17 marzo 2013

A salti. (176) (altri: 109, 110, 150)
La natura non fa salti. Lo diceva qualche filosofo del passato. Non so se sia vero, scientificamente. La vecchiaia, invece, procede a sbalzi. Non si diventa vecchi in modo progressivo e continuo. Vi sono delle accelerazioni improvvise. A cui seguono periodi di stasi. Anzi ai vecchi giovani, a volte, sembra di tornare indietro, verso forze e lucidità maggiori. 
Questo quadro non è veritiero del tutto. Occorre più precisione.
 
La vecchiaia occupa a pelle di leopardo la vita dell'anziano. Le parti scure crescono progressivamente, ma l'insorgere di una singola macchia avviene d'improvviso. A volte può anche regredire. E' un'illusione. Poi torna. O ne compare un'altra di altro tipo.
Detta così, la situazione sembra disperante. Ma la disperazione ce la mettiamo noi. Perchè vorremmo altro. Una vita lineare di crescita delle nostre capacità. O almeno della loro conservazione.
La realtà è diversa. La vita è una parabola.
E' realistico tenerne conto. E' necessario tenerne conto.
Del resto, soltanto attraverso la progressiva perdita di capacità, la morte è meno traumatica. Se conservassimo tutte le energie, per morire, per far morire un corpo nel pieno del vigore, sarebbe necessaria una martellata in testa.

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