31 dicembre 2019

Bilancio di un anno: 2019 (19-151)

Bilancio di un anno: 2019. (19-151)
Ho riletto le pagine di diario di quest'anno. Per cercare di fare un bilancio annuale della mia vecchiaia. Sorpresa: la rilettura mi ha fatto ricordare aspetti che avevo scordato; inoltre si è rivelata più ricca di contenuti di quanto mi aspettassi.

Comincio col richiamare due letture di particolare importanza, fatte durante l'anno: la prima è stata il manifesto Food for Health di Navdanya International; si tratta del più compiuto tentativo di fare chiarezza su cibo, diete, salute, ecologia, economia, potere comparso fino ad ora. Una lettura imprescindibile per chi vuole veramente capire. Un libro particolarmente stimolante per quegli anziani che si preoccupano di nutrirsi meglio che possono, per stare bene nell'ultima fase della vita. Cercherò di farne una sintesi nei primi mesi del 2020. L'ho richiamato alle pagine 19-059 e 19-064 (ma il problema, specificamente riguardante i vecchi, è anticipato alle pagine -006 e -007).
Il secondo, centrato sulla sulla vecchiaia, è La vita e i giorni di Enzo Bianchi: in un centinaio di pagine richiama molti dei temi sui quali ho scritto anch'io in ... 1600 pagine!
E anche qualche idea originale. Ne ho scritto alle pagine da 19-142 a 19-149.

Vengo ora alle novità più strettamente relative alla mia vecchiaia.
Fondamentali le visite dal geriatra: hanno richiamato idee che condividevo, ma che forse trascuravo. Prima fra tutte la necessità del movimento per i vecchi, anche per compensare la perdita di massa magra. Ho cominciato ad aprile e la faccenda ha riguardato molteplici aspetti richiamati in numerose pagine: 19-045, -067, -069, -073, -118 e -119.
Sempre il geriatra mi ha aiutato nel controllare la Ipb (la prostata: mi era successo una sorta di blocco a urinare durante una notte). Ebbene con un farmaco (mittoval 2,5) da prendere soltanto quando vi è una reale difficoltà (che in genere spaventa molto) e soltanto con un'unica compressa, si risolve il problema entro un'ora (senza correre in pronto soccorso!). In realtà prendo anche di continuo due prodotti erboristici, serenoa e ortica, coi quali mi sembra di tener sotto controllo l'aumento della prostata (alle pagine 19-033, -040, 041, e soprattutto -046).
Ho cercato anche di fare qualche riassunto sulla vecchiaia (-077, -095), raggiungendo la certezza che la vecchiaia vera comincia a 75 anni e che le donne hanno almeno 4 anni di vantaggio sugli uomini (-047, -018, cioè a parità d'età, ci arrivano quattro anni dopo). Il fatto che la vecchiaia cominci più tardi porta come conseguenza che gli anni in più di vita che oggi abbiamo rispetto a cento anni fa, siano anni di vita di mezzo, e non di vita estrema (vedi 19-104).

Durante l'anno che si sta concludendo ho fatto per caso una importante scoperta riguardante il mantenimento della salute dopo i 70: il kefir, la bevanda fermentata di latte (scremato!) o di acqua, che da lungo tempo in Medio Oriente è usata come panacea per molte malattie. Date le ultime scoperte a proposito dei batteri intestinali e della loro enorme influenza sul sistema immunitario, l'importanza straordinaria del kefir nella dieta è definitivamente consolidata. Se potessi dare un consiglio solo ai miei coetanei, direi: bevete il kefir tutti i giorni o almeno due o tre volte alla settimana (19-108).
All'assunzione di Kefir annetto la fortuna di essere stato colpito dal terribile Herpes Zoster, ma di non aver avuto ...nessun male! Da non crederci (19-114). (Onestamente da quest'anno assumo anche, due o tre volte all'anno, l'acido lipoico, che protegge proprio la struttura nervosa, attraverso la quale passano i terribili dolori dello Herpes Zoster.)

