Paura. (239) (altri: 23, 33, 56, 60)
Un collega, al lavoro, mi ha fatto una
domanda. Non l'ho capita. Gli ho chiesto di ripeterla. L'ha fatto.
Non l'ho capita di nuovo. L'ha ripetuta. E ancora una volta mi è
sfuggita! Sono stato preso dal panico. Ha dovuto ripeterla ancora.
Mi sono giustificato con lui per via
del raffreddore.
Molte ragioni per giustificarmi. Le
mie condizioni fisiche, la concentrazione sul lavoro che
stavo svolgendo, la voce bassa del mio collega, l'ambiente
acusticamente negativo.
Fatto sta che non ho capito quel che
diceva, più volte.
Quest'anno mi è già successo ancora.
Mi son fatto ripetere per tre volte una domanda. Sempre con buone
giustificazioni. E non si tratta di sordità. Meglio: la si può
chiamare sordità, ma non è l'orecchio che non sente. E' il cervello
che non decodifica i suoni. Non li trasforma in concetti.
E' sempre l'inizio della frase che mi
sfugge. Mi rende incapace di capire il resto.
Come se i suoni rimbalzassero sul
cervello, invece che essere assorbiti. E compresi.
Temo che sia una degenerazione del cervello. A
causa della vecchiaia.
Devo prenderne atto.
Sono spaventato. Temo il peggio.
(L'indice per argomenti delle prime 218
pagine di questo diario si trova al n. 202)
(per comunicazioni private:
holgar.pd@gmail.com
).
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