31 maggio 2013

Immattonito. (246)
Parola del gergo della regione in cui abito. Significa imbambolato, con un particolare accento sull'immobilità di una persona. Deriva da mattone, oggetto pesante e immobile.
Lo ha usato mia moglie nei miei confronti. Un giorno mi ha trovato incerto sul da farsi, immobile, senza iniziativa. Come per una incapacità a pensare.
E' una caratteristica della vecchiaia quella di impiegare più tempo a prendere una decisione, più tempo per muoversi, più tempo per pensare.
Noi vecchi fatichiamo a far fronte rapidamente a una situazione, specie se improvvisa. Siamo come impacciati. Ci vorrebbe velocità e invece siamo lenti.
Confesso che quando si è rivolta a me con questa parola, mia moglie mi ha irritato. Perchè questa parola la sento vera, se applicata alle mie azioni. E la sento vera per gli anziani.
La sento vera e non mi piace.
Non mi piace diventare un vecchio immattonito.

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(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com ).

30 maggio 2013

Perdite. (245)
Ho paura che la vecchiaia si porti via quello che ho. Muovermi, leggere, pensare, il piacere dell'intimità sessuale, l'autonomia, gli affetti, l'indipendenza economica...
Dipende da che cosa è stato fondamento della mia vita. Se, come per molti maschi, il pensiero più grande è stato il sesso, la conquista delle donne, è inevitabile che si perda. Non è però così traumatico, se non nella nostra testa. Perchè il desiderio cala e l'nteresse se ne va.
Mi spaventa di più la perdita dell'autonomia: muovermi, capire, decidere, un po' di denaro per vivere.
Una cosa non si perde: gli affetti. Si perdono se sono fondati malamente.
Se sono autentici, non si perdono.
Anche se diventiamo decrepiti.

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29 maggio 2013

Futuro. (244)
A quarant'anni il mio futuro era avvolto nella nebbia. Riuscivo sì a immaginare l'estate e magari un viaggio che mi piaceva fare. Ma non di più. Vivevo molto nel presente. Che sarebbe successo cinque anni dopo? Dieci anni dopo? Non mi riguardava. Non ero neppure capace di figurarmelo. Il mio presente inglobava solo una piccola porzione di futuro
Adesso che sono vecchio abbraccio molti più anni dentro il mio orizzonte. Mi immagino con una certa facilità i prossimi dieci anni. Anzi li sento già presenti.
Fra vecchi e giovani c'è una diversa percezione del futuro. I giovani lo percepiscono in modo vago e nebuloso. I vecchi in modo definito e preciso.
Sarà perchè i giovani non hanno confini al loro tempo. Vivono come da immortali.
Mentre i vecchi hanno un futuro limitato.
Un futuro in scadenza.


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28 maggio 2013

Resistenza. (243)
I vecchi resistono di più. Alla fatica, al disagio. Perfino al dolore. Perchè li hanno già provati.
Uno dei fattori che ci fanno desistere da un'impresa (o abbandonare una situazione) è l'ignoto. La paura di quello che accadrà. Non conoscere la situazione. Il timore che si risolva in un disastro.
Alcuni anni fa ho fatto l'imprenditore. Avendo poco capitale, ho contratto debiti. In prossimità della scadenza delle rate, ero ossessionato dall'idea di non farcela a pagare. Una parente rideva delle mie paure. Diceva che tutto si poteva aggiustare, anche una rata non pagata. Perchè lei per lungo tempo si era trovata in quella situazione e aveva fatto esperienza di come andavano le cose.
Le prime volte che camminavo in montagna, facilmente perdevo il sentiero. Vivevo allora momenti d'inquietudine. Oggi, dopo tanta strada percorsa per sentieri, perdere i segnali è normale. Ho alle spalle numerose esperienze che mi permettono di affrontare la situazione.
I vecchi resistono di più perchè hanno già provato. Si sono già trovati in situazioni simili.
I vecchi sanno come fare a resistere. Hanno strumenti.
I vecchi hanno l'esperienza.


