22 marzo 2013

Il vecchio, nonno. (179)
E' un di più. Se un vecchio è nonno ha qualcosa in più. Opportunità maggiori.
Quando si è genitori, si è giovani. Molto presi da se stessi. Dall'ansia di realizzarsi. Dalle donne (o dagli uomini). Un figlio interferisce. Lo si guarda, sì, ma si guarda anche ad altro.
Da vecchi si è più disponibili verso la nuova vita. Perchè ci si è già realizzati. Il mondo dell'altro sesso importa meno. Da vecchi si guarda al nuovo essere con più interesse. E poi il duro lavoro di seguirlo giorno e notte non lo fa più il nonno, ma i genitori. 
Il vecchio nonno è in una condizione di privilegio.

Il vecchio nonno può osservare. Le manine, per esempio, sempre più abili. I movimenti: i primi passi, i miglioramenti nel camminare. Le parole nuove.
Il vecchio nonno può meravigliarsi. Può cogliere i progressi, le novità quasi quotidiane. Le incredibili trasformazioni.
Il vecchio nonno può comunicare. Sembra che questa sia la cosa più gradita dal bimbo. Come? Con l'imitazione. Con un suono, che sa fare anche il bimbo e usarlo come botta e risposta. O con un gesto, che il bimbo ripete e poi ripete anche il nonno. Tipo battere con le mani sul muro. O con un gioco. 
Così si crea una complicità. Il bimbo si fida di te. Sei il primo amico.
Allora può capitare che ti cerchi, ti getti le braccia al collo, sia contento quando tu ci sei.
E il vecchio nonno si emoziona.

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