31 agosto 2016

Vivrin e vivron (16-134)

Vivrin e vivron. (16-134)
Il mio quartiere non è abitato da ricchi, non vi sono ville o appartamenti di lusso. 
Tranne qualche eccezione. Per esempio proprio nella mia via vi è una bella villa, anzi una doppia villa: in una abitano i genitori, in un'altra staccata il figlio (o figlia). Si tratta di un industriale che ha fatto fortuna alcuni decenni fa, tanto da potersi permettere la villa e un'auto potente, una Maserati, autentico status symbol.
Ormai è diventato molto vecchio, non lo vedo più guidare la sua auto, anzi non lo vedo quasi, se non come passeggero di altri.
Da quando è diventato vecchio e forse invalidato, la sua villa è frequentata notte e giorno da altre persone. Probabilmente cameriere, segretari, infermiere che svolgono servizi anche di notte.
Il vecchio industriale può permettersi col suo denaro di prolungare le sue capacità di decidere, mantenere in vita i suoi progetti, partecipare alla vita sociale, sia pur restando a casa sua (m'immagino video-conferenze, contatti on line, eccetera).
Può trasformare la sua vecchiaia, negandone le limitazioni.
Sicuramente ha spostato più in là il tempo in cui perderà l'autonomia.
Il suo denaro è diventato una protesi, come per altri vecchi lo è il bastone, il montascale, la macchinetta elettrica per spostarsi.
Non do giudizi. 
Registro solo questa diversità.

Mia nonna, nel suo dialetto, diceva che esistono due modi diversi di vivere: vivrin e vivron. Vale a dire: c'è chi ha poco e deve accontentarsi di quello e quindi vive un vivrin (piccolo vivere); c'è chi ha molto e vive alla grande, vive quindi un vivron (grande vivere).
Non so se per i vecchi vi sia questa possibilità. Per quanto il denaro faccia la differenza, la vecchiaia tende a rendere tutti uguali, almeno nella perdita progressiva di autonomia, libertà, capacità mentali.
Tutti i vecchi (un po' prima o un po' dopo) finiscono col doversi accontentare di una vita modesta.
Un vivrin.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

30 agosto 2016

Vitamina D3. (16-133)

Vitamina D3. (16-133)
Se n'è parlato all'ultimo convegno di Be4Eat ad Abano Terme (maggio 2016).
Qualche relatore ha affermato che la popolazione occidentale ne è carente. Molto.
Si tratta di un vero e proprio ormone, direttore d'orchestra di molteplici funzioni.
Agisce sul calcio, sul sistema immunitario, sull'assorbimento intestinale (si vedano le ricerche cinquantennali di Robert Heaney).
La buona notizia è che l'organismo umano è capace di sintetizzarla: basta l'esposizione al sole. In caso di carenza si può sempre supplementarla. Chi non ricorda il vecchio olio di fegato di merluzzo che ci davano da bambini nell'immediato dopoguerra, per evitare il rachitismo?
Ho chiesto al mio medico di fare l'analisi di vitamina D3.
Risultato: ne sono carente, molto. 
Ho un livello di 25 ng/ml. Mentre il minimo sarebbe almeno 30, e l'ottimale fra 40 e 60.
Noi anziani riduciamo la capacità di sintetizzarla attraverso l'esposizione al sole: un 30% in meno rispetto a un giovane. 
E poi gli anziani stanno più in casa, evitano il sole.
 
Bisogna che approfondisca col mio geriatra che fare. Anche perchè la vit. D3 si trova in alcuni alimenti soprattutto animali (e io sono vegano!).
Invito tutti gli anziani a misurarsela.
Sotto i 25 la situazione può essere grave.

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29 agosto 2016

Troppo vecchi (16-132)

Troppo vecchi. (16-132)
Da quando sono diventato nonno, ho cominciato a frequentare parchi pubblici per bambini.
Vi trovi molte mamme, coppie di genitori, qualche babbo da solo e alcuni nonni.
Fra questi ultimi vi sono tipologie diverse.
Prevalgono di gran lunga le nonne. Noi maschi siamo pochi.
Le nonne sono abili, vitali, affidabili.
A volte trovi coppie di nonni che accudiscono un nipotino solo. Sono un poco in difficoltà, segno che il compito per loro è gravoso: necessita la presenza di entrambi.
Raramente trovi nonni maschi.
Per lo più si tratta di nonni di prima fascia, ancora in buona forma.
Fra le nonne, talvolta, ne trovi di seconda fascia, oltre i 75 anni.
Si vede che sono impacciate, che si muovono con lentezza, che stentano a tener dietro ai nipotini soprattutto se corrono.
Nonni maschi così vecchi non se ne vedono.

