24 maggio 2013

Apprendere. (240)
I vecchi hanno piacere a imparare? Dipende. Dal tipo di vecchio. Dal tipo di argomento.
Eppure la vecchiaia è fatta apposta per insegnare. A vivere.
Quindi niente lingue straniere, giochi di carte, settimane enigmistiche. In vecchiaia si impara la vita.

Si apprendono le cose fondamentali. I significati. Si capisce il significato di ciò che ci succede. Il significato profondo per la nostra vita, per il nostro essere.
Ti sei fatto male? C'è un significato. Un affetto improvviso? C'è un senso. Una difficoltà nel lavoro? Cercane il valore.
Non voglio dire che ogni singolo avvenimento quotidiano porti con sé un senso nascosto. Se porto da basso la spazzatura, questo non è ricco di significati (anche se...).
Alcuni eventi (quotidiani) meritano riflessione. Perchè sono porte che aprono a una comprensione. Di noi stessi. Dei nostri comportamenti.
Del significato profondo della vita. Di ciò che conta, di ciò che non conta.
Quelle volte che arriviamo al senso profondo, proviamo gioia. Ci pare di non essere vissuti invano.
Questo ci insegna la vecchiaia.
Questo ci procura un piacere intenso.

Si racconta di un maestro orientale che si recava di villaggio in villaggio. Contrariamente ad altri maestri, non insegnava nulla. Si limitava a sorridere. E poi a ridere. E ancora a ridere a crepapelle.
La risata era contagiosa e la gente che incontrava si univa a lui nelle risate. E rideva, rideva, rideva. Poi d'improvviso capiva. Capiva il senso della vita. E rideva ancora di più. Perchè tutti gli affanni svanivano, di fronte al significato compreso.
Cogliere il senso è la più importante delle conquiste.


(L'indice per argomenti delle prime 218 pagine di questo diario si trova al n. 202)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com ).

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