Giochi.
(183)
Ieri
sera ho visto Renzo Arbore in TV (uno show man italiano). In
buona forma, suonava con la sua orchestra. E' sui 75. Confessava
ironicamente all'intervistatore qualche magagna della vecchiaia. Come
la perdita di memoria, iniziare un discorso e non finirlo, ripetersi.
Sempre stato un goliarda, confessava anche che lui anticipava la
vecchiaia. Oltre a subirne le magagne in alcuni momenti, in altre
occasioni le simulava apposta. Osservava le reazioni dei suoi
compagni di lavoro.
Un
gioco, ma anche no. Mettersi nelle condizioni della vecchiaia,
conservando la capacità di analisi. Quello che tanti vorrebbero
fare. Invecchiare, ma osservarsi mentre si invecchia.
Lo
faccio anch'io. Quando osservo gli altri vecchi. Specie quelli più
avanti negli anni. Non simulo come Arbore. Però punto allo stesso
obbiettivo.
A
volte faccio una fantasia. Mi figuro quanti anni mi restano. Venti?
E' ragionevole, vista l'età di morte dei miei familiari più
stretti. Mi sembrano pochi. In realtà non riesco a immaginare la
loro lunghezza. Allora penso retrospettivamente ai miei ultimi
vent'anni. Per comprendere meglio la lunghezza di vent'anni.
Capisco meglio. Quanta vita, nei miei ultimi vent'anni! Mi consolo.
E'
un'illusione. La percezione del passare del tempo cambia con l'età.
Da vecchio venti anni potrebbero passare a una velocità molto
maggiore.
Il pensiero degli anni trascorsi non illumina sugli anni da
vivere.
Giochi
di vecchi.
Nessun commento:
Posta un commento