26 marzo 2013

Giochi. (183)
Ieri sera ho visto Renzo Arbore in TV (uno show man italiano). In buona forma, suonava con la sua orchestra. E' sui 75. Confessava ironicamente all'intervistatore qualche magagna della vecchiaia. Come la perdita di memoria, iniziare un discorso e non finirlo, ripetersi. Sempre stato un goliarda, confessava anche che lui anticipava la vecchiaia. Oltre a subirne le magagne in alcuni momenti, in altre occasioni le simulava apposta. Osservava le reazioni dei suoi compagni di lavoro.
Un gioco, ma anche no. Mettersi nelle condizioni della vecchiaia, conservando la capacità di analisi. Quello che tanti vorrebbero fare. Invecchiare, ma osservarsi mentre si invecchia.
Lo faccio anch'io. Quando osservo gli altri vecchi. Specie quelli più avanti negli anni. Non simulo come Arbore. Però punto allo stesso obbiettivo.

A volte faccio una fantasia. Mi figuro quanti anni mi restano. Venti? E' ragionevole, vista l'età di morte dei miei familiari più stretti. Mi sembrano pochi. In realtà non riesco a immaginare la loro lunghezza. Allora penso retrospettivamente ai miei ultimi vent'anni. Per comprendere meglio la lunghezza di vent'anni. Capisco meglio. Quanta vita, nei miei ultimi vent'anni!  Mi consolo.
E' un'illusione. La percezione del passare del tempo cambia con l'età. Da vecchio venti anni potrebbero passare a una velocità molto maggiore.
Il pensiero degli anni trascorsi non illumina sugli anni da vivere.

Giochi di vecchi.

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