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27 maggio 2013

La bocciofila. (242)
E' piena di vecchi. Tutti i giorni. A tutte le ore. La vedo quando passo per andare al parco coi cani. 
E' una bella struttura comunale, coperta. Con almeno quattro campi regolamentari per il gioco delle bocce.
Ai vecchi piace giocare a bocce. Occorre precisione, calma, ragionamento. Non occorre una grande forza fisica. E' uno sport che si può praticare da vecchi. Anzi da vecchi è meglio.
Nel gioco delle bocce gli anziani non sono penalizzati dall'età. Non sentono gli anni. E quando non dovessero farcela (la vista, la fermezza della mano col tempo calano), c'è sempre la possibilità di giocare a carte, nel bar attiguo. Anche questo sempre pieno.
Non ci sono donne. E' un'attività tipica dei maschi.
Non ci sono giovani. Troppo statico, il gioco, per attirare un giovane.
A me sembra un bel centro di aggregazione per gli anziani. Qui gli anziani stanno fra loro. Parlano fra loro. Che cosa si diranno? Ho una mia idea. Che si parli solo di bocce, di sport, di politica. Tipici discorsi di maschi che non vogliono approfondire.
E' un pregiudizio. Lo so.
Uno di questi giorni voglio andare a vedere.
Forse è bene che noi vecchi cerchiamo questi spazi occupati solo da noi.

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26 maggio 2013

Più anni degli altri. (241)
Ci si accorge che si è invecchiati, quando chi ti circonda è sempre più giovane di te.
Per esempio in condominio. C'è una coppia di ottantenni. Ma i secondi in classifica siamo io e mia moglie. Tutti gli altri, più giovani.
Al lavoro. Il dirigente a cui devi rispondere è più giovane di te.
Tutti i dirigenti sono più giovani di te.
Anche in autobus. Non soltanto nell'ora di entrata o uscita da scuola. Nelle altre ore ti accorgi spesso di essere il più vecchio di quella corsa.
O in politica. Quella che si vede in TV. I nuovi politici sono più giovani. Era ora. Giusto rottamare la vecchia classe dirigente.
Ma sei stato rottamato anche tu.
Ricordo gli anni in cui facevo un po' di politica. Pur non aspirando a ruoli di dirigenza, ci tenevo comunque a essere consulente, sulle mie competenze.
Alle ultime elezioni ho promesso il mio contributo a un nuovo partito. Mettendo bene in chiaro il mio disinteresse per qualunque ruolo attivo.
Sono proprio cambiato.
L'interesse per la politica c'è ancora. Ma non mi sembra giusto che un vecchio partecipi ancora.
Largo ai giovani.
Facciano loro.

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24 maggio 2013

Apprendere. (240)
I vecchi hanno piacere a imparare? Dipende. Dal tipo di vecchio. Dal tipo di argomento.
Eppure la vecchiaia è fatta apposta per insegnare. A vivere.
Quindi niente lingue straniere, giochi di carte, settimane enigmistiche. In vecchiaia si impara la vita.

Si apprendono le cose fondamentali. I significati. Si capisce il significato di ciò che ci succede. Il significato profondo per la nostra vita, per il nostro essere.
Ti sei fatto male? C'è un significato. Un affetto improvviso? C'è un senso. Una difficoltà nel lavoro? Cercane il valore.
Non voglio dire che ogni singolo avvenimento quotidiano porti con sé un senso nascosto. Se porto da basso la spazzatura, questo non è ricco di significati (anche se...).
Alcuni eventi (quotidiani) meritano riflessione. Perchè sono porte che aprono a una comprensione. Di noi stessi. Dei nostri comportamenti.
Del significato profondo della vita. Di ciò che conta, di ciò che non conta.
Quelle volte che arriviamo al senso profondo, proviamo gioia. Ci pare di non essere vissuti invano.
Questo ci insegna la vecchiaia.
Questo ci procura un piacere intenso.

Si racconta di un maestro orientale che si recava di villaggio in villaggio. Contrariamente ad altri maestri, non insegnava nulla. Si limitava a sorridere. E poi a ridere. E ancora a ridere a crepapelle.
La risata era contagiosa e la gente che incontrava si univa a lui nelle risate. E rideva, rideva, rideva. Poi d'improvviso capiva. Capiva il senso della vita. E rideva ancora di più. Perchè tutti gli affanni svanivano, di fronte al significato compreso.
Cogliere il senso è la più importante delle conquiste.


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23 maggio 2013

Paura. (239) (altri: 23, 33, 56, 60)
Un collega, al lavoro, mi ha fatto una domanda. Non l'ho capita. Gli ho chiesto di ripeterla. L'ha fatto. Non l'ho capita di nuovo. L'ha ripetuta. E ancora una volta mi è sfuggita! Sono stato preso dal panico. Ha dovuto ripeterla ancora.
Mi sono giustificato con lui per via del raffreddore.
Molte ragioni per giustificarmi. Le mie condizioni fisiche, la concentrazione sul lavoro che stavo svolgendo, la voce bassa del mio collega, l'ambiente acusticamente negativo.
Fatto sta che non ho capito quel che diceva, più volte.
Quest'anno mi è già successo ancora. Mi son fatto ripetere per tre volte una domanda. Sempre con buone giustificazioni. E non si tratta di sordità. Meglio: la si può chiamare sordità, ma non è l'orecchio che non sente. E' il cervello che non decodifica i suoni. Non li trasforma in concetti.
E' sempre l'inizio della frase che mi sfugge. Mi rende incapace di capire il resto.
Come se i suoni rimbalzassero sul cervello, invece che essere assorbiti. E compresi.
Temo che sia una degenerazione del cervello. A causa della vecchiaia.
Devo prenderne atto.
Sono spaventato. Temo il peggio.

