhio. Continua ad avanzare sempre a tre passi per volta. Sono incerto.
Mi fermo a chiedergli se ha bisogno d'aiuto? Lui continua. Non è traballante. Non sembra ubriaco. Ho ripreso la mia strada e sono tornato a casa.
Avrei dovuto chiedergli se aveva bisogno d'aiuto. Altre volte l'ho fatto. Ho chiamato il soccorso.
Il dubbio riguardava la comunicazione con lui. Mi sembrava che non ci sarebbe stata. E poi il cane avrebbe abbaiato.
Mi sono figurato che quella uscita da casa, fosse la sua ultima autonomia.
In quelle condizioni io cosà farò? gradirò che uno sconosciuto mi aiuti?
Ma è sempre meglio chiedere. Ho sbagliato.

03 novembre 2012

Indicatori di vecchiaia.(58)
Qua e là, in questo diario, ho cercato di raggruppare le esperienze di vecchiaia. In capitoli, in categorie.
Ho così introdotto la categoria: "La prima volta che..." e poi un'altra: "Non posso più fare...". E ancora: "Lo specchio." Oggi ne ho scoperto un'altra: le paure. Perchè i vecchi hanno delle paure tutte particolari. O almeno io. Due giorni fa ho confessato la mia paura di perdere la memoria. Chissà se i miei "colleghi" (gli altri anziani) ce l'hanno.
Altri capitoli sono: Il tempo, Perdere, Diminuire, L'immagine, Punti fermi.
Li citerò nei testi che scriverò. Così, per mettere un pò d'ordine in questi pensieri.

Sono due mesi esatti dall'inizio di questo diario. Sono soddisfatto. Questo lavoro mi aiuta. Mi mancano i commenti dei miei lettori. Per la condivisione.
Ma scrivo per me.

02 novembre 2012

Sorpasso in bici. (57) (Diminuire)
Vado ancora in bici. Nella mia città è l'ideale per andare in centro. Vado anche piuttosto veloce.
Spesso, però, i ragazzi mi sorpassano. Normale.
Adesso mi sorpassano anche le ragazze. Logico. Le ragazze sono piene di energia. E io ho meno forze. Eppure la cosa mi colpisce.
E' un segno. Chiaro. Della diminuzione delle forze. Della vecchiaia. Ma allora anche tu pensavi che la vita fosse un continuo crescere? Non me lo dicevo, ma inconsciamente lo davo per scontato.
Adesso comincio a capire che la vita è una parabola. Con la sua fase discendente.
Presa di coscienza della realtà, si chiama.

01 novembre 2012

Memoria labile.(56) (Paure. Un altro il 9/10/12)
Ho paura di perdere la memoria. Perchè so che in vecchiaia la si perde. Ho visto mia madre. E delle zie.
Ho paura perchè, se la si perde troppo, si va verso la demenza. Mia madre era definita così, nelle cartelle cliniche.
Ho paura perchè nei lavoretti che ancora faccio è molto importante. Se ne perdo anche solo un po', non posso più lavorare.
Ho paura perchè è uno dei sintomi dell'Alzheimer, credo.
Così ho cominciato a segnarmi le parole che mi sfuggono. Quelle che faccio fatica a recuperare. La prima è stata il nome di un drammaturgo francese. Moliere. Capirai! Non mi veniva in mente, nonostante facessi molti sforzi. Non ho letto niente della sua opera. Lo concosco solo per averlo studiato a scuola. Però non è un alibi. In genere è un nome che si conosce.
Un'altra parola sulla quale al momento ho dovuto chedere aiuto è stata Giamaica. Volevo citarla come patria di Bob Marley. Non mi veniva. Non mi veniva neppure il nome del cantante.
Lo stesso mi è capitato col nome di uno psichiatra veronese. Vittorino Andreoli. Mi veniva in mente Ambrosoli, ma sapevo che era tutt'altro.

Così ho cominciato a essere vigile anche in altre situazioni.
Nei giorni scorsi ho presentato per due volte  delle situazioni complesse a gruppetti di persone. Durante le presentazioni mi è capitato due volte di perdere il filo del discorso e di non riuscire a riprenderlo all'istante. Poco male. Ho lasciato perdere. In passato mi era capitato ancora. Ma ero più giovane. Non lo consideravo grave. Oggi invece...
Sono preoccupato.

