30 aprile 2013

Mi sento giovane, anche da vecchio. (218)
Perchè, nel nostro intimo, ci sentiamo giovani, anche dentro un corpo palesemente vecchio?
Per la verità, non è che ci sentiamo  bambini, ragazzini o trentenni.
Questo no.
Ci sentiamo come se avessimo quaranta o cinquanta anni.
E' naturale: tutta la nostra memoria riguarda proprio l'età dei quaranta o dei cinquanta.
E' la nostra memoria che plasma quello che ci sentiamo dentro.
Se è vero, come si sentirà un novantenne?
Probabilmente si sentirà come se avesse settanta, o ottant'anni.



(L'indice per argomenti dei primi 218 scritti di questo diario, si trovano al numero 202)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

29 aprile 2013

Lotta alla vecchiaia. (217)
Le donne invecchiano meglio. Una parente, diventata vecchia da qualche anno, ha fatto una serie di interventi estetici importanti. Il mio giudizio è stato negativo. Del tipo: non sa accettare la sua età, ha paura della morte, cerca di aggiustare quello che deperirà ugualmente, eccetera.
A parte il fatto che, dopo gli interventi, il suo aspetto è ottimo, mi sto facendo delle domande.
Io la critico tanto, ma non è che anch'io faccio lo stesso?
Risposta: certo che no, io non mi faccio interventi estetici.
Piano: tu assumi un sacco di integratori alimentari; come la tua parente, modifichi l'invecchiamento; la tua parente quello estetico, tu quello biologico. Del resto quando sei andato a farti l'analisi dello stress ossidativo del sangue, sei stato soddisfatto degli ottimi valori riscontrati!
Allora devo confessare che, sì, assumo integratori. Olio di canapa, triptamina, bacche di Gogij, curcuma, eccetera. Se potessi, anche acqua ionizzata basica e aria ionizzata!
Del resto uno dei libri ultimi che ho letto s'intitolava: "Invertire l'invecchiamento".
Contraddizioni.



(L'indice per argomenti dei primi 218 scritti di questo diario, si trovano al numero 202)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

28 aprile 2013

Come il tempo se ne va. (216)
Ho costruito un'apparecchiatura per l'acqua da bere. Niente di straordinario, per carità. Ma ci vuole una qualche conoscenza.
L'ho messa in funzione per un paio di giorni. Delusione! Non funziona. C'è qualcosa che non va. Pensa e ripensa ho deciso di introdurre nuove soluzioni. Mi sono procurato altri pezzi. Ero pronto a ripartire. 
Non ho più riprovato.
Tutto questo è successo a settembre dell'anno scorso. E sì che i nuovi pezzi li avevo, il tempo che mi ci voleva, l'avevo. Impegni vari, qualche acciacco, il nipotino che mi vuole, e sono passati sei mesi.
Da vecchi il tempo passa così. Velocemente. Non ti accorgi che il tempo scorre via. Non ti accorgi che quando comincia una settimana, rapidamente finisce. Che si susseguono una, due, tre settimane e ti pare di essere ancora lì. Ma sono passati venti giorni.
Da giovani, poco male.
Da vecchi, il tempo che resta si assottiglia.



(L'indice per argomenti dei primi 218 scritti di questo diario, si trovano al numero 202)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

27 aprile 2013

Tanto tempo è passato. (215)
I grandi progetti giovanili. Tante battaglie. Tante idee realizzate (insieme ad altri). In gioventù e nell'età matura. Tempi lontani. Ma ricordi ancora vivi. Non dico che mi sembra ieri. Ma tutto è ben radicato nella memoria. Tutto è ben presente alla coscienza. Progetti passati, ma che hanno messo radice nel mio essere. Quei progetti sono io.
Poi incontro i compagni di quelle avventure. E li scopro vecchi. Non invecchiati. Proprio vecchi. Inesorabilmente vecchi. Allora, di tempo ne è passato molto. Non me ne rendo conto. Dentro di me c'è una confusione fra quell'io che sono adesso e l'età giovane in cui ero. 
Quando vivo il ricordo di quelle battaglie, mi vivo giovane.
Solo la visione dei miei compagni vecchi mi restituisce la realtà del molto tempo passato.


(L'indice per argomenti dei primi 200 scritti di questo diario, si trovano al numero 202)

26 aprile 2013

Strumenti. (214)
Il vecchio ha bisogno di strumenti. Per vivere bene la vecchiaia. Oppure per vivere meglio l'età avanzata. Come i disabili, che si muovono in carrozzina.
Strumenti in senso proprio, come il bastone, la protesi auricolare. Ma anche in senso lato: come una persona che ti aiuti.
Gli strumenti aiutano. A continuare a svolgere parte di cio che si faceva da giovani.
E' contraddittorio. Lo so. Da una parte dico che la vecchiaia deve essere vissuta interamente, dall'altra che deve essere ritardata da strumenti.
E' proprio del vecchio questo doppio binario di vita.
Abbandonarsi alla vecchiaia e alle sue disabilità (esempio: non camminare più); o ritardare il più possibile l'immobilità (esempio: una carrozzina). Penso che ci voglia un equilibrio.
Senza strafare, aiutarsi con strumenti.
Con la consapevolezza che è solo un ritardare.
La fine della parabola avviene comunque.