Passando a un livello più psichico, frutto di colloqui con la mia compagna, alla pagina 19-003 ho scritto della necessità di darsi degli obbiettivi di vecchiaia. Obbiettivi evolutivi, di miglioramento e di scopo di vita. Meglio: di scopo della vecchiaia. Metto fra questi anche una maggior coerenza di vita: per esempio non bere più il caffè che non mi garantisca che sia stato ottenuto con mezzi ecosostenibili e di equità verso i piccoli produttori e i braccianti agricoli che lo raccolgono (vedi 19-062 e -094).
Ho anche smesso di portare con me il cellulare: basta con al retorica di essere sempre connessi! (vedi 19-070). Sconto così una estraneità sempre maggiore alla società nella quale ancora vivo (19-110 e -141).

Un'ultima novità: da quest'anno, complice il mio geriatra, assumo vari integratori. Gli omega 3 (DHA), la vitamina D3, la vitamina B12, oltre all'acido lipoico, alla serenoa e all'ortica. Mi sono chiesto: ne vale la pena? (vedi 19-088, -102, -126).
Mi son risposto: per il momento sì!

(da ora in poi penso di tralasciare di fare i riepiloghi bimestrali, cominciati nel 2016)


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016 al 2019, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso. Dal 2019 scrivo una sintesi annuale il 31 dicembre.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

30 dicembre 2019

Riepilogo novembre-dicembre 2019 (19-150)

Riepilogo novembre-dicembre 2019. (19-150)
In questi ultimi due mesi ho scritto più volte sulle malattie e la vecchiaia: sull'Alzheimer (che non mi fa paura, 19-143), sul numero eccessivo di esami clinici che si prescrivono ai vecchi (-136), sull'invito della mia regione a vaccinarmi contro l'influenza (-133), ma anche sugli integratori che sto assumendo, troppi anche quelli (-126), che si sono trasformati in una lotta contro la morte.
Ormai mi sono convinto che la vecchiaia non cominci a 65 anni, bensì a 75 (19-130), (anche se, a 73 anni per la prima volta, proprio in questo mese, me la sono fatta addosso, segno tipico di anzianità vera, vedi 19-138). Comunque, almeno in questa fase intermedia (65-75), la vecchiaia è meglio vivera in due (-149).
Tre caratteristiche della terza età: ricordi di tempi diversi (19-135), che permettono raffronti con l'età presente; lenta pacificazione con l'idea che la vita finisce (-131); perdita di entusiasmi: non è più il tempo per imbarcarsi in nuove esperienze di vita (-140).
La sensazione di distacco dalla società moderna mi è tornato riflettendo sui cosiddetti "social" (19-141); la morte di un collega molto anziano ha riacceso la curiosità sugli ultimi anni di vita (-144).
Ma la vera novità di questo bimestre è stata la lettura de La vita e i giorni di Enzo Bianchi, sulla vecchiaia. Mi ha offerto lo spunto per numerose riflessioni (19-142 e dal 19-145 al -149). Due su tutte: da vecchi è necessario mollare la presa e la vita in quanto "a termine" contiene in se la caratteristica della incompiutezza.

Infine una modifica a questo diario: da quest'anno provo a fare un bilancio, il 31 di dicembre, delle principali idee nuove che sono apparse al mio orizzonte durante l'anno appena trascorso (vedi 19-151 di domani).


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

27 dicembre 2019

Solitudine (19-149)

Solitudine. (19-149)
Fra le paure che nutrono i più anziani c'è quella dell'abbandono e della solitudine. 
Lo scrive Enzo Bianchi nel suo libro sulla vecchiaia, che ho più volte citato (vedi n. 19-142 e seguenti).
È un sentimento che in questo momento non provo.
Pensando alla situazione di un monaco (come è Bianchi) lo trovo comprensibile: anziano e senza famiglia, nè figli, un monaco è legato soprattutto ai confratelli e agli amici. Questi ultimi però diventando vecchi si diradano, vuoi per difficoltà di movimento, vuoi perchè muoiono. E i confratelli mi figuro che siano come dei parenti alla lontana.