31 ottobre 2012

Oggi mi sento vivo.(55)
In queste pagine racconto la mia vecchiaia. E' un diario. Un diario di un solo argomento. La vecchiaia.
In una giornata ho frequenti pensieri su di essa. O perchè mi prendono delle paure. O perchè mi succedono fatti. Li scrivo. Così restano. Li posso vedere. Staccati da me.
Oggi mi sono sentito vivo. Più del solito. Perchè?
Stamane ho incontrato un gruppo di persone. Giovani. Ho loro esposto una problematica molto complessa. L'ho esposta bene. Sono soddisfatto di me. Al pomeriggio è venuto a trovarmi un parente, un ragazzo. Aveva preso una insufficienza a scuola. E' venuto perchè gli spiegassi dove aveva sbagliato. L'ho fatto volentieri. Alla fine ero contento.
Alla sera dovevo andare alla proiezione di un film-documentario, su un popolo che soffre di una grave oppressione. Mi interessava molto.
Ora è notte e sento di essere stato vivo. Per gli impegni sociali. Per essere stato utile. Per la soddisfazione di una buona esposizione.
Non ho pensato di meno alla vecchiaia. Ma il resto della giornata ero impegnato in attività. E' questo?
O sono stati i tre caffè che ho preso?

29 ottobre 2012

Amour. (54) (un altro il 30/09/12)
Un film, uscito due giorni fa. Di due vecchi coniugi, ultraottantenni. Vivono soli. Lei si ammala. Perde progressivamente abilità e capacità di comunicazione. Non vuol più vivere in quello stato. Lui la soffoca.

Un film duro. Situazione realistica. Nessuna concessione a sentimentalismi.
Vecchi di seconda/terza fascia. Dignitosi, deboli. Lasciati soli con il dramma finale della vita. Abbandonati non tanto dalla figlia, quanto dalla società. Nessuna struttura che li aiuti.
Una grande violenza sul vecchio marito. Quando alla fine è solo a decidere di uccidere la moglie. E lo fa materialmente.
Una grande violenza sulla vecchia moglie. Che non vuol più vivere in quella condizione. E nessuno l'aiuta a morire serenamente. Deve morire violentemente. Per giunta, per mano del suo compagno.

Società barbara. Su morte e vecchiaia la nostra società balbetta. Ci abbandona al nostro destino. Come quel regista novantenne che si è dovuto gettare da un palazzo, per morire.  Eppure non è stato sempre così. O non è sempre così in tutte le società. Vedi Accabadora, il libro.
Eutanasia. Parliamone, finchè siamo vecchi di prima fascia.

28 ottobre 2012

I giovani prendono il posto.(53)
Un gruppo di acquisto mi invitava di frequente, a parlare della mia esperienza nel campo. In questi ultimi tempi mi invita di meno. Quando ci vediamo, grandi manifestazioni di stima, grande considerazione, ma altri incontri non ne facciamo. All'inizio ci sono rimasto male, ma ora ho capito.
Il gruppo è formato da giovani. L'età di mio figlio. Se non hanno più bisogno di me, significa che stanno camminando con le propri gambe. Fanno la loro strada. Non hanno più bisogno di un padre, di un nonno, che li indirizzi. Si arrangiano. Di ciò sono contento.

In un altro incontro, con altro gruppo, dirigeva l'evento una giovane che avevo conosciuto anni fa come timidissima, chiusa in se, quasi senza qualità. In quel contesto se la cavava benissimo. E' diventata adulta. Ha preso in mano le redini. Come non gioirne?

I vecchi, se solo ci pensano un poco, devono essere contenti che le nuove generazioni se la cavino da sole. La società continua anche senza di loro. La società continua. Il nostro compito l'abbiamo svolto. Il testimone l'abbiamo passato. Non lasciamo macerie.
Invece, quante resistenze nei personaggi pubblici, per non farsi da parte! Attaccamento a falsi valori. Per fortuna arriva la vecchiaia e ti mettono da parte. Così puoi applicarti ai valori tipici della tua nuova età.
Se ti rottamano, ti fanno un favore.

