24 aprile 2013

Ratzinger e Napolitano. (212)
Vecchiaie diverse.
Vecchi di terza fascia. Uno, Joseph Ratzinger, papa. L'altro Giorgio Napolitano, presidente d'Italia.
Ratzinger sceglie di dimettersi da papa. Inaudito. Mai nessuno, prima di lui. Stanchezza, malattia, età avanzata. Non ce la fa più a governare. O forse anche solo a sopportare il ritmo quotidiano di una carica così importante. Forse gli intrighi di palazzo lo hanno logorato. 
Qui non ha importanza la ragione vera. Importa il simbolo.
In età molto avanzata passa la mano. Il vecchio prende atto con realismo che ogni età ha i suoi limiti.
Il vecchio soggiace alla sua vecchiaia, si potrebbe dire.
Ma anche il vecchio vive fino in fondo la sua età. E si ritira.
Un gran bell'esempio per tutti noi anziani, suoi colleghi.
Invece Napolitano sta bene. Ha guidato il paese negli ultimi anni. E' anziano, ma lucido.
Ha gestito un grande potere, piegando le situazioni alle sue intenzioni. Ha finito il mandato. Dichiara che non si ricandiderà. Improprio, in Italia. E' vecchio. Potrebbe morire entro breve tempo.
Poi il colpo di scena. La situazione politica italiana non si sblocca. Gli chiedono tutti di restare. E lui accetta. Contro la sua volontà precedente. Ma convinto così di salvare una situazione difficile.
Brutto esempio. Un vecchio non può mai pensare di essere insostituibile. Altrimenti chi gli sopravvive (la società) non si affrancherà mai dalla tutela di un padre. Mentre è assolutamente necessario che faccia senza di lui.
Perchè dovrà fare senza di lui a brevissimo termine.
Anche un bambino capirebbe...
Brutto esempio per noi, suoi colleghi d'età. Perchè non vive la sua vecchiaia da vecchio. La vive da presidente.
E' moribondo. Ma agisce da giovane. Ignora vecchiaia e morte.
Un gran brutto esempio.


(L'indice per argomenti dei primi 200 scritti di questo diario, si trovano al numero 202)

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