31 luglio 2013

Tolleranza (305)

Tolleranza. (305)
Un’auto rallenta. L’auto che la segue strombazza con decisione. Impazienza tipica, dalle mie parti. Osservo il pilota della seconda. E’ un vecchio. Intollerante. Impaziente.
Noi vecchi siamo più intolleranti dei giovani?  Alcuni di noi decisamente sì.
Ma il suono deciso del clacson può ingannare.
Una lunga suonata fatta da un vecchio non significa necessariamente forte irritazione. Nel vecchio, i tempi di reazione si allungano. Il vecchio può voler dare solo un colpetto di avviso. E ne esce invece un suono prolungato. Si tratta della lentezza con cui arriva alla mano l’ordine del cervello di smettere. Ci vuole un po’  più tempo. Il suono si allunga. E innesca risentimento in chi lo riceve.
Se è un vecchio, si può lasciar correre. Non voleva farlo. E' venuto fuori da solo.
Sarebbe bene essere un po’ più tolleranti verso i molto-anziani. Perché le capacità diminuiscono.
I comportamenti possono essere fraintesi.

(L’indice per argomenti delle prime 300 pagine del diario si trova a pagina 300.)
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30 luglio 2013

Spioni (304)

Spioni. (304)
La vecchia signora del condominio, 85 anni, ha bussato alla mia porta per parlarmi.Una cosa delicata, ha soggiunto. Dalla sua finestra ha osservato alcuni ragazzi della villetta accanto. Ridevano, scherzavano. Ammiccavano anche, con circospezione, a una pianta in un vaso. La vecchia signora ha trovato strano che dei ragazzi si interessassero in questo modo a una pianta. Ha guardato meglio (so che possiede un binocolo!) e ha intuito, più che riconosciuto, che si trattasse di una pianta di canapa. Mariuana, insomma.
Era preoccupata perché fra i ragazzi c’era il figlio di un suo conoscente. Pensava di dover avvisare i genitori.
L’ho un po’ tranquillizzata, dicendole che non era così grave. La coltivazione della canapa è legale, anche se va denunciata. E poi da una piantina … Ho detto comunque che avrei dato un’occhiata (ho qualche interesse botanico).
I vecchi amano spiare gli altri? Farsi i fatti degli altri? Spettegolare?
I vecchi hanno poca vita. Inevitabile che osservino tutto ciò che gli sta intorno. Tipico che un vecchio vada a curiosare i lavori stradali al di là delle staccionate. Curiosità che possono soddisfare perché hanno tempo.
Non è detto che sia una forma di spionaggio. E’ una forma di attenzione sociale maggiore. Se poi in gioventù eravamo pettegoli, lo continuiamo anche in tarda età. Ma se non era così, non lo facciamo neanche da vecchi.
Abbiamo semplicemente più tempo.
Ci guardiamo intorno.

(Era proprio una bella piantina di canapa di 30 centimetri!)

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29 luglio 2013

Calli (303)

Calli. (303)
Un tipico fastidio della vecchiaia sono i calli, ai piedi. Spesso i vecchi faticano a camminare per via dei calli. Dolorosi. A volte sono una scusa per nascondere l’incapacità di  camminare, dovuta ad altre cause.
Altre sono un pretesto per non camminare più. In ogni caso i vecchi, di calli, ne  hanno.
I calli comunque passano. Ho un mio rimedio. Un vecchio unguento di un farmacista sardo (Callifugo Murroni). Rimedio infallibile.
In queste settimane me ne sono cresciuti due. In posizioni nuove. Sotto l’alluce e sul secondo dito. Cose normali. Dipende dalle calzature.
E invece no. Quello sul secondo dito dipende da una trasformazione del mio corpo. Invecchiando, il dito si sta incurvando sempre più verso il basso. Col risultato che la nocca sporge verso l’alto, batte sulla scarpa, e si forma il callo. Dito a martello, si chiama. Ce l’aveva anche mia madre. Eredità.
Ma anche deformazione di vecchiaia.
Da vecchi le ossa si deformano.

28 luglio 2013

Regali di compleanno (302)

I regali di compleanno. (302)
Qualche tempo fa ho compiuto gli anni. Ma non ho festeggiato. Al compimento dei miei sessantacinque anni decisi di festeggiare solo ogni cinque anni. E l’ho fatto sapere in giro. Così le persone che mi hanno fatto gli auguri, quest'anno, sono state poche. Quasi solo i familiari più stretti.
Uno di questi, per paradosso, mi ha suggerito che dovrei capovolgere l’abitudine di far regali al festeggiato. Chi compie gli anni da vecchio, dovrebbe far regali a chi gli fa gli auguri.
Detto, fatto. Gli ho fatto scegliere uno dei miei vecchi libri. E gliel’ho regalato.
Mi è parsa un’idea geniale. Si sposa perfettamente con la mia idea che la vecchiaia è l’età per distribuire. Non per raccogliere. Ora devo contattare i pochi altri che mi hanno fatto gli auguri, e far loro scegliere un regalo fra le mie cose.
Perché l’essenziale è far regali con gli oggetti di cui sono in possesso, non comprarne di nuovi.

Questo è il primo passo per cominciare a distaccarci dalle cose.
E poi per congedarci dalla vita.
 

