31 marzo 2013

Via di qua. Ultimo. (188) (altri: 51, 145, 147, 151, 152)
Ho finito di leggere questo libro di Umberto Curi. Bello, colto, sorprendente. L'ho letto perchè aveva un sottotitolo: Imparare a morire. (Da vecchio cerco libri sull'argomento. Vorrei imparare a morire. Vale a dire, imparare a vivere la vecchiaia.)
Ne ho già scritto, accennando a specifici argomenti trattati. Alla fine mi son chiesto: ho imparato qualcosa? Sul morire, dico. A livello intellettuale, sì. Le varie suggestioni proposte da Curi (Prometeo, Alcesti, Euridice, Socrate) mi hanno colpito. I vari ragionamenti sulla morte mi hanno stimolato, aperto orizzonti. Sono soddisfatto. Intellettualmente.
Non sono soddisfatto a livello esistenziale (non so come dirlo in altro modo, non ho una cultura filosofica o psicologica). Insomma alla mia vita di tutti i giorni, il libro non ha aggiunto niente. Forse non l'ho capito. Sono ignorante. Forse non voleva dare quello che era indicato nel sottotitolo. Forse mi sono fatto illusioni indebite.
Io vorrei qualcuno che mi accompagnasse per mano in questa mia vecchiaia. Mi rassicurasse. Mi indicasse passaggi importanti. Segnalasse pericoli. Sottolineasse punti cruciali.
Mi illudo. Questo qualcuno non c'è.
La mia vecchiaia è solo mia.
La mia morte sarà solo mia.

30 marzo 2013

Alcol. (187)
Si stenta a crederlo: l'alcol uccide. E uccide malamente. Ma l'Italia è il maggiore produttore mondiale di vino. L'economia ha il sopravvento. Non ci sarà mai una campagna per ridurre l'uso di alcolici. (C'è stata per il tabacco, ma non siamo i maggiori produttori di tabacco.) Fanno ridere le campagne pubblicitarie tipo: Bevi con moderazione. O quelle sulla Cultura del vino. Ciò che importa è che la gente continui a bere.
Non si troverà mai su una bottiglia di vino la dicitura: il vino uccide. Non ci sarà mai il divieto di pubblicità degli alcolici. Come per le sigarette.

L'alcol uccide soprattutto i vecchi. Accorcia nettamente la loro vita. 
Soprattutto, li fa vivere male.
Si stenta a pensare che un vecchio dovrebbe abolire l'alcol, se vuol vivere una vecchiaia più sana. Si dice: vuoi togliergli anche il piacere di farsi un goccio? 
Sì, perchè quel goccio è un goccio tutti i giorni
Quel goccio gli fa vivere una vecchiaia pessima.
Si stenta a crederlo.
Ma è così.

29 marzo 2013

Meglio vivere da sani. (186)
Qualcuno dice:" Non voglio vivere da convalescente, per morire poi da sano. Preferisco vivere da sano e magari morire da malato."
Significa: preferisco godere di tutti i piaceri possibili e poi magari ammalarmi in tarda età, quando piaceri non ne posso più avere, piuttosto che vivere come un monaco e poi magari morire serenamente. 
Bisognerebbe però chiederlo al vecchio ammalato, se la pensa ancora così.
I piaceri sono l'alcol, il tabacco, il cibo. Anche il sesso, ma è un altro discorso.
Il cosiddetto vivere da sano della frase, comporta l'uso di alcol tabacco e cibo inadatto. E' già un vivere da malati. Perchè questo vivere produce malattia.
Se sei giovane la malattia è ritardata.
Arriva in vecchiaia. 
Se sei vecchio la malattia arriva subito.
Non a causa di una grappetta, un buon sigaro, delle costicine ai ferri. 
Ma a causa del loro uso quotidiano, cioè di tutti i giorni.
Da vecchi non possiamo permettercelo.

28 marzo 2013

Vecchiaia e malattie. Un'altra versione. (185) (altri: 20, 30, 37, 85, 109, 123, 161, 178, 184)
Da giovane puoi far quel che vuoi. Mangiar male, bere, fumare. Strapazzare il corpo. Il fisico ce la fa sempre a neutralizzare i colpi (sempre che non siano troppo ripetuti). Comunque ce la fa. Da giovane ti abitui che il corpo ce la fa. Se ti crei delle abitudini malsane, sei convinto che il corpo le superi. Col passare del tempo il fisico ce la fa sempre meno. Ma ti sei creato delle abitudini. E dunque perseveri.
In vecchiaia la capacità del corpo, di adattarsi agli strapazzi, si riduce drasticamente. Ecco allora comparire delle magagne, croniche. Un pò di conoscenza della diminuzione di capacità, ti porterebbe a modificare le abitudini dannose. Ma sono abitudini. Per modificarle ci vorrebbe conoscenza approfondita e forti motivazioni. Che non ci sono.
Così ci si ammala.