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22 maggio 2013

Malattie di stagione. (238)
Quest'anno mi sono ammalato più del solito. Tre volte almeno. Niente di particolare. Un'influenza e due forti raffreddori con mal di gola e tosse. Non credo di essere diventato più fragile per la vecchiaia. Altri conoscenti e parenti si sono ammalati di più.
Queste modeste malattie mi hanno fiaccato più del solito. Non tanto nella convalescenza. Che non è cambiata. Neppure nell'intensità della malattia.
Ciò che è cambiato è il senso di spossatezza durante la malattia. Il non farcela. Se non buttandomi a letto. Per malanni di poco conto. Ho reagito poco. Ho fatto con fatica e sofferenza le normali mansioni della giornata. Mi è costato molto stare con mio nipote per qualche ora. Per un raffreddore!
Sono diventato più sensibile al dolore? Alla prostrazione? Alla fatica?
Mi verrebbe da rispondere di sì e di attribuirlo alla vecchiaia.
Ma mi sento ridicolo. Anche se stavo proprio male.


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21 maggio 2013

L'aldilà. (237)
Arrivati vicino alla morte, i vecchi se lo chiedono. C'è un dopo?
Naturale. La paura della morte, il desiderio di continuare a vivere (sia pure in altro modo), l'istinto profondo di conservazione: tutto ci fa sperare di sopravvivere.
Non tutti reagiamo allo stesso modo.
Un anziano parente mi diceva: dopo non c'è niente. Ed era molto triste. La morte lo angosciava proprio perchè tutto finisce.
Mike Buongiorno (sì, proprio lui, il presentatore della TV italiana) diceva che non si doveva avere timore della morte, perchè è un passaggio. Raccontava che durante la seconda guerra mondiale era stato portato davanti a un plotone d'esecuzione. Poco prima della scarica, era uscito dal corpo. La sua anima era fuori! (Poi l'esecuzione era stata sospesa, ed era rientrato).
Libri che raccontano tutto ciò ce ne sono molti. Anche libri che raccontano l'inizio di un cammino entro un tunnel, verso una luce. Quelli per esempio di Raymond Moody a cominciare da La Vita oltre la vita, del 1975.
Saranno fantasie. Però...
Io ho la certezza che la vita continui. Certezza incrollabile. Che nasce da dentro. Non spiegabile.
Forse gli anni nei quali mi sono avvicinato allo spiritismo hanno lasciato il segno.
O forse mi sono avvicinato allo spiritismo proprio perchè avevo una certezza assoluta.


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20 maggio 2013

I vecchi bevono?! (236)
Domanda ambigua. Quasi sempre si riferisce agli alcolici. La risposta è: “Sì, e molto!” 
Non capisco le campagne di stampa e l'allarme per i giovani che bevono. Si dice che fa malissimo, specie agli adolescenti. Perchè, invece, a un ventenne gli alcolici fanno bene?
Per gli uomini giovani o maturi non si fanno campagne di stampa. Figurarsi per i vecchi! Eppure vecchi e adolescenti sono simili. Fragili entrambi. Difese insicure. Danni certi e gravi e subito.
Voglio essere chiaro. Una grappa al mese, un bicchiere di vino alla domenica, fanno danni limitati. Perchè è poco l'alcol ingerito. Ma in Italia la grappa è quotidiana e il vino è mezzo litro a pasto!
Non vedremo mai la messa al bando della pubblicità degli alcolici. Non ci sarà mai quello che è successo per il tabacco. Siamo il primo produttore mondiale di vino.

I vecchi bevono? La risposta è no, se ci si riferisce all'acqua.
Il vecchio non beve acqua. Eppure nasciamo con un corpo che ha quasi il 90% di acqua. In punto di morte l'acqua del nostro corpo si è ridotta al 55% o poco più. Moriamo letteralmente disidratati.
I vecchi non bevono perchè non sentono lo stimolo della sete. Se sapessero che tanti malesseri, compresa la stanchezza, nascono dalla poca acqua bevuta!
I vecchi non bevono perchè non lo considerano importante. Eppure quando, per qualche motivo, sono ricoverati in ospedale, la prima cosa che gli fanno è una flebo di fisiologica. Acqua insomma.
I vecchi non bevono perchè se ne dimenticano. Le facoltà mentali diminuiscono e anche quello di cui si è convinti, passa nel dimenticatoio.
Tutto concorre a non far bere (acqua).
In fondo è un modo per morire prima. Male, però.