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27 luglio 2013

Respirare (301)

Respirare. (301)
Quando avevo quarant’anni, mi piaceva correre. Nessuna competizione, ma due o tre volte la settimana correvo per cinque o sei chilometri. Avevo cominciato per dimagrire un po’. Col tempo avevo preso gusto al correre in sé. Subito avevo imparato che dovevo respirare di più, per far fronte alla richiesta d’ossigeno del mio corpo. E così dopo pochi minuti di corsa raddoppiavo gli atti respiratori. Mi veniva naturale, anche se lo facevo coscientemente. Cioè a un certo punto decidevo di respirare di più.
Quando in seguito ho cominciato a camminare in montagna, durante le salite, quando mi veniva il fiato corto, semplicemente respiravo di più. Applicavo la tecnica imparata correndo.
Ora sono più vecchio. Fa caldo. A volte mi manca il fiato. Mi pare che il mio corpo mi avvisi che sto respirando poco. Che fare? Le prime volte mi sono preoccupato. Segno di vecchiaia, mi son detto. Il cuore non ce la fa.
Da qualche giorno ho fatto un pensiero diverso. E se fosse come con l’acqua da bere? Cioè come gli anziani si dimenticano di bere, può essere che gli anziani si dimenticano di respirare? Sembra impossibile, eppure …
Come ho fatto con l’acqua, (mi impongo di bere dieci bicchieri di acqua al giorno), così devo fare con il respiro. Devo impormi di respirare di più.
Così da qualche giorno, quando mi ricordo faccio dei respiri profondi.
Ma devo sviluppare una tecnica diversa. Potrei, ogni ora del giorno fare cinque minuti di respirazione forzata.
Non so se funzionerà.
Intanto ci provo.

26 luglio 2013

Indice (300)

Indice. (300)
Ho scritto tanto, in questo primo anno. Ecco allora un indice per argomento.
Le voci sono una trentina. Chi è interessato può scorrerle e trovare quella che più interessa. Accanto trova i numeri delle pagine che trattano l'argomento.
E' semplice. Può essere utile. ("v." sta per vecchiaia)
(aggiornato fino al 26/07/2013)

Aiuti alla v. : 25,108,214,234,286
Alimentazione: 123, 178
Arrivo della v. : 4, 83, 125, 176
Blog (questo): 1, 36, 71, 100, 132, 200,202,273,300
Cani: 5, 24,47,81,94,166,174,193,226,230,232,271,283,285,296
Corpo: 20,28,37,59,67,75,95,114,119,120,131,149,159,161,175,177,199,274,277,279,290
Cultura della v. : 35
Denaro: 252
Donne: 81, 96, 148
Esempi di vecchi: 31,109,116,146,153,167,168,171,181,189,190,228,248,249,265
Età della v. : 7,39,43,84,103,106,136,220
Film, libri, articoli: 11,51,69,145,147,151,152,188,229,233,250,299
Giovani: 53,104,196
Immagine: 2,26,198,203
Indicatori di v.: 58,266
Inizio della v.:4,83,125,176,269,281
Interviste: 106,289
Lavoro: 40,74,154,197,247
Malattie e rimedi: 30,42,79,85,87,90,91,184,185,186,187,205,217,236,238,267,284,297
Manie da vecchi: 27,133,198,282
Modi di vivere la v.: 55,62,72,76,77,82,101,102,107,118,121,134,146,183,191,192,210,212,218,261,263,275,    276,278,293,294
Morte: 19,51,54,86,89,88,99,109,113,117,124,145,147,151,152,188,195,201,206,207,221,222,
225,237,251
Motivazioni: 9,13,88
Oggetti: 227,231,257,291
Paure: 23,33,56,60,239,253
Perdite: 3,6,10,15,17,18,22,34,41,48,57,63,64,65,66,110,115,122,130,137,138,157,162,  
            172,180,182,208,245,246,254,270,272,287
Positività della v.: 21,45,46,49,50,68,70,73,78,93,97,111,126,128,135,150,169,170,194,219,243,288
Politica: 156,163,164,165
Quel che resta di noi: 12,32,292
Relazioni: 38,52,54,92,105,112,127,129,139,140,141,158,179,211,242,268,280,295,
Religione: 209,
Significati della v.:44,80,223,224,235,240,241,298
Soddisfazioni: 8,16
Stanchezza: 255,259,262
Tempo: 14,29,61,121,143,173,204,215,216,244,256,258,260
Valori: 142,144,155,156,160,213,264

25 luglio 2013

Un articolo (299)

Un articolo. (299)
Un gran bell’articolo di un vecchio sulla vecchiaia.
Il vecchio è Oliver Sacks. Neurologo britannico.  Ne riporto alcune parti.
Il testo intero è sulla rivista italiana Internazionale n. 1009 del 19/07/2013, a pagina 82, col titolo: Le gioie della vecchiaia (dico sul serio).
E’ comparso anche sul New York Times col titolo: The joy of old age (no kidding). Non so in che data.