27 marzo 2013

Vecchi sfiniti. (184)
Ne vedo, in giro. Fanno pochi passi, poi si fermano. Si appoggiano a qualunque sostegno trovino sulla via. Non ce la fanno a camminare. Senza forze. O con dolori che impediscono di camminare. 
Vecchiaia, mi dico. Ma è proprio così?
Malattie della vecchiaia, replico. 
Troppo semplice.

Alcuni dicono: "La vecchiaia è una malattia cronica." E' un modo per confondere le idee.
Sicuramente: in vecchiaia si perdono abilità; in vecchiaia ci si ammala più facilmente; soprattutto si guarisce lentamente; poi ci sono le malattie della vecchiaia: Parkinson, Alzheimer, demenza. Ma esiste una vecchiaia sana, non malata? O la regola sono malattie invalidanti, dolori persistenti, prostrazione continua?
Uno stile di vita errato conduce alla malattia. E' che ci vuole molto tempo. Intanto la gioventù finisce e arriva la vecchiaia. Così compaiono le malattie e vengono attribuite alla vecchiaia. Ma compaiono da vecchi solo perchè il tempo di comparsa è lungo. Supera i confini dell'età matura. Per assurdo: se la gioventù durasse cinquant'anni, la malattia farebbe in tempo a manifestarsi in gioventù. 
Le malattie della vecchiaia sono malattie della gioventù.

La vecchiaia non è necessariamente malata. Se si ha un pò di fortuna, cioè un corpo resistente, uno stile di vita sano, malattie non ne compaiono tanto facilmente.
Allora, sì, ci può essere una vecchiaia sana.
Indebolita, fragile, ma sana.

26 marzo 2013

Giochi. (183)
Ieri sera ho visto Renzo Arbore in TV (uno show man italiano). In buona forma, suonava con la sua orchestra. E' sui 75. Confessava ironicamente all'intervistatore qualche magagna della vecchiaia. Come la perdita di memoria, iniziare un discorso e non finirlo, ripetersi. Sempre stato un goliarda, confessava anche che lui anticipava la vecchiaia. Oltre a subirne le magagne in alcuni momenti, in altre occasioni le simulava apposta. Osservava le reazioni dei suoi compagni di lavoro.
Un gioco, ma anche no. Mettersi nelle condizioni della vecchiaia, conservando la capacità di analisi. Quello che tanti vorrebbero fare. Invecchiare, ma osservarsi mentre si invecchia.
Lo faccio anch'io. Quando osservo gli altri vecchi. Specie quelli più avanti negli anni. Non simulo come Arbore. Però punto allo stesso obbiettivo.

A volte faccio una fantasia. Mi figuro quanti anni mi restano. Venti? E' ragionevole, vista l'età di morte dei miei familiari più stretti. Mi sembrano pochi. In realtà non riesco a immaginare la loro lunghezza. Allora penso retrospettivamente ai miei ultimi vent'anni. Per comprendere meglio la lunghezza di vent'anni. Capisco meglio. Quanta vita, nei miei ultimi vent'anni!  Mi consolo.
E' un'illusione. La percezione del passare del tempo cambia con l'età. Da vecchio venti anni potrebbero passare a una velocità molto maggiore.
Il pensiero degli anni trascorsi non illumina sugli anni da vivere.

Giochi di vecchi.

25 marzo 2013

Le immondizie. (182) (altri: 135, 137)
Ho portato da basso le immondizie. Compito da vecchi (trovo spesso dei colleghi che hanno il mio stesso compito, scambiamo due parole).
Carta, umido, plastica. Deposte carta e plastica, ho inserito per errore l'umido nel cassonetto del secco. Infastidito, ho riaperto il cassonetto, recuperato il sacchetto dell'umido e finalmente depositato nel suo contenitore.
Disattenzione.
Recentemente mi capitano più spesso. Sono letteralmente delle dis-attenzioni, mancanze di attenzione. Entrato in vecchiaia, non funzionano più i meccanismi mentali che un tempo mi facevano scegliere il cassonetto giusto, automaticamente. Devo pensare dove depositare il sacchetto che ho in mano.
Vecchiaia come surplus di attenzione. Di consapevolezza. Di coscienza.
E' come se in vecchiaia fossimo chiamati a fare le cose correttamente. Non c'è più spazio per le approssimazioni della gioventù.
Positivo.

24 marzo 2013

Meraviglia. (181)
Dolorosa, in questo caso. 
Il presidente del mio quartiere ha circa la mia età. L'ho conosciuto alcuni anni fa, durante le sedute del consiglio di quartiere. Dirigeva con abilità. 
Cessato il mandato, l'ho rivisto al supermercato. Accompagnava la vecchia madre. Ma dei due non avrei saputo dire chi fosse conciato peggio. Si muoveva lentamente, irrigidito. Mi son detto: è ammalato. 
Ieri sera, durante la passeggiata serale con i cani l'ho visto vicino a casa sua. Si muoveva con il deambulatore, quel carrello che serve a far muovere chi non si regge in piedi.
Stupore. Nel giro di pochi anni, si è invalidato completamente.
Nella mia città si dice che la meraviglia nasce in casa. Quando ti stupisci per ciò che capita ad altri, è perchè ce l'hai già dentro di te.
Che cosa mi ha così sorpreso? La rapidità del degrado? Il degrado stesso? O perchè mi sono identificato con lui? La vecchiaia l'ha colpito duramente. Può colpire anche me. Perchè io dovrei essere risparmiato? Una speranza: non è vecchiaia, è malattia. 
Sì, ma è pur sempre una malattia della vecchiaia.
Sono spaventato? Temo per il mio futuro, sempre più vicino?
Non ho risposte.
La meraviglia nasce proprio in casa.