(L'indice per argomenti dei primi 200 scritti di questo diario, si trovano al numero 202)

25 aprile 2013

La verità. (213)
Ieri ho espresso giudizi su due personaggi che entreranno nella storia. Giudizi netti.
"Chi sei tu per farlo? Tu certo nella storia..."
Vero. Ma la vecchiaia comporta di essere radicali. Invita a essere radicali. 
Se non ora quando?
"E se sbagli?" Ecco: la vecchiaia ti lascia libero. Di dire cose sbagliate. Non come bambini. Come saggi.
Hai vissuto molto. Puoi parlare. Devi parlare. Ci si aspetta che tu dia giudizi, valutazioni, opinioni. Non importa se parziali. Se unilaterali.
L'importante è che il vecchio dichiari la relatività di ciò che dice. La provvisorietà delle sue parole. Di tutte le parole che si sentono in giro. Se vuole essere utile.
Nei tanti anni che ha vissuto, il vecchio ha visto grandi idee tramontare, altre affacciarsi. 
Sa che quasi tutto è relativo.
Il vecchio sa che la verità è figlia del tempo (come diceva il filosofo).

(L'indice per argomenti dei primi 200 scritti di questo diario, si trovano al numero 202)

24 aprile 2013

Ratzinger e Napolitano. (212)
Vecchiaie diverse.
Vecchi di terza fascia. Uno, Joseph Ratzinger, papa. L'altro Giorgio Napolitano, presidente d'Italia.
Ratzinger sceglie di dimettersi da papa. Inaudito. Mai nessuno, prima di lui. Stanchezza, malattia, età avanzata. Non ce la fa più a governare. O forse anche solo a sopportare il ritmo quotidiano di una carica così importante. Forse gli intrighi di palazzo lo hanno logorato. 
Qui non ha importanza la ragione vera. Importa il simbolo.
In età molto avanzata passa la mano. Il vecchio prende atto con realismo che ogni età ha i suoi limiti.
Il vecchio soggiace alla sua vecchiaia, si potrebbe dire.
Ma anche il vecchio vive fino in fondo la sua età. E si ritira.
Un gran bell'esempio per tutti noi anziani, suoi colleghi.
Invece Napolitano sta bene. Ha guidato il paese negli ultimi anni. E' anziano, ma lucido.
Ha gestito un grande potere, piegando le situazioni alle sue intenzioni. Ha finito il mandato. Dichiara che non si ricandiderà. Improprio, in Italia. E' vecchio. Potrebbe morire entro breve tempo.
Poi il colpo di scena. La situazione politica italiana non si sblocca. Gli chiedono tutti di restare. E lui accetta. Contro la sua volontà precedente. Ma convinto così di salvare una situazione difficile.
Brutto esempio. Un vecchio non può mai pensare di essere insostituibile. Altrimenti chi gli sopravvive (la società) non si affrancherà mai dalla tutela di un padre. Mentre è assolutamente necessario che faccia senza di lui.
Perchè dovrà fare senza di lui a brevissimo termine.
Anche un bambino capirebbe...
Brutto esempio per noi, suoi colleghi d'età. Perchè non vive la sua vecchiaia da vecchio. La vive da presidente.
E' moribondo. Ma agisce da giovane. Ignora vecchiaia e morte.
Un gran brutto esempio.


(L'indice per argomenti dei primi 200 scritti di questo diario, si trovano al numero 202)

23 aprile 2013

Sesso, di nuovo. (211)
Parlo poco di sesso, in queste pagine. La realtà è che lo pratico molto poco. L'interesse è quasi svanito. Di testosterone ne produco poco.
Il declino è cominciato dieci anni fa. Prima come scarsa abilità nel far l'amore; bastava un niente per rovinare l'atmosfera. Poi come incapacità a superare i risentimenti verso la mia compagna. Accumulati durante la giornata. Infine come vero e proprio disinteresse per il sesso, se non sporadico.
Non mi lamento di ciò. Quando il desiderio ritorna, ne sono contento. Ma se non c'è, ho tanto altro di cui occuparmi.
E' che il sesso facilita l'intimità fra i coniugi. Guai se le coppie giovani non avessero il sesso. Si distruggerebbero all'istante, con tanti saluti per i figli piccoli.
E' vero che l'intimità in una coppia anziana si fonda anche su altro. Ma il contatto corporeo è importante. Le carezze, i toccamenti, il contatto fisico, danno piacere. 
Non solo fisico.
Solidarietà fra coniugi è anche accarezzarsi.