“… Ottant’anni! Stento a crederci. Spesso ho l’impressione che la mia vita stia per cominciare, per poi rendermi conto che invece è quasi finita. […] A ottant’anni e con una manciata di problemini medici e chirurgici, nessuno dei quali invalidante, sono felice di essere vivo. “Che bello non essere morto!” Ci sono volte in cui questa frase mi esplode da dentro, quando il tempo è meraviglioso. […] Sono grato delle tante esperienze che ho avuto (alcune meravigliose, altre orribili) e di aver potuto scrivere una decina di libri.”
[…] “Sento che dovrei tentare di completare la mia vita, qualunque cosa l’espressione completare una vita possa significare. Alcuni dei miei pazienti, che hanno più di novant’anni o cento, dicono nunc dimittis: “Ho vissuto una vita piena e adesso sono pronto per andarmene.” […] Io non credo né aspiro a una esistenza post mortem se non nel ricordo degli amici e nella speranza che qualcuno dei miei libri, una volta che sarò morto, riesca ancora a parlare alle persone.
[…] “A ottant’anni lo spettro della demenza e dell’ictus incombe. Un terzo dei propri contemporanei è morto e tanti altri sono afflitti da profondi danni mentali o fisici, vivono intrappolati in un’esistenza tragica e minima. A ottant’anni i segni del decadimento sono fin troppo visibili. Le reazioni sono più lente, i nomi sfuggono con più frequenza e le energie vanno centellinate. Eppure spesso capita ugualmente di sentirsi pieni di energia e di vita, e per nulla vecchi. Forse con un po’ di fortuna riuscirò a resistere più o meno intatto per qualche altro anno, vedendomi accordata la capacità di continuare ad amare e lavorare: le due cose, secondo Freud, più importanti della vita.”
[…] “Mio padre che è vissuto fino a novantaquattro anni diceva spesso che il decennio fra gli ottanta e i novanta era stato fra i più piacevoli della sua vita. Percepiva, come sto iniziando a percepire io, non una diminuzione, ma un ampliamento della vita mentale e della prospettiva. A quell’età una persona ha avuto un’esperienza di vita lunga, e non solo della propria, ma anche di quella degli altri. Ha visto trionfi e tragedie, boom e crolli, rivoluzioni e guerre, grandi conquiste e anche, sì, zone d’ombra. Ha visto nascere importanti teorie, solo  per poi vederle rovesciate dalla testardaggine dei fatti. E’ più consapevole della transitorietà e forse anche della bellezza. A ottant’anni lo sguardo di una persona è ampio e ha una cognizione vivida, vissuta della storia, che quando si è più giovani è preclusa.”
“Io riesco a immaginare, sentire nelle ossa che cos’è un secolo, e a sessant’anni non ne ero in grado. Non penso alla vecchiaia come a un momento sempre più lugubre, che va sopportato e sfruttato come meglio possibile, ma come a un tempo di svago e libertà, in cui si è liberi dalle urgenze artificiose del passato, nonché liberi di esplorare qualsiasi cosa si desideri, rilegando insieme i pensieri e i sentimenti di una vita passata.
Non vedo l’ora di vivere i miei ottant’anni.”

(Un indice per argomenti delle prime 218 pagine del diario si trova a pagina 202.)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com            )

24 luglio 2013

Progetti (298)

Progetti. (298)
Una vecchia, vicina di casa. L’ho vista ieri mattina presto, verso le sette. Era in terrazza. Spazzolava un tappeto steso su un filo. Con una sola mano. Con l’altra si teneva in piedi appoggiandosi a un deambulatore. Da sé, non si regge in piedi.
Perché un’anziana, malferma, fa certe cose?
Chiunque le direbbe: ”Non farlo. Non è per te. Siediti in poltrona. Riposati.”
La vecchia potrebbe rispondere: “Senza far nulla la mia giornata non ha alcun senso.”
Invece, facendo le (poche) faccende domestiche che ancora può fare, dà significato al suo tempo.
Dà significato alla sua vita.
Non si tratta di profondi discorsi filosofici. Ma di esperienza comune.
Quando faccio qualcosa, sono soddisfatto. Anche cose banali. Come andare dal commercialista, in banca, acquistare qualcosa. Quando comincio la giornata senza avere un progetto per il tempo che ho d’innanzi, sono smarrito.
Per vivere giorno per giorno, ho bisogno di un progetto quotidiano. Ho bisogno di fare qualcosa. Se non ho progetti concreti, la lettura, una passeggiata, l’ascolto di un disco, mi lasciano insoddisfatto.
Per vivere da vecchio ho bisogno di progetti quotidiani, settimanali e mensili.

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22 luglio 2013

Un libro (297)

Un libro. (297)
I libri mi entusiasmano ancora. Soprattutto quelli che portano idee nuove.
Da tempo mi interesso di acqua, quella che beviamo. Da tempo so che i vecchi debbono bere, perché se ne dimenticano (vedi n. 236). Ho letto vari libri sull'acqua. Mi sembrava di non aver bisogno di idee nuove. Così, quando in libreria vedevo Il tuo corpo implora acqua (Your body's many cries for water)  di F. Batmanghelidj, medico iraniano, lo snobbavo un po’. Che cosa avrebbe potuto dirmi di nuovo, che già non sapevo?
Una conoscente me l’ha prestato. Una scoperta! Un nuovo modo per capire l’importanza dell’acqua nella vita quotidiana.
L’idea che mi ha folgorato: i segni che rivelano il bisogno d’acqua non sono soltanto la sete o la bocca secca. Sono malattie! Come il mal di stomaco, i dolori reumatici, l’angina, il mal di schiena, i dolori cervicali, l’emicrania, la colite, l’asma.
Cioè se il tuo corpo è disidratato, te lo comunica con la malattia. Che sono poi le malattie croniche che affliggono la vecchiaia. Sono quelle malattie per cui i medici ti dicono: E’ la vecchiaia!
Provare per credere. Intanto si deve controllare quanta acqua si beve. Spesso neppure un litro al giorno. Allora si aumenta.
Acqua. Non tè, succhi, brodi.
Se avete una patologia, provate con l’acqua, prima di imbarcarvi in cure costose e pesanti.
Due litri al giorno. Non di meno.