27 ottobre 2012

Ruolo sociale.(52)
Un familiare, pensionato da poco, mi dice: "Quando lavoravo, mi ossequiavano tutti. Ora da pensionato quasi non mi salutano".
Se avevi prestigio dal tuo lavoro, lo perdi. E' inevitabile. Anzi è opportuno. Così smascheri chi ti omaggiava per ipocrisia. Ma non è questo, quando parlo di ruolo sociale. Non intendo il prestigio sociale.
Un altro familiare, gran viaggiatore, mi dice che, in Giappone, il netturbino che spazza la strada, è orgoglioso del lavoro che svolge. E lo svolge bene. Perchè è un lavoro utile alla società. O comunque è un lavoro utile a qualcuno. Ecco, di questo voglio dire.

Quando cessi di lavorare, cessi di essere inserito in una organizzazione. Che svolge un compito. Per qualcuno. O per tutta la società. Siamo animali sociali. Stiamo bene se svolgiamo un compito per il nostro gruppo. Prendiamo significato dal gruppo di appartenenza.
Quando siamo espulsi da un contesto, rischiamo la depressione. Perchè parte della nostra vita prendeva significato da quel contesto.

I vecchi, in quanto pensionati, in quanto meno mobili, in quanto più ritirati in sè, perdono ruolo sociale. E ne soffrono. Se ne sfugge solo se si basta a se stessi. Cioè se si trova in se stessi il significato del vivere.
La vecchiaia ti invita a percorrere questa strada di individuazione. Ricercare in te stesso significati.
Molto positivo, no?

26 ottobre 2012

Via di qua.(51)
E' il titolo di un libro. Sottotitolo: Imparare a morire. Si può? Il libro cerca risposte nella letteratura passata. Tragedie greche. E poi poeti e scrittori dell'800. Colto. Bello. Ho sentito l'autore (Umberto Curi) presentarlo. Affascinato. Adesso lo leggerò.
Cerco anch'io di imparare a invecchiare e a morire. Nel passato qualcuno ci ha già pensato. L'ha lasciato scritto. Utilissimo leggerlo. Qualcuno nei secoli passati può aver trovato delle risposte. Per fortuna ci sono arrivate. Attraverso la letteratura. E' una via per trovare risposte.
Oggi siamo in tanti di più, con buoni mezzi di comunicazione. Internet ci permette di comunicare, anche con gente di altre lingue. Può darsi che, fra tanti, qualcuno abbia delle risposte. Comunque si può discuterne con molti di più. Più che i propri parenti, i propri vicini di casa, i propri compagni di lavoro.
E' un'altra via per trovare risposte.

25 ottobre 2012

Punti fermi (2).(50) (un altro, qualche giorno fa)
Le riflessioni le scrivo nella sezione dal titolo Punti fermi.
In queste Cronache ho sparso qualche riflessione. Ne riassumo qualcuna.

La vecchiaia ti porta a essere più prudente. Perchè ti senti più fragile. Rifletti prima di fare un passo avventato. Sottrai all'impulso e sottometti alla riflessione. Cerchi di imparare dagli eventi negativi. Molto positivo. La grande energia della gioventù ti fa credere immortale. Fai cose che per un niente potrebbero trasformarsi in tragedia. Da vecchio, prima, rifletti.

La vecchiaia ti porta a essere più cosciente di quello che fai. Perchè sei più distratto, disattento. Ci devi mettere attenzione anche in quello che prima facevi in automatico. Non puoi più permetterti di leggere la locandina dell'edicola mentre guidi. Molto positivo. Recuperi alla consapevolezza zone incoscienti della vita. Da vecchio ci stai più attento.