(L'indice per argomenti dei primi 200 scritti di questo diario, si trovano al numero 202)

22 aprile 2013

Nascondere. (210)
C'è chi nasconde la propria vecchiaia. Classico è tingersi i capelli. Le donne soprattutto. Ma anche uomini. Qualcuno non sopporta il bianco in testa.
Dovremmo essere orgogliosi dei capelli bianchi. Significa che abbiamo vissuto molto. Siamo esperti. Affidabili. E invece...
Ci sono pratiche meno appariscenti per nascondere la vecchiaia. Esempio: fare cose da giovani. Sport muscolari. Conquiste erotiche. Competizioni di potere.
Si dice, agli altri (e, purtroppo, a se stessi): sono vitale; vivo una giovinezza senza limiti; posso fare ciò che voglio.
Anche accettare incarichi di potere, palesemente al di fuori della nostra età. Per il piacere di esserci. Di nascondere quello che siamo: a un passo dalla tomba.
Lo facciamo per nobili motivi. La ditta ne ha bisogno; senza di me l'ufficio crollerebbe.
In realtà, nascondiamo la nostra età. Soprattutto a noi stessi.
Abbiamo timore dei nostri anni (tanti). I tanti anni ci parlano di morte.
Abbiamo paura della morte.


(L'indice per argomenti dei primi 200 scritti di questo diario, si trovano al numero 202)

21 aprile 2013

Religione. (209)
I vecchi sono religiosi? A volte c'è un ritorno a pratiche religiose dell'infanzia, quando si diventa vecchi. Paura che ci sia davvero un aldilà punitivo. Desiderio che ci sia davvero l'aldilà. L'adesione a pratiche religiose sembra nascere dal desiderio di vivere oltre la morte.
Se religione significa spiritualità, è un bene. L'uomo è anche spirito. Meglio: l'uomo è fatto anche di spiritualità. Ma le religioni storiche si sono appropriate della spiritualità, senza soddisfare l'autentico bisogno degli esseri umani.
E' penoso che il bisogno di spirito abbia come risposta dei riti (la messa, i sacramenti). Già meglio se la religione offre spazi di meditazione. Almeno si pensa alla propria vita. Con la lettura di scritti spirituali.
L'anziano ha acquisito più sicurezza in sè. Ha meno bisogno di garanzie esterne. Basta a se stesso.
Spesso la religione scivola via dagli anziani.
Si è vecchi. Non ce n'è più bisogno.
O no?



(L'indice per argomenti dei primi 200 scritti di questo diario, si trovano al numero 202)

20 aprile 2013

Rabbia. (208)
Come molti vecchi, mi fermo a leggere i cartelloni lungo le strade. Specialmente le comunicazioni. Oggi ne ho letto uno sull'iscrizione all'albo dei giudici popolari. Non sapevo che esistessero (in Italia). I soliti requisiti: cittadinanza, buona condotta, fedina penale pulita. E poi l'età. Fra i 30 e i 65. 
Sono tagliato fuori! Tutti noi vecchi siamo tagliati fuori. 
Per regolamento, un giudice popolare non può essere anziano.
Ma come! Un compito complesso ma non faticoso, un compito che richiede ponderazione, saggezza, esperienza, proprio le doti di un anziano: e tu proibisci che venga svolto dagli anziani? Ma che logica c'è?
Mi è montata la rabbia. E poi la frustrazione. Non che ci tenessi a svolgere quella mansione. Ma sentirmene escluso, solo perchè vecchio, mi umilia.
La vecchiaia patisce molte limitazioni. Che ci si metta anche una legge dello stato ad aumentarle,  mi sembra assurdo.


 (L'indice per argomenti dei primi 200 scritti di questo diario, si trovano al numero 202)

19 aprile 2013

Il dolore al funerale (207)
Chi partecipa a un funerale, sa che va incontro a un'emozione. Più forte, se il defunto è più caro. Man mano che la conoscenza diminuisce, diminuisce anche il dolore (resta il disagio di dover pensare alla propria morte).
Diverso è il caso di un funerale di un anziano, specie se era molto in là con gli anni.
Anche i parenti più stretti sono come rassegnati. Era vecchio: potevamo aspettarci che vivesse ancora? Alla fine del funerale i parenti quasi sono allegri. Ci avete fatto caso?
La morte di un anziano è quasi una liberazione. Perchè, assistere al degrado progressivo di chi ci è vicino, è insopportabile. (In spece se colpisce le facoltà mentali. Viene a cessare ogni comunicazione.)
Allora quando l'anziano muore c'è come un sollievo. La morte è la conclusione positiva di una situazione insostenibile.
Non si desidera la morte del proprio parente anziano, nelle situazioni più precarie. Ma quando arriva è la benvenuta. Perchè non c'era più niente da fare. Come alla fine di una malattia a esito mortale.
La vita dei molto vecchi è una malattia a esito mortale.