23 marzo 2013

Memoria, ancora. (180) (altri: 18, 41, 56, 61, 63)
Dopo i sessanta mi è parso di perderne una parte. Rimproveri in famiglia quando dimenticavo. Mi sono detto: sei vecchio, usa strategie. Così, faccio subito ciò che mi viene richiesto. Non c'è rischio che mi esca dalla mente. Risultato: un miglioramento. Altra strategia: mi scrivo. Al mattino faccio lunghi elenchi di ciò che devo fare nella giornata. O nella settimana. Aiuta. Ricordo che il mio ultimo vecchio zio lasciava spesso in giro minuscoli bigliettini con punti da fare. Lo sto copiando.
In realtà non è questa la memoria che scompare. Scompare invece il ricordo immediato. Penso una cosa. Dopo un attimo cerco di riandare a quel pensiero. Non c'è verso. Scomparso senza lasciar traccia. A volte mi incaponisco e cerco, cerco, per ritrovarlo. Qualche volta ci riesco. Spesso lascio perdere. Oppure devo ricordare un nome, che sembra facile. Niente. Qui mi sforzo di più, mi arrabatto. Alla fine trovo.
Battaglie di vecchi.

22 marzo 2013

Il vecchio, nonno. (179)
E' un di più. Se un vecchio è nonno ha qualcosa in più. Opportunità maggiori.
Quando si è genitori, si è giovani. Molto presi da se stessi. Dall'ansia di realizzarsi. Dalle donne (o dagli uomini). Un figlio interferisce. Lo si guarda, sì, ma si guarda anche ad altro.
Da vecchi si è più disponibili verso la nuova vita. Perchè ci si è già realizzati. Il mondo dell'altro sesso importa meno. Da vecchi si guarda al nuovo essere con più interesse. E poi il duro lavoro di seguirlo giorno e notte non lo fa più il nonno, ma i genitori. 
Il vecchio nonno è in una condizione di privilegio.

Il vecchio nonno può osservare. Le manine, per esempio, sempre più abili. I movimenti: i primi passi, i miglioramenti nel camminare. Le parole nuove.
Il vecchio nonno può meravigliarsi. Può cogliere i progressi, le novità quasi quotidiane. Le incredibili trasformazioni.
Il vecchio nonno può comunicare. Sembra che questa sia la cosa più gradita dal bimbo. Come? Con l'imitazione. Con un suono, che sa fare anche il bimbo e usarlo come botta e risposta. O con un gesto, che il bimbo ripete e poi ripete anche il nonno. Tipo battere con le mani sul muro. O con un gioco. 
Così si crea una complicità. Il bimbo si fida di te. Sei il primo amico.
Allora può capitare che ti cerchi, ti getti le braccia al collo, sia contento quando tu ci sei.
E il vecchio nonno si emoziona.

19 marzo 2013

Mangiare. (178)
Confesso: ho fatto dell'alimentazione una mania. Cerco in continuazione alimenti che mi facciano star meglio. Quello che si mangia procura salute o malattia. Eccessivo? A me par di no. Perseguo questa ricerca con costanza e prove continue. Tenendo un diario giornaliero.
E scopro cose.
Da vecchi quello che mangi è più importante che da giovani. Da vecchi gli equilibri fisiologici si deteriorano. Devi star più attento. Molto di quello che offre il supermercato fa male, al vecchio. O almeno fa male a me. E fa male subito. Il giorno dopo.

Avevo mal di stomaco. Eccesso di acidità. Ho scelto cibo anti-acido. Mangio solo quello. Mi è passato. Quasi del tutto. Prima pativo tutto il giorno. Avevo fatto ospedale, gastroscopia, visite specialistiche. Risultato: farmaci che intervengono sulla pompa protonica. Oppure il male. Ma uno può prendere farmaci per tutta la vita? Sia pur per una vita breve come quella di un vecchio? Ora, del mio stomaco, non mi accorgo.
Avevo una stanchezza spossante, verso sera. Farmaci non ce ne sono. "Sei vecchio, è normale." Diceva il medico. Ho trovato la curcuma, il mirtillo, le bacche di Goji. Risultato: non sono più stanco. Non dico che mi sia passata la vecchiaia. Dico che sto molto, molto meglio.
Ho alcuni dolori che non mi passano. Dolore a una mano. Dolore al collo. "Reumatismi. Cervicali. Prendi antidolorifici. Ma alla fine te li tieni. La vecchiaia è così." Ancora il medico.
Non mi rassegno. Ho provato a eliminar cibi. Un tipo per volta. Sono arrivato agli zuccheri. Quando non ne mangio, il giorno dopo il male si riduce. Gli zuccheri provocano infiammazione. L'infiammazione provoca dolore da qualche parte. I cibi della nostra società sono pieni di zucchero.

