30 giugno 2017

Maggio e giugno 2017 (17-100)

Maggio e giugno 2017. (17-100)
Le novità comparse in questo bimestre sono numerose (talvolta stento a credere che vi possano essere cose nuove da dire sulla vecchiaia; in cinque anni di diario mi sembra di aver detto tutto; non è così).

Innanzi tutto sull'essere nonni. È un periodo lungo, ma finisce. Quando i nipoti vanno a scuola, si è impegnati di meno, come nonni. Più aumenta la loro autonomia, meno c'è bisogno di noi. (17-068)
In passato, ho scritto numerose pagine sui vantaggi di una vita lunga; negli ultimi mesi ho scoperto un altro risvolto della faccenda: vivere più a lungo comporta anche più occasioni di sofferenza (non per le malattie, ma per le relazioni). (17-071)
Finalmente ho provato un apparecchio acustico. Il vantaggio c'è, ma il costo e l'irritazione cutanea dell'orecchio, dovuta alla presenza di un corpo estraneo, me ne hanno sconsigliato l'acquisto. (17-072)
Una novità nei miei interessi dell'ultimo anno riguarda i batteri intestinali e il loro ruolo nel mantenimento della salute. Tale ruolo diventa fondamentale in vecchiaia. Avere una buona flora intestinale ci consente una buona vecchiaia. Nella terza età è necessario occuparsi dei batteri nostri ospiti. (17-083)
Ben tre cambiamenti importanti sulle mie convinzioni su morte e defunti: inutile fare le orazioni funebri (mi ci ero affezionato), meglio il silenzio; inopportuno enfatizzare la nostra uscita dalla vita, meglio andarsene in punta di piedi. E poi comincio a pensare che sia razionale pensare all'eutanasia per finire la nostra vita, invece di lasciare che la vita si esaurisca in modo indecoroso (per la perdita di autonomia, di interesse per la vita e per eventuali malatte). (17-078, 17-093, 17-098)
Infine un'evoluzione del mio rapporto col corpo: la sicurezza sul fatto che il fisico segua docilmente i m iei progetti ha cominciato a vacillare: in questi mesi ho cominciato a fidarmi meno del mio corpo. (17-095)


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

29 giugno 2017

Quando comincia la vecchiaia? (17-099)

Quando comincia la vecchiaia? (17-099)
In una recente trasmissione televisiva sulla salute, ho sentito quest'affermazione:
la vecchiaia vera comincia a 75 anni.
All'inizio di questo diario, cioè con la mia entrata nella vecchiaia, all'età anagrafica (65 anni), mi ero posto il problema di classificare i vari momenti della terza età in tre fasce, ciascuna di dieci anni. Era una classificazione artificiosa, ma necessaria perchè è lampante che un anziano di 65 anni ha poco a che fare con uno di 95.
Nelle riflessioni degli anni successivi avevo cercato una suddivisione più aderente alla realtà, non legata al numero di anni. E perciò abbandonai le fasce temporali per concentrarmi sui veri indicatori di vecchiaia.
Sicuramente l'autonomia è uno di questi.
Averla o perderla è uno spartiacque fra due momenti assolutamenti diversi.
Un altro indicatore potrebbe essere la sessualità, anche se le dinamiche di coppia possono incidere molto sul praticarla o meno, indipendentemente dalla capacità di portare a termine un rapporto sessuale.
Un terzo potrebbero essere le malattie (le cosiddette malattie della vecchiaia): ebbene ho dedicato molte pagine del diario per dimostrare che malattie e vecchiaia non hanno niente da spartire. Che le malattie sono il risultato di uno stile di vita errato, cominciato durante l'età matura, ma soprattutto continuato nella vecchiaia.
Allora, come suddividerla la vecchiaia?
Farla cominciare a sessantacinque anni sembra anche a me poco corretto.
Però, in ugual misura, perchè portare il limite a 75 anni?
Perche nell'immaginario della gente una persona a quell'età è sicuramente vecchia, mentre a 65 anni una parte di anziani riesce a camuffare il suo stato (e in genere rifiuta la definizione di vecchio).