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21 luglio 2013

Ricchezza (296)

Ricchezza. (296)
Confesso: ho ben tre cani. Piccoletti, ma tre. Secondo il fisco, sono una persona ricca.
Non è vero, naturalmente. Non di proprietà, comunque. Non di denaro. Ma forse è vero. Sono ricco.
Un vicino di casa è vecchio come me (anzi di più) ed è veramente ricco (vedi n. 280). Ma non ha cani.
Io non ho la sua bella Maserati, ma ho tre cani. Sono più ricco io.
E’ che, da vecchi, capisci il valore effimero degli oggetti. Delle cose. Delle cosiddette proprietà. E capisci il valore grande delle relazioni, degli affetti.
L’entusiasmo dei miei cani, ogni volta che li porto fuori, è sempre rinnovato. Mi esprimono gratitudine, per questo, più volte al giorno. Ogni volta come se fosse la prima. Il cuore mi si allarga.
Ha ragione il fisco.
Sono un ricco.

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20 luglio 2013

L'attore (295)

L’attore. (295)
Non avevo più di otto anni. Ero alla festa di compleanno del mio amico. A un certo punto gli adulti hanno chiesto ai bambini che cosa volevano fare da grandi. Io ho risposto: l’attore. Non so come mi sia uscita questa risposta. Ero un bambino timido. Lontano dal cliche di una figura come l’attore.
Nella realtà ho poi svolto un lavoro a contatto col pubblico. Ma non certo l’attore.
Però, adesso che sono vecchio, mia moglie mi rimprovera di gesticolare troppo. Anzi mi rimprovera di mimare col corpo certe situazioni che vado raccontando.
Ho scoperto da adulto di avere propensione verso quel tipo di lavoro.
Da vecchio mi devo censurare quando sono con lei. Per decoro.
Non mi censuro quando sono col mio nipotino, che non ha ancora due anni.
Anzi. Con lui do libero sfogo a tutto il mio repertorio. Invento versi con la bocca, gesti, situazioni tipici di una farsa.
Lui si diverte molto. Io mi diverto molto.
Da vecchio sono proprio diventato un attore.
Attore di uno spettatore unico. Mio nipote.
Ma pur sempre un attore.

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19 luglio 2013

Perdere il controllo (294)

Perdere il controllo. (294)
Sto perdendo il controllo. Per esempio dei miei vestiti estivi. Ne ho tanti. Troppi. Finisco per usare sempre quelle due o tre paia di pantaloni e quattro o cinque magliette. Quando li ho usati li faccio lavare e mi rimetto quelli. Vi sono alcuni capi che non uso da anni. Li tengo inutilmente. Vi sono perfino degli indumenti che non ricordo di avere.
Sto perdendo il controllo del mio tempo. Anni addietro, durante l’anno lavorativo, lasciavo alcuni lavori per il periodo delle ferie. Non avevo tempo di farli, in inverno. Li facevo d’estate. Che so, dipingere una stanza. Oppure aggiustare un elettrodomestico.
Adesso sono due o tre anni che mi sono ripromesso di ordinare il garage, pieno colmo di oggetti. Dovrei farlo adesso che è estate. Ma non ho ancora tempo. Non sto lavorando, ma non ho tempo.
Che mi succede?
Sto perdendo il controllo della mia vita. Mi lascio vivere. Vorrei fare alcune cose, ma ne faccio altre. Emergenze, necessità di altri, la vita di coppia. Tutto concorre a deviarmi da quello che vorrei fare.
Mi sto preparando?
Finire la vita è perdere il controllo.
Definitivamente.

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18 luglio 2013

Il cane giovane (293)

Il cane giovane. (293)
Alcuni anni fa abbiamo preso un cane giovane. Lo regalava una famiglia che abitava in collina. Aveva l’abitudine di scavare sotto la recinzione per scappare dal giardino di casa e girovagare per ore a caccia di conigli selvatici, gatti eccetera.
Anche con noi scappava dal parco dove lo portavamo a correre. Passando fra i fori della recinzione, per andare in una zona boscosa attigua. Ma lo andavamo a riprendere quasi subito. Però da allora abbiamo cambiato parco. Nel nuovo parco ha smesso, perché è grande e c’è molto da scoprire.
Negli ultimi tempi ha ripreso a passare sotto la recinzione del parco e perlustrare una zona adiacente. L’istinto gli è rimasto.
E’ un cagnetto curioso. Esploratore. Gli piace l’avventura.
Il suo comportamento mi ha suggerito un’idea per la vecchiaia.
Noi vecchi siamo entrati in una nuova fase dell’esistenza. Cruciale, perché è l’ultima. Ci arriviamo avendo vissuto molto. Possiamo diventare esploratori di questa nuova vita. Viverla come un’avventura. Stare a vedere che cosa ci succede.
Un tempo si diceva: viverla consapevolmente. Termine abusato. Meglio dire: vivere con più presenza, con più coscienza.
E’ un modo diverso di vivere la vecchiaia. Invece di lasciarsi vivere, invece di annegare negli avvenimenti, tirarsi come in disparte e guardare, osservare quello che ci succede. Anche le perdite.
E’ un modo diverso di vivere. Lo possono fare anche i giovani o le persone di mezz’età. Ma non hanno i mezzi. Quasi sempre sono travolti dalla vita. Avrebbero bisogno di un distacco maggiore. Di disincanto.
Per noi vecchi è più facile. Possiamo dare meno importanza ai singoli avvenimenti.
Abbiamo vissuto molto.