24 ottobre 2012

Piccole barche.(49) (Prudenza)
Nella mia città vi sono molti canali. Eredità del tardo medio evo. Allora erano importanti vie di comunicazione. Sembra che da qualunque punto del territorio provinciale, si potesse raggiungere un canale navigabile, percorrendo al massimo tre chilometri. Oggi nessuno naviga in questi canali.
E' un'esperienza unica. Prospettiva diversa dalla solita strada. Verde a volontà. Silenzio e pace incredibili. Da provare. Ci sono stato, su una piccola barca a motore elettrico, dal fondo piatto.
Non avevo esperienza di barca. Bisogna prestare attenzione per non perdere l'equilibrio. Cosa che noi anziani perdiamo facilmente.
La prima volta ho visto un bel salvagente e mi sono accontentato. Le altre volte ho deciso di indossare il giubbotto salvagente. Per prudenza. So stare a galla, al mare, in costume. Ma in acqua dolce? Vestito e con le scarpe?
Prudenza è una delle doti della vecchiaia.

23 ottobre 2012

La marcia.(48) (Specchio)
Domenica c'è stata una marcia, in quartiere. Molta partecipazione. Mezz'età e giovani. E un po' di vecchi. Bravi. Basta non strafare. Io non corro più. Anche se in gioventù mi piaceva. Adesso temo che il cuore non tenga la fatica. Il desiderio di correre mi è passato.
Ho guardato i vecchi che correvano. Il primo che ho visto era vecchio-vecchio. Vicino agli ottanta. Asciutto, volonteroso. Mi è sembrato un po' forzato. Come se stesse andando oltre le sue possibilità. Era curvo, il volto tirato. Comunque, bravo. Mi auguro per lui, che non stesse esagerando.
Ne ho visto un altro. Vecchio di prima fascia. Grossa pancia. Poco adatto a quel che stava facendo.  Spero che si sia messo rapidamente al passo. Non era adatto alla corsa.
Un terzo. Al passo. Bella tuta. Molto incerto nel camminare. Non era nel percorso, ma nei pressi degli stand pubblicitari. E di rifornimento. Infatti teneva in mano il sacchetto con la merenda dell'organizzazione! Per lui la marcia era il panino.
Tre modi di rispondere a un evento sociale. Si partecipa alla vita sociale. Lo apprezzo. Anche se la corsa non è il terreno più adatto alla vecchiaia.

22 ottobre 2012

Il cane vecchio (3).(47) (Specchio) (precedente: 1/10/12)
Il mio cane è vecchio. L'ho già detto. Era ed e' vivace. In gioventù saltellava continuamente. Con agilità e prontezza di riflessi. Mi stava molto dappresso. Muovendomi, rischiavo di pestarlo. Però riusciva sempre con balzi improvvisi a scansare i miei piedi.
Adesso è invecchiato. E' incerto. Mi sta ancora vicino, quando mi muovo. Ma non prevede i miei spostamenti. Va incontro ai miei piedi, invece di scansarli. Devo stare attento a non calpestarlo, quando mi muovo. Mi devo curare di lui. Non ha più quel guizzo straordinario della gioventù.
E' normale. E' vecchio.

21 ottobre 2012

La vecchiaia serve.(46) (Punti fermi.)
E' un mese e mezzo che scrivo queste cronache. Avevo cominciato prima. A maggio. Circa sei mesi. Abbastanza per tirare delle somme. E' necessario. I miei pensieri sono sparsi. Cronaca, appunto. Occorre tirar fuori il succo. Altrimenti restano chiacchiere.

Un primo punto. Ho compiuto 66 anni. Sono vecchio. Senza forse, senza se. Gli altri mi vedono così. Devo vivere quest'età. Fortunato che ci sono arrivato. Compagni di scuola già morti, ne ho.
A trent'anni pensavo che 70 mi bastavano. Ci sono quasi. Mi bastano? Mi piacerebbe continuare a vivere. Ho ancora da fare. Comunque, se non muoio, che faccio? Vivo, ovvio. Come?

Posso vivere un'altra fase della vita. Diversa dalle precedenti. Non è uguale, in peggio. No, è proprio diversa.  Vita con 66 anni alle spalle. Non è diversa perchè ha di meno (forze). Ha anche di più (anni vissuti). Qualcuno dice:"Se avessi ancora vent'anni!" Io no. Penso a com'ero a vent'anni: una pallida immagine di come sono adesso. Mi preferisco adesso. Anzi, io a vent'anni non mi piaccio. Naturale. Più spaesato, più fragile, più inconsapevole. Una vita che cessa a vent'anni, è incompiuta. Gli manca la maturità. Gli manca anche la vecchiaia. Questo è il punto.