Per me la situazione è ben diversa: ho figli e nipoti. E una compagna.
Più avanzo nella vecchiaia e più mi rendo conto che vivere in due è una fortuna; non tanto per l'oggettivo aiuto materiale in molte occasioni pratiche; bensì perchè la consuetudine quotidiana a un dialogo, a una interlocuzione, ad accordi e scambi, a piccoli e grandi compromessi di vita, stimola la psiche.
Vivere la vecchiaia in coppia è un autentico massaggio rivitalizzante dello spirito.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

26 dicembre 2019

Vecchi in Italia (19-148)

Vecchi in Italia. (19-148)
Ho letto da qualche parte che noi vecchi italiani siamo tanti. Più di 12 milioni, un quinto della popolazione.
Ho voluto documentarmi, su dati Istat del 2019.
In realtà gli abitanti con oltre 65 anni, in Italia, sono quasi 14 milioni: un quarto della popolazione! (Se però spostiamo l'asticella sui 75 anni invece che sui 65, sono pur sempre 7 milioni, quasi il 12%: non poco)
Mi figuro che cosa potremmo fare con una tale massa di voti, alle elezioni politiche, se esistesse un partito dei vecchi. Se i vecchi fossero depositari di saggezza e lungimiranza. Se fossero disinteressati e avessero a cuore il bene comune.
Se ...
Meglio di no.
Non vi sono garanzie che i vecchi siano migliori delle altre età.
Potrebbero esserlo ... ma non vi è certezza che lo siano.
Ogni vecchio si porta dietro ciò che è stato nelle altre età. Diventando vecchio ha buone occasioni, ma facilmente non le coglie.
Del resto chi si sta muovendo oggi a livello globale (per esempio) sui cambiamenti climatici?
I giovani, anzi i giovanissimi.
Mi addolora dirlo, ma la speranza oggi viene dai giovanissimi, piuttosto che dai vecchi.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

25 dicembre 2019

La vista cala (19-147)

La vista cala. (19-147)
Enzo Bianchi, nel libro che ho citato più volte (a partire da pagina 19-142), fra le diminuzioni della vecchiaia, mette anche la perdita della capacità visiva. Anzi: la diminuzione della percezione dell'intensità luminosa
Mi ritengo fortunato, perchè non ho questo problema.
In una recente visita oculistica mi è stato diagnosticato un inizio di cataratta, ma proprio un inizio, tanto che devo fare una visita di controllo soltanto fra un anno.
È vero che in casa ho cominciato ad alzare la luminosità delle lampadine dei vari punti luce; è vero che non vedo bene le scritte minute che compaiono sul televisore durante le trasmissioni. Ma, insomma, la situazione mi pare un buon compromesso fra l'aumento degli anni e la diminuzione delle capacità.
Fino a ieri.
Ero in cucina, dove campeggia una lampada da 1600 lumen che illumina perfettamente ogni cosa. Era tardo pomeriggio, quasi all'imbrunire; decido di andare in bagno, che si trova lungo un corridoio senza finestre. Non accendo alcuna luce, perchè nella stanza da letto c'è la nipotina piccola che sta dormendo e non voglio svegliarla con la luce: tanto il percorso lo conosco a memoria e un pò di luce c'è.
Entro dunque in corridoio e ... sbatto contro la porta chiusa del corridoio!
Rumore forte, dolore acuto, con tanto di escoriazione al naso, ghiaccio subito e alcuni minuti di intontimento: non ho visto la porta chiusa!
Posso sempre incolpare il passaggio da un luogo illuminato a uno in penombra, oppure un momento di distrazione, oppure la certezza che la porta fosse aperta.
Tutte scuse.
La verità è che non ho visto la porta serrata.
Mi sa che Bianchi abbia ragione.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

24 dicembre 2019

La nuora (19-146)

La nuora. (19-146)
Cinque anni fa mio figlio ha trovato una compagna, con la quale ha messo su casa.
Avevo una grande disponibilità nei contronti dei due giovani. Ma anno dopo anno la mia apertura si è ridimensionata. La loro vita ai miei occhi è parsa sempre meno positiva, specialmente quella di mia nuora. Soprattutto per l'atteggiamento poco affettivo nei confronti del primogenito, e per comportamenti che ho giudicato falsi, superficiali e supponenti (a fronte di tanta, tanta ignoranza).
La nostra frequentazione si è ridotta e limitata ai bisogni di accudimento dei due nipotini.
Penso che sia un classico l'incomunicabilità degli anziani con generi e nuore: diversità di età della vita, di abitudini, di formazione, di sensibilità, di valori, eccetera, eccetera.
Non pensavo di caderci dentro anch'io in modo così vistoso.
In una parola: non sopporto mia nuora.