In definitiva: far cominciare la vecchiaia a 75 anni è abbastanza realistico, a prescindere dallo stato in cui un individuo si trova. Uno splendido settantacinquenne in perfetta forma e salute non potrà mai sfuggire alla definizione di vecchio, sia come sua percezione interiore, sia come giudizio degli altri.


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28 giugno 2017

Due anziani. E l'eutanasia (17-098)

Due anziani. E l'eutanasia.(17-098) (28/06/17)
Anzi due anziane.
Una, novantaduenne, da qualche mese impossibilitata ad alzarsi dal letto, quindi priva di ogni autonomia (ma ancora lucida); l'altra appena sessantadue anni, devastata da diabete, sindrome metabolica e demenza, ricoverata in una unità intensiva.
La loro situazione mi ha fatto pensare all'eutanasia in modo nuovo, per associazione di idee.
Non parlo di eutanasia coatta di persone che sono un peso per familiari e strutture assistenziali (come per altro avviene in alcune società primitive citate nel saggio La Terza Età di Simone de Beauvoir).
Ma neppure di eutanasia scelta per ovviare a una condizione di disagio estremo, come nei casi di Welby o Englaro.
Intendo eutanasia come libera scelta di chi è ancora in possesso di un poco di autonomia, ma che vede la sua vita ridursi sempre più, vede amici e conoscenti sparire, e soprattutto ha perso interesse per la vita.
Eutanasia come scelta razionale, di decidere anche la propria morte, oltre alla propria vita.

Perchè non dovremmo scegliere di morire?
C'è l'istinto di sopravvivenza, c'è un'educazione religiosa che considera il suicidio un peccato mortale, c'è l'affetto dei familiari (siamo sicuri?).
Ma se l'istinto si affievolisce, la religione ce la siamo lasciati alle spalle da molti anni, e i nostri figli sono anziani anch'essi (e i nipoti hanno altro in testa)?
Perchè non decidere di por fine alla nostra vita in modo razionale, pulito, decoroso?
Soprattutto, intendo, se interesse per la vita non ce n'è più.
Mi pare una idea ragionevole, purchè si sia assistiti in questa scelta.
Oggi si può fare in Svizzera con la società Exit.
Ma costa più di 10.000 €.
Devo cominciare a pensare a come procurarmi questi soldi da adesso.


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25 giugno 2017

Memoria (17-097)

Memoria. (17-097)
La perdita della memoria è uno dei segni di vecchiaia. Quando è grave prelude a una demenza senile. Mia madre, già a 70 anni (la mia età attuale), mostrava grossi segnali di diminuzione di capacità mnemoniche. Anche una conoscente (mia stessa età) mostra tali perdite.
Così ci sto attento, quando dimentico alcunchè o non ricordo il nome di un personaggio o di un conoscente. E mi preoccupo.
Nei giorni scorsi mi sono capitati due episodi che mi hanno turbato.
Durante un discorso con la mia compagna, ho scordato il nome del figlio di un'amica (col quale per altro non ho rapporti). Ho reagito facendomelo suggerire appunto dalla mia compagna, senza preoccuparmene troppo.
Diverso il secondo caso: non riuscivo a ricordare il nome del più famoso campo di sterminio nazista (in Polonia). Un nome che è frequente nelle cronache durante l'anno e che dunque conosco bene, perchè è diventato sinonimo di sterminio.
Ma a un certo punto del mio pensiero non riuscivo a ricordarlo.
Mi sono sforzato, a lungo.
Così mi è venuto in mente il nome di uno dei suoi sottocampi, cioè Birkenau, poi anche di un altro campo in Germania, Buchenwald, perfino di un campo austriaco, Mauthausen.
Ma del famoso campo polacco nemmeno l'ombra.
Ho reagito pensando: mi verrà in mente più tardi.
Così non è stato. Ho resistito alla tentazione di andarlo a cercare nella rete.
Ho ancora pensato: mi verrà in mente domani.
Così non è stato.
Il terzo giorno, quando mi ero scordato quasi della faccenda, d'improvviso il nome: Auschwitz!!!
E' preoccupante.