Da vecchio, hai vissuto molto. Hai provato molto. Puoi fare dei bilanci. Trarre conclusioni. Anche sul cibo.
Puoi trovare il cibo che fa bene a te.

18 marzo 2013

Il movimento. (177) (altro: 114)
Ho la fortuna di avere dei cani. Vivo in appartamento e così li porto in passeggiata più volte al giorno. Mi muovo. Utilissimo per un anziano. Le forze in calo ci fanno muovere meno, noi anziani. Pigrizia, qualche dolore, la stanchezza della vecchiaia. Ci bloccano in casa, progressivamente. Ma il movimento è essenziale, per l'ossigenazione dei tessuti. Da vecchi perdiamo massa magra. Muscoli. E ci indeboliamo. La ginnastica andrebbe bene. Ci vuole determinazione e farla quotidianamente. Manca la costanza.
I cani allora vanno bene. 
Anche un nipote piccolo va bene. Perchè per prenderlo in braccio si fa uno sforzo. Se si deve fargli saltuariamente da baby sitter, è come fare della palestra.

Nella vita non dovremmo mai smettere di fare sforzi fisici. Fa bene al corpo e alla mente. 
Mi viene in mente un maestro di mio figlio, che dopo un intenso seminario durato tutta la mattina, faceva spaccar legna ai partecipanti.
Caratteristica dell'essere umano è il movimento, il camminare.
Anche in vecchiaia. Continuare a muoversi.
Se non lo si è mai fatto prima?
E' necessario cominciare a muoversi. 
Un altro compito della vecchiaia. 

17 marzo 2013

A salti. (176) (altri: 109, 110, 150)
La natura non fa salti. Lo diceva qualche filosofo del passato. Non so se sia vero, scientificamente. La vecchiaia, invece, procede a sbalzi. Non si diventa vecchi in modo progressivo e continuo. Vi sono delle accelerazioni improvvise. A cui seguono periodi di stasi. Anzi ai vecchi giovani, a volte, sembra di tornare indietro, verso forze e lucidità maggiori. 
Questo quadro non è veritiero del tutto. Occorre più precisione.
 
La vecchiaia occupa a pelle di leopardo la vita dell'anziano. Le parti scure crescono progressivamente, ma l'insorgere di una singola macchia avviene d'improvviso. A volte può anche regredire. E' un'illusione. Poi torna. O ne compare un'altra di altro tipo.
Detta così, la situazione sembra disperante. Ma la disperazione ce la mettiamo noi. Perchè vorremmo altro. Una vita lineare di crescita delle nostre capacità. O almeno della loro conservazione.
La realtà è diversa. La vita è una parabola.
E' realistico tenerne conto. E' necessario tenerne conto.
Del resto, soltanto attraverso la progressiva perdita di capacità, la morte è meno traumatica. Se conservassimo tutte le energie, per morire, per far morire un corpo nel pieno del vigore, sarebbe necessaria una martellata in testa.

16 marzo 2013

Il bradipo. (175) (altri: 174, 80, 38, 10)
Lei mi dice: "Sei lento come un bradipo!" (animaletto sudamericano lentissimo nei movimenti). Moglie spiritosa! Non sono mai stato un piè-veloce. Anzi ho sempre fatto della lentezza quasi un vanto. Una caratteristica del mio temperamento. Ora che sono vecchio, alla mia dote naturale si è aggiunta la lentezza di riflessi propria della vecchiaia.
Lei non è ancora vecchia in senso proprio (ma c'è vicina). Ma non è questo il punto. E' che, lento di natura, sono diventato ancor più lento per l'età. Lei invece è sempre stata veloce. E pur avendo passato i sessanta, non dà segni di rallentamento.
Si invecchia a velocità diverse. Anche se il risultato finale è per tutti la lentezza. Chi ci arriva prima, chi dopo. Nella società bisognerebbe avere tolleranza, per queste differenze.
E in famiglia, nella coppia? E' un problema. Non si cambia insieme. Può esserci anche una differenza di un decennio. Si accentuano le diversità fra i coniugi. In genere si sopporta, mugugnando. Ma è una costante. Drammatica, se uno dei due si invalida. (Ancor più drammatica se ci si invalida entrambi, ma è un'altra situazione).
In vecchiaia le distanze aumentano. Bisogna tenerne conto. Viene anche a mancare quel cemento (ambiguo) che è il sesso.
L'unica risposta è la solidarietà. Uno dei due coniugi aiuta l'altro. Se ci sono stati amore, stima, comprensione, il compito è facilitato. Ma neanche tanto.
La vecchiaia è difficile.

(Un sussulto di autocritica: come farà una veloce a sopportare uno lento?!!)

