E' tempo di distribuire. (227)
Quando un vecchio muore, le sue cose si
gettano. Non sempre è così. Ma spesso sì.
I vecchi possiedono tanti oggetti. Sono
rari quelli che lasciano poche cose dietro di sé.
In gioventù si raccoglie poco. Si usa,
più che altro. Se non si usa più, si lascia.
Nella maturità è diverso. Si
conserva. Non si butta niente. Per pigrizia. Ma anche per
attaccamento.
Poco prima di entrare nella vecchiaia
si raggiunge il massimo di accaparramento. Cose che non si usano, ma
ci piace sapere che ci sono. In casa. O in cantina. Cose di un'altra
epoca. Oggetti, dischi, libri. Del tempo della nostra infanzia o gioventù. Ricordi.
Poi si diventa vecchi. Ci si dimentica
di quello che si ha. Ma non lo si vuol dare via.
Un detto della mia regione recita: “Ai
vecchi non si riesce a portar via neanche il nero delle unghie.”
Tutto quello che accumuliamo, ha valore
solo per noi. Quando moriamo, viene gettato.
Sarebbe meglio distribuirlo prima. Non
per generosità. Proprio per amore di quegli oggetti che per noi
hanno significato. Affidarli a chi li apprezza. Invece di lasciarli a
parenti che non sanno che farsene. E li butteranno.
E' un'azione di pulizia psichica. Ci
liberiamo di fardelli. Ci liberiamo del passato.
Ci prepariamo al distacco.
C'è un tempo per raccogliere e un
tempo per distribuire. (proverbio baltico?)
(L'indice per argomenti delle prime 218
pagine di questo diario si trova al n. 202)
(per comunicazioni private:
holgar.pd@gmail.com )
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