Nei giorni scorsi ho letto il libro di Enzo Bianchi La vita e i giorni (vedi 19-142 e -145).
Uno dei concetti che mi hanno colpito da subito è stato quello che gli anziani devono "mollare la presa". Ritirarsi e lasciare spazio ai giovani. Anzi avere fiducia nei giovani.
Ho deciso che lo farò con mia nuora.
Smetterò di criticarla.
Smetterò di voler vedere soltanto i suoi lati negativi.
Darò credito ai due nuovi genitori, avendo fiducia che faranno del loro meglio.
(Del resto soltanto adesso, da vecchio, mi rendo conto di non essere stato un buon padre.)

(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

23 dicembre 2019

La vita e i giorni di Enzo Bianchi (2) (19-145)

La vita e i giorni di Enzo Bianchi (2) (19-145)
Ho finito di leggere il libro di Bianchi.
Confermo il mio giudizio su questo testo (vedi 19-142).
Anche se nella seconda parte si accentuano le riflessioni sulla sua scelta fondamentale di vita (la fede cristiana, Bianchi è un monaco cristiano), restano numerose osservazioni sulla vecchiaia pura e semplice. Come ho scritto, molte osservazioni le ho fatte anch'io in questi sette anni di diario: segno che l'esperienza della vecchiaia è realmente comune per tutti i vecchi o almeno per coloro che si soffermano a riflettere sulla loro vita.

Mi hanno colpito particolarmente due riflessioni, che io non avevo fatto nel senso indicato da Bianchi.
La prima si può sintetizzare nell'espressione: "la vecchiaia è il tempo in cui si deve mollare la presa". Cioè si deve cessare di voler tenere tutto sotto controllo, si deve smettere di riportare a sè la vita di altri (di gruppi, o anche di singoli familiari). Bianchi è un monaco e non lo può sapere, ma la sua osservazione si applica facilmente a chi ha dei figli. Diventando vecchi si deve mollare la presa sui figli. Lasciare che facciano la loro vita, anche se non la condividiamo. Si deve cessare di star loro col fiato sul collo. Del resto non si può fare altrimenti, perchè le forze di un anziano si vanno affievolendo: neanche con sforzi enormi si può continuare a essere presenti sulla scena del mondo (cioè nella vita dei nostri figli) a settanta – ottanta anni.
La vecchiaia è l'arte del distacco anche da loro.

La seconda osservazione sorprendente è quella relativa all'incompiutezza della propria vita. 
I vecchi si devono rassegnare al fatto di non poter pretendere di completare ciò che stanno facendo: la vita è di per sè incompiuta.
Da una parte ciò presuppone una fiducia nei più giovani, che prenderanno il nostro testimone e lo porteranno avanti. Cioè i nostri progetti non si concludono con noi.
Si completeranno senza di noi.
Dall'altra parte il concetto di incompiutezza centra in pieno la condizione umana: soprattutto a riguardo della nostra aspirazione all'immortalità. La vita è destinata a finire e perciò è in contraddizione col nostro sentimento interiore che la vorrebbe eterna.
La vita dunque è sempre incompiuta, proprio in quanto finisce.

Un bel libro. Da leggere.

(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

20 dicembre 2019

E' morto un mio ex collega di lavoro (19-144)

È morto un mio ex collega di lavoro. (19-144)
Era molto più vecchio di me. È morto a 87 anni di età.
L'ho visto per l'ultima volta quattro anni fa, proprio prima di andare in pensione (io). Era in buona forma, nonostante l'età e un figlio gravemente ammalato (che poi è morto prima del padre).
Mi chiedo: come avrà passato questi quattro anni che gli sono rimasti da vivere (rispetto al momento in cui l'ho visto per l'ultima volta)? Come sarà stata la sua evoluzione verso la fine?
L'idea che mi ero fatto, vedendolo allora, era che avesse un equilibrio fisico e psichico dignitoso e che potesse continuare a vivere così ... indefinitamente!

Ciò che suscita il mio interesse è il conoscere come si è trasformato da vecchio in buona salute a moribondo e poi a morto.
Mi sono figurato che la morte del figlio sia stato un colpo molto duro. Forse di mezzo c'è stata anche la morte della moglie.