(L'indice per argomenti dei primi 200 scritti di questo diario, si trovano al numero 202)


18 aprile 2013

Condannati a morte. (206)
Ho visto un film su una donna condannata a morte, in America. L'esecuzione viene annullata poche ore prima della data stabilita. 
Mi è venuto in mente un parallelo.
Noi vecchi siamo dei condannati a morte. La data dell'esecuzione non è ancora stabilita. Ma siamo nel braccio della morte. Tipico di certe realtà degli Stati Uniti, in cui i detenuti possono stare mesi, o addirittura anni.
Sentirsi dire "condannato a morte" fa impressione. Non ci crediamo. Non riusciamo a identificare le due situazioni. Quella del recluso in attesa di esecuzione e quella del vecchio in attesa della morte. Perchè i vecchi sono liberi e non detenuti.
Ma che noi vecchi siamo condannati a morte è pura verità. Certo, anche quando nasce l'uomo è un condannato a morte, ma ci si immagina che la data dell'esecuzione sia lontana. Non ci si pensa.
Per noi vecchi la data dell'esecuzione è vicina. Non sappiamo il tipo di morte.
Ma è morte certa. A breve.
Adesso che ho 67 anni queste riflessioni sono curiose o provocatorie.
Chissà come sarà a 87.




(L'indice per argomenti dei primi 200 scritti di questo diario, si trovano al numero 202)

17 aprile 2013

Segni di decadenza o sintomi passeggeri? (205)
Stamattina, sotto la doccia, mi mancava l'aria. Ultimamente mi è capitato più volte di sentire bisogno d'aria. Mi devo preoccupare? E' un segnale di cambiamento irreversibile?
In un libro che ho letto recentemente si dice che è proprio della vecchiaia la diminuzione dell'ossigeno nelle cellule. Mi sono lasciato condizionare?
Di fronte a un sintomo mi è difficile classificarlo come segno di decadenza o come sintomo di un malessere che passerà. Negli ultimi anni alcuni segnali sono scomparsi. Non erano degrado. A esempio quando avevo cominciato a incespicare. Perso qualche chilo, non incespico più. O quando di notte mi svegliavo per delle apnee: passate anche quelle. O ancora quando dormendo al pomeriggio in poltrona, un po' di saliva mi entrava in trachea, facendomi quasi soffocare. Tutto passato.
Invece la difficoltà ad alzarmi quando mi piego sulle ginocchia è rimasta. Come anche la perdita di capacità visiva da parte di un occhio.
Soluzione: ogni diminuzione di capacità è vecchiaia; ogni nuovo sintomo invece no, è passeggero.
Forse.


(L'indice per argomenti dei primi 200 scritti di questo diario, si trovano al numero 202)

16 aprile 2013

Tempo e vita. (204) (altri: 121, 151, 152)
Una costante della mia vita è il lamento di non avere tempo. Tempo per fare le cose che mi piacciono, seguire i miei interessi, le letture, la musica. Vivo sempre con la sensazione che gli altri mi rubino il tempo. Anche adesso che sono vecchio, che lavoro poco, che ho più tempo. Faccio una gran fatica ad avere tempo per me.
Ho scoperto oggi un nesso con la vecchiaia. Dato che ho un nipotino, i miei tempi si sono ristretti. In qualche giorno, i miei tempi sono i suoi tempi. Gioco con lui a cavalluccio, sfogliamo insieme un libro, facciamo funzionare la trottola, suoniamo qualche strumento. Gli do da mangiare, lo faccio dormire.
Arriva sera, la giornata è passata. Ho vissuto come estraniato da me stesso. Per seguire il nipote. Non ho usato il tempo per me. Ho usato il tempo per lui. Ho vissuto una giornata. Non ho avuto tempo per pensare alla vecchiaia. Per pensare alla morte.
Ho goduto pienamente del dono di Prometeo agli esseri umani: distoglierli dall'avere lo sguardo fisso sulla morte. 
E' un trucco, ma funziona. E funziona così bene che alcuni, fino all'ultimo minuto di vita, si occupano d'altro.
Penso che ci voglia equilibrio. Che pensare un po' alla morte faccia bene.



(L'indice per argomento dei primi 200 scritti di questo diario, si trova al n. 202)

15 aprile 2013

Allo specchio. (203)
Mi sono guardato allo specchio. Cercando di guardarmi come guardo gli altri vecchi. 
Ho cercato di sorprendermi in un momento di abbandono.
Mi sono visto vecchio. Il mio aspetto è da vecchio.
Che cosa ti aspettavi? La mia psiche non guarda me con attenzione. Si accontenta del colpo d'occhio. Dell'occhiata di sfuggita. Allora non mi vede realmente. Mi vede per abitudine. Vede, ma in realtà è l'immagine del ricordo che mi rimanda. Quella di vent'anni fa.
Per vedere bene, devo guardarmi con attenzione. 
Devo vedere quelle rughe numerose, quegli occhi spenti, quei denti ingialliti. Devo fare i conti col corpo, che ha vent'anni di più.
E' la prima volta che osservo una netta differenza fra quello che sono fuori e il ricordo di come ero.
E' il ricordo di un'altra età.
Non combacia con il mio aspetto presente.