15 marzo 2013

Una cosa normale. (174)
Ho due cani. Entrambi vecchi. Più o meno la mia età, facendo le proporzioni. Si vede che sono invecchiati. Quando, per casa, mi saltellano intorno, mentre mi muovo, devo stare attento a non calpestarli. Non si scansano in tempo. Non capiscono subito dove sto andando. Da giovani schizzavano via con rapidità impressionante. Intuivano prontamente la mia direzione. Erano in continuo movimento attorno ai miei piedi, senza pericolo di incidenti. Certo, capitava a volte l'incidente. Ma raramente. Quelle volte li sgridavo, attribuendo a loro scarsa attenzione ai miei piedi. Ora non è più così. I loro riflessi sono ritardati. Quando mi sono vicini e mi muovo, si limitano a indietreggiare. E neppure tanto velocemente. Io devo rallentare. Devo essere cauto, per non far loro del male (e non farmene).
La stessa cosa per i vecchi umani. Riflessi ritardati. Lentezza di movimenti. Più tempo per decidere. In auto inutile strombazzare per la lentezza di chi ti precede. Spesso è un vecchio alla guida. Tempi rallentati. Inutile innervosirsi alle casse del supermercato, se un anziano è lento nel riporre gli acquisti nel sacchetto. Sono i suoi tempi. Tempi diversi dalla media. Più lunghi. Dovrebbe essere una cosa normale. Accettata dalla società. Come quando un bambino non riesce a raggiungere uno scaffale più alto. Un aiuto arriva sempre.
La società è formata da gruppi di individui di diverse capacità.
Uno di questi gruppi sono i vecchi.

14 marzo 2013

Ho fatto il conto. (173)
Vicino a casa, su un pilone, è affissa una locandina mortuaria. L'ho guardata. La persona morta mi pare di conoscerla. Uno di quei volti noti, visti in quartiere. Nulla più. Allora ho fatto due calcoli. Quando morirò, quante persone lo sapranno? A quante importerà?
C'è la cerchia dei parenti. Figlio, cugini, figli dei cugini. Più i parenti di mia moglie. Più altri. In totale 60 – 70 persone. Poi gli abitanti del condominio dove abito e quello dove abita mio figlio. Un'altra trentina di persone. Il vicinato, i padroni di cani, la gente del luogo di lavoro. Ho fatto il conto: circa 150 persone. Aggiungendo gente che non vedo da tempo, arrivo a duecento.
Di questi, a quanti importerà così tanto da venire al mio funerale? Ho fatto il conto: non più di trenta – quaranta persone. Se muoio adesso. Se muoio fra dieci anni, le relazioni saranno di meno. I partecipanti al funerale scenderanno.
Quando muore una persona, la gente a cui importa è proprio poca. Se poi il morto è un anziano, importa a pochissima gente. Lo si vede ai funerali degli anziani: poche auto, chiese semivuote.
Inutile illudersi: importiamo a pochi. E anche questi pochi se ne dimenticheranno in fretta, presi dalle vicende della vita.
Fin che siamo in vita, per alcuni (pochi) siamo importanti. 
Da morti, scompariamo prestissimo. 
Specie se siamo anziani.

13 marzo 2013

Di traverso. (172)
Guardo la tivu. Mia moglie si è assopita. Capita spesso a entrambi, di sera. Si sveglia all'improvviso, tossendo forte. Qualcosa le è andato di traverso. La guardo preoccupato. La vecchiaia, mi dico. Succedeva anche a me qualche anno fa. Mi andava di traverso la saliva. Come per un rilassamento eccessivo della faringe. Quasi mi soffocavo.
Guardo preoccupato questi segni di vecchiaia incipiente. Mi spaventa la vecchiaia di chi mi è vicino. Come se fosse richiesto a me di occuparmene. 
Non mi spaventa il dovermene prendere cura. Ma il non saper che fare.
In realtà ho timore di assistere alla morte di chi mi sta vicino.
L'incertezza nel leggere segni che potrebbero essere di morte.
Mi spaventa la morte.
Perchè non la conosco.

11 marzo 2013

Tre vecchi. (171)
Li vedo ogni domenica nella pasticceria vicino casa. Seduti a un tavolino a chiacchierare. Capelli bianchi, timidi, composti. Parlano a voce bassa. Si fermano un'oretta. Sono vicini agli ottanta, se non li hanno superati. Li osservo per un pò. Mi fa piacere vedere che parlino fra loro. E' un fatto inconsueto, vedere dei vecchi che si parlano. Sembra quasi che si diano un appuntamento settimanale. Per scambiarsi idee, racconti. O anche solo piccole cose. Si sostengono nella vecchiaia. Mi fanno tenerezza.
La mia idea è che  i vecchi non si parlino. Se lo fanno, tolto sport e politica, penso che resti poco. E poi i vecchi maschi dove si incontrano? Al bar, alla bocciofila, al bingo? Non c'è uno spazio deputato ai vecchi. Specifico per loro. Talvolta vi sono dei circoli, comunali. Sono rari. Poco frequentati.
E' una cultura tutta da costruire quella delle relazioni fra vecchi. Parlo per la mia regione. In altre è diverso. C'è più socialità. Però non significa che si parli di vecchiaia. Dei temi veri della vecchiaia. Che sono un tabù.
Perchè la vecchiaia è contigua alla morte.
Tabù ancora più grande.