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17 luglio 2013

Memorie (292)

Memorie. (292)
Ho due vecchie zie ancora in vita. Una sorella di mio padre e una di mia madre. Tutti gli altri anziani delle famiglie d’origine sono morti. La loro storia è nelle mie conoscenze e in quelle di due o tre cugini. E nelle due zie, che ormai hanno perso la memoria.
E’ incredibile come il ricordo familiare si perda rapidamente. Conosci la tua generazione e quella precedente. Già dei nonni sai poco. Più indietro è nebbia. Qualche aneddoto, qualche brandello. Perfino i nomi si ignorano.
Una decina di anni fa, quando gli anziani erano ancora in vita, ho deciso di ricostruire l’albero genealogico. Che conservo. Almeno di una famiglia.
Adesso sto raccogliendo le ultime memorie di quelle vite. Lo sento come un obbligo. Nei confronti di mio figlio. E delle generazioni che verranno.
Impedire che di quelle vite non resti più nulla.
Un dovere degli anziani.


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16 luglio 2013

Invidia (291)

Invidia. (291) 
Due anziani si avvicinavano a due auto. Una, vecchia e utilitaria, l’altra, moderna e potente. Il proprietario dell’utilitaria si rivolge all’altro: “Però! Una gran macchina!” L’altro si schermisce. Vanno via.
Evidente l’invidia del primo. Una invidia bonaria, da vecchi. Ma sempre invidia.
In vecchiaia ci arriviamo con diverse disponibilità economiche. Dipende dai lavori, dalle scelte, dalla fortuna. Ci ritroviamo tutti vecchi, comunque. Tutti con lo stesso destino. Non è un’auto che fa la differenza fra le vecchiaie.
Fra giovani sarebbe diverso. Ci sarebbe differenza, eccome.
Ma da vecchi …
Gran conquista sarebbe capire che i beni materiali, nella vecchiaia, contano poco.
Contano gli atteggiamenti verso la vita.
Se da vecchio sei povero (povero, non ho detto in miseria), vivrai questa povertà comprando meno oggetti, viaggiando meno. Tanto, la vecchiaia è l’età della riflessione.
E’ l’età della stasi, piuttosto che del movimento.

Vale più quello che si è di quello che si ha.  
Quello che hai  dovresti cominciare a darlo via.


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15 luglio 2013

Traslochi (290)

Traslochi. (290)
Negli ultimi dieci anni ho fatto numerosi traslochi. Quasi uno all’anno, di piccoli medi e grossi. Non mi spaventa la fatica. Neppure col caldo d’estate.
Quest’anno se ne profila uno impegnativo. Mia figlia va nella casa nuova. Un intero appartamento da vuotare e trasferire. Mia moglie ha già dato la sua disponibilità. 

Io invece tentenno.
Mi spaventa la fatica. Mi spaventa il caldo. Temo di non farcela a trasportare pesanti suppellettili. Temo di non farcela a reggere alla fatica di una o due intere giornate di lavoro.
Negli ultimi due o tre anni ho perso la sicurezza di poter fare qualunque sforzo. So che ne risento. Come quella volta delle cassette di verdura (97).
Potrei offrirmi per tenere il nipotino, mentre i genitori faticano a trasportare mobili. Ma lo farà sicuramente mia moglie. E tenere un bimbo non è meno impegnativo.
Dunque dovrò faticare.
Confesso: questa volta la fatica mi spaventa.

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14 luglio 2013

Intervista di S. ed E. (289)

Intervista di S. e E. (289)
Ho cominciato. Sono andato a intervistare due vecchi ultraottantenni. Voglio sapere della vecchiaia di anziani di ultima fascia. Ne ho due come vicini di casa.
Una mattina li ho visti entrambi in terrazza, a leggere. Così ho suonato alla porta.
Ho spiegato loro il mio interesse. Si sono prestati di buon grado. Tornerò con domande precise. Intanto abbiamo parlato a ruota libera.
La prima cosa che mi ha detto lui è stata: “Mi sembra impossibile di essere vecchio!” 

E poi:” Mi fa paura andare in bicicletta. Allo stop, fatico a girare la testa, perché mi fa male il collo. Non vedo bene  chi viene da destra e sinistra.”
Parlando d’altro ha convenuto che il  “sempre di meno” fotografa la realtà della vecchiaia. L’anno scorso al mare è andato in spiaggia una sola volta in quindici giorni.
Da ultimo mi ha detto che dalla terrazza osserva tutti gli altri andare e venire, più volte al giorno, sempre in gran fretta. E si è chiesto:” Che senso ha questo andirivieni? Tutto questo agitarsi?”


