15 marzo 2013

Una cosa normale. (174)
Ho due cani. Entrambi vecchi. Più o meno la mia età, facendo le proporzioni. Si vede che sono invecchiati. Quando, per casa, mi saltellano intorno, mentre mi muovo, devo stare attento a non calpestarli. Non si scansano in tempo. Non capiscono subito dove sto andando. Da giovani schizzavano via con rapidità impressionante. Intuivano prontamente la mia direzione. Erano in continuo movimento attorno ai miei piedi, senza pericolo di incidenti. Certo, capitava a volte l'incidente. Ma raramente. Quelle volte li sgridavo, attribuendo a loro scarsa attenzione ai miei piedi. Ora non è più così. I loro riflessi sono ritardati. Quando mi sono vicini e mi muovo, si limitano a indietreggiare. E neppure tanto velocemente. Io devo rallentare. Devo essere cauto, per non far loro del male (e non farmene).
La stessa cosa per i vecchi umani. Riflessi ritardati. Lentezza di movimenti. Più tempo per decidere. In auto inutile strombazzare per la lentezza di chi ti precede. Spesso è un vecchio alla guida. Tempi rallentati. Inutile innervosirsi alle casse del supermercato, se un anziano è lento nel riporre gli acquisti nel sacchetto. Sono i suoi tempi. Tempi diversi dalla media. Più lunghi. Dovrebbe essere una cosa normale. Accettata dalla società. Come quando un bambino non riesce a raggiungere uno scaffale più alto. Un aiuto arriva sempre.
La società è formata da gruppi di individui di diverse capacità.
Uno di questi gruppi sono i vecchi.

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