La
vita e i giorni, di Enzo Bianchi. (19-142)
Finalmente
ho acquistato il libro di Bianchi, sulla vecchiaia. Già dai primi
due-tre capitoli ho compreso di aver fatto un acquisto felice.
Bianchi, come spesso, è profondo e mai banale. Anche se è un monaco
cristiano, racconta la vecchiaia più da uomo vecchio che da
credente.
Riflette
sulla vecchiaia, ne tratteggia gli elementi di fondo, dà
prospettive.
Molte
delle cose che scrive le ho osservate anch'io in questi sette anni di
diario sulla vecchiaia. Ma Bianchi ha un che di sintetico, nel
descriverle, di essenziale.
Direi:
di poetico.
Ne
scriverò più compiutamente quando avrò terminato il libro.
Per
ora riporto alcune frasi illuminanti del risvolto di copertina,
chiaramente desunte dal libro.
"Terra
sconosciuta in cui ci inoltriamo lentamente, la vecchiaia. ... E' il
tempo di piantare alberi per chi verrà ... E' un prepararsi a
lasciare la presa, ad accettare l'incompiuto, ad allentare il
controllo sul mondo e sulle cose ... occasione preziosa di un
generoso atto di fiducia verso le nuove generazioni."
(Indici
dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41.
Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del
bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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