Intervista di S. e E. (289)
Ho cominciato. Sono andato a intervistare due vecchi ultraottantenni. Voglio sapere della vecchiaia di anziani di ultima fascia. Ne ho due come vicini di casa.
Una mattina li ho visti entrambi in terrazza, a leggere. Così ho suonato alla porta.
Ho spiegato loro il mio interesse. Si sono prestati di buon grado. Tornerò con domande precise. Intanto abbiamo parlato a ruota libera.
La prima cosa che mi ha detto lui è stata: “Mi sembra impossibile di essere vecchio!”
E poi:” Mi fa paura andare in bicicletta. Allo stop, fatico a girare la testa, perché mi fa male il collo. Non vedo bene chi viene da destra e sinistra.”
Parlando d’altro ha convenuto che il “sempre di meno” fotografa la realtà della vecchiaia. L’anno scorso al mare è andato in spiaggia una sola volta in quindici giorni.
Da ultimo mi ha detto che dalla terrazza osserva tutti gli altri andare e venire, più volte al giorno, sempre in gran fretta. E si è chiesto:” Che senso ha questo andirivieni? Tutto questo agitarsi?”
Lei si lamentava invece della perdita della memoria. Lenta, graduale, ma continua.
Sulla morte ha detto di non temerla. Si augura solo di morire dopo del marito: pensa che da solo non ce la farebbe a cavarsela nella vita.
Ha pensato a volte di andare in casa di riposo, ma è molto costosa e non vi sono i soldi per andarci entrambi.
Infine una battuta sui figli. Non si può contare su di loro. Hanno già la loro vita, i loro figli, i loro problemi. Non possono farsi carico anche dei genitori. Lo ha detto così, senza amarezza, senza recriminare, come dato di fatto.
Li ho ringraziati.
Sono soddisfatto.
Tornerò.
(Un indice per argomenti delle prime 218 pagine del diario si trova a pagina 202.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
Ho cominciato. Sono andato a intervistare due vecchi ultraottantenni. Voglio sapere della vecchiaia di anziani di ultima fascia. Ne ho due come vicini di casa.
Una mattina li ho visti entrambi in terrazza, a leggere. Così ho suonato alla porta.
Ho spiegato loro il mio interesse. Si sono prestati di buon grado. Tornerò con domande precise. Intanto abbiamo parlato a ruota libera.
La prima cosa che mi ha detto lui è stata: “Mi sembra impossibile di essere vecchio!”
E poi:” Mi fa paura andare in bicicletta. Allo stop, fatico a girare la testa, perché mi fa male il collo. Non vedo bene chi viene da destra e sinistra.”
Parlando d’altro ha convenuto che il “sempre di meno” fotografa la realtà della vecchiaia. L’anno scorso al mare è andato in spiaggia una sola volta in quindici giorni.
Da ultimo mi ha detto che dalla terrazza osserva tutti gli altri andare e venire, più volte al giorno, sempre in gran fretta. E si è chiesto:” Che senso ha questo andirivieni? Tutto questo agitarsi?”
Lei si lamentava invece della perdita della memoria. Lenta, graduale, ma continua.
Sulla morte ha detto di non temerla. Si augura solo di morire dopo del marito: pensa che da solo non ce la farebbe a cavarsela nella vita.
Ha pensato a volte di andare in casa di riposo, ma è molto costosa e non vi sono i soldi per andarci entrambi.
Infine una battuta sui figli. Non si può contare su di loro. Hanno già la loro vita, i loro figli, i loro problemi. Non possono farsi carico anche dei genitori. Lo ha detto così, senza amarezza, senza recriminare, come dato di fatto.
Li ho ringraziati.
Sono soddisfatto.
Tornerò.
(Un indice per argomenti delle prime 218 pagine del diario si trova a pagina 202.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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