Lei si lamentava invece della perdita della memoria. Lenta, graduale, ma continua.
Sulla morte ha detto di non temerla. Si augura solo di morire dopo del marito: pensa che da solo non ce la farebbe a cavarsela nella vita.
Ha pensato a volte di andare in casa di riposo, ma è molto costosa e non vi sono i soldi per andarci entrambi.
Infine una battuta sui figli. Non si può contare su di loro. Hanno già la loro vita, i loro figli, i loro problemi. Non possono farsi carico anche dei genitori. Lo ha detto così, senza amarezza, senza recriminare, come dato di fatto.
 

Li ho ringraziati.
Sono soddisfatto.
Tornerò.


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13 luglio 2013

Le scarpe vecchie (288)

Le scarpe vecchie. (288)
D’estate uso i mocassini. Ogni due o tre anni li cambio, perché  l’uso quotidiano per tre mesi li consuma. Quelli che ho in uso ora, dovevo già cambiarli l’anno scorso. La suola si era fessurata. Ho tirato avanti, per cambiarli quest’anno. E’ luglio e non l’ho ancora fatto. 

Sono sformati e scoloriti, ma sono ancora delle scarpe.  Si sono adattati ai miei piedi.
Sono comodi. 
Certo, se piove, imbarcano acqua e non li posso usare. Ma se fa bel tempo, svolgono ancora la loro funzione di scarpe. Ho deciso che li uso ancora un anno. Meglio risparmiare quei 30-40 euro (visto che in famiglia abbiamo due disoccupati).
Noi anziani siamo come le scarpe consumate. Svolgiamo ancora la nostra funzione. 

Se piove, cioè se ci si chiede uno sforzo fisico, se dobbiamo essere veloci, se la prestazione è elevata, falliamo. Ma per il resto svolgiamo ancora la nostra funzione di esseri umani. 
In situazioni che richiedono riflessione, esperienza, valutazione di numerosi fattori, siamo ancora validi. 
Al limite solo come nonni. 
Sappiamo adattarci.
Noi vecchi siamo comodi.


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12 luglio 2013

Rinunce (287)

Rinunce. (287)
Ho deciso di non andare in montagna a camminare, quest’anno. Stavo già organizzando le tappe, quando mio figlio ha ricevuto un preavviso di licenziamento dal lavoro. In famiglia sarebbe il secondo disoccupato. Bisogna stringere la cinghia e rinunciare anche a ciò che ci piace molto. Sopravvivenza. Come vecchio sono in grado di sopportare questi disagi. Non mi lamento, anche se mi dispiace.
Mi ha colpito la mia modalità di reazione alla notizia. Preoccupato, ho deciso di abbandonare i preparativi della piccola vacanza. L’ho fatto senza troppi rimpianti.
In una situazione del genere, da giovane, non avrei rinunciato (si tratta di poche centinaia di euro di spesa).
La facilità della rinuncia ha un duplice aspetto.
Da un lato mostra la forza di un vecchio, che sa rinunciare.
Dall’altro mostra il progressivo disinteresse del vecchio per ciò che lo ha appassionato in gioventù.
Questo secondo mi pare un segnale.
I vecchi perdono interesse.

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11 luglio 2013

L'orologio (286)

L‘orologio. (286)
Ieri mattina aspettavo in auto mia moglie, per andare a far colazione al bar. Ha ritardato un poco. Quando è scesa ha giustificato il ritardo. La vicina, una signora di ottantacinque anni, l’ha fermata sulle scale. Non riusciva a togliersi l’orologio dal polso. E voleva farsi una doccia. Suo marito era uscito e così era sola. Vecchia e poco abile con le dita. L’orologio aveva un cinturino a scatto. Con una mano sola non riusciva a liberare lo scatto.
Gli anziani perdono l’abilità delle mani. Alcune azioni semplici, come abbottonarsi la camicia, diventano difficili. C’è bisogno di aiuto. Già ho detto dei meccanismi amichevoli per anziani (108). A volte c’è bisogno di un piccolo aiuto esterno.
Bisogna creare le condizioni, in un condominio, perché gli inquilini anziani si sentano liberi di chiedere aiuto. Ricordo un servizio televisivo su alcuni condomini a Reggio Emilia, abitati prevalentemente da anziani, di varie età. Si sono organizzati in modo che i più abili aiutano i più anziani in alcune faccende. Un grande esempio. Si può moltiplicare. E non occorre che tutti i condòmini siano anziani. Basta che qualcuno dei più giovani (meglio se già anziani), abbia la sensibilità giusta.
Offra la disponibilità.
I molto vecchi ne sapranno approfittare.

