Più coscienza. (17-089)
Più volte la mia
compagna ha detto che nella vita do troppa importanza al corpo.
Sia per la cura che metto
nell'alimentazione, sia per i rimedi che metto in atto ogni volta che
ho una malattia o una qualche perdita dovuta all'età.
Ha ragione.
La mia attenzione ai
problemi fisici è preponderante, anche se nell'ultimo anno mi son
dovuto confrontare con l'invecchiamento della psiche.
Tempo addietro avevo
fatto questa riflessione: da giovani e nell'età di mezzo il corpo
non si sente. L'individuo è un tutt'uno di corpo e mente.
Nella vecchiaia invece il
corpo ... si sente.
Vuoi perchè compare qualche dolore, vuoi
perchè non ubbidisce alla volontà come dovrebbe (Albertazzi diceva:
il corpo va per conto suo).
Mi chiedo se l'apparire
del corpo nella vita del vecchio non abbia un significato profondo.
Nel giovane l'unità
inscindibile di anima e corpo, in realtà nasconde il corpo.
I giovani è come se non
avessero percezione del loro corpo. Lo usano, ma senza coscienza.
È da vecchi che il corpo
si fa sentire, come se reclamasse un proprio ruolo. Come se chiedesse
all'individuo:"Occupati di me!"
Se la vita è un lungo
percorso verso una maggior consapevolezza di sè, del mondo, degli
altri, allora arriva il tempo nel quale si deve prender coscienza del
corpo.
Forse le malattie che
arrivano in vecchiaia hanno questo significato.
O forse sto solo
giustificando una mia mania!
(L'indice per argomenti
del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La
sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre
2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del
bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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