Non sono ancora giunto a scordare il nome di oggetti d'uso comune.
Neppure a perdite di memoria quotidiane.
Per ora mi capita poche volte al mese.
Temo di scivolare nelle dimenticanze più volte al giorno.


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24 giugno 2017

Il sindaco (17-096)

Il sindaco. (17-096)
Domani si eleggerà il sindaco della città in cui vivo. Si tratta del ballottaggio fra i due candidati che hanno avuto più voti al primo turno, due settimane fa.
Nessuno dei due mi soddisfa.
Uno è l'ex sindaco, che ha già governato due anni e che ha dato prova di cosa non sa fare (o, peggio, di cosa vuol fare: decisioni autoritarie, semplificative, senza partecipazione dal basso, razziste a dir poco, a favore di amici degli amici, senza interessi reali per il bene comune).
L'altro è persona del mondo imprenditoriale, prestata alla politica, ma di scarso impegno ideale. Figura piuttosto scialba. Le sue parole potrebbero essere condivise, ma sono generiche, non preludono ad alcun cambiamento reale di amministrazione.
Il mio candidato purtroppo è arrivato terzo.
Forte la tentazione di non partecipare al voto. Perchè i miei valori non sono rappresentati da nessuno dei due.
Chi sarà eletto governerà la città per cinque anni.

La mia speranza di vita attuale è di 10 anni.
Cioè, in termini di sindaci, ho ancora la possibilità di sceglierne due.
Non posso sprecare una possibilità su due e avere come sindaco per i prossimi cinque anni un razzista.
Domani andrò a votare e voterò per il meno peggio.
Alla mia età non posso permettermi il lusso di aspettare la rivoluzione.
Non ho più tempo.

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23 giugno 2017

Test (17-095)

Test. (17-095)
Da tempo, ogni anno, d'estate vado in montagna a camminare, per qualche giorno.
Negli ultimi anni è diventato un test di ... vecchiaia.
Da quando sono entrato nella terza età ho ridimensionato questo tipo di vacanze.
Niente più alte vie da rifugio a rifugio con pesante zaino sulle spalle, niente conquista delle cime più significative (sempre camminando, non certo scalando!), niente sforzi al limite delle nostre possibilità (nostre perchè andiamo sempre in due).
Ma nonostante l'evidente calo delle nostre ambizioni, già l'anno scorso mi sono accorto che oltre al corpo anche la psiche invecchia. Erano diminuite infatti le motivazioni e durante alcune tappe avevo deciso di desistere a causa di difficoltà.

Ora sto preparando le camminate di quest'anno.
Devo dire che le motivazioni ci sono ancora. Andremo (io e il mio amico) in una valle poco conosciuta e poco praticata (da noi s'intende). Con percorsi spettacolari: sulle Alpi, non più sugli Appennini.
E mi è subentrata la paura.
Paura di non farcela, di non riuscire a compiere gli sforzi necessari, di non far fronte alle nuove difficoltà. Diversamente dagli altri anni non ho più la certezza che il mio corpo sia in grado di assecondare le mie scelte.
Anche la preparazione del viaggio non mi entusiasma più.

Forse non è invecchiamento della psiche, ma di consapevolezza di avere uno strumento che non è più all'altezza.
Il mio corpo.

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22 giugno 2017

Al deposito (17-094)

Al deposito. (17-094)
Ho colto questa conversazione fra due anziani al supermercato:
"Carissimo, come stai?"
"Ah, guarda, che piacere vederti! Da quanto tempo non ci vediamo! Meno male che mi hai salutato tu, perchè alla mia età si è un poco rimbambiti."
"Ma quanti anni hai adesso?"
"Ormai sono ottantasei."
"Complimenti, devo dirti che hai una forma eccellente".
"Grazie, ma a quest'età si è prossimi al deposito!"

Del loro discorso mi è piaciuto tono e ironia del più anziano: si paragonava a un mezzo pubblico che a fine giornata espone il cartello "corsa limitata al deposito".
Mi è piaciuto perchè mancavano accenni a dolori vari, a disgrazie, a lamentele. Anzi era condito di umorismo.

Allora, è possibile arrivare alla fine, conservando uno spirito ilare e leggero?
Senza il solito cliche' del vecchio depresso e lamentoso, incapace di accettare la sua condizione, cioè incapace di vivere?

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18 giugno 2017

Oblio (17-093)

Oblio. (17-093)
Ai funerali di persone molto anziane, partecipa poca gente (a meno che non si tratti di persone pubbliche). È naturale.
I grandi vecchi non hanno più conoscenti, perchè coetanei e persone più vecchie
... sono tutti morti! 
E perchè negli ultimi anni di vita si diradano incontri, contatti sociali, relazioni. Ci si ritira.
Mi chiedo se non sia questo il modo giusto per uscire dalla vita: in silenzio, in punta di piedi.
Chi muore in tarda età non appartiene più agli anni della sua ultima vecchiaia, bensì a quelli in cui era in piena attività.
Chi muore in tarda età è uno sconosciuto ai più. Roba di altri tempi, di altre vicende.

Qualche anno fa mi stupivo di quanto poco resti di noi, dopo la morte.
Nel caso di mia madre, pochi documenti, ricordi saltuari, qualche oggetto. E soltanto da parte mia che sono l'unico figlio.
Anche la conservazione al cimitero della salma o delle ceneri di un defunto ha significato per pochissimi parenti.
È inutile.
Meglio entrare nell'oblio, subito.


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17 giugno 2017

Nulla da fare (17-092)

Nulla da fare. (17-092)
Quando ancora lavoravo, l'anno scorso, ero sempre in arretrato coi lavori. Perciò anche se un dato giorno non avevo una scadenza urgente e quindi ero relativamente libero, incombeva su di me quel tal lavoro che avrei dovuto fare la settimana successiva, o il mese dopo.
Non riuscivo a vivermi un ozio con tranquillità.
Smesso il lavoro, mi accorgo di avere tempo per ... non far nulla.
Si tratta di una condizione strana.
Per tutta una vita, a parte il lavoro, sono vissuto con progetti da portare a termine.
Anzi, l'avere un progetto era la vita.

Adesso che sono vecchio posso permettermi il lusso di non avere progetti.
Nell'ultima età ci si abitua facilmente a non far nulla.
Ci si prende gusto.

E' come  tornare a una condizione primordiale, da uomo primitivo, nella quale l'unico impegno sia procurarsi del cibo. Poi più nulla.
Soltanto esserci.

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16 giugno 2017

Scherzetto (un romanzo) (17-091)

Scherzetto (un romanzo). (17-091) (16/06/17)
Talvolta la letteratura descrive meglio di un saggio.
Così mi sono lasciato tentare da questo romanzo di Domenico Starnone.
In una recensione, veniva descritto come la storia delle vicende di un vecchio artista col proprio nipote di 4 anni.
Ho cominciato a leggerlo e devo dire che le aspettative non sono state deluse.
L'autore ha la stessa età del protagonista (più di settant'anni), così nel romanzo ci dovrebbero essere le riflessioni di un vecchio su vecchiaia e rapporto coi nipoti.
Starnone è bravo.
Ti fa entrare subito nella storia, ti fa vedere luoghi, persone, situazioni. La narrazione scorre via liscia come ... l'olio, senza inciampi, senza parole fuori luogo.
Il vecchio protagonista appare subito come molto preso da se stesso, dal suo lavoro, dalle malattie, dalla vecchiaia.
Significativa una frase nelle prime pagine: più si invecchia più si tiene a restare vivi.

Mi aspetto di scoprire altre perle, sparse da un vecchio (l'autore) che ha più o meno la mia età.

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13 giugno 2017

La mia compagna mi ha detto (17-090)

La mia compagna mi ha detto. (17-090)
La mia compagna legge questo diario sulla vecchiaia.
Ieri mi ha detto:"Molto di quello che scrivi sul tuo diario, io non lo condivido. Dovresti insistere di più sul fatto che quelle che scrivi sono tue riflessioni sulla tua vecchiaia. Non verità assolute."
E' che all'inizio ho fatto una scelta: scrivere idee secche, non sfumate. In modo che chi legge possa dissentire nettamente. Ne consegue che il tono può essere pontificante. Ma corro volentieri questo rischio: preferisco un'opposizione netta a un falso accordo, dove tutte le vacche siano nere.

Tempo addietro lessi un libretto sulla vecchiaia di un noto giornalista.
Ne parlava così male che suscitò in me una profonda ribellione, per la parzialità della sua visione. Però quella visione unilaterale mi permise di definire meglio la mia, di posizione.

Resta sempre vero che di vecchiaie ce ne sono di molti tipi: anzi ogni vecchio declina la sua in modo originale.

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11 giugno 2017

Più coscienza (17-089)

Più coscienza. (17-089)
Più volte la mia compagna ha detto che nella vita do troppa importanza al corpo.
Sia per la cura che metto nell'alimentazione, sia per i rimedi che metto in atto ogni volta che ho una malattia o una qualche perdita dovuta all'età.
Ha ragione.
La mia attenzione ai problemi fisici è preponderante, anche se nell'ultimo anno mi son dovuto confrontare con l'invecchiamento della psiche.

Tempo addietro avevo fatto questa riflessione: da giovani e nell'età di mezzo il corpo non si sente. L'individuo è un tutt'uno di corpo e mente.
Nella vecchiaia invece il corpo ... si sente
Vuoi perchè compare qualche dolore, vuoi perchè non ubbidisce alla volontà come dovrebbe (Albertazzi diceva: il corpo va per conto suo).
Mi chiedo se l'apparire del corpo nella vita del vecchio non abbia un significato profondo.
Nel giovane l'unità inscindibile di anima e corpo, in realtà nasconde il corpo.
I giovani è come se non avessero percezione del loro corpo. Lo usano, ma senza coscienza.
È da vecchi che il corpo si fa sentire, come se reclamasse un proprio ruolo. Come se chiedesse all'individuo:"Occupati di me!"

Se la vita è un lungo percorso verso una maggior consapevolezza di sè, del mondo, degli altri, allora arriva il tempo nel quale si deve prender coscienza del corpo.
Forse le malattie che arrivano in vecchiaia hanno questo significato.

O forse sto solo giustificando una mia mania!

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10 giugno 2017

Vaccinazioni (17-088)

Vaccinazioni. (17-088)
Qualche settimana fa, un medico della mia città, Roberto Gava, è stato radiato dall'Ordine dei Medici: ciò significa che non potrà più esercitare la medicina.
In sostanza lo si accusa di essere contrario alle vaccinazioni pediatriche di massa.
Appresa la notizia mi sono indignato, per l'oscurantismo della decisione: Gava non è stato radiato per essere colpevole di aver fatto morire dei pazienti, nè per essere stato condannato da qualche tribunale, bensì soltanto per le sue idee, che sarebbero sicuramente quelle di ogni persona di buon senso, che abbia approfondito la questione.
Prima del caso, avevo già acquistato uno dei libri di Gava e cioè Le Vaccinazioni Pediatriche, per documentarmi sul problema (ho ben quattro nipoti al di sotto dei 5 anni).
Si tratta di un libro di oltre 700 pagine con più di mille citazioni di articoli scientifici.
Le conclusioni di Gava sono molto prudenti. In sostanza Gava ritiene che, prima di vaccinare un bambino, bisogna valutare bene i pro e i contro: cioè quello che ogni medico cosciente dovrebbe fare! Naturalmente dovendo valutare caso per caso, non si può procedere a vaccinazioni di massa.
Non ho la competenza per entrare nel merito, ma vi sono così tanti interessi economici in gioco in tutte le operazioni di massa (miliardi di euro di profitti a vantaggio dei produttori dei vaccini) che reputo Gava una vittima collaterale di una sorda lotta per il maggior guadagno.
Gava, più di un anno prima della sua radiazione, aveva inviato al consiglio superiore di sanità una lettera sulle vaccinazioni, chiedendo una revisione critica della questione.
La lettera era stata firmata da centinaia di medici di tutta Italia.

Ne parlo in questo diario perchè la notizia mi ha fortemente indignato.
Sono felice di aver conservato la capacità di indignarmi anche da vecchio, per questioni fondamentali.
Sono ancora vivo, dentro.

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08 giugno 2017

Rallentare la vecchiaia? (17-087)

Rallentare la vecchiaia? (17-087)
E' necessario che torni su questo concetto, perchè finora sono stato confuso.
Confrontando la vecchiaia del sig. Giorgio con quella del mio conoscente sessantasettenne (vedi 17-086), vien da pensare che il primo abbia rallentato la sua vecchiaia, posticipandola a novant'anni, mentre il secondo l'abbia anticipata di quasi vent'anni.
Ma ciò non è corretto.
Questa valutazione si basa ancora, su un'idea che mescola malattia e vecchiaia.
Il sig. Giorgio col suo stile di vita non ha dato spazio a malattie invalidanti, ma non per questo ha cessato di invecchiare. A novant'anni è sicuramente diverso rispetto a dieci anni fa, anche se pare uguale (non l'ho verificato, ma ne sono quasi sicuro).

Penso che la vecchiaia proceda per suo conto.
Non si può rallentare, dunque?
Non penso che l'assenza di malattie rallenti la vecchiaia (semmai le malattie l'accelerano).
C'è però qualcosa che fa star meglio il corpo e dunque contrasta il deterioramento dovuto all'età. Ed è il movimento fisico, l'ossigenazione dei tessuti.
Diverso è passare gli anni seduti in poltrona (senza interessi, tra l'altro) o passarli in continua attività e movimento.
Sì, forse in questo modo la vecchiaia si può rallentare.
Attenzione: si può soltanto rallentare, non certo fermare.

Un pò quello che mi ha detto il sig. Giorgio.

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07 giugno 2017

Vecchiaie differenti (17-086)

Vecchiaie differenti. (17-086)
Ritorno sui concetti della pagina precedente (17-085).
La vecchiaia si può solo rallentare. Certo non eliminare. Perchè, a 90 anni, per quanto in buona salute e in attività, le capacità cognitive sono diminuite (la memoria per esempio), l'energia sessuale è assente (o nel migliore dei casi molto bassa), l'attenzione è in calo.
Ciò che fa la differenza è la presenza di malattie invalidanti.

Un conoscente più giovane di me, da poco entrato nella vecchiaia, ha già dei sintomi di parkinson e alzheimer, ha il colesterolo alto, alti i trigliceridi, la pressione fuori controllo, è già stato operato alla prostata. La sua vecchiaia sarà dominata da queste malattie, nessuna delle quali la medicina ufficiale riesce a guarire. Al massimo fornisce dei rimedi (varie pastigliette al giorno) per tentare di prolungare l'esistenza, continuando a essere malati.
Posto che viva altri dieci anni, saranno anni di malattia, ai quali si aggiungerà il declino dovuto alla vecchiaia. Ma il declino sarà ampiamente coperto dalle malattie suddette.
Che nel pensiero comune costituiscono la vecchiaia.
Il che è falso.

Pertanto le domande che mi ponevo nella pagina precedente possono avere questa risposta: il sig. Giorgio si è risparmiato dieci anni di malattie e se ne risparmierà probabilmente altri ancora. Oppure, se queste arriveranno, lo colpiranno per un periodo di tempo inferiore, perchè a 90 anni è più facile che una malattia ci porti via in breve tempo (e non è detto che la malattia arrivi).
Gli ultimi 10 anni di vita del sig. Giorgio sono stati anni di vecchiaia, in cui ha perso pian piano una parte delle abilità che aveva da giovane, ma è stata comunque un'ottima vecchiaia. Se confrontata con quella che si prospetta al mio conoscente sessantasettenne.
Vi è differenza, dunque.

Resta la domanda di fondo: chi dobbiamo ringraziare o maledire per questa differenza?
Continuo a pensare fortemente che lo stile di vita conti. Stile degli anni della maturità, ma soprattutto stile degli anni di vecchiaia.
Molto più dei geni ereditati.

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04 giugno 2017

Rallentare o eliminare? (17-085)

Rallentare o eliminare?. (17-085)
Uno dei vecchi che ho citato in questo diario, come esempio di buona vecchiaia, è il sig. Giorgio. L'ho conosciuto alcuni anni fa (10?) quando aveva appena compiuto ottant'anni. Fisico asciutto, sempre in movimento, faceva il guardiano semi-volontario in un parco cittadino. Già allora gli chiesi il segreto della sua buona vecchiaia.
L'ho rivisto in questi giorni.
Incredibile: è uguale a 10 anni fa!
Dopo avergli fatto i complimenti sono tornato a chiedergli il segreto della sua longevità (ormai ha 90 anni). Infatti l'ho rivisto al parco dove svolgeva la sua attività quando l'ho conosciuto e dove continua a svolgerla (!).
Mi ha risposto:"Avere sempre qualcosa da fare, essere sempre in movimento."
Ho cercato di carpirgli qualche informafione sulla sua alimentazione.
"E' che io mangio poco. Ho sempre mangiato poco. Sì, mangio anche carne, ma ne mangio proprio poca."

La sua vecchiaia è stata rallentata, rimandata. E non mostra segni di cedimento.
Ha vissuto gli anni fra 80 e 90 come un lento declino, ma è sempre in perfetta efficienza e autonomia. Mi vengono in mente i pastori/agricoltori del Gennargentu, di quei paesi che hanno un'altissima percentuale di centenari e che lavorano normalmente anche a 90-95 anni.
Domanda: quando comincerà la loro vecchiaia, quella che vediamo nei vecchi che conosciamo, che, superati gli ottant'anni, sono malandati, poco autonomi, quasi immobilizzati?
Il sig. Giorgio ha solo spostato l'anno d'inizio dell'ultima età e adesso percorrerà le tappe degli altri vecchi, semplicemente 10 anni più tardi?
Oppure ha cancellato quelle tappe e morirà, quando gli toccherà, saltando l'ultima fase fatta di degrado, perdita di autonomia, forse di demenza?

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

02 giugno 2017

L'invecchiamento della psiche (17-084)

L'invecchiamento della psiche. (17-084)
Una (mia) scoperta degli ultimi 1-2 anni è stata che la psiche invecchia (vedi 17-065).
Così, ora, sono più attento a cogliere gli aspetti che mutano della mia psicologia (negli anni precedenti ero più attento ai fenomeni fisici).
Mi sono accorto, da non molto, che talvolta sono preso da pensieri ossessivi.
Se ho un problema o un rancore o un conflitto, rimugino a lungo la situazione. Non riesco a pensare ad altro, la mente torna sempre allo stesso punto. Mi capita di più verso mattina, un paio d'ore prima di alzarmi, tanto da non riuscire più a ri-addormentarmi.
Poi quando mi alzo svanisce tutto, segno che non si trattava di problemi reali, ma di problemi ingigantiti dalla psiche.
Ho pensato che ciò dipenda dal calo di serotonina che avviene proprio poco prima dell'alba: poi tutto torna normale. Magari si tratta solo di una mia convinzione errata.
Che si tratti di fisime senza aderenza alla realtà lo capisco dalla mancanza di problemi reali. 
Vi è stato un tempo in cui avevo problemi molto grossi e mi capitava lo stesso. Ora i miei problemi sono decisamente minori.
Mi capita pure di svegliarmi con un senso di leggera angoscia, come se un problema grave stesse per incombere. Allora ripenso velocemente alla sera precedente e mi chiedo se mi sono addormentato con qualcosa di grave da risolvere. Siccome non è così, mi tranquillizzo, ma rimane una leggera angoscia, che, ripeto, alla luce del sole svanisce completamente.

Ricordo una mia vecchia zia che, negli ultimi anni di vita, senza apparente motivo piangeva. Oppure lo faceva per motivi apparentemente irragionevoli, come il ricordo della morte di sua madre, che però era avvenuto trent'anni prima!
Mi figuro che anche questo fosse dovuto a un invecchiamento della psiche.

Mentre stavo scrivendo questa pagina ho avuto una discussione con la mia compagna: lei dichiarava il suo stupore per il mio disinteresse verso un suo disagio fisico che le era occorso poche decine di minuti prima, del quale a suo dire non mi ero minimamente occupato o preoccupato.
Confesso che non gli ho dato importanza. Il fatto mi è scivolato via.

La mia psiche sta invecchiando più di quanto pensassi?

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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