(L'indice per argomento dei primi 200 testi si trova al n. 202.)

14 aprile 2013

Indice. (202)
Ho scritto tanto, in questi primi sette mesi. E' necessario mettere ordine. Ecco allora un indice per argomento. Le voci sono una trentina. Chi è interessato può scorrerle e trovare quella che più interessa. Accanto trova i numeri dei commenti che trattano l'argomento.
E' semplice. Può essere utile. ("v." sta per vecchiaia)
(aggiornato fino al 30 aprile 2013)

Aiuti alla v. : 25,108,214
Alimentazione: 123, 178
Arrivo della v. : 4, 83, 125, 176
Blog (questo): 1, 36, 71, 100, 132, 200
Cani: 5, 24, 47, 81, 94, 166, 174, 193
Corpo: 20, 28, 37, 59, 67, 75, 95, 114, 119, 120, 131, 149, 159, 161, 175, 177, 199
Cultura della v. : 35
Donne: 81, 96, 148
Età della v. : 7, 39, 43, 84, 103, 106, 136
Esempi di vecchi: 31,109, 116, 146, 153, 167, 168, 171, 181, 189, 190
Giovani: 53,104,196
Indicatori di v.: 58
Immagine: 2,26,198,203
Lavoro: 40,74,154,197
Letture: 11,51,69,145,147,151,152,188
Malattie e rimedi: 30,42,79,85,87,90,91,184,185,186,187,205,217
Manie da vecchi: 27,133,198
Modi di vivere la v.:
                         55,62,72,76,77,82,101,102,107,118,121,134,146,183,191,192,210,212,218
Morte: 19,51,54,86,89,88,99,109,113,117,124,145,147,151,152,188,195,201,206,207
Motivazioni: 9,13,88
Paure: 23,33,56,60
Perdite: 3,6,10,15,17,18,22,34,41,48,57,63,64,65,66,110,115,122,130,137,138,157,162,
172,180,182,208
Positività: 21,45,46,49,50,68,70,73,78,93,97,111,126,128,135,150,169,170,194
Politica: 156,163,164,165
Quel che resta di noi: 12,32
Relazioni: 38,52,54,92,105,112,127,129,139,140,141,158,179,211
Religione: 209,
Significati della v. : 44,80
Soddisfazioni: 8,16
Tempo: 14,29,61,121,143,173,204,215,216
Valori: 142,144,155,156,160,213

(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com)

13 aprile 2013

Eutanasia. (201)
Navigando in internet ho trovato il filmato di una signora che ha deciso di darsi la morte. Era anziana e affetta da una malattia alle ossa (per altro non mortale, ma forse invalidante).
Era in Svizzera. Aiutata dall'associazione Dignitas.
La signora era vivace. Non sofferente. Ma molto determinata. Ha bevuto con le sue mani il farmaco mortale. Ha continuato a scherzare per qualche minuto. Rincuorava un'amica che l'assisteva. Dopo aver bevuto il farmaco, ha chiesto in quanto tempo avrebbe fatto effetto. Le è stato detto: "Un paio di minuti." Poi ha detto che si stava assopendo. Ha baciato l'assistente. Che le è stata vicina e l'ha abbracciata negli ultimi secondi di coscienza. 
Poi si è come addormentata.
Era morta.
Non so se lo farei anch'io. Ma voglio la certezza di poterlo fare, se ne avessi il desiderio.
Per la mia dignità.
Dignitas, appunto.

12 aprile 2013

Duecento! (200)
In sette mesi ho scritto duecento commenti alla mia vecchiaia. 
L'ho presa troppo sul serio?Che cosa mi spinge a continuare?
Ho sempre osservazioni da scrivere. Fatti che mi capitano, inerenti la vecchiaia. 
Soprattutto incontro vecchi, coetanei o di classi superiori.
La vecchiaia è ricchissima di cose da dire. Soprattutto fatti minimi, semplici, che tutti i vecchi osservano. Occorre qualcuno che li annoti? Che li renda evidenti? Che li porti alla luce?
In parte sì.
La vecchiaia è poco conosciuta anche dai vecchi. Non perchè i vecchi non vivano i sintomi della vecchiaia, ma perchè non li portano alla coscienza. E non li comunicano. Non se ne parla. Mi illudo di essere utile a qualcuno.
Sicuramente sono utile a me. Mi osservo, mentre vivo la mia vecchiaia. Se durerà a lungo, riuscirò perfino a vedere come cambia il mio pensare mentre mi approssimo alla morte.

Intanto ho un problema: gestire questa massa di pensieri quotidiani. Per il momento mi sono limitato a numerarli e a mettere dei richiami di commenti simili, comparsi precedentemente. Nei prossimi giorni proverò a stilare un indice di argomenti.