10 marzo 2013

Le qualità dei vecchi. (170)
Non tutte e non di tutti. Troppa presunzione. Quelle che vedo io. A comincire da me.
Solo quelle che porta la vecchiaia.
Prudenza. Il corpo deperisce. Non hai più la lucidità di un giovane. Devi diventare più prudente. Se no, la paghi. Duramente.
Adattamento. Hai vissuto molto. Conosci strategie. Hai fatto esperienze. Riesci a destreggiarti anche in situazioni difficili. Sei più flessibile.
Attenzione. Non puoi più vivere automaticamente. Devi essere più attento a quel che fai. Sei costretto a prestare più attenzione, anche nelle circostanze più banali. Tipo fare retromarcia con l'auto. Pena, dei danni.
Comprensione. Ci sono momenti in cui comprendi la vita. E' il massimo. Quando trovi il senso del tuo esistere. E' un tipico dono della vecchiaia.
Affidabilità. Hai dei nipoti piccoli, che si fidano totalmente di te. Sei chiamato ad andare oltre i tuoi limiti. Per non deludere la loro fiducia.
Capacità di dire basta. Ti resta poco tempo. Se qualcosa ti disturba puoi dire basta più facilmente. Basta a tuoi comportamente fuori luogo per un vecchio. O basta a fatti esterni: alle feste prive di significato, al calcio corrotto.
Equilibrio. Hai meno energia per reagire subito a un fatto, a una parola. La vecchiaia ti chiama a essere più equilibrato nelle parole, nei giudizi, nei comportamenti.

La vecchiaia è ricca.

09 marzo 2013

Alberi d'inverno. (169)
Anche d'inverno gli alberi sono belli. Parlo di quelli a cui cadono le foglie. Rami, rametti e ramettini formano un intreccio armonioso. Di grande bellezza. Anche se il cielo è grigio, lo scuro dei rami appare netto. Il loro intreccio è come una filigrana.
Alberi maestosi conservano l'armonia del loro aspetto esterno. In più rivelano l'armonia interna, nascosta dalle foglie nelle altre stagioni. Diventano trasparenti.
L'inverno è una metafora della vecchiaia.
Gli esseri umani sono belli da vecchi? Non certo nel corpo. Sono belli per ciò che hanno dentro. Per le loro qualità. In gioventù l'armonia del corpo nasconde altre qualità più interne.
Da vecchi diventiamo più trasparenti. Si può leggere l'essenziale di un uomo, quando diventa vecchio. La nostra filigrana. Se c'è. 
Come gli alberi d'inverno.

08 marzo 2013

Il vecchio solo. (168) (altri: 38, 52)
Vicino a casa, incontro spesso un vecchio. Di prima fascia. Fa delle passeggiate, quando io esco coi cani. Sempre lo stesso percorso. Lo stesso orario. Quello che faccio anch'io. Siamo abitudinari. Tipico dei vecchi. Sembra che viva solo. Nei modi di dire della mia città, vecchi così, li si chiama vitasola.
Vecchiaia e solitudine. Un luogo comune. Ambivalente. Da una parte, libertà. Dall'altra, mancanza. Non di affetti. Di relazioni. Siamo animali sociali. Se mancano relazioni, patiamo. 
A meno che non ci sia un forte dialogo interiore. O una forte spiritualità. Tipico, il monaco. Ma sono rari. Più spesso, prevale la mancanza. Anche se è stata una scelta. I contatti con gli altri sono rarefatti. Devi bastare a te stesso. Devi dare significato alla tua vita. Se incontri gli altri, se sei utile a qualcuno, è diverso. 
Un tempo si dedicava la vecchiaia a opere di carità. Tipo: soccorrere i bisognosi, visitare i malati. Non si tratta di carità. Ma di necessità dello spirito. Stare con gli altri e essere loro utili. Fa parte del nostro essere umani. Confina col ruolo sociale. 
I vecchi patiscono, quando vanno in pensione. Il lavoro garantisce un ruolo sociale. Se non c'è più, bisogna creare altre relazioni. Altra utilità sociale. Invece, in pensione, patiamo perchè nessuno ci cerca. Nessuno usufruisce del nostro sapere.
Dobbiamo essere noi che creiamo nuove relazioni.
Anche con le opere di carità. Magari aiutando anziani di terza fascia.
Noi che, più dei giovani, possiamo capire le necessità dei vecchi e i loro pensieri.