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19 maggio 2013

Lettere d'amore. (235)
Due anni fa è morto un vecchio zio, ultranovantenne. Gran parte dei suoi oggetti sono stati gettati. Conservate invece fotografie e carte varie. Fra queste ultime, mio cugino ha trovate vecchie lettere d'amore. Mio zio le scriveva a sua moglie, nei primi anni di fidanzamento. Tenere missive, pudiche e romantiche, di un giovane degli anni quaranta. Quasi si ha pudore a leggerle. Per non violare sentimenti molto privati. Neppure dopo la morte dei protagonisti.

Oggi ho gettato le mie ultime lettere d'amore. Risalivano a più di vent'anni fa.
Prima di farlo ne ho lette alcune. Le ho trovate sgradevoli. Artificiose. Più di testa che di cuore. Estranee. Non mi sono riconosciuto nell'autore. Che ero io.
Erano memoria di un tempo passato. Di una persona cambiata.
Io, oggi, sono un altro. In quei sentimenti non mi riconosco.

Il tempo che passa ci trasforma. Radicalmente.
Un vecchio ha vissuto molto. Ha una storia lunga dietro di sé. Ma è una storia falsa. Quello che siamo oggi non c'entra con quello che eravamo ieri. Anche se siamo gli stessi. Apparentemente.
I vecchi sono esseri completamente nuovi.
La loro giovinezza, la loro età matura, che pure li hanno portati alla vecchiaia, non sono parti costitutive del loro essere vecchi.
La vecchiaia è un'età senza passato.

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18 maggio 2013

La badante. (234)
Da noi, alcuni anziani di terza fascia hanno la badante. Praticamente una schiava. Con la scusa dell'alloggio, è in servizio notte e giorno.
Ne avrò una anch'io? E quando?
Dico subito che non la vorrei. Se non fossi più in grado di badare a me stesso, preferirei l'eutanasia.
Ma nell'età avanzata, anche questi propositi sfumano. Se sei ancora in grado di badare a te stesso non scegli l'eutanasia. Quando non lo sei più, non decidi più per te. L'eutanasia diventa un ostacolo insormontabile. Rischi di avere la badante anche se non la vuoi.
Una badante dovrebbe fare quello che non puoi più fare.
La spesa, le pulizie, la preparazione di pasti. Sopportabile.
La vigilanza, l'accompagnarti in bagno, il metterti a letto. Meno sopportabile.
Imboccarti, lavarti, stare continuamente con te. Questo è insopportabile.
Me la vedo brutta.

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17 maggio 2013

Commozione. (233)
Nel film Miele (l'ho citato nel n. 229) vi sono alcune scene di persone che si tolgono coscientemente la vita, assumendo un barbiturico. Non sono scene cruente. Anzi. Sono molto intense e commoventi.
Ogni volta che una persona muore, mi commuovo. Anche se si tratta di un film.
Mi hanno detto che l'immagine della morte altrui ci fa venire in mente la nostra, di morte.
Dunque piangiamo. Per la disperazione.
Non penso che sia così. L'emozione nasce dalla percezione di essere di fronte a un passaggio.
Filosofi antichi dicevano che la morte o è la fine o è un passaggio. E noi, dal di qua, non possiamo stabilire che cosa sia realmente.
E se fosse davvero un passaggio? Un passaggio verso la comprensione? Verso il vero significato della vita?
Gli istanti prima di morire potrebbero essere il limitare di un'altra condizione.
Per questo mi emoziono.

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16 maggio 2013

Cani e gatti. (232)
Abitano il mio condominio quattro cani e sei gatti. Oltre a venticinque umani.
Questi animali evidentemente sono amati.
Quando ne prendiamo uno, raramente pensiamo che invecchierà prima di noi.
Soprattutto, morirà. La vita di un cane o di un gatto è un quarto di quella umana.
Quando prendiamo un cane o un gatto, ci votiamo a una grande sofferenza. Se ne andrà prima e noi soffriremo.
I nostri cani e gatti ci insegnano che la vita finisce. Ci educano alla separazione. Cominciamo ad abituarci al distacco.
Dobbiamo impararlo e cooperare con questa educazione.
Non significa che dobbiamo amarli di meno. Significa che dobbiamo amarli nella loro caducità.
Peculiare del vivere è il finire.
I nostri cani e gatti ci insegnano la morte.