Fare i nonni non è né semplice né banale.
Richiede energia, motivazioni, disinvoltura.
Meglio diventare nonni prima di entrare nella vecchiaia (le energie sono molto maggiori).
Nonni di terza fascia (oltre gli ottanta) sono nonni solo di nome. Non svolgono servizi.
Non si può fare i nonni da troppo vecchi.

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27 agosto 2016

I succhi migliori (16-131)

I succhi migliori.(16-131)
Vecchi e adolescenti.
Facile il confronto.
Facile trovare delle somiglianze.
Sono due età deboli, di capacità attenuate. Entrambe hanno bisogno di assistenza. 
Entrambe la sopportano male.
L'adolescente vorrebbe avere la piena autonomia, che vede negli adulti, ma le strutture della sua psiche ancora non glielo consentono.
L'anziano vorrebbe conservare la piena autonomia, che ha avuto fino a poco tempo prima, ma il declino è dietro l'angolo.

La differenza sta nelle diverse prospettive.
L'adolescente aspetta i 18 anni, come meta agognata, in cui si compie la sua crescita e soprattutto si raggiunge l'autonomia.
Il vecchio paventa la perdita di autonomia, come esito temuto, in cui si conclude la sua vita.
Un cammino è in salita, l'altro in discesa. Uno di speranza, l'altro di malinconia.
Gli adolescenti raggiungono la meta entro pochi anni.
Gli anziani non sanno quando la meta giungerà, ma sanno che è un declino, che si coclude con la parola fine.

La realtà è questa.
Dobbiamo imparare a vivere questa età in cui alcune nostre capacità diminuiscono senza fine.
Si cercano maestri.
Nella loro attesa, un obbiettivo provvisorio è quello di vivere al meglio. 
Non dolersi troppo per quello che si perde (molto altro si guadagna). 
Vivere la condizione della vecchiaia estraendone i succhi migliori possibili.

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26 agosto 2016

Nonni e nipoti* (16-130)

Nonni e nipoti.* (16-130)
Alcuni anni fa ho scritto che il vecchio perde il ruolo sociale che gli dava il lavoro.
Cioè perde il riconoscimento che gli altri gli danno per il fatto che sia attivo nella società .
Ho scritto che con l'arrivo dei nipoti il vecchio riacquista un ruolo sociale, perchè si occupa di loro, li cura, solleva i genitori da alcune fatiche nella gestione dei minori.
Insomma il vecchio nonno partecipa concretamente alla società, né più né meno di quanto faccia una maestra d'asilo o il genitore.
Questo “lavoro” non viene riconosciuto, non dà né prestigio né sigillo d'appartenenza.
Ma è importante.
E non solo perchè supplisce a una carenza di servizi della società stessa (in Italia i nonni sono prolungamento della scuola, sia nelle emergenze sia nelle ore e giorni di chiusura).
Soprattutto invece per l'opera di educazione dei minori che saranno, entro alcuni anni, membri attivi del contesto sociale.
I nonni possono essere ottimi educatori. Possono trasmettere valori, conoscenze, principi civili, ma anche sicurezza, affetto, appoggio: proprio ciò di cui ha bisogno un bambino per diventare un adulto equilibrato.
E un adulto equilibrato contribuisce positivamente alla società di cui fa parte.
Quanto meno non le crea intoppi e (molto di più) perchè è capace di affrontare e risolvere problemi del contesto sociale nel quale vive.

Queste idee dovrebbero essere presenti nella mente dei nonni.
Potrebbero diminuire la fatica che noi nonni facciamo nell'accudire i nipoti.
Fatica tanto più grande quando diventiamo nonni da anziani o da molto anziani.
Tutto ciò non viene riconosciuto.
A volte nemmeno dai genitori.
Resta nella coscienza e consapevolezza nostre.
Ma a noi basta.

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25 agosto 2016

Prostata (16-129)

Prostata. (16-129)
Ne ho scritto più volte. Forse mi ripeto.
È la malattia della vecchiaia che non riesco a contrastare con metodi di cura naturali (soprattutto il cibo). Nell'ultimo anno si è ingrosstata ulteriormente.
L'urologo mi ha posto il problema con durezza: o prendo i farmaci chimici che mi propone (finasteride) o devo farmi operare.
Gli ho detto che ne avrei parlato col mio geriatra.
Ha replicato che non ce n'era bisogno. Non c'erano alternative: o finasteride o intervento chirurgico.
Sono andato in internet a documentarmi. Si tratta di una molecola che è molto simile all'ormone progesterone. Anzi si prepara a partire da quello. Ha quindi un'azione potente sull'organismo.
Quattro questioni critiche:
1. per sapere se il farmaco funziona su di me devo assumerlo per almeno sei mesi (!)
2. se il farmaco funziona devo assumerlo per tutta la vita (!)
3. molti gli effetti collaterali, anche gravi, su chi l'ha preso (studio condotto dopo 10 anni di assunzione: effetti collaterali nel 6% di pazienti). Non li elenco, ognuno può leggerseli in Wikipedia
4. non si sa bene come funzioni (è sì un inibitore della 5-alfa-reduttasi tipo II ma non si conoscono le ragioni biologiche di tale azione).
Un risultato importante è: il farmaco evita l'intervento chirurgico nel 55% dei casi.