Ho lettori? Sì. Il meccanismo del blog mi permette di vedere quanti contatti ci sono nel mio blog. E qualcuno lo legge ogni giorno.
Il blog mi dice anche da quali paesi arrivano i lettori. La mia sorpresa è vedere che la maggior parte non proviene dall'Italia, mio paese.
Mi chiedo: che cosa spinge gente che abita in Corea, in Russia, in Germania a leggere le cose che scrivo? O sono solo ingenuo e le visualizzazioni sono meccanismi automatici?
Invece non ricevo commenti. Quei pochi solo da parenti e amici.

Se qualcuno vuole scrivermi privatamente, questo è il mio indirizzo:
holgar.pd@gmail.com

11 aprile 2013

Mi faccio ripetere. (199)
La mia consorte mi dice che troppo spesso le chiedo di ripetere una frase, quando parla con me. Spesso sono domande. Mi dice che sono sordo.
Che fare? Sono sordo davvero? Beh, sicuramente l'udito non è il mio forte. Ma ho fatto degli esami e il medico ha escluso che sia sordo (un po' sì, ma vista l'età, è fisiologico).
E' una questione cerebrale. O per distrazione, o per lentezza nel sintonizzarmi con chi mi sta parlando, o perchè sono preso da altro, non sento. Infatti spesso è l'inizio della frase che mi sfugge. Da metà in poi la sento compiutamente. Mi manca l'inizio. Allora chiedo che mi si ripeta.
Non va bene, nelle relazioni sociali. Devo adottare delle strategie. 
Per esempio faccio lo gnorri. Ignoro la frase che mi viene detta. Si può fare in famiglia, ma non con altri. Oppure assento anche se non ho capito. Rischiando fraintendimenti.
O ancora, cerco di interpretare con gli elementi che ho: soluzione migliore.
Faccio io lo sforzo, invece di chiedere che lo faccia l'altro, con una ripetizione.
Mi assumo io la responsabilità del mio deficit. 
E' più dignitoso.

10 aprile 2013

I pigiami. (198)
Ho comprato un paio di pigiami. Se penso a quando ho comprato l'ultimo pigiama, la mia memoria vacilla. Dieci anni fa? O venti? Lascio immaginare la condizione dei miei vecchi pigiami. Non rotti, ma certo molto usati.
Noi vecchi ci abituiamo troppo ai nostri vecchi indumenti. Li conserviamo anche se sono in condizioni disastrose. Perfino lisi o rotti. E' che abbiamo armadi pieni di indumenti. Che non useremo più. Allora non ne compriamo più.
Ho deciso di invertire questa tendenza. Mi comprerò indumenti nuovi. Userò gli indumenti più nuovi. Getterò via quelli vecchi e malridotti. Getterò via anche quelli che tengo, ma che non mi piacciono.
Ho anche deciso di non conservare indumenti un po' rovinati, per usarli in situazioni meno impegnative (tipo andar fuori coi cani). Anche in queste situazioni userò vestiti buoni.
Se non ora, quando?

09 aprile 2013

Il camionista. (197)
Un mio vicino fa il camionista. Lavoro duro. Negli anni passati lo vedevo rientrare verso le sei del pomeriggio e parcheggiare il camion vicino a casa. Fisico asciutto, non giovane. Poi non ho più visto il camion. E ho visto più spesso il mio vicino. Era andato in pensione. Non lavorava più. L'ho un pò perso di vista fino a ieri, quando è ricomparso nella mia strada a piedi. Completamente cambiato. Pareva avesse dieci anni di più. Vecchio. Inesorabilmente vecchio.
Quando si smette di lavorare si invecchia di più. E più rapidamente. E' come se il lavoro fosse di ostacolo alla vecchiaia. Tolto il lavoro, si invecchia meglio. L'inattività, gli sforzi minori, il movimento ridotto accelerano l'avanzare degli anni.
C'è una ragione fisiologica. Se non si lavora ci si muove meno, si ossigenano meno i tessuti. E si invecchia.
C'è una ragione esistenziale. Smesse le distrazioni, l'organismo può dedicarsi al compito principale della vecchiaia. Prepararsi a morire.