07 marzo 2013

Extracomunitari. (167)
Nella mia città ce ne sono tanti. Raggruppati, li trovo vicino alla stazione ferroviaria. C'è un pò di verde dove si siedono. Ieri sono passato e ho osservato. Ce n'erano cinque o sei. Anche alcune donne. Seduti per terra, infagottati in doppi cappotti. Mal messi. Le donne avevano un'età indefinibile. Gli uomini erano tutti coi capelli bianchi. 
Extracomunitari anziani.
Ho pensato alle loro difficoltà. Non solo in un paese straniero. Ostile o indifferente. Anche senza casa. O con dimora precaria. Senza lavoro, è evidente. In aggiunta, vecchi. Mi sono chiesto come dormivano e dove. Come mangiavano. Dove si lavavano. Si riscaldavano?
Magari non erano extracomunitari. Forse erano rom (comunitari, dunque).
Possibile che l'intervento dello stato, l'assistenza, la comprensione degli anziani, si fermi al problema della nazionalità? Un anziano è un anziano, con le sue difficoltà, fragilità, problemi. Non c'entra dove sia nato. Anzi, se è nato altrove, è in evidente maggiore difficoltà. Per lingua, documenti, lontananza di parenti.
Non riesco a non pensarci, a queste e altre situazioni.
Soprattutto se ci sono di mezzo degli anziani.

06 marzo 2013

Cani invecchiati. (166) (altri: 94, 81, 47, 24, 5)
Non ho un cane solo, vecchio. Ne ho due. Ormai vecchia anche la seconda. Già da qualche tempo ha messo un po' di peluria bianca sul muso. Il labbro, quando è abbandonata, le scivola in parte. Muscoli che non tengono più come un tempo.
Ultimamente è dimagrita. Proprio lei che è sempre stata voracissima: mangiava tutto quel che trovava. Ed era un problema tenerla in peso forma. Mi ha un pò preoccupato, il suo dimagrimento.
Guardo con struggimento la lentezza con cui sale le scale. Oppure il suo starsene appartata per ore, a dormire nella sua cuccia.
In realtà a volte si scatena, soprattutto quando c'è qualche preda sotto tiro (è una cagna da caccia). Ma ormai sempre più raramente. Il suo invecchiamento mi stringe il cuore.
Sono felice perchè potrò accudirla, quando sarà vecchissima e io avrò invece ancora un po' in forze.

05 marzo 2013

Grillo 3. (165) (altri: 164, 163)
Pre-politica è la parola chiave.
Parlo delle elezioni in Italia, perchè sono un buon esempio del ruolo dei vecchi nella società. Persone che richiamano. Richiamano alle responsabilità. Richiamano a valori civili condivisi. 
Per esempio, richiamano all'onestà. Dice Grillo (che è un vecchio): "Faremo diventare di moda l'onestà!"
Questo devono fare i vecchi. Fungere da richiamo delle cose più ovvie, ma fondamentali. E dimenticate.
Tutto quello che dice il Movimento 5 Stelle è pre-politica. Non anti-politica. Si tratta di un richiamo a valori minimi che sono alla base del convivere civile. Senza questo, non si può far politica. Sarebbe come dire: può lavorare un uomo che non respira, che è morto? Evidentemente no.
In politica, se non c'è l'onestà, è come essere morti. L'onestà è il respirare del politico.
E sulla pre-politica i vecchi hanno da dire molto. Hanno vissuto molto. Ricordano molto. Ricordano per esempio politici di altri tempi. Fanno i confronti. Vedono lo scandalo. 
Perchè c'è stata una mutazione genetica dei politici, senza che la società se ne sia resa conto.
E allora, i vecchi, devono gridare.
Grillo urla.

04 marzo 2013

Grillo 2. (164) (altro: 163)
Io, che sono vecchio, che cosa capisco della levata di scudi di alcuni italiani e europei a proposito del successo elettorale di Grillo, alle ultime elezioni italiane? Che cosa capisco dei richiami alla stabilità?
Fiuto ipocrisia. Soprattutto in chi si occupa di economia.
Il maggior ostacolo agli investimenti stranieri in Italia (Monti lo ha detto qualche mese fa) è la corruzione. Inoltre la corruzione sottrae all'economia fino a 70 miliardi di euro l'anno.
Quindi, qualunque scelta anticorruzione promuove di fatto l'economia del Paese.
Il movimento di Grillo si presenta e di fatto garantisce l'assenza di corrotti nelle sue fila. Promuove una politica fatta di volontariato e di parentesi temporanea nella vita lavorativa di un eletto. Decurta della metà (se non di più) gli stipendi dei suoi eletti (in Sicilia gli eletti del movimento hanno già restituito alla regione due terzi dei loro stipendi).
Dunque il movimento di Grillo è una presenza di per sè anticorruzione che facilita l'economia.
E invece che cosa si sottolinea? L'instabilità. Cioè, si vuole rivoluzionare il corrotto sistema politico italiano e si pretende che ciò avvenga nella stabilità? Nella tranquillità? Nel farsi da parte spontaneo dei corrotti? Nella conversione dei ladri?
Fiuto ipocrisia negli economisti. Ciò che a loro interessa non è il cambiamento verso una società più pulita. No. Interessa che non cambi nulla. 
Per poter continuare a fare quello che hanno sempre fatto, proprio perchè c'è corruzione.