Insomma: come si passano gli ultimi tre o quattro anni di vita? 
Che cosa succede di importante capace di far crollare il vivere?

(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

19 dicembre 2019

Non ne ho timore (19-143)

Non ne ho timore. (19-143)
Ero in banca, in coda per pagare una tassa. Seduto, in attesa, vi è un tale che vedo talvolta in quartiere. Appesantito da molti chili di troppo, sembra male in arnese. Non è più vecchio di me, anzi mi pare più giovane, ma sembra sul limitare della vita. Quando si alza, con fatica, per recarsi allo sportello, rivela un tremore alle mani, segno di Parkinson.
Potrebbe capitare anche a me?
Statisticamente sì: una certa percentuale di anziani ne soffre assieme ad altre patologie come lo Alzheimer.
Eppure, non so perchè, non temo di venir colpito, nei prossimi anni, da malattie tanto invalidanti.
Eccessiva fiducia nel mio stile di vita? Presunzione immotivata di essere immune da alcune gravi malattie? Fiducia nel mio patrimonio genetico?
Non saprei.
Ma ho la certezza che queste malattie non siano per forza di cose proprie della vecchiaia.

(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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18 dicembre 2019

La vita e i giorni, di Enzo Bianchi (19-142)

La vita e i giorni, di Enzo Bianchi. (19-142)
Finalmente ho acquistato il libro di Bianchi, sulla vecchiaia. Già dai primi due-tre capitoli ho compreso di aver fatto un acquisto felice. Bianchi, come spesso, è profondo e mai banale. Anche se è un monaco cristiano, racconta la vecchiaia più da uomo vecchio che da credente.
Riflette sulla vecchiaia, ne tratteggia gli elementi di fondo, dà prospettive.
Molte delle cose che scrive le ho osservate anch'io in questi sette anni di diario sulla vecchiaia. Ma Bianchi ha un che di sintetico, nel descriverle, di essenziale.
Direi: di poetico.
Ne scriverò più compiutamente quando avrò terminato il libro.
Per ora riporto alcune frasi illuminanti del risvolto di copertina, chiaramente desunte dal libro.

"Terra sconosciuta in cui ci inoltriamo lentamente, la vecchiaia. ... E' il tempo di piantare alberi per chi verrà ... E' un prepararsi a lasciare la presa, ad accettare l'incompiuto, ad allentare il controllo sul mondo e sulle cose ... occasione preziosa di un generoso atto di fiducia verso le nuove generazioni."

(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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17 dicembre 2019

I "social" (19-141)

I social. (19-141)
In questi ultimi anni (due o tre) la diffusione di mezzi di comunicazione sociali (cioè diffusi fra la gente, senza nessun investimento economico da parte del singolo utilizzatore) si è ingigantita. Vi sono addirittura dibattiti pubblici sul loro linguaggio, sui sentimenti che suscitano, sulla loro invadenza.
Dico subito che i social mi lasciano indifferente. È vero che uso uno di tali strumenti col mio diario. Ma di tutti gli altri ne conosco a malapena il nome: non li frequento mai, nè sono interessato a conoscerne contenuti e modalità di uso.
È un nuovo mondo verso il quale provo indifferenza.
Da una parte perchè il loro uso richiederebbe un qualche impegno per appropriarmi di meccanismi, di termini tecnici e per ricavare tempo da dedicarci.
D'altra parte perchè li sento come un nuovo falso, del quale si può fare a meno, come se ne è fatto a meno negli ultimi 50 anni o 50 ... secoli!
Non ce n'è bisogno.
Si dice: rispondono a un bisogno di comunicazione.
Ma la comunicazione vera avviene attraverso la parola parlata, nei contatti fisici con la gente, nell'incontrarsi. Già la tv ha isolato la gente in casa propria; ci mancavano altre diavolerie per spingerci tutti nell'isolamento totale della propria tastiera!
Verso tutto ciò mi sento estraneo.

(E' curioso che il termine tecnico che li designa sia social media, naturalmente in inglese, ed è ancora più curioso che la traduzione in italiano sia: social network! Sì, non è uno scherzo, la traduzione italiana di un termine inglese è ancora un termine inglese!!!)