A una vita piena, serve la vecchiaia? Dice:"Vorrei avere vent'anni, con la testa di adesso." Come fai? La testa di adesso è costruita con altri 46 anni, dopo i venti. Il corpo in 46 anni si deteriora. Per aver questa testa ci ho messo anni, intanto il corpo declina.

Un altro punto, fermo. Il declino del corpo è inevitabile. Come la morte. Biologicamente. Possiamo far tante elucubrazioni sulla finitezza umana. E' scritta nella biologia. Così come la perdita di capacità.
A quaranta, cinquant'anni, ci illudiamo che, come siamo, così continueremo. Sbagliato. La vita non è una linea che cresce e poi resta costante. A un certo punto cala. Una parabola. Può spiacere: la vita è anche il declino. Trovare senso nel declino. Una sfida.
La vecchiaia serve.

(In seguito scriverò altri pezzi sul succo della vecchiaia. Li chiamerò "Punti fermi")
Prudenza.(45)
Fra le cose che ho smesso di fare, c'è l'andare in bagno di notte, senza accendere la luce. E' una piccola maniacale abitudine. Il tratto è breve, ne conosco a memoria gli ostacoli, c'è sempre un po' di luce che filtra dalla finestra. Non lo farò più. Lo potrei ancora fare. Non è successo nulla che mi sconsigli di proseguire quest'abitudine. Ma non è prudente, per un vecchio. Basta uno sbandamento, un ostacolo mal calcolato: cadrei a terra rovinosamente. Mi farei del male.
Non lo farò più. Per prudenza. Dote positiva, che si porta dietro la vecchiaia: la prudenza. Prevedere possibili danni da un'azione e agire di conseguenza.

20 ottobre 2012

Significato.(44)
Mia moglie dice che dobbiamo dare significato ai nostri ultimi anni. C'è un significato nel diventare vecchi?
J. Hillmann ne ha cercato uno per ogni malanno della vecchiaia. A volte un po' artificiosa, l'impresa è  lodevole. Ci ha creduto fino alla fine. E' morto di cancro pochi mesi fa, ultraottantenne. E fino alla fine ha limitato l'uso della morfina, per restare cosciente. Per vivere anche gli ultimi giorni con significato.

Dare significato alla vecchiaia. Senza pensarci su troppo: il primo che mi viene in mente è quello di vivere per trasmettere. Informazioni, conoscenze, esperienze. A giovani. Usare cioè quella benedetta professionalità che mi sono fatto in tanti anni di vita. Quest'anno per la prima volta ho incontrato un giovane che batte la mia stessa strada professionale. Mi sono entusiasmato. Gli ho proposto, non richiesto, di diventare il suo consulente. Gratis, naturalmente.
Lo stesso anche verso mio nipote. Ho l'impulso di insegnargli tutto quello che so. Troppo limitato!
Ho invece il desiderio di dargli un'educazione dell'intelletto. Formarlo nella parte razionale, nella quale mi sento più ferrato.
Ma mio nipote ha soltanto 11 mesi... Ci sono strutture più elementari da costruire, prima di affrontare il principio di causa ed effetto. E l'affetto conta di più della causa e dell'effetto.

19 ottobre 2012

Compleanno.(43)
66 anni, oggi. Sto bene, nel fisico e in spirito. Ho deciso di non festeggiare più il compleanno. Quest'anno non lo faccio. Neppure i prossimi, mi riprometto. Festeggerò invece le scadenze dei lustri (quinquenni). Il prossimo quando raggiungerò i settant'anni.
Mi è venuta a noia l'idea stessa di festeggiamento. Segnale di vecchiaia.
Mia zia, 88 anni, da qualche anno mostra segni d'insofferenza per i festeggiamenti dei compleanni. Non vuole neppure che le si facciano gli auguri. La capisco. La imito.
Per un vecchio, il compleanno segna il passaggio del tempo. E l'avvicinarsi della morte.
La morte. I vecchi "giovani" non ne vogliono parlare. La esorcizzano con il silenzio.
Opposto il comportamento dei vecchi-vecchi. Ne fanno spesso riferimento nei loro discorsi. Suscitano reazioni imbarazzate nelle persone di mezz'età e nei giovani.
"Ma cosa dici, nonno, tu ci seppellirai tutti!" Battuta idiota che nessuno spera si avveri.
Statisticamente è assolutamente falsa.