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15 maggio 2013

Il servizio buono. (231)
Mia madre è morta. Unico figlio, ho ereditato tutto. Mi sono liberato rapidamente dei mobili delle stoviglie, dei vestiti. Ho conservato solo qualcosa. Per la maggior parte in cantina. Non ho spazio.
Ho conservato il servizio di piatti. Imponente, 70 pezzi. Usato pochissimo. Era un simbolo, a casa dei miei. Il servizio buono. Lo tengo in casa, in un mobile che ho conservato.
Ho chiesto a mio figlio se lo vuole. E' stato poco entusiasta.
Una giovane conoscente sta mettendo su casa. Non siamo parenti. Neppure amici. Ma c'è considerazione e stima reciproca. Potrebbe essere una figlia. Le ho proposto di prendere il servizio di piatti, almeno una parte. Mi ha detto di sì. Le piacciono le cose del passato. E' contenta di averlo. Ed io sono felice di regalarglielo.
Con i piatti ho cominciato a distribuire la mia eredità. Le mie cose.
E' una strada che intendo percorrere. Prima di morire, distribuire gran parte delle mie cose. Anche quelle alle quali tengo molto. Come i libri o i dischi.
Mi distacco dalla vita.

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14 maggio 2013

Morirà correndo. (230)
Al mio cane piace tanto correre. Anche adesso che è vecchio. Non smette di farlo. Anche se fatica a salire le scale, anche se quando usciamo dal parco, cammina lentamente, perchè stanchissimo.
Quando arriviamo al parco, appena tolto il guinzaglio, fa una corsa forsennata abbaiando a più non posso. E' la sua natura. E' un cane corridore.
Ricordo quando aveva un anno o poco più. Correva in continuazione. Era il mio primo cane. Era una autentica gioia vederlo correre. Libero.
Non riesco a immaginarlo senza la corsa. Morirà correndo. Farà lo sforzo di correre anche quando il suo cuore non reggerà più. Morirà così.
Vivrà la sua vita fino in fondo. E poi morirà.
Una metafora di come possiamo vivere e morire anche noi, esseri umani.

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13 maggio 2013

Miele (il film). (229)
Uscito in questi giorni, l'ho visto ieri. Sono andato a vederlo perchè parlava di eutanasia. L'argomento mi interessava (ne ho trattato nelle pagine 222, 221, 201 e 54).
Non è un film sull'eutanasia. Comunque ne tratta. Ed è bene che se ne parli. Per non lasciare i nostri ultimi anni, quando saremo vecchi molto deboli, in mano di medici senza scrupoli. Che ti mettono il sondino gastrico per l'alimentazione forzata, senza chiederti se lo vuoi.
La giovane protagonista è una accompagnatrice di morte. Illegale. Procura il barbiturico letale, ti dà tutte le istruzioni, è presente al tuo decesso.
Non è un film sull'eutanasia perchè è un film sulla protagonista. La sua solitudine. La sua crisi di fronte a queste morti procurate.
Verso la fine dice:”Nessuno di quelli che me lo chiedono vuole realmente morire. Vorrebbero continuare a vivere, ma la loro vita è insostenibile”.
Mi corre un paragone con un altro film sul fine vita, Amour, uscito sei mesi fa, in cui l'eutanasia era violenta e lasciata nelle mani di un povero vecchio ultraottantenne.
In Miele almeno la morte non è traumatica. E' assistita, indolore.
Su tutto ciò è bene parlare, informarsi, riflettere.
Andate a vederlo.
Un bel film.

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12 maggio 2013

Pecos Bill. (228)
Un collega padrone di cane. Chiacchierone. Sicuro del fatto suo. Un po' ruvido.
Ci vediamo ogni mattina al parco. Sta entrando nella vecchiaia (65 anni). Ancora giovane, come vecchio. Ma un po' malandato. Cammina lentamente. Appesantito.
In autunno ha cominciato a lasciarsi crescere la barba. Naturalmente bianca. Per fare babbo Natale col nipotino, diceva. Passate le feste, la barba è rimasta. In più sono cresciuti i capelli. Bianchi. Cresciuti molto. Fino ad arrivargli quasi sulle spalle.
Evidentemente gli piace. Una scelta.
Dal di fuori, appare inopportuna. Non gradevole. Esibizionista.
Che cosa spinge un vecchio a fare alcune scelte, come questa? Scelte da giovani, che non si è più.
Manca la misura. Il senso di opportunità.
E' ancora presente la voglia di imporsi all'attenzione.
Manca la dimensione del ritirarsi.
Quel tale assomiglia ai cow boy dei fumetti. Capelli lunghi e barba. In questo caso bianche.
Proprio come Pecos Bill.*