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10 luglio 2013

La cagna vecchia (285)

La cagna vecchia. (285)
Ho due cani. Il più vecchio è il primo. Un maschio. La seconda è più giovane, sia pur di poco. Fatto è che il primo lo considero vecchio, mentre la seconda non la collego alla vecchiaia. Tantomeno alla mia vecchiaia. Ieri un venditore porta a porta, amante dei cani si è fermato ad accarezzarla. Mi ha chiesto anche la sua età. Saputala, mi ha detto: “Si vede che è vecchia, dalle zampe che cominciano a diventare bianche.”
Ho sentito un dispiacere, quando l’ha detto. Del primo cane, sono io che parlo della sua vecchiaia. Della seconda, mi nascondo che invecchia. Mia moglie dice che è la mia preferita.
Ci nascondiamo i segni di decadimento di chi amiamo molto ?
La vecchiaia di chi ci sta vicino dovrebbe apparirci facilmente. Tanti sono i segnali giornalieri che ci manda la sua età avanzata. Ricordo che già un paio d’anni fa il primo segnale  fu una peluria biancastra che comparve sul suo muso. Ricordo ancora la prima volta che chiese un aiuto per salire in auto, poco tempo fa. Anche qualche difficoltà a scendere le scale, ultimamente.
Sta invecchiando. Me ne rendo conto.
Non mi piace dirlo.
Non mi piace dirmelo.

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09 luglio 2013

Vecchiaia e malattia (284)

Vecchiaia e malattia. (284)
L’ho già detto (184, 185, 186). Vecchiaia e malattia non si identificano.
Le malattie hanno la loro radice nell’età che precede la vecchiaia. E’ vero che poi il corpo finisce col deteriorarsi. Ma lo fa tardi. Se invece a settant’anni (o prima!) nascono malattie, non sono causate dalla vecchiaia.
Vedo dei vecchi che già a sessant’anni sono malati, invalidati. Non c’entra la vecchiaia.
Le malattie impediscono una vecchiaia autentica. Impediscono di godere di una vecchiaia sana.
Com’è una vecchiaia sana? E’ una fase della vita con meno energie, meno interesse per il sesso, ma piena di esperienza. Piena di situazioni già vissute. In questa fase puoi destreggiarti a meraviglia. Sei pieno di risorse.
E’ una vita in cui puoi escogitare mille strategie per far fronte alle perdite dovute alla vecchiaia.
Una vecchiaia così è bellissima.
Non permettere alle malattie di rovinarti la vecchiaia.

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08 luglio 2013

La vecchia cagna malata (283)

La vecchia cagna malata. (283)
Una coppia di conoscenti anziani ha una cagna. Trattata con grande affetto. Adorata. Stamattina li ho visti mentre venivano al bar a piedi. La cagna era in braccio al padrone. Cagna pigra, ho pensato. Padrone tenero.
Al tavolino del bar la cagna era ancora in braccio al padrone. Mi sono avvicinato per due parole. La cagna è gravemente ammalata. Cancro alle ossa in fase terminale. Non sta più in piedi. Non fa più i suoi bisogni, non mangia più. Domani la portano dal medico per l’eutanasia. Solo allora ho guardato bene in faccia il padrone. Aveva un’altra faccia. Una maschera di dolore.
Avere dei cani comporta sempre la vecchiaia dei cani. Comporta essere presenti alla loro morte.
Li accudiamo da cuccioli, li accompagniamo da vecchi. Assistiamo alla loro morte.
La loro vecchiaia, la loro morte sono dei doni preziosi per la nostra vita.
Ci parlano del distacco.
Della vecchiaia. Della morte.
Le nostre.

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06 luglio 2013

Scomporre le azioni. (282)

Scomporre le azioni. (282)
Non so se qualcuno ricorda il paradosso di Achille e la tartaruga. Achille è velocissimo. La tartaruga è lenta. Esperienza comune è che se la tartaruga parte prima di Achille, Achille la raggiunge in un batter d’occhio.
Il paradosso dice che Achille non può raggiungere la tartaruga. Infatti quando Achille ha percorso metà della distanza che lo separa dalla tartaruga, la tartaruga ha fatto un altro pezzetto di strada. Quando Achille percorre metà della nuova distanza, la tartaruga ha fatto un pezzettino ulteriore. E così via. Achille non raggiungerà mai la tartaruga, secondo questo ragionamento. E’ un ragionamento sofistico errato.
Questo paradosso mi ricorda un mio modo di fare. Quando mi preparo per vivere una giornata, amo scomporre tutte le faccende in lunghi elenchi di operazioni.
Mi sembra così di fare molto. In realtà fare questo elenco (cioè pensare a quante azioni elementari costituiscono una faccenda), mi stanca più che non svolgere la cosa in sé.
E’ chiaramente una mania. Non credo che sia tipico della vecchiaia. E’ una mania mia. Punto.
La vecchiaia permette l’affiorare di questi comportamenti strani. Permette cose che in gioventù si tenevano nascoste.
Il vecchio è più libero.
 
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05 luglio 2013

Il ciliegio ingiallito. (281)

Il ciliegio ingiallito. (281)
Nel parco vicino a casa ci sono degli alberi di ciliegio. Hanno appena terminato di far ciliegie. Uno di questi alberi (uno solo, più isolato rispetto agli altri), ha cominciato a mettere un po’ di foglie gialle.
Fuori tempo, evidentemente. Non sembra malattia. Sembra precocemente invecchiato.
Quando l’ho notato, mi è venuta in mente la vecchiaia vera. Perché quella dell’albero non è vecchiaia, bensì anticipo d’autunno.
Quelle foglie gialle sono figura della vecchiaia.
La vecchiaia comincia nell’età matura. Nella mezz’età. Come fuori tempo. Come troppo presto.
Spesso nell’uomo le foglie gialle sono i capelli bianchi. Ma ce ne sono altre.
Appaiono segnali che poi magari scompaiono.
E pian piano la vita si riempie di foglie gialle. Progressivamente, ma lentamente. Neanche te ne accorgi.
Finché ti rendi conto di essere pienamente vecchio. Allora ti attacchi alle foglie verdi residue. Per nasconderti la verità. E’ inutile.
A un certo punto tutte le tue foglie sono gialle.