Questa idiosincrasia per le novità è proprio segno di vecchiaia.
Ma non ci posso far nulla: ne ho fatto a meno per settant'anni, ne farò a meno nei prossimi pochi anni di vita.
E non ne sento alcuna mancanza!


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

13 dicembre 2019

E' passato il tempo ... (19-140)

È passato il tempo... (19-140)
Uno o due anni fa avevo scritto di una sostanza psicotropa brasiliana (ayahuasca).
Me ne aveva parlato la figlia di mia moglie, che l'aveva provata e ne descriveva le meraviglie, soprattutto in termini di ampliamento della comprensione dell'esistenza.
Avevo letto anche un impegnativo saggio antropologico su tale sostanza (niente a che fare con le cosiddette droghe da piacere). E mi ero convinto a provarla, rimandando l'esperienza a un anno successivo.
Sono passati due anni e la figlia mi ha riproposto l'esperienza.
Confesso che l'interesse è scemato.
Durante la mia vita ho fatto spesso esperienze per allargare la mia conoscenza della realtà (interiore ed esteriore). Dunque questa entrerebbe nel mio filone di ricerca. 
Ma è come se ormai fosse passato il tempo per queste cose.
Mi son detto: sono vecchio, non è più il tempo. Nella mia vita, non c'è più spazio.

La mia vita si può concludere senza fare questa ulteriore esperienza.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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12 dicembre 2019

Il mio cane più giovane (19-139)

Il mio cane più giovane. (19-139)
Avevo tre cani. Due più vecchi e uno giovane. Ormai i primi due sono morti. È rimasto quello più giovane. Ma il tempo passa. Il mio cane giovane ha compiuto 12 anni. Ha un'età canina simile alla mia umana (circa 70 anni). Fino a quest'estate, quando il mio cane vecchio era ancora in vita, il paragone fra i due animali era stridente.
Ora "il giovane" è rimasto solo e così lo osservo più attentamente.

Ormai è diventata una sua abitudine: durante le passeggiate tende a scegliere le strade più corte per tornare a casa. Per di più ignora spesso gli altri cani, mentre tempo addietro cercava sempre il contatto ravvicinato coi suoi simili. E non fa più delle gran corse: al massimo trotterella. Anche gli oggetti che gli lancio al volo stenta ad afferrarli, gli sfuggono.
Non c'è dubbio: sta invecchiando.
Leggendo le pagine di alcuni anni fa di questo diario, ne ho trovata una sulla vecchiaia incipiente della mia seconda cagna, anche lei, all'epoca, dodicenne.
Riporto di seguito quella pagina:

La cagna invecchiata. (14-135) (12/07/14)
Oggi, dopo due anni anche il mio secondo cane (anzi cagna) ha compiuto 12 anni. Insomma è vecchia.
C'è arrivata dopo di me e l'ho osservata in modo più oggettivo.
I suoi cambiamenti mi sono sembrati più veloci e appariscenti di quelli del primo cane.
Ha cominciato quest'inverno. Si rifiutava di scendere le scale, la sera. Ho pensato si trattasse di dolori reumatici e l'ho curata. Poi però ha cominciato a salire le scale con lentezza, scalino dopo scalino.
Quando era giovane, amava giocare e se le lanciavo un bastoncino o un frutto, li afferrava con sveltezza. Adesso si schermisce. Non gioca più. È timorosa che quel lancio possa farle del male. Si sottrae.
È diventata più impacciata. Se ci incontriamo in casa, stenta a farsi da parte. È incerta su dove andare. Devo prestare attenzione a non calpestarla.
Timori, difficoltà fisiche, impacci.
La descrizione della sua vecchiaia.
E della mia.

Beh, alla stessa età mostrava maggiori segni di vecchiaia del cane rimastomi.

