18 dicembre 2019

La vita e i giorni, di Enzo Bianchi (19-142)

La vita e i giorni, di Enzo Bianchi. (19-142)
Finalmente ho acquistato il libro di Bianchi, sulla vecchiaia. Già dai primi due-tre capitoli ho compreso di aver fatto un acquisto felice. Bianchi, come spesso, è profondo e mai banale. Anche se è un monaco cristiano, racconta la vecchiaia più da uomo vecchio che da credente.
Riflette sulla vecchiaia, ne tratteggia gli elementi di fondo, dà prospettive.
Molte delle cose che scrive le ho osservate anch'io in questi sette anni di diario sulla vecchiaia. Ma Bianchi ha un che di sintetico, nel descriverle, di essenziale.
Direi: di poetico.
Ne scriverò più compiutamente quando avrò terminato il libro.
Per ora riporto alcune frasi illuminanti del risvolto di copertina, chiaramente desunte dal libro.

"Terra sconosciuta in cui ci inoltriamo lentamente, la vecchiaia. ... E' il tempo di piantare alberi per chi verrà ... E' un prepararsi a lasciare la presa, ad accettare l'incompiuto, ad allentare il controllo sul mondo e sulle cose ... occasione preziosa di un generoso atto di fiducia verso le nuove generazioni."

(Indici dei primi anni a pag. 107 e pag. 442. Sintesi del 2012 a pag 14-41. Dal 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre, compare una sintesi del bimestre appena concluso.
Per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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