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04 luglio 2013

Vecchi ricchi. (280)

Vecchi ricchi. (280)
Vicino a casa c’è una bella casa singola in un grande giardino. Una villa, si diceva un tempo. Vi abita un industriale. Anziano. Almeno sugli ottanta. Discreto e riservato. E’ ancora in attività. Lo vedo passare di mattina in auto e tornare nel tardo pomeriggio.
Onore al merito. Ha costruito un’azienda e la continua a far funzionare, probabilmente bene.
Non l’ho mai visto a piedi, ma solo in macchina. Una potente Maserati.  Anche quando arriva al cancello di casa non scende, ma aziona il cancello elettrico.
C’è come una barriera fra lui e noi vicini di casa. E’ un vecchio che non si mescola con gli altri.
Stride il confronto con tutti gli altri vecchi miei vicini di casa. Hanno anch’essi poche relazioni, ma ne patiscono. Il vecchio ricco invece cerca la distanza. Si difende.
In vecchiaia le differenze di mezzi economici contano. Si vive in modo diverso, se si è ricchi o poveri.
Ma alla fine non contano. Tutti vecchi siamo. Stessi problemi. Stessi malesseri. Stesse perdite.
Non gli stessi oggetti. Una Maserati non è un’utilitaria. Una villa non è un appartamento.
Ma l’isolamento è lo stesso.
Anche se lo cerchi, alla fine lo patisci.

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03 luglio 2013

Percorsi facili. (279)

Percorsi facili. (279)
Una volta all’anno mi piace andare in montagna a camminare. Lo faccio da dieci anni o più.
Scelgo i percorsi, mi preparo per bene sulle carte, organizzo i pernottamenti nei rifugi,
Fino a qualche anno fa sceglievo percorsi impegnativi (per me, s’intende). Non disdegnando tratti per escursionisti esperti (mai però tratti alpinistici: non sono capace di arrampicarmi, ma solo di camminare).
Da un paio d’anni ho deciso di fare in altro modo. Anzi, abbiamo deciso. Non vado mai via da solo. Ma sempre col mio amico.
La scelta è stata quella di evitare percorsi di trasferimento da rifugio a rifugio. Facciamo così: pernottiamo un rifugio fisso e da lì effettuiamo percorsi di un giorno “ad anello”. Così si evita di camminare con zaini pesanti.
Anche quest’anno sto organizzando questa breve vacanza. Con una variante. Non scelgo percorsi per esperti. Scelgo percorsi facili. Non mi voglio mettere in pericolo. Rischiare cadute o peggio.
Da vecchi non si può rischiare. Una caduta è più difficile da sanare.
La vecchiaia incide anche sulle mie vacanze. Come è ovvio.
Mi dispiace? Sì.
Lo spirito sarebbe ancora pronto a piccole avventure rischiose.
E’ il corpo che non mi dà affidamento.

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02 luglio 2013

Ritrarsi. (278)
Ieri sono stato fuori casa molte ore. Al parco coi cani, alcune compere, dal veterinario, in banca… Nel tardo pomeriggio sono rientrato a casa. Ero contento di essere finalmente a casa. Non che fossi particolarmente stanco, fisicamente. Avevo bisogno di quiete.
Ricordo, da giovane, un anno in cui feci una lunghissima vacanza in roulotte. Spostandomi abbastanza. Luoghi eccitanti. Avventure di viaggio. Altri paesi.
Durante il viaggio di ritorno sentivo il bisogno di ritornare. Quando arrivai a casa ero felice di trovarmi di nuovo fra le mura domestiche. La gioia di riprendere i miei luoghi, le mie abitudini, i miei ritmi.
Non è la stessa cosa  di adesso, da anziano. Ora ho un bisogno diverso. Di quiete, di riposo, di poltrona. Non è ritirarsi. E’ ritrarsi. Chiudersi. Fermare il flusso di impressioni che il mondo mi invia.
Basta con tutte le azioni, i movimenti, gli incontri.
Ci vuole silenzio.
Adesso ho bisogno di pace.

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01 luglio 2013

Sto bene. (277)
Ieri sono stato davvero bene. Pieno di energia, non mi pesava muovermi, salire o scendere le scale. Ho fatto numerose commissioni. Con leggerezza. Senza trascinarmi.
Non è così tutti i giorni. Anzi è l'eccezione.
Difficile farlo capire a chi non è vecchio. Non l'ha provato.
E' come quando cambia la temperatura. Se durante la notte ha fatto caldo e tu esci al mattino con vestiti ancora pesanti, senti i vestiti. Se invece esci con i vestiti giusti (più leggeri), i vestiti non li senti. Sono indumenti adatti alla nuova temperatura.
Così è per il corpo da vecchi. Il corpo lo senti. Il corpo si fa sentire. O è indolenzito, o dolorante, o  pesante. Lo senti.
Da giovani il corpo non si sente. Funziona perfettamente. E' perfettamente adeguato a quello che devi fare. Sei tutt'uno con lui.
Da vecchio, tu e il tuo corpo vi allontanate sempre più.
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