"Ma ti sei messo a far politica? Che c'entriamo noi vecchi?"
C'entriamo eccome. Dobbiamo far chiarezza su quello che capita nella vita pubblica. Non c'entra la politica, perchè quello che sta avvenendo è pre-politico.
Noi vecchi dobbiamo evidenziarlo.

03 marzo 2013

Grillo. (163)
E' un comico. Ha vinto le ultime  elezioni italiane (primo partito come numero di voti). Con un movimento fondato meno di quattro anni fa.
E' un vecchio. Sia pur di prima fascia, sempre vecchio è. Per questo ne parlo.
Ha fatto alcune scelte, stimolanti per noi anziani.

Non si è rassegnato al degrado della vita civile dell'Italia. Ha provato a far qualcosa. Per non lasciare macerie dietro di sè. Per quelli che verranno dopo. Condivido.
Non si è presentato in prima persona alle elezioni. Perchè è vecchio e alla nostra età dobbiamo far spazio alle generazioni future. E poi niente personalismi. Approvo.
Si è ritagliato un ruolo di garante delle fedine penali di chi si è presentato alle elezioni. Quindi niente condannati, indagati, o sfiorati da indagini. Accordo pieno.
Ha scelto giovani e donne. Più di metà delle persone in lista sono donne. Per avere un diverso approccio alla risoluzione dei problemi (le donne pensano in modo diverso). Finalmente!
Con la sua radicalità, le sue battute, ma anche il suo buon senso, ha dato una speranza a chi l'ascoltava. 
Può essere un esempio di vita della vecchiaia? Sì. 

Noi vecchi fino all'ultima fase dobbiamo avere a cuore il mondo che stiamo per lasciare.
Noi vecchi dobbiamo promuovere le generazioni future. Non esserne gelosi.
Noi vecchi dobbiamo star fuori da posizioni di potere. Il potere deve passare ai giovani.
Noi vecchi dobbiamo promuovere la pulizia. Della politica, delle idee, della vita.
Noi vecchi dobbiamo rinforzare la speranza dei giovani.
Noi vecchi abbiamo un ruolo diverso da quello di sgomitare per conquistar poltrone.

02 marzo 2013

Degrado. (162) (altri: 137, 95, 26, 20)
Talvolta lei mi rimprovera. "Esci senza pettinarti?" "Che vestito pessimo indossi!" "Sarebbe ora che pulissi il lavandino del tuo bagno. E' proprio sporco." 
Accompagna i rimproveri con questa considerazione: se moriamo, non voglio che ci trovino degradati.
Eh, sì. Spesso i vecchi si lasciano andare. Nel corpo, nel vestiario, nelle pulizie. E non se ne accorgono. Vestiti approssimativi, corpo appesantito, pulizie di casa insufficienti.
Mancano motivazioni. Non c'interessa più avere un bell'aspetto. Manca attenzione. E poi subentra l'abitudine. Ci si abitua a vivere da trasandati. Non è questione di essere alla moda. O inseguire modelli da body building. O fare una mania della casa lucida.
E' questione di decoro. Di decenza. Sprattutto di esempio per i giovani.
Abbiamo l'obbligo di dare ai giovani la certezza che la vecchiaia si può vivere. Che si continua a vivere anche da vecchi. Che la vita vale la pena di essere vissuta anche da vecchi.
Per dare loro una speranza di vita.
Che annulli la disperazione per la morte.

01 marzo 2013

Dimagrire. (161)
Alla mia età (vecchiaia) è meglio pesare poco. Si vive meglio.
Difficilissimo dimagrire. Perchè ci sono abitudini consolidate. Perchè è l'ultimo piacere che ci resta. Perchè non abbiamo più molta cura per il corpo (non dobbiamo piacere a nessuno). Perchè tanto, ormai...
E' che da magri ci sono meno problemi. Anche di salute.
A volte basta perdere solo qualche chilo. Negli ultimi anni di vita tutti crescono di peso. Meno lavoro, meno movimento, meno preoccupazioni (a volte).
Per perdere qualche chilo occorrono fortissime motivazioni. Come una malattia.
Ho visto un coetaneo perdere 10 chili, dopo un infarto. Adesso sta benissimo. Prima era sformato, imbolsito, pesante.
Anch'io nell'ultimo anno ho perso tre chili. Per malattia. Avevo continuamente mal di stomaco. Così ho deciso di cambiare dieta. Prima parzialemente. Poi radicalmente. Non ho più mal di stomaco. Mi sento meglio nel mio nuovo corpo più magro (e sono stati solo tre chili...). 
Stupefacente che da quando ho perso chili non incespico più. Prima ogni tanto inciampavo. L'età, mi dicevo. No, era il peso. Sia pur di poco, era diventato eccessivo rispetto alla muscolatura delle gambe. Quei pochi chili in più mi facevano alzare il piede di qualche millimetro in meno. Risultato: inciampavo.
Da vecchi, magri è meglio.