08 aprile 2013

Grillo è vecchio. (196) (altri: 53, 159, 163, 164, 165)
Sì, ha più di 65 anni. (Parlo del comico italiano che è diventato un personaggio politico.)
Lo osservo e lo analizzo attraverso le categorie della vecchiaia.
Ha un grande progetto. Vincente. Questo dà ebbrezza. Il suo successo non è più solo quello di un teatro, di una piazza, di un tendone. E' un successo da otto milioni di voti! 
Questo distoglie lo sguardo dalla morte.
Prima delle ultime elezioni, aveva avuto un successo (minore) in Sicilia. In quell'occasione si era cimentato in un'impresa sportiva: attraversare a nuoto lo stretto di Messina. Grande performance per un anziano. Ce l'ha fatta senza strascichi? Pare di sì. Però ha voluto strafare. Da ligure, probabilmente è un buon nuotatore. Ma una nuotata in mare di parecchi chilometri, è eccessiva. Per un vecchio.
Questo può avergli dato un senso di onnipotenza. Averlo illuso che la vita non è una parabola. All'ingresso della vecchiaia, andare oltre i propri limiti è frequente. Si cerca, si spera che il proprio corpo si sia fermato nella situazione dei sessanta. E' un'illusione. Il declino è già cominciato. Solo che non ne hai avuto ancora segnali forti.
Se fisicamente stai bene, se hai successo, se hai un grande progetto, tutto ciò ti inganna. Non vedi più la morte. Grande consigliera di vita. Soprattutto dell'ultima parte della vita.
Il pericolo per Grillo è che non si accorga di essere entrato nella terza età. In una scala di valori diversa.
Si è contornato di giovani. Li ha letteralmente portati al successo. Ne è il padre.
Rischia di esserne il padrone.
Bellissimo l'intreccio giovani-vecchi, se i vecchi sanno fare la loro parte.
Che non è quella di padroni. Non è quella di guide perenni. Non è quella di ferrei controllori. Non è quella dell'esercizio del potere. I vecchi si mettano in disparte. Appagati per ciò che han fatto (che è stato molto, per Grillo). Cedano il comando. Cedano la guida del progetto. Anche se gli tremano i polsi per gli errori che i giovani possono fare.
Che inevitabilmente faranno.
I giovani devono avere la libertà di agire. Sono i giovani che devono avere il potere. Tutto il potere. I giovani devono poter sbagliare. I giovani devono sbagliare.

Se vogliamo che il mondo ci sopravviva.

07 aprile 2013

Comprare il proprio funerale. (195)
Sto pensando di comprarmi, prima, il mio funerale. 
Bizzarro. Non tanto. Ricordo mia nonna che si era messa via i soldi per la cassa.
Oggi ci sono sistemi più moderni. Vi sono imprese che vendono il funerale con largo anticipo sulla morte.
Perchè?
Banalmente, per non lasciare ai superstiti una spesa così onerosa, che riguarda solo me.
Più profondamente, per essere io a decidere di una cosa che riguarda solo me.
Un gesto di indipendenza. Per fare ciò che voglio io. A esempio la cremazione. O un funerale laico. (O i fiori.)
Ci tengo così tanto al mio "dopo"? No, è questione di autonomia. Di dignità.
E' solo questo? Devo dirmi la verità.
E' che non voglio sparire totalmente. Mi occupo di un tempo "dopo la mia morte".
Mi illudo così di esserci anche dopo.

06 aprile 2013

Non sopporto più. (194) (altri: 70, 126)
I giovani che fanno baccano. Che sgommano con l'automobile. Che strombazzano col clacson. Non sopporto l'eccesso di rumore, da qualunque età provenga.
Non sopporto l'esagerazione. L'accelerazione improvvisa e inutile (tanto dopo c'è un semaforo). Lo sciupio di benzina per una velocità eccessiva.
Non sopporto le auto di grossa cilindrata. Le auto grandi (oggi c'è una rincorsa alle auto che sembrano camioncini), quelle più grandi. I suv, per esempio. O peggio, quelle esagerate che scimmiottano i mezzi militari. A volte sono realmente modelli militari, usati nelle città.
Non sopporto i grandi progetti. Le imprese galattiche. Spesso sono dei bidoni. Come una centrale nucleare (dieci anni per costruirla!). Come il ponte sullo stretto di Messina (la zona più sismica d'Italia!). Come la catena di giornali locali fondata sette-otto anni fa e miseramente fallita. Come il progetto di Veneto City.
Non sopporto chi si veste in modo vistoso, per attirare l'attenzione. Gli occhiali scuri, anche quando è sera. I giubbotti di pelle. Gli stivali delle donne anche d'estate.
Non sopporto il cattivo gusto. Il fuori misura.
Non sopporto gli eccessi.
Che sia diventato vecchio?

05 aprile 2013

Il mio vecchio cane. (193) (altri: 5, 24, 47, 81, 94, 166)
Quando era giovane era un corridore instancabile. Al parco dove lo lasciavo libero, scompariva dalla mia vista correndo all'impazzata. Dovevo preoccuparmi io di sapere dove si era cacciato. Andava e veniva come gli pareva.
Diventato vecchio, corre meno. E' sempre veloce e desideroso di correre, ma corre per meno tempo. Al parco faccio la mia camminata. Non mi preoccupo più di sapere dove scappa. Perchè mi sta a tiro di voce. Invecchiato, mi sta più vicino. (Anzi mi stanno più vicino, perchè di cani ne ho due, entrambi vecchi).
Io cammino e il branco si muove con me. Non devo fare nessuno sforzo per richiamarli, perchè corrono entrambi nei pressi della mia posizione. Come se la vecchiaia avesse portato loro un maggior desiderio di stare in branco. Come se preferissero la vicinanza, invece della lontananza.
Come se preferissero stare in famiglia.

