31 gennaio 2014

Cibo (14-26)

Cibo. (14-26)
Ho sempre mangiato molto. A dieci anni, durante una cena in trattoria, degli zii mi chiesero se avessi preferito mangiare un cibo prelibatissimo, ma in piccola quantità, o i fagioli con la polenta (abbondanti è dir poco), che stavo mangiando a quattro palmenti.
La mia risposta fu perentoria: i fagioli, in gran quantità, senza alcun dubbio.
Anche in quest'ultimo anno in cui ho cambiato dieta, diventando vegetariano quasi del tutto, mangio grandi quantità di verdura.
Mangio in continuazione, si lamenta mia moglie.
Ora sto scoprendo che per una buona vecchiaia è bene mangiar poco.
È un segreto che mi ha rivelato il mio farmacista novantenne (vedi 14-18).
E' una scoperta. È anche una sfida. Ma è logica. In tarda età c'è meno bisogno di energie. Per di più il sistema digerente, invecchiato, funziona meno bene. Sarebbe naturale affaticarlo di meno.
É una sfida che mi stimola. Vorrei provare a mangiar meno. Per vedere che succede. Per fare una nuova esperienza, che alla mia età