(ricordo male il nome: quello con barba e capelli lunghi era Buffalo Bill!)
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11 maggio 2013

E' tempo di distribuire. (227)
Quando un vecchio muore, le sue cose si gettano. Non sempre è così. Ma spesso sì.
I vecchi possiedono tanti oggetti. Sono rari quelli che lasciano poche cose dietro di sé.
In gioventù si raccoglie poco. Si usa, più che altro. Se non si usa più, si lascia.
Nella maturità è diverso. Si conserva. Non si butta niente. Per pigrizia. Ma anche per attaccamento.
Poco prima di entrare nella vecchiaia si raggiunge il massimo di accaparramento. Cose che non si usano, ma ci piace sapere che ci sono. In casa. O in cantina. Cose di un'altra epoca. Oggetti, dischi, libri. Del tempo della nostra infanzia o gioventù. Ricordi.
Poi si diventa vecchi. Ci si dimentica di quello che si ha. Ma non lo si vuol dare via.
Un detto della mia regione recita: “Ai vecchi non si riesce a portar via neanche il nero delle unghie.”
Tutto quello che accumuliamo, ha valore solo per noi. Quando moriamo, viene gettato.
Sarebbe meglio distribuirlo prima. Non per generosità. Proprio per amore di quegli oggetti che per noi hanno significato. Affidarli a chi li apprezza. Invece di lasciarli a parenti che non sanno che farsene. E li butteranno.
E' un'azione di pulizia psichica. Ci liberiamo di fardelli. Ci liberiamo del passato.
Ci prepariamo al distacco.
C'è un tempo per raccogliere e un tempo per distribuire. (proverbio baltico?)


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08 maggio 2013

Come invecchia il mio cane. (226)
Ho scritto molto sul mio cane. Che sta invecchiando. Che mi fa da specchio.
Le domande che mi sto facendo sulla vecchiaia riguardano anche i cani, gli animali. A loro non posso chiedere. Posso osservarli, però.
Come vivono la vecchiaia gli animali? Vedo il mio cane che corre come prima. Ma con un raggio più corto. Quando sale le scale, fa fatica. Si ferma e chiede aiuto. Qualche volta lo prendo in braccio, se non sta bene. Se no, lo incito a salire e pian piano sale.
Quando incontra cani di grossa taglia, se ne sta alla larga. Brontola, ma da distante.
Mi pare che viva i limiti della sua vecchiaia (fa di meno, è più prudente, chiede aiuto) come un dato di fatto. Chissà se ricorda la sua gioventù. Farà confronti?
Così è diventato e così vive. Non ci ragiona su. Vive quel che ha. Quel che è.
Guardandolo, penso a me.
Come sono, così vivo.
Senza timori, paure o rimpianti.
In fondo gli animali non hanno l'occhio fisso sulla morte.
Vivono e basta.
Che sia questo l'atteggiamento più naturale?

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07 maggio 2013

Commento alla legge sull'eutanasia. (225)
Una critica all'eutanasia: si favoriscono i suicidi facili. Leggendo la proposta di legge del n. 222 di questo diario si resta stupiti per i numerosi limiti e vincoli che vengono posti.
Bisogna essere maggiorenni. Si deve essere affetti da malattia inguaribile. La malattia deve produrre gravi sofferenze. I parenti stretti devono essere informati. Il paziente deve essere stato informato sulle sue condizioni. Deve aver parlato col medico e discusso della sua scelta. La richiesta di eutanasia deve essere chiara e senza condizioni. I parenti abbiano la possibilità di parlare col paziente della sua decisione (se il paziente lo vuole).
In caso che non si sia più in grado di intendere e volere, si può richiedere preventivamente l'eutanasia con un atto scritto. Lo scritto deve essere autenticato. Si deve aver nominato una persona di fiducia che confermi la richiesta. Si deve aver scritto un altro atto in cui si dichiari di essersi documentato sulle conseguenze dell'eutanasia.
Tutto questo facilità l'eutanasia? Proprio no.
Parenti di pazienti che hanno attuato l'eutanasia dicono che i volontari che assistono chiedono decine di volte, nei giorni precedenti, la conferma della decisione.
Onestamente mi sembra che invece di favorire l'eutanasia, si faccia di tutto per scoraggiarla.
Come è giusto che sia.
Perchè porre fine alla vita, non deve mai essere il risultato di un momento di sconforto.