04 aprile 2013

Progetti 2. (192)
Una parente anziana mi dice:" Sono contenta perchè comprerò una casa nuova. Passo il mio tempo a progettare. A fantasticare. Così faccio passare il tempo. Mi perdo via."
Ecco il punto. Perdersi. Straniarsi dalla propria condizione. Sfuggire alla realtà della morte. Per continuare a vivere. Senza essere paralizzati dall'idea della morte.
Forse di progetti ne abbiamo bisogno.
(Parlo della nostra civiltà, della nostra mentalità. In altre condizioni, in altri continenti, chissà cosa si pensa. Penso a un indiano. All'importanza della meditazione, in quel continente. Vite diverse. Forse là i progetti non hanno neanche senso.)
A noi invece i progetti servono. Proprio per vivere. Magari progetti brevi. Sei mesi, un anno, dato che siamo anziani. E quando un progetto finisce, cominciarne un altro.
"E nella pausa?" Bravo! Nella pausa si torna a esser vecchi. Ad avere lo sguardo fisso sulla morte.
Forse la cosa migliore è l'equilibrio. Fra il tempo dei progetti e il tempo della vecchiaia.
Non troppi progetti o troppo grandi, altrimenti ne sei completamente assorbito.  Ti perdi la vecchiaia.
Non troppi pensieri su vecchiaia e morte, altrimenti sei paralizzato e non vivi.
Equilibrio, appunto.

03 aprile 2013

Progetti. (191)
Non faccio più progetti. In specie quelli a lunga scadenza. Non è la prospettiva della mancanza di tempo. Mi manca l'impulso. Sono diventato disinteressato ai progetti. E sì che in teoria di tempo ne avrei ancora. Dieci anni almeno, di speranza di vita. E' che mi interessano poco. Mia tendenza depressiva o depressione indotta dalla vecchiaia?
Penso al presidente della repubblica italiana. 88 anni. A 81 anni si è imbarcato in un progetto di 7 anni. La presidenza della repubblica. Sono ammirato. Ma ancor più, stupito. Possibile che a quell'età uno se la senta di impegnarsi in un progetto lungo? Oltre tutto senza la sicurezza di condurlo a termine. Ammirevole o da rimproverare? Perchè in questi anni si è letteralmente privato della vecchiaia.
I progetti impediscono di pensare alla morte. Sono un'illusione. Distolgono lo sguardo dalla fine della vita.
Compito della vecchiaia è pensare alla fine.

02 aprile 2013

Enzo Jannacci. (190)
E' morto nei giorni scorsi, di cancro, a 77 anni. Cantautore italiano (e medico). Un poeta. Un mito della mia generazione. Le sue canzoni fan venire in mente molti ricordi.
Ricordi di situazioni, di anni, di immagini.
Noi vecchi ricordiamo molto. Una parte della nostra vita la passiamo a ricordare. I ricordi arrivano attraverso un odore, una musica, un'immagine. Hanno la caratteristica di essere spesso bei ricordi. Nei quali ci culliamo a lungo. Abbiamo vissuto molto. Abbiamo tanto da ricordare. Il ricordo diventa la nostra vita, specialmente in età avanzata. Il ricordo ci produce piacere.
Poi ci sono i ricordi brutti. Coi quali stiamo poco. Ma servono anche quelli. Anzi, di più. Possiamo elaborare azioni negative. Guardarle in faccia. Pacificarci. Possiamo fare bilanci.
Il bilancio della nostra vita.

In una delle versioni della sua canzone Quelli che...,  dice: "...quelli che... quel cibo no... quell'altro neppure... la cotoletta no... quelli che vivono da malati per morire sani...". Proprio questo testo ho citato nel numero 186 di questo diario, non ricordandomi che l'avevo sentito nella sua canzone. Curioso che facesse umorismo sul cibo. Lui, un medico. 
Per dire come l'essere poeta, l'essere medico, non lo risparmiava dal luogo comune che si può mangiar quel che si vuole, senza danni, neppure da vecchi.

Intanto è morto anche Franco Califano, altro cantautore italiano. Diceva: spero di diventar vecchio cinque minuti prima di morire.

Vecchi fragili.


01 aprile 2013

La fragilità dei vecchi. (189)
Ne vedo tanti, in giro, di vecchi fragili. Non conta solo l'età (anche se dopo gli ottanta sono più frequenti). Conta il corpo. E l'interno.
Sembrano spaesati. Senza riferimenti sicuri. Incerti sui luoghi. Sulle persone. A volte ti seguono con lo sguardo. A lungo. Perchè hanno riflessi rallentati.
Sembrano impauriti. Dal traffico. Dalla confusione del supermercato. Dagli uffici.
Sembrano stanchi. Una stanchezza infinita. Come se di colpo la forza di gravità fosse raddoppiata. Mentre camminano, si fermano spesso a riposare.
Sembrano doloranti. Alla schiena. Nelle gambe. Nel girare il collo. Nel portare la borsa.
Sembrano privi di speranze. Di progetti. Se non quelli del quotidiano: prendere il pane, passare in farmacia, ritirare la pensione.
Sembrano privi di vita, i vecchi fragili.