Sono perplesso. Assumere per tutta la mia vita restante (10-20 anni) un farmaco che incide pesantemente sull'equilibrio dei miei ormoni mi sembra assurdo.
Del resto evitare un'operazione è positivo.
Che fare?

L'iperplasia prostatica da cui sono affetto (e che non riesco a debellare) è un segnale:
sto perdendo il controllo del mio corpo.
Tipico della vecchiaia avanzata.
Tipico della fine della vita.

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24 agosto 2016

L'età* (16-128)

L'età.* (16-128)
Recentemente ho compiuto settant'anni.
In questi mesi l'ho detto più volte a conoscenti e colleghi, con una punta d'orgoglio.
Ieri sera, guardandomi allo specchio, mi sono ripetuto:”Ho settant'anni.”
Stavolta mi ha fatto impressione.
Mi è sorto dentro come uno sgomento.
Settanta sono proprio tanti.

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22 agosto 2016

Gotta!! (16-127)

Gotta!! (16-127)
Non ho grandi conoscenze mediche, ma so che l'eccesso di carne nella dieta conduce alla malattia chiamata gotta (o podagra), chiamata un tempo la malattia dei re (grande ricchezza, gran consumo di carne, soprattutto al nord).
L'eccesso di proteine, soprattutto provenienti dalla carne, conduce a depositi di acido urico nelle articolazioni, cioè alla gotta.
Quando si parla di eccesso bisogna essere chiari: al di sopra del 7/8% di calorie giornaliere provenienti dalle proteine di origine animale aumenta il rischio di numerose e gravi malattie (cancro, malattie cardiache, ictus eccetera: vedi The China Study di Colin Campbell).
L'organizzazione mondiale della sanità ha stabilito che il fabbisogno di proteine totali (vegetali + animali) per un individuo normale è di circa 0,6 g per kg di peso: se un individuo pesa 70 kg gli occorrono circa 40 g di proteine al giorno.
Altro che fiorentine da mezzo chilo!
Ma questa è teoria.

Il mio vicino novantenne nei giorni scorsi ha cominciato ad accusare dolori al polso destro e gonfiore (vedi 16-125). Antibiotici e antiinfiammatori hanno fatto poco. È stato portato in pronto soccorso. Fatti tutti gli esami è risultato gottoso!
Da non credere!
Ho chiesto alla moglie se mangia molta carne. “Normale.” ha risposto lei, intendendo con ciò un consumo sicuramente giornaliero.
Non gli piace il pesce. Non gli piace la verdura.” ha aggiunto.
Dunque la sua alimentazione è basata su vari tipi di carne.
Fin che era più giovane la quantità assunta veniva compensata dall'organismo.
Ora che è vecchio, non più.

Mi meraviglia l'ignoranza di conoscenze elementari in fatto di alimentazione che c'è in giro.
Mi meraviglia soprattutto nei vecchi.
Nei molti anni di vita vissuti, un vecchio si sara' pur fatto qualche idea su ciò che fa star bene o male.
O no?

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21 agosto 2016

Fichi (16-126)

Fichi. (16-126)
Mi piacciono i fichi.
Colti direttamente dall'albero (nella mia zona questo è il mese di maturazione).
Qualche giorno fa ho scoperto vicino a casa un fico, presso a una casa diroccata.
Non ho resistito. Ne ho mangiato una decina appena colti. Squisiti.
Anche il giorno dopo mi sono fermato vicino al fico e ne ho mangiato altrettanti. Così pure il terzo giorno.
Nella mia dieta vegana crudista i fichi ci stanno. Quindi tendo a farne scorpacciate.
Mi è capitato con altri prodotti (mandorle, avocado, pomodori, olio d'oliva, eccetera): quando trovo un prodotto che è conforme al mio regime alimentare, ne mangio in quantità. 
Data la cura con cui sto attento agli effetti del cibo, anche coi fichi mi sono osservato. 
In effetti il terzo giorno mi sono comparse delle piccole afte in bocca. 
Così ho smesso.
In anni di attenzione a ciò che mangio (praticamente da quando sono entrato nella vecchiaia), mi sono reso conto che ogni alimento, mangiato in quantità eccessiva produce danni. 
Anche il più innocuo.
Quando scelsi un regime alimentare macrobiotico, avevo ecceduto nella quantità di cereali. 
E puntualmente dopo alcuni anni ne ho subito le conseguenze (aumento della fragilità dei denti, per aumento della placca dentaria, perfino depressione).
Un paio d'anni fa avevo descritto questa situazione colla frase il cibo è ostile.
Frase forte, ma temo veritiera.
Eppure mangiare dobbiamo.
Si può uscire dalla contraddizione semplicemente mangiando poco di tutto.
Cioè mangiando ogni giorno molti cibi diversi, ma in piccole dosi.
Quindi la grande varietà giornaliera di alimenti che propongo colla mia dieta non serve solo a massimizzare l'apporto dei nutrienti, bensì anche a minimizzare quanto di negativo contiene ciascun alimento (se ne mangiano piccole quantità).
Quanto tempo c'è voluto per capirlo!
Ho dovuto diventare vecchio.