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06 maggio 2013

Punto di svolta. (224)
Ho molti dubbi sulla vecchiaia. Molti di più di quando ho cominciato il diario. Forse sono vicino a una svolta. Non ho una domanda sola. Molti sono gli interrogativi.
Ho sbagliato tutto?
E' giusto ascoltare la vecchiaia? O è meglio ignorarla?
E' salutare guardarla in faccia, analizzarla, coccolarla quasi? O è meglio vivere la vita e basta?
Ho criticato Napolitano per il suo protagonismo, in un'età in cui dovrebbe ritirarsi (e lasciare spazio ai giovani). E molti lo ritengono quasi un salvatore della patria.
Ho lodato Ratzinger per aver lasciato. Invece il papa precedente è rimasto fino alla fine al suo posto ed è stato giudicato un eroe.
Sono confuso. Che cosa è meglio fare?
Qualche idea mi è venuta.
Intanto l'età non conta così tanto. Vi sono vecchi di prima fascia (65-75) quasi decrepiti e vecchi di terza fascia ancora molto attivi.
La vecchiaia è un fatto strettamente personale. La tua biologia, la tua psiche, il tuo spirito determinano la tua vecchiaia.
Diversa da quella di tutti gli altri.
La tua vecchiaia (e la tua morte) è unica.
Quindi te la costruisci tu.

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(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

05 maggio 2013

La giusta domanda. (223)
Non è difficile dare risposte. Il difficile è fare domande. Non so chi l'ha detto, è molto acuto.
Sono alla ricerca della domanda giusta sulla vecchiaia. Di una domanda che riassuma i miei pensieri di questi giorni. Dei miei pensieri dall'inizio di questo diario.
Trovare la domanda giusta significa che il problema è chiaro.
Invece non è chiaro per niente.
Riassumo. Ho due vie davanti. Vivere la vecchiaia dall'apparire dei primi sintomi (con l'accompagnamento di pensieri foschi, depressione, perdite). Oppure ignorare la vecchiaia, immergendomi nella vita anima e corpo (e la morte giungerà d'improvviso, senza preparazione).
Con questo schema ho giudicato Napolitano e Ratzinger. Elogiando il secondo per la sua scelta e disapprovando il primo. Ma Ratzinger, pur avendo due anni di meno mi è apparso molto fragile. Vicino alla morte.
Napolitano invece è assolutamente pimpante. Attivo, volitivo, padrone di sé, sia pure da vecchio. Non sembra nello stato di Ratzinger. Pur avendo due anni in più.
Ho incontrato ieri un anziano ormai quasi ottantenne, impegnato molto nel sociale. Splendida forma. Mi ha parlato di un suo collega, ormai ottantacinquenne, ancora più in forma di lui.
Gli ho chiesto:”E la vecchiaia?” Mi ha risposto:”Non ho tempo per pensarci!”
Sono rimasto folgorato. Per la fotografia che ha dato della sua vita.
Pare in sintonia con quell'aborigeno australiano, primitivo, che si stupiva di una sola cosa della nostra civiltà: la lunghezza della vecchiaia.


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04 maggio 2013

Una proposta di legge sull'eutanasia. (222)
La legge:
                                              (parte riguardante i trattamenti sanitari)
-ogni cittadino può rifiutare trattamenti sanitari, trattamenti di sostegno vitale, terapia nutrizionale
-il personale medico è tenuto a rispettare la volontà del paziente
-questo vale se il cittadino è maggiorenne, se è capace di intendere, se ha manifestato per iscritto
   (con firma autenticata) la sua volontà
-se invece il cittadino non è capace di intendere, la sua volontà sia manifestata da persona
   precedentemente nominata (con atto scritto autenticato).
                                                    (parte riguardante l'eutanasia)
-la richiesta di eutanasia deve provenire dal paziente
-la richiesta sia attuale
-la richiesta sia chiara
-il paziente sia maggiorenne
-i parenti entro il secondo grado e il coniuge siano stati informati
-i parenti di cui sopra abbiano potuto parlare col paziente (se il paziente acconsente)
-la richiesta sia motivata dal fatto che il paziente è affetto da una malattia che produce gravi
   sofferenze, inguaribile o con prognosi infausta entro 18 mesi
-il paziente sia stato informato delle sue condizioni e ne abbia discusso col medico
-l'eutanasia rispetti la dignità del paziente e non provochi sofferenze fisiche.
-ogni persona può stilare un atto scritto (autenticato) col quale chiedere l'eutanasia se:
            *sarà incapace di intendere e volere
            *abbia nominato un fiduciario che confermi la richiesta
            *sia affetto da una malattia che produca gravi sofferenze, inguaribile
            *abbia stilato una dichiarazione in cui sia espresso chiaramente che il richiedente si è
             documentato sulle conseguenze del suo atto (aspetti sanitari, etici, umani)
-la richiesta di eutanasia deve essere chiara e senza condizioni
                                   (per il personale medico e sanitario che pratica l'eutanasia)
-al personale medico e sanitario che pratica l'eutanasia non si applicano gli articoli 575, 579, 580,
593 del Codice Penale.


