Il
vecchio, nonno. (179)
E'
un di più. Se un vecchio è nonno ha qualcosa in più. Opportunità
maggiori.
Quando
si è genitori, si è giovani. Molto presi da se stessi. Dall'ansia
di realizzarsi. Dalle donne (o dagli uomini). Un figlio interferisce.
Lo si guarda, sì, ma si guarda anche ad altro.
Da
vecchi si è più disponibili verso la nuova vita. Perchè ci si è
già realizzati. Il mondo dell'altro sesso importa meno. Da vecchi si
guarda al nuovo essere con più interesse. E poi il duro lavoro di
seguirlo giorno e notte non lo fa più il nonno, ma i genitori.
Il
vecchio nonno è in una condizione di privilegio.
Il
vecchio nonno può osservare. Le manine, per esempio, sempre
più abili. I movimenti: i primi passi, i miglioramenti nel
camminare. Le parole nuove.
Il
vecchio nonno può meravigliarsi. Può cogliere i progressi,
le novità quasi quotidiane. Le incredibili trasformazioni.
Il
vecchio nonno può comunicare. Sembra che questa sia la cosa
più gradita dal bimbo. Come? Con l'imitazione. Con un suono, che sa
fare anche il bimbo e usarlo come botta e risposta. O con un gesto,
che il bimbo ripete e poi ripete anche il nonno. Tipo battere con le
mani sul muro. O con un gioco.
Così si crea una complicità. Il
bimbo si fida di te. Sei il primo amico.
Allora
può capitare che ti cerchi, ti getti le braccia al collo, sia
contento quando tu ci sei.
E
il vecchio nonno si emoziona.
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