17 maggio 2013

Commozione. (233)
Nel film Miele (l'ho citato nel n. 229) vi sono alcune scene di persone che si tolgono coscientemente la vita, assumendo un barbiturico. Non sono scene cruente. Anzi. Sono molto intense e commoventi.
Ogni volta che una persona muore, mi commuovo. Anche se si tratta di un film.
Mi hanno detto che l'immagine della morte altrui ci fa venire in mente la nostra, di morte.
Dunque piangiamo. Per la disperazione.
Non penso che sia così. L'emozione nasce dalla percezione di essere di fronte a un passaggio.
Filosofi antichi dicevano che la morte o è la fine o è un passaggio. E noi, dal di qua, non possiamo stabilire che cosa sia realmente.
E se fosse davvero un passaggio? Un passaggio verso la comprensione? Verso il vero significato della vita?
Gli istanti prima di morire potrebbero essere il limitare di un'altra condizione.
Per questo mi emoziono.

(L'indice per argomenti delle prime 218 pagine di questo diario si trova al n. 202)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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