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03 maggio 2013

Eutanasia. Una legge. (221)
Si chiama: Rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell'eutanasia.
Una proposta di legge di iniziativa popolare, in Italia. Si stanno raccogliendo le firme.
Sembra che più di metà dei cittadini sia favorevole all'eutanasia legale.
Oggi, se si aiuta una persona a morire, si rischiano anni di carcere. L'unica alternativa è di suicidarsi in proprio (in modo traumatico) o andare a morire in Svizzera. In quest'ultimo caso occorrono svariate migliaia di euro.
La legge tratta anche il rifiuto di trattamenti sanitari, perchè il diritto, sancito dalla Costituzione, di non subire trattamenti sanitari contro la propria volontà, è costantemente violato.
Quando un vecchio non si alimenta più e dunque è destinato a morire entro breve tempo, gli si pratica l'alimentazione attraverso sondino gastrico, prolungando all'infinito le sue sofferenze.
Anche contro la volontà dei parenti, se il vecchio non sa esprimersi e se è ricoverato in casa di riposo o in ospedale.
Conseguenze: eutanasia clandestina o accanimento terapeutico.


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02 maggio 2013

99 anni. (220)
Una locandina funebre vicino a casa. Leggo. La tal dei tali è morta. A 99 anni. Novantanove! Che sfortuna, verrebbe da dire (battuta infelice).
Mi chiedo: come sarà stata? Che grado di autonomia, di lucidità, di coscienza, avrà avuto?
Sono curioso di sapere come si vive dopo gli ottantacinque.
A quell'età si desidera vivere?
Ricordo le due battute (contraddittorie) di mia nonna, quasi novantenne.
La prima: "...sto ciaret alm pias ancora!" (questa luce mi piace ancora)
La seconda: "...cossa stag a far chi? Stag chi par semenza?" (che cosa ci faccio qui? Sto qui per produrre semi?)
E' probabile che il grado di coscienza si affievolisca. Che si viva alla giornata, senza farsi domande. Vivacchiando. Ci tiene in vita l'istinto di sopravvivenza. Si vive soltanto per minime cose. Mangiare, dormire, la televisione. Qualche incontro coi parenti più stretti.
Si desidera morire? Andarsene? O si desidera vivere ancora?
Si ha paura della morte?
Non so nulla di quell'età. Gli ultimi anni di vita.
Mi piacerebbe saperne di più.


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01 maggio 2013

A che serve la vecchiaia. (219)
Oggi piove. Ho i cani da portar fuori. E' sempre un problema, quando piove. Fortuna vuole che vicino a casa vi siano dei portici. Abbastanza lunghi da fare una camminata al coperto coi cani.
Altri padroni e cani fanno lo stesso percorso. I maschi si fermano, annusano e marcano il territorio. Uno spruzzetto di urina. Proprio quando i miei cani fanno così, un signore mi rimprovera. Danneggio il pilastro di casa sua! Non riesco a tacere. Proprio come quando ero giovane. Mi altero, lo aggredisco verbalmente, cerco di trovare delle ragioni. Me ne vado bestemmiando e dalla parte del torto.
Sempre così. Ho i cani da dieci anni. Gente che mi rimprovera per quello che fanno i miei cani ne trovo sempre. Dovrei essermici abituato. E invece...
Non sto calmo, non ignoro le loro parole, mi accaloro, passo dalla parte del torto. Inveisco.
Eppure, a freddo, so che basta tacere. O dare loro ragione, chiedere scusa. Andarmene. E invece...
Adesso sono vecchio. Ho preso coscienza della situazione. So riconoscerla anticipatamente. Posso imparare a comportarmi diversamente.
Me lo riprometto. La prossima volta sarà diverso. Tacerò. Ammetterò la mancanza.
Ecco il vantaggio di diventare vecchio. Un evento si è ripetuto tante e tante volte, se hai raggiunto la vecchiaia. Allora ne puoi prendere coscienza. Da vecchio hai avuto tempo. Per accorgerti del tuo difetto. Puoi imparare. Puoi migliorarti.
La vecchiaia serve.


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