Le vecchiaie non cominciano tutte alla stessa età, nè hanno la stessa velocità, e neppure gli stessi segni.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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11 dicembre 2019

Pisciarsi addosso (19-138)

Pisciarsi addosso. (19-138)
L'ultima volta che è venuto a trovarmi il mio amico (ormai sulla settantina anche lui), mi ha confessato che, complice l'ingrossamento della prostata, sentiva spesso l'urgenza di orinare. Aveva aggiunto :" ... e pisciarsi addosso non è una bella cosa!" adombrando l'idea che gli fosse capitato.
Io ho una prostata sempre più grossa e fin dall'inizio avevo anch'io lo stimolo impellente a orinare. E in un paio di occasioni mi è anche capitato di farmela addosso. Ma ciò capitava alcuni anni fa. Col tempo ho imparato a gestire la mia urina: cercando di non bere troppo la sera, evitando di mangiare legumi (sempre la sera) e poi stando attento durante il giorno a non tirare troppo in lungo uno stimolo.
Eppure ieri mi è capitato.
Ero fuori col cane, avevo bevuto abbastanza, faceva fredddo, non avevo bagni a portata di mano, stavo cercando di montare in auto per tornare a casa in fretta, ma il cane mi rallentava. Ho cercato allora disperatamente un luogo appartato e mentre lo facevo ... l'urina ha fatto quel che ha voluto.

Non è stato piacevole, ma neppure traumatico. Non mi son sentito umiliato.
Forse avrei dovuto? (fatto sta però che non ho avuto il coraggio di confessarlo alla mia compagna)
Una rondine non fa primavera e dunque non credo di aver perduto il controllo degli sfinteri.
Ciononostante il problema è un problema da vecchi. Soprattutto se molto anziani.
Potrebbe essere la mia condizione: un vecchio incontinente.
Che deve usare il pannolone.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
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07 dicembre 2019

Un'altra pagina ormai lontana nel tempo (19-137)

Un'altra pagina di 5 anni fa. (19-137) (07/12/19)
Continuo di tanto in tanto a riportare pagine di diario ormai lontane nel tempo.
Inizialmente perchè erano pagine che non erano state lette da nessuno. Poi per fare un confronto con le idee di adesso: per vedere quanto siano cambiate. O anche per verificare se sono rimaste le stesse.
 
Segreti. (14-140) (17/07/14)
Vecchi e giovani sono diversi. Ovvio. Ma sono più che diversi. Appartengono letteralmente a specie diverse. In una pagina di diario dell'anno scorso scrivevo che noi vecchi siamo degli alieni.
Continuo a pensarla così ...

Per un vecchio, soprattutto di ultima fase, il presente è la morte.
Nei contatti fra generazioni giovani e vecchie questa è una difficoltà. Noi vecchi ameremmo poter parlare apertamente della nostra fine. Un po' per esorcizzarla, un po' per abituarci all'idea. E anche perchè è la nostra condizione. La condizione di esseri umani prossimi alla fine.
Per i più giovani non è così. La morte è remota. È un'idea vaga. I più giovani vivono nell'illusione di essere immortali (è uno dei doni di Prometeo all'umanità).
I più vecchi invece ne parlano volentieri. Il pensiero della fine non li intristisce. Sono realisti. Il corpo fra poco non funzionerà più. Dunque si sentono vicini alla fine.

Vecchi, non parlatene coi giovani. Non possono capire.
Parlatene con i vecchi. Che diventi un segreto fra vecchi.
Da conservare gelosamente.

06 dicembre 2019

Agli uffici dell'unità sanitaria locale (19-136)

Agli uffici dell'unità sanitaria locale. (19-136)
Mi sono recato ieri pomeriggio alla mia Usl, per fissare un esame ecografico. Solo cinque persone erano in coda: tutti anziani. L'impiegata era paziente e cercava di venir incontro a ognuno. Per tutti si trattava dello stesso problema: un esame da fare, per il quale non vi era posto entro breve tempo, oppure se vi era disponibilità era necessario spostarsi in provincia.
Ho riflettuto.
È possibile che noi anziani dipendiamo da esami su esami? Analisi, visite specialistiche, ecografie, tac, risonanze ...
Verrebbe da dirsi: ma non vuoi rassegnarti che ormai sei alla fine?
È avvilente quanto siamo medicalizzati noi anziani e da quanti farmaci dipendiamo. Ho il dubbio che tutto ciò non migliori le cose, ma semplicemente accompagni la malattia.
Non ritorno sulla mia idea che vecchiaia e malattia non sono sorelle. Anche se vedendo chi frequenta le Usl verrebbe da pensare il contrario.
Mi viene da pensare: non basterebbe un bravo medico che individuasse il problema e cercasse di superarlo, modificando lo stile di vita dell'anziano?