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19 agosto 2016

Figli (16-125)

Figli. (16-125)
La coppia di vicini novantenni è una buona scuola per noi dirimpettai, vecchi di prima fascia.

È domenica. Il marito (della coppia) accusa un dolore alla mano destra che gli impedisce di usarla, soprattutto per afferrare. Essendo festa la moglie telefona alla guardia medica. Cerca di spiegare la situazione. Non si spiega bene, il medico le dà qualche consiglio, ma non ritiene di venire a fare una visita. Il giorno dopo la mano è gonfia e sempre più disabile. La moglie si allarma. Teme una cosa grave (ischemia), chiede il nostro aiuto. Richiamiamo la guardia medica spieghiamo bene. È ferragosto, ma il medico interviene. Visita accurata. Diagnosi plausibile. Farmaci, che andiamo noi ad acquistare.
In serata la situazione migliora.
Tutto per il meglio, dunque.
Ma, i figli?
La coppia ne ha due, entrambi quasi cinquantenni. Non ragazzini, dunque.
La figlia è in vacanza a Berlino. La madre non ritiene di doverla allarmare e per telefono le dice poco. Il figlio abita in un'altra città (vicina, comunque a mezz'ora di autostrada). Informato dalla madre, a cose avvenute, le dice che ha sbagliato, che doveva chiamare subito l'ambulanza per il pronto soccorso in ospedale. Non viene a trovarli.

Ci ha meravigliato l'atteggiamento dei due figli.
Quasi disinteressati.
Capiamo che d'estate ognuno voglia fare un po' di vacanza, ma avere due genitori quasi novantenni e per di più malandati esigerebbe un po' di prudenza. Una concertazione fra i due fratelli, perchè almeno uno stia a casa, pronto a intervenire. Buon senso vorrebbe che in caso di viaggio si creasse una cintura di protezione per i due anziani, magari chiedendo aiuto ai vicini o altro.
Invece nulla se non l'assurdo consiglio di chiamare un'ambulanza. Nel giorno di ferragosto! Col rischio di entrare con codice bianco, che avrebbe fatto restare l'anziano (e la moglie) in sala d'attesa per ore, su un lettino!
Ci ha colpito soprattutto la figlia che è persona prudentissima, che ha sconsigliato alla madre di cambiare casa (dal terzo al primo piano nello stesso condominio per migliorare la sua situazione di difficoltà di salire le scale)), che spesso dissuade i genitori dal fare alcunchè nel timore di azioni legali!
Tanta prudenza non la applica alle sue di relazioni, ma solo alle situazioni degli altri.
Al ritorno dal suo viaggio, non mi aspettavo grandi ringraziamenti per l'assistenza che avevamo prestato ai suoi genitori, ma almeno un cenno di gratitudine. 
Invece nulla.

Un dubbio ci ha preso: i nostri figli si comporteranno così, con noi molto vecchi?

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17 agosto 2016

Be4Eat Maratona (16-124)

Be4Eat Maratona. (16-124)
Be4Eat è l'associazione che divulga in Italia le ricerche sull'alimentazione di Colin Campbell (The China Study). Ha organizzato vari convegni e si distingue per l'entusiasmo con cui offre corsi, seminari, gruppi di studio. Soprattutto: ha coagulato attorno a sé una serie di medici e ricercatori indipendenti di frontiera (all'ultimo convegno di Abano hanno partecipato più di 500 persone fra le quali almeno un centinaio di medici). Tutta gente impegnata in strutture pubbliche, ma che conduce esperienze di tutto rispetto nella cura delle malattie, accomunate da quest'idea: l'alimentazione è alla base di moltissime patologie.
Be4Eat è costituito da gente giovane, che cerca di unire teoria e pratica. Dà consigli molto pratici su come migliorare la propria salute senza farmaci. Non enfatizza solo l'importanza del cibo, ma anche dell'altro aspetto della salute: il movimento.
Ebbene in una delle ultime lettere di notizie, Be4Eat ha comunicato di organizzare gruppi di aspiranti maratoneti, mettendo in relazione tutti coloro che seguono le idee di Campbell e dando supporto organizzativo perchè si faccia movimento.
Che c'è di meglio che prepararsi a una maratona?
Bravi!

Da giovane amavo correre. Percorsi brevi (5-6 km), più volte alla settimana. Avevo anche cominciato ad allungare i percorsi per giungere almeno alla mezza maratona. 
Poi non ne ho fatto niente. Ho smesso di correre.
L'anno scorso ho goduto in estate di un periodo di forma fisica smagliante. Ho voluto riprendere a correre. L'ho fatto tre volte. È stato molto stancante. Ai limiti delle mie possibilità.
Ho smesso.
L'iniziativa di Be4Eat mi ha fatto sorridere. È stata la cartina al tornasole della mia vecchiaia. Apprezzo Be4Eat. Seguo quanto propongono.
Per la maratona declinerò l'invito.
Non fa più per me.
Ho compiuto settant'anni.

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16 agosto 2016

D'un tratto* (16-123)

D'un tratto.* (16-123)
D'un tratto ho capito.
Stavo cominciando a preparare una camminata in montagna per l'anno prossimo. 
Riflettevo sull'ultima escursione e cercavo una soluzione ai vari problemi che si erano presentati (forse l'avevo anche trovata).
Quando, di colpo, ho realizzato:
quella di quest'anno è stata l'ultima camminata col mio amico.
Non è successo nulla di eclatante.
Ma mi sono accorto che sono venute meno le motivazioni che ci hanno spinto a camminare in montagna per vent'anni.
Sono venute meno come coppia (non dico che io non ne abbia ancora, ma viaggiamo in due ed entrambi dobbiamo avere sintonia di ragioni, entusiasmi, spinte a superare le difficoltà).
L'entusiasmo del mio amico negli anni si è dimezzato. Più volte negli ultimi tempi mi ha richiamato al fatto che siamo vecchi e dobbiamo prenderne atto.
Anche il mio atteggiamento è cambiato. Nell'ultima gita mi sono chiesto se valesse ancora la pena di faticare tanto per superare difficoltà familiari, logistica degli spostamenti, inconvenienti lungo il percorso.
È proprio cambiata la mia psiche.
In una delle camminate fatte dal rifugio nel quale pernottavamo, avevo davanti la montagna della quale dovevamo raggiungere la cima (o almeno avvicinarla). Il percorso che stavamo facendo era erto e accidentato.
Ebbene, in altre occasioni sarebbe prevalso l'entusiasmo di salire.
Questa volta ha prevalso il timore.
Come sempre non si vedevano i sentieri che portavano in vetta. Come sempre parevano luoghi inaccessibili (ma poi i sentieri ci arrivano e il percorso è più semplice di quanto sembri da distante).
Questa volta mi ha preso il timore di cacciarmi in situazioni difficili. Anche soltanto faticose.
Non è una questione fisica. Ho le stesse forze di un anno fa. 
Sono venute meno le motivazioni.
Ha prevalso il “ma chi me lo fa fare!”
E' la mia psiche a essere invecchiata.

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15 agosto 2016

Vecchi che pontificano (16-122)

Vecchi che pontificano. (16-122)
Una conversazione captata al bar.
Un vecchio (di prima fascia) che parlava a una coppia di cinquantenni.
Non sentivo bene, ma sembrava una lezione di vita. I due astanti ascoltavano con attenzione.
E lui parlava, parlava …
Diceva cose stucchevoli tipo “risvegliare il bambino che è in noi” eccetera.
Dal mio punto di vista era sgradevole.
Non soltanto quello che diceva, bensì l'atteggiamento da … maestro.
Per alcuni vecchi, bastano dieci o venti anni in più e si sentono in dovere di insegnare ai più giovani. Lo fanno senza grazia, senza l'umiltà di chi comunica la sua esperienza, che è sì più lunga, ma alla fine soggettiva.
Noi vecchi dovremmo insegnare la vecchiaia piuttosto che la vita, perchè la vita ognuno la costruisce con gli anni che passano, mentre la vecchiaia resta un ignoto.

La mia compagna dice che in questo diario ho lo stesso atteggiamento del vecchio incontrato al bar. Voglio insegnare. Dico cose con la pretesa che siano universali, mentre sono soggettive, legate a me, a qui, a ora.
Touche'.
Devo vigilare.
Relativizzare quel che dico. Non dar l'impressione di avere la verità.
Semplicemente perchè non ce l'ho.

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13 agosto 2016

Segni di vecchiaia* (16-121)

Segni di vecchiaia.* (16-121)
Li classifico in segni puri e segni spuri.
Segni veri e propri, alcuni; e segni impropri, altri, perchè compaiono nella vecchiaia, ma hanno altre cause.
Ne ho scritto a lungo e non voglio ripetermi (sul nesso malattie e alimentazione, intendo).
Resta la ricerca dei segni veri di vecchiaia, perchè la vecchiaia comunque c'è, anche se con la dieta riesco a eliminare molte malattie, anche gravi.
Appunto elimino le malattie, ma non la vecchiaia.
Negli ultimi due mesi ho scritto più volte dei segni puri di vecchiaia. Memoria più debole, minori forze, schiena curva, mancanza di motivazioni, cambiamenti di ottica sulla morte, psiche che funziona diversamente, eccetera eccetera.
I segni sono veramente tanti.
Eppure non possono far identificare la vecchiaia come una malattia.
Semmai come un'età in cui si diminuisce.
Ecco si potrebbe dire che è vero il binomio vecchiaia/diminuzione ed è falso il binomio vecchiaia/malattia.

Un dubbio: per noi maschi i disturbi alla prostata sono un segno puro o spurio di vecchiaia?

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12 agosto 2016

Riposo pomeridiano* (16-120)

Riposo pomeridiano.* (16-120)
Soprattutto d'estate, di pomeriggio vado a letto.
E non è una pennichella breve. Ci sto un bel paio d'ore.
Insomma a metà giornata il mio carburante va in riserva.
Mi ci vuole del sonno.
È vero che alla mattina mi alzo presto (6e30); è anche vero che di sera non vado a letto tardi.
Da quando sono vecchio dormo di più. Dopo il riposo (pomeridiano o notturno) mi alzo rinfrancato e in buona forma: dunque quel sonno aggiuntivo mi ci vuole.
Mi pare un segno autentico di vecchiaia.
Ai vecchi serve maggior riposo.
Il corpo vecchio si stanca di più.
Spesso quelli molto vecchi si assopiscono durante il giorno. Diminuiscono il tempo di veglia. Quasi un lento distacco dal mondo.
Eh sì, perchè se il vecchio dorme di più, il tempo attivo diminuisce. Può fare meno cose.
La vecchiaia è un progressivo aumento del tempo di sonno (o sonnolenza).
Una progressiva diminuzione del tempo a disposizione, per essere presenti nel mondo.

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10 agosto 2016

Problemi di vecchi (16-119)

Problemi di vecchi. (16-119)
Se si vuole tastare il polso delle problematiche legate all'invecchiamento, basta osservare con attenzione la pubblicità televisiva. Vi sono almeno tre prodotti sempre presenti che riguardano esclusivamente la terza età: il montascale, l'adesivo per la dentiera, i pannoloni per l'incontinenza urinaria.
Tutti riguardano il mantenimento dell'autonomia.
Del montascale ho già scritto (16-092).
Dell'adesivo per la dentiera non ho esperienza: ho qualche problema di denti, ma li ho ancora quasi tutti.
I pannoloni: la pubblicità insiste molto sulla perdita di contatti sociali dovuti all'incontinenza e quindi propone delle mutande assorbenti (tipo quelle per bambini piccoli) che effettivamente tamponano la situazione.
L'incontinenza è un problema serio. Non solo da un punto di vista pratico.
Soprattutto psicologico.
È un gran colpo alla propria autonomia. Dà un segnale che il corpo comincia a sfuggirci di mano. Che il corpo va per conto suo, come diceva Giorgio Albertazzi, qualche tempo prima di morire, a novant'anni.
Non so se tutti i vecchi soffrono di incontinenza, comunque è un problema diffuso.
Quando alla mattina mi alzo e ritardo ad andare in bagno, mi capita che qualche goccia di urina cada nelle braghe del pigiama.
Così ho cominciato a preoccuparmi.
Soprattutto perchè non me ne accorgo.

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09 agosto 2016

La pagina di ieri (16-118)

La pagina di ieri. (16-118)
La pagina di ieri è monca. Manca qualcosa.
Un significato speciifco per la vecchiaia, una riflessione sulla civiltà umana, un criterio di verità.
Cerco di integrarla.

Ho proposto il vegetarianesimo, anzi una dietà crudista vegana con esclusione di altri cibi della civiltà (sale, caffè, alcolici, molta moderazione nei grassi).
Ci si può chiedere: le basi di questa proposta?
Confesso che sono un po' fragili, storicamente parlando. Perchè la dieta nega tutti gli apporti delle varie civiltà umane in fatto di alimentazione. Nega l'utilità di scoperte fondamentali, come cottura del cibo, agricoltura e allevamento. Non tiene in considerazione l'affrancamento dalla necessità di procurarsi quotidianamente il cibo che quelle scoperte hanno prodotto. 
Sembra svilire le straordinarie invenzioni della cucina e della gastronomia.
Ma è questione di evoluzione. Se ci siamo evoluti con una certa dieta (milioni di anni), quando ce ne allontaniamo l'organismo non può non risentirne.

Un criterio di verità, ho scritto sopra.
Provare.
Per almeno tre settimane.
Se va bene, i risultati sono evidenti.
Ma perchè uno dovrebbe cambiare la propria dieta? Solo per il gusto di provare?
No.
Solo in caso che la sua salute cominci a vacillare, cosa che avviene spesso in vecchiaia. Come minimo dolori vari, problemi di stomaco/intestino, difficoltà nel sonno, mancanza di lucidità, più mille altri inconvenienti attribuiti alla vecchiaia.
Che della vecchiaia non sono.
Purtroppo la resistenza al cambiamento è fortissima, perchè pare impossibile che il cibo influisca così tanto. Soprattutto nella nostra società in cui troviamo tutto il cibo che vogliamo, in ogni momento, da ogni parte del mondo. Non possiamo ammettere che tre quarti di ciò che troviamo al supermercato non sia adatto alla nostra salute.
E non lo è specialmente per i più vecchi, perchè, aumentando gli anni, le difese dell'organismo calano progressivamente.
I vecchi sono sempre meno capaci di far fronte a una dieta non adatta all'uomo.

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08 agosto 2016

Vegetariano (16-117)

Vegetariano. (16-117)
Ho scritto molte volte che il cibo vegetariano è il migliore per l'organismo umano.
Apportatore di una quantità incalcolabile di sostanze utili, antinfiammatorio, antitumorale. 
Non perchè i vegetali siano miracolosi, ma perchè il nostro organismo si è evoluto mangiando cibo vegetale (il cibo animale è presente nell'evoluzione dell'uomo, ma sporadicamente). Siamo quello che siamo in quanto mangiatori di vegetali.
Chi mangia vegetale sta letteralmente meglio di salute.

Eppure si può essere vegetariani e mangiare in modi molto differenti.
Personalmente ho cominciato con la macrobiotica, che non è necessariamente vegetariana, ma relega i prodotti animali a un ruolo secondario.
La macrobiotica pratica un vegetarianesimo cerealicolo: riso, miglio, orzo eccetera, sono il cibo fondamentale (cioè maggiormente equilibrato).
Ma il vegetarianesimo più seguito oggi è quello che fa uso di latticini e uova: temendo per la carenza di proteine in pratica sostituisce la carne e il pesce con il formaggio. Non credo che ciò vada bene, ma non ho dati sufficienti per stigmatizzare questa dieta.
Dalla mia esperienza ho scoperto che soltanto eliminando uova e latticini il mio colesterolo è tornato a valori normali (180), dopo anni di vegetarianesimo con valori ai limiti del pericolo (225mg/dl).
Una variante impropria del vegetarianesimo è la dieta mediterranea, nella quale però è presente il pesce.

La dieta vegana è invece rigorosa nell'eliminare ogni prodotto animale (quindi anche uova e latticini). Da un punto di vista etico è molto coerente, ma è una dieta salutare?
Colin Campbell, il nutrizionista statunitense che ha compiuto lo studio The China Study, (massima ricerca del XX secolo nel campo dell'alimentazione), rifiuta l'etichetta di vegano, pur essendolo, perchè i vegani possono far largo uso di cereali raffinati e di zuccheri. Propone per la sua dieta il nome di naturale e integrale, non industriale.
La sua dieta è quindi vegana, ma anche integrale e a basso contenuto di zuccheri.
In più raccomanda di fare un uso moderato di grassi e sale.

In Europa, soprattutto Svizzera, Germania, Austria, Francia già da tempo (fine XIX secolo) si è affermato il movimento igienista-crudista, che privilegia cibo non riscaldato sopra i 42°C, cioè proprio crudo (una sua variante è la dieta raw-vegan, vegana crudista, oggi di moda negli Stati Uniti). Tale movimento ha trovato sostegno scientifico nelle ricerche di Kouchakoff e poi di Howell nella prima metà del XX secolo.
Questa è dunque la dieta perfetta? Accettando soltanto cibo crudo si eliminano praticamente i cereali e gli zuccheri; essendo vegana si eliminano tutti i prodotti animali.
Ma: nella necessità di sostituire i cibi eliminati si fa largo uso di noci, nocciole, mandorle e affini. Ottimo cibo, ma non se ne può fare man bassa, si tratta di cibo con alta percentuale di grassi (nella verdura e nella frutta i grassi sono poco presenti).

Insomma vegetariani sì, ma con altre limitazioni.
Nella ricerca di un'alimentazione corretta inevitabilmente si eliminano tutti i cibi di provenienza recente (compresi cereali, legumi, cibi cotti), ma è necessario controllare anche il sale e vari altri cibi ai quali siamo abituati e di cui facciamo un uso smodato, ma che erano ignoti ai nostri progenitori (il caffè, per esempio, o le bevande alcoliche).

Si finisce col non mangiare nulla?
Assolutamente no.
Dieta molto restrittiva?
Sì.
Ne vale la pena?
Arrivati nella vecchiaia si può provare cibo che faccia star bene e non più cibo che faccia godere il proprio gusto.
(continua)

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07 agosto 2016

Geragogia (16-116)

Geragogia. (16-116)
Come c'è una ped-agogia, c'è anche una ger-agogia.
Lo ignoravo.
Si tratta di una scienza che vuole insegnare come si vive la vecchiaia.
È l'educazione all'invecchiamento.
Mira a preparare per tempo i vecchi ai cambiamenti della vecchiaia.
Ottima cosa.
Anch'io penso che sia necessario educare i vecchi alla vecchiaia; meglio ancora educare l'ultima fascia dell'età matura (i 60/65enni).
Leggo su wikipedia, alla voce geragogia:
... insegnare all'anziano un nuovo orientamento interiore del modo di gestire l'esistenza.
Attraverso: un'attività intellettuale intensa, l'importanza dell'attività fisica, il valore dell'alimentazione equilibrata, il pericolo delle sostanze tossiche voluttuarie (alcol, fumo, ecc.), l'utilità degli esercizi mentali ...”
L'obbiettivo più essenziale è: interrompere l'ipocinesia, cioè la tendenza che hanno i vecchi a muoversi sempre di meno.
Non ho avuto il tempo di leggere testi più approfonditi. Ne varrebbe la pena.
Una sola pregiudiziale: vorrei che gli insegnamenti giungessero da studiosi anziani.
Non è accettabile che la maternità sia insegnata da medici maschi; neppure che la famiglia sia insegnata da preti e suore (celibi e nubili).
Pretendo che chi mi parla di vecchiaia la conosca dal di dentro.

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06 agosto 2016

Analisi del sangue (16-115)

Analisi del sangue. (16-115)
Ogni due o tre anni faccio degli esami per controllare il mio stato di salute.
Soprattutto per controllare l'evolversi della mia prostata.
Quest'anno li ho fatti con particolari aspettative, perchè da un anno sono diventato crudista vegano. Mi aspettavo grandi cose da questo cambio di dieta. Avevo anche la speranza che guarisse la mia prostata malata. Per di più negli ultimi mesi ho quasi ridotto a zero l'assunzione di dolci, eliminando un alimento che sembra causa di molte infiammazioni.
I risultati:
finalmente dopo anni il mio colesterolo è tornato nella norma (180), segno che l'eliminazione di tutti i prodotti animali (ultimi i latticini), contribuisce molto all'equilibrio dell'organismo (durante la mia dieta vegetariana, ma non vegana, era 220-230);
anche la glicemia è scesa sotto il limite di guardia, attestandosi a 94 (contro i 106 di un anno fa): l'eliminazione degli zuccheri e ancor prima di pane, pasta, pizza deve aver contribuito;
il livello di vitamina B12, sempre carente nei vegani, è calato da 136 a 126, nonostante che negli ultimi mesi abbia assunto vit. B12 in compresse: il problema non è risolto, anche perchè il livello raccomandato è quasi il doppio;
avevo chiesto al mio medico di controllare la vitamina D che recenti studi hanno mostrato gravemente carente soprattutto negli anziani; le mie analisi lo hanno confermato: il mio livello è di 25, mentre dovrebbe essere almeno di 30 (quello ottimale: fra 40 e 60);
infine le analisi della prostata: il PSA è tornato sotto il valore di 3 (2,74) e questa è una buona notizia, si tratta infatti di un indice di possibilità di cancro.
Ma il dato peggiore è stato il volume della prostata che è passato (a distanza di un anno) da 75cc a 98cc.
Il 30% in più!
Ho accusato il colpo.
Sono demoralizzato.
Non so che fare.

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02 agosto 2016

Il mio cane vecchio m'insegna (16-114)

Il mio cane vecchio m'insegna. (16-114)
Ormai il mio cane ha 15 anni. Più che ottantacinquenne, se fosse un essere umano.
Mi ha superato nella corsa verso l'ultima età.
Abbiamo cominciato insieme la vecchiaia, ma ora lui è più avanti.
Così da lui imparo.
Intravvedo come sarà la mia vita fra una decina d'anni.

Continua a fare la sua vita di sempre, soltanto più lentamente.
Le scale le sale a fatica, al parco si limita a camminare invece che correre qua e là, se deve salire sul divano, fa molti tentativi (ma poi ci riesce).
Eppure qualche atteggiamento giocoso l'ha conservato. Le feste quando ritorno a casa sono sempre le stesse. L'entusiasmo è sempre quello di quando era cucciolo.
Talvolta mi preoccupa, se fatica a svegliarsi (e lo credo morto). O quando dorme con gli occhi sbarrati (e ancora lo credo morto).
Ha qualche disturbo al cuore, ma (per ora) non grave.
Io lo tratto come sempre, senza aiutarlo troppo.
Lascio che se la cavi da solo, fin dove può. Intervengo solo per evitargli sforzi inutili.

La nostra famiglia è composta da due anziani (io e la mia compagna), da un individuo di mezza età (il cane giovane), e da un quasi novantenne: il mio vecchio cane, appunto.
Che è diventato il nostro professore di vecchiaia.

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