18 ottobre 2012

Medici.(42)
E' bene scegliersi un buon medico specialista, alla nostra età. Come per i bambini c'è il pediatra, per i vecchi c'è il geriatra. Pochi se ne avvalgono, fra i vecchi "giovani". Eppure sarebbe intelligente. Perchè il geriatra sa in anticipo i significati dei sintomi della vecchiaia.
Ho avuto la fortuna di trovarne uno, mio conoscente.
Mi è stato utilissimo. Già dalla prima visita mi ha dato alcune dritte straordinarie.
In primo luogo mi ha detto di bere acqua. Un litro e mezzo al giorno (otto bicchieri). I grandi vecchi sono disidratati, perchè perdono lo stimolo della sete e non bevono. E non bere rovina tutto l'organismo.
Bere mezzo litro al giorno (!), per lunghi anni, significa vivere in costante disidratazione, rallentando tutti i meccanismi biologici.
Bere otto bicchieri al giorno è faticoso. Bisogna impegnarsi. Ma ne vale la pena. Si vive meglio.
Seconda dritta. Prendere antiossidanti. Non pastiglie, ma cibi specifici, ricchi di "polifenoli": i più potenti fra gli antiossidanti. Tipo arance, mirtilli, ciliegie, curcuma.
Terza dritta. Per la prostata un rimedio usato in africa: il pygeum africanum. Gocce di erboristeria che aiutano la prostata a rallentare l'ingrossamento.
Provato tutto. Risultati buoni. Ne riparlerò.

17 ottobre 2012

Disorientamenti.(41) (Paure)
Scendo le scale. Cambio due volte direzione, prima di arrivare a livello strada. Qualche volta mi sento disorientato. Perdo per un attimo la percezione di dove sono. Mi spavento e penso subito a demenza e gravi malattie. Forse è invece comune. Come faccio a saperlo, se nessuno me lo conferma? Potrei chiedere al medico... Ma so già la risposta. "E' la vecchiaia che avanza!"
Mi chiedo come debba essere difficile vivere, se queste percezioni fossero frequenti.
O prolungate nel tempo: cioè se il senso di orientamento non torna subito.
E' come quando non riconosco subito un volto che invece dovrei conoscere.
O come quando non mi viene in mente, subito, il nome di una persona, uno scrittore. E mi devo sforzare.
O perfino di un oggetto, poco usuale.
So che non trovare la parola di un oggetto d'uso comune è il primo sintomo di una grave malattia (Alzheimer?)
E mi spavento.

16 ottobre 2012

Lavoro.(40)
Se lavori, vivi. Se sei in pensione, finalmente ti riposi. Contraddizioni.
Bisogna permettere, a chi lo vuole, di continuare a lavorare. Stesso lavoro dei ventenni? No. Forme più leggere. Perchè l'energia è di meno. L'esperienza è di più. Meno ore, dunque.
Un anno sabbatico, da fare appena raggiunta la pensione. Ma poi di nuovo a lavorare (se lo si vuole!). Da suggerire alla BMW (vedi la pagina del 7/10/12).
Quando capita di vedere un facchino coi capelli bianchi, o un cassiere anziano, o un maestro vecchio, qualcosa è stonato. Sono lavori che non vediamo volentieri  fare ai vecchi. Ma c'è lavoro e lavoro. Un presidente di 88 anni, non stona. Un ricercatore va bene anche anziano.
Sono favorevole a far lavorare i vecchi.

(Certo, dirlo in questi anni in cui il lavoro manca, sembra un insulto. Lo dico per una società migliore.)