Finalmente è arrivato il mio turno e mi hanno fissato una data per l'ecografia. 
Evviva era la quarta volta che tentavo!
Predico bene, ma razzolo male!


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

05 dicembre 2019

Prospettiva lunga (19-135)

Prospettiva lunga. (19-135)
Uno dei vantaggi della vecchiaia è che permette visioni allungate sul tempo che passa. Permette di fare confronti fra oggi e quaranta o cinquanta anni fa. Un quarantenne o anche un cinquantenne non lo può fare. È vissuto troppo poco. Il suo sguardo consapevole arriva a venti-trenta anni addietro.
Non di più, è ovvio.

Cercando informazioni sulla disciplina igienica della produzione di cibo in Italia, sono
capitato sulla prima legge dell'Italia repubblicana: la 283 del 1962. La legge prevedeva che entro un anno sarebbe stato emesso il regolamento applicativo, in modo da entrare in vigore.
La legge era uno dei frutti della stagione di riforme che si ebbe a partire da quell'anno e che portò, fra l'altro, alla nazionalizzazione dell'energia elettrica, all'estensione dell'obbligo scolastico fino a 14 anni, alla legge contro la speculazione edilizia e appunto alla disciplina della produzione di alimenti. Le reazioni a quelle leggi furono forti da parte di chi si avvantaggiava della situazione precedente.
Eclatante fu la reazione alle nuove normative sul cibo: invece di un anno il decreto applicativo impiegò quasi vent'anni per vedere la luce. Cioè la legge fu fatta slittare di un ventennio.
Potenza immensa dei produttori di cibo!
Impossibile non fare un paragone con quanto sta avvenendo in Unione Europea a proposito di un tema simile: la revisione delle norme sugli additivi alimentari (2010). Affidata all'Efsa (agenzia europea che si occupa della sicurezza alimentare), questa  (o chissà chi in sua vece) si è data ben dieci anni per la revisione (attualmente non è ancora stata ultimata). 
Revisione che comporterebbe inevitabilmente una riduzione di molti limiti massimi per l'utilizzo degli additivi negli alimenti e dunque una restrizione degli utilizzi nell'industria.
Da vecchio che ricorda la legge del 1962 non posso non fare confronti e constatare che i cittadini europei sono ancora ostaggio dell'industria del cibo.

Quando si è vecchi dunque si possono fare confronti.
Altro esempio riguarda le banche. È di questi giorni il comunicato di un'importante banca italiana di tagliare di circa 5000 unità i suoi impiegati. Crisi? No, effetti della tecnologia. Trasferendo alcune attività on line, c'è bisogno di meno personale.
Ricordo bene che vent'anni fa, almeno qui da noi, è cominciata l'era dell' internet banking. Si è cominciato a fare tutto da casa e soprattutto facciamo tutto noi clienti (con tanto di perdita di tempo e di errori).
Comodo, no? Dipende.
Se si è un'impresa, sì, ma se si è un privato cittadino, no.
Prima si passava per l'impiegato di banca che, in meno tempo e con più precisione, ci risolveva i problemi. Qualche criticità, ma ingranaggio liscio e collaudato.
Il cambiamento successivo è sembrato innocuo e dovuto al progresso.
Ma i risultati veri si vedono adesso: riduzione del personale.
Le banche non hanno intrapreso la via degli sportelli elettronici per velocizzare le operazioni o per amore del progresso o per farci risparmiare. L'hanno fatto semplicemente per ... fare soldi.
Per dare più utili agli azionisti (cioè a coloro che hanno già molto denaro): non a caso contemporaneamente all'annuncio dei futuri licenziamenti, l'azienda ha comunicato che nei prossimi cinque anni l'utile per gli azionisti sarà di almeno 5-8 miliardi di euro!
Della questione delle 5000 famiglie che perderanno reddito, l'azienda non è interessata.
È l'economia, bellezza!

Da vecchi si ha una visione che spazia più lontano (nel tempo). 
Si fanno confronti, si danno giudizi.
E ci si indigna.


(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )