Tempo.(61)
Non ho più tempo. Mi manca il tempo. Impiego più tempo di una volta a fare una cosa. Mi giustifico: "Perchè la faccio meglio." Vero. Ma "il fare meglio" copre il maggior tempo che impiego. Cioè: impiego più tempo e allora cerco di fare meglio. Non viceversa.
Le mie azioni sono rallentate. Positivo. Non ho più la frenesia di quand'ero giovane. Quando volevo fare tanto in poco tempo. No. Dedico molto tempo a fare poco.
Come battuta si dice che i vecchi spendono tutto il loro tempo a fare cose banali. La mattina si alzano, fanno colazione, vanno a prendere il giornale, il pane, e la mattina è già passata. Per questo i vecchi si alzano presto.
Mi alzo presto anch'io. Mi sembra di essere più efficiente. Più veloce. Più sveglio. Comprendo meglio le cose. Capisco meglio un libro. Quando mi metto a leggere alla sera, grande è la frustrazione. Sto a lungo su una pagina e non ne colgo il significato. Non capisco. Gli occhi mi si chiudono. E se non si chiudono, alla mente non arriva nulla lo stesso.
Più tempo per fare le cose. In realtà, più tempo per concentrarmi e scegliere l'azione da fare. Ancora meglio: mi fermo a pensare perchè perdo il filo dell'azione.
Assomiglio al mio cane vecchio. A tratti si ferma, immobile, sulle quattro zampe. Come incantato. Con la testa girata all'indietro, come se stesse pensando a cosa deve fare.
E' una proiezione, certamente. Comunque mi ricorda il mio stato. Quando anch'io, mentre sto facendo qualcosa, mi fermo a pensare. E adesso che cosa faccio? Non è tanto la giusta pausa di concentrazione di chi sta svolgendo un compito arduo. E' far mente locale. Pensare un attimo (meglio: molti attimi!) a che cosa sto facendo. Come se per un attimo ci fosse stato un black out, e al ritorno della luce uno avesse bisogno di riorganizzarsi.
E' questione di memoria? Si sta deteriorando? Mia zia ottuagenaria e grande lettrice, ormai non legge più, perchè dimentica ciò che ha letto nelle pagine precedenti. Un bel guaio, per uno che ama la lettura.
La memoria non è un dato acquisito per sempre.
In vecchiaia si deteriora, come le gambe.
Non ho più tempo. Mi manca il tempo. Impiego più tempo di una volta a fare una cosa. Mi giustifico: "Perchè la faccio meglio." Vero. Ma "il fare meglio" copre il maggior tempo che impiego. Cioè: impiego più tempo e allora cerco di fare meglio. Non viceversa.
Le mie azioni sono rallentate. Positivo. Non ho più la frenesia di quand'ero giovane. Quando volevo fare tanto in poco tempo. No. Dedico molto tempo a fare poco.
Come battuta si dice che i vecchi spendono tutto il loro tempo a fare cose banali. La mattina si alzano, fanno colazione, vanno a prendere il giornale, il pane, e la mattina è già passata. Per questo i vecchi si alzano presto.
Mi alzo presto anch'io. Mi sembra di essere più efficiente. Più veloce. Più sveglio. Comprendo meglio le cose. Capisco meglio un libro. Quando mi metto a leggere alla sera, grande è la frustrazione. Sto a lungo su una pagina e non ne colgo il significato. Non capisco. Gli occhi mi si chiudono. E se non si chiudono, alla mente non arriva nulla lo stesso.
Più tempo per fare le cose. In realtà, più tempo per concentrarmi e scegliere l'azione da fare. Ancora meglio: mi fermo a pensare perchè perdo il filo dell'azione.
Assomiglio al mio cane vecchio. A tratti si ferma, immobile, sulle quattro zampe. Come incantato. Con la testa girata all'indietro, come se stesse pensando a cosa deve fare.
E' una proiezione, certamente. Comunque mi ricorda il mio stato. Quando anch'io, mentre sto facendo qualcosa, mi fermo a pensare. E adesso che cosa faccio? Non è tanto la giusta pausa di concentrazione di chi sta svolgendo un compito arduo. E' far mente locale. Pensare un attimo (meglio: molti attimi!) a che cosa sto facendo. Come se per un attimo ci fosse stato un black out, e al ritorno della luce uno avesse bisogno di riorganizzarsi.
E' questione di memoria? Si sta deteriorando? Mia zia ottuagenaria e grande lettrice, ormai non legge più, perchè dimentica ciò che ha letto nelle pagine precedenti. Un bel guaio, per uno che ama la lettura.
La memoria non è un dato acquisito per sempre.
In vecchiaia si deteriora, come le gambe.
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