15 ottobre 2012

Vecchi "giovani".(39)
Cioè vecchi di prima fascia. 65-75. Dovremmo (lo sono anch'io) essere i più pimpanti. Quelli con le energie ancora buone. Eppure. Mi capita di vedere vecchi col bastone, o claudicanti, o troppo lenti... Quando li vedo da vicino, sorpresa: sono "giovani". Vecchi di primo pelo. Non sono ultraottantenni. Spesso, non sono ancora nella fascia della vecchiaia (dopo i 65). Sono sessantenni mal messi. Sono passati dalla mezza età, direttamente alla vecchiaia avanzata (terza fascia, li classifico io).
Perchè? Malattie invalidanti? Incidenti? Stile di vita sbagliato?
L'alcol fa strage, nei maschi, ancora prima della vecchiaia.
"Sei contro il bicchiere di vino?"
"Sei contro il grappino?"
No, ma da quando ho eliminato del tutto l'alcol quotidiano, sto meglio.
"Ma è l'ultimo piacere che ci resta, oltre al mangiare!"
E' vero?
Se è così, è un piacere che mi peggiora tremendamente la vita. Ancora da "giovane".
Se voglio arrivare alla terza fascia, in fretta, bevo.
Se no, berrò quando sono avanti negli anni.

14 ottobre 2012

Nozze d'oro.(38)
Stamattina c'era un raduno. Di coppie che stavano insieme da cinquant'anni. Era presto. Ne ho viste arrivare solo due. Vecchi, i quattro, ma in gamba. Soprattutto le donne. Cinquant'anni! Insieme. Che il matrimonio faccia bene? Naturalmente a questi feste partecipano solo quelli che lo giudicano positivo. Degli altri non si sa. Vecchiaia insieme.  Hai vicino a te qualcuno che ti controlla la vecchiaia.
Vecchiaia è solitudine. Non è detto che sia negativo. Ma con qualcuno vicino, non ti sclerotizzi. Non ti fissi in idee, abitudini, pensieri depressivi. Aiuta. Hai più stimoli. Devi continuamente fare i conti con un altro. Che ha una via, alla vecchiaia, diversa. I temi sono comuni. Le reazioni sono diverse.
In vecchiaia occorrono stimoli per il cervello, per gli affetti, per la vita. La coppia va bene. Poi i nipotini. I figli ti chiedono aiuto. Tu ti rimetti in gioco. Vivi. Si dice che i nipoti ti aiutano a vivere. Non è così. Con i nipoti tu vivi davvero. Non è un'attività che stordisce e così non pensi alla morte. No, tu vivi il presente.
E quindi vivi tout court.

13 ottobre 2012

Il corpo che non si aggiusta(2).(37) (un altro: 28/09/12)
Quando vedi che si sciupa e non torna più come prima, è un piccolo shock. Due anni fa sono caduto in bici, sbattendo un ginocchio sull'asfalto. Nessuna rottura apparente. Solo una botta. Ho lasciato che si riaggiustasse da solo. C'è voluto quasi un anno perchè potessi piegare di nuovo quel ginocchio senza problemi. Il tempo di guarigione si è dilatato smisuratamente. Un anno!
Da vecchi il corpo si riaggiusta con difficoltà e in tempi più lunghi.
L'anno scorso ho avuto male a una spalla. Tipo dolore reumatico. Cominciato in sordina, è progressivamente aumentato. Fino a invalidarmi. E a non farmi dormire la notte. Antidolorofico potente. Guarigione rapida, ma con strascichi. Poi fisioterapie varie. Insomma in capo a due mesi sono tornato alla normalità (quasi).
In questo secondo caso mi sono dato più da fare e sono guarito più in fretta, ma sempre in tempi lunghi.
Da vecchi bisogna raddoppiare gli sforzi per rallentare dolori e invalidità. Sapendo che è solo un rallentamento. Si pensa che siano scomparsi definitivamente. Invece si ripresenteranno. Sono un nostro punto debole.
Ma i punti deboli sono importanti per morire. Non si può pretendere di restare in forma perfetta fino all'ultimo giorno di vita. Occorre il degrado per poter morire.
(Che cosa mi son detto!)

12 ottobre 2012

Questo blog.(36)
E' il diario di un vecchio. Quindi giornaliero. Sulla vecchiaia. Su riflessioni, paure, sentimenti che suscita il pensiero della vecchiaia (e della morte), in un vecchio. Cioè in me.
Scrivendo, do materia ai miei pensieri. Evito che restino in sottofondo e si trasformino in angoscia e inquietudine.
Ma scrivo anche per un altro motivo. Vorrei che qualcun altro seguisse il mio esempio. E registrasse i suoi pensieri, paure, sentimenti, come commento ai miei brevi testi giornalieri. Per scambiare esperienze, punti di vista, ansie.
Sento la mancanza di un luogo, anche solo virtuale, in cui scambiarsi opinioni. Sulla nostra condizione.
Ogni giorno, nei miei giri da pensionato, sfioro una bocciofila, frequentata solo da vecchi, maschi. Non li sento mai parlare di vecchiaia o di morte. Un tabù. Difetto dei maschi. Difetto dei vecchi.
Si può scrivere facendo un clic sulla parola "commento" che c'è qui sotto. Si apre una finestra su cui scrivere. Finito di scrivere si deve fare un altro clic sulla scritta "Pubblica" sotto la finestra scritta. Due giorni fa ho rimosso un blocco che impediva poi la pubblicazione.

11 ottobre 2012

Cultura.(35)
Manca una cultura della vecchiaia. Non siamo attrezzati, nella nostra età avanzata, con strumenti culturali. Sì, ci sono studi, ricerche, esperimenti sui vecchi. Ma, appunto, sui vecchi. Non dei vecchi. Per carità ci sono ottimi  libri sulla terza età. Manca invece una cultura diffusa, fra i vecchi, di che cosa significhi essere vecchi. Manca uno scambio. Luoghi di scambio. Ci sono tantissimi vecchi. Non c'è la vecchiaia.Tanti vecchi isolati. Che si incontrano, parlano del più e del meno, ma non della vecchiaia. Cioè non socializzano problemi. Non cercano soluzioni. Non trovano soluzioni. Ciascuno chiuso nei propri problemi. Nella propria disperazione. O felicità.
Che cosa si fa nei centri per anziani?

(per commenti: un clic sulla paroletta in azzurro "commento" che trovate qui sotto; si apre una finestra in cui scrivere o forse la finestra è già aperta. Finito di scrivere, un clic sul tasto "pubblica" che si trova sotto la finestra in cui avete scritto.)

(chiedo scusa a coloro che hanno tentato di scrivere un commento nei giorni scorsi e non ci sono riusciti; c'era un blocco e non me n'ero accorto; adesso l'ho tolto; adesso si può commentare)

10 ottobre 2012

Gradualità.(34)
Le varie perdite, le diminuzioni della vecchiaia avvengono gradualmente. Non ci sono brusche variazioni, salvo casi di malattia. La gradualità aiuta a vivere. Hai tempo di abituarti a una condizione più svantaggiata. Fino a considerarla normale. Esempio comune: non riesci più a leggere senza occhiali. Avviene gradualmente, fino a che devi mettere gli occhiali. Da allora in avanti gli occhiali li userai sempre e ti parrà normale. Non ci fai più caso. Oppure ci fai caso, ma ormai ti sei abituato alla nuova debolezza. La consideri costitutiva della tua vita. Quasi non la senti più una menomazione.
La gradualità è un aiuto per continuare a vivere senza disperazione, anche nelle situazioni più disagiate.

09 ottobre 2012

Paure.(33)
Oggi mi sono spaventato. Seguivo alle due un notiziario in tv. Lo speaker parlava molto velocemente. A un certo punto non seguivo più i significati delle parole. Cioè udivo le parole, ma nel mio cervello non si traducevano in significati. Mi sono terrorizzato. Era come se il mio cervello non funzionasse più. Dovevo ripetermi le parole, per ricavarne finalmente il significato. Mi è comparso subito il fantasma di qualche malattia cerebrale.  A posteriori, ho trovato il motivo: mi stavo assopendo. Dunque non ero vigile. Ma non ne sono del tutto convinto. E' pur vero che non sono più in grado di cogliere parole  troppo veloci. La paura è rimasta.
Fare i conti col dis-funzionamento del cervello? Come vari organi in vecchiaia cominciano a mal-funzionare, così anche il cervello.  Lo capisco per lo stomaco, per la prostata, per i muscoli. Stento a farlo per il cervello. E' il segnale che nella mia vita ho dato molta importanza alle questioni intellettuali. Troppa. Sono terrorizzato all'idea di perderle. Molto più che perdere il desiderio sessuale.