La
nuora. (19-146)
Cinque
anni fa mio figlio ha trovato una compagna, con la quale ha messo su
casa.
Avevo
una grande disponibilità nei contronti dei due giovani. Ma anno dopo
anno la mia apertura si è ridimensionata. La loro vita ai miei occhi
è parsa sempre meno positiva, specialmente quella di mia nuora.
Soprattutto per l'atteggiamento poco affettivo nei confronti del
primogenito, e per comportamenti che ho giudicato falsi, superficiali
e supponenti (a fronte di tanta, tanta ignoranza).
La
nostra frequentazione si è ridotta e limitata ai bisogni di
accudimento dei due nipotini.
Penso
che sia un classico l'incomunicabilità degli anziani con generi e
nuore: diversità di età della vita, di abitudini, di formazione, di
sensibilità, di valori, eccetera, eccetera.
Non
pensavo di caderci dentro anch'io in modo così vistoso.
In
una parola: non sopporto mia nuora.
Nei
giorni scorsi ho letto il libro di Enzo Bianchi La vita e i giorni
(vedi 19-142 e -145).
Uno
dei concetti che mi hanno colpito da subito è stato quello che gli
anziani devono "mollare la presa". Ritirarsi e lasciare
spazio ai giovani. Anzi avere fiducia nei giovani.
Ho
deciso che lo farò con mia nuora.
Smetterò
di criticarla.
Smetterò
di voler vedere soltanto i suoi lati negativi.
Darò
credito ai due nuovi genitori, avendo fiducia che faranno del loro
meglio.
(Del
resto soltanto adesso, da vecchio, mi rendo conto di non essere stato
un buon padre.)
(Indici
dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41.
Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del
bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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