Vecchi che pontificano. (16-122)
Una conversazione captata al bar.
Un vecchio (di prima fascia) che
parlava a una coppia di cinquantenni.
Non sentivo bene, ma sembrava una
lezione di vita. I due astanti ascoltavano con attenzione.
E lui parlava, parlava …
Diceva cose stucchevoli tipo
“risvegliare il bambino che è in noi” eccetera.
Dal mio punto di vista era sgradevole.
Non soltanto quello che diceva, bensì
l'atteggiamento da … maestro.
Per alcuni vecchi, bastano dieci o
venti anni in più e si sentono in dovere di insegnare ai più
giovani. Lo fanno senza grazia, senza l'umiltà di chi comunica la
sua esperienza, che è sì più lunga, ma alla fine soggettiva.
Noi vecchi dovremmo insegnare la
vecchiaia piuttosto che la vita, perchè la vita ognuno la costruisce
con gli anni che passano, mentre la vecchiaia resta un ignoto.
La mia compagna dice che in questo
diario ho lo stesso atteggiamento del vecchio incontrato al bar.
Voglio insegnare. Dico cose con la pretesa che siano universali,
mentre sono soggettive, legate a me, a qui, a ora.
Touche'.
Devo vigilare.
Relativizzare quel che dico. Non dar
l'impressione di avere la verità.
Semplicemente perchè non ce l'ho.
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
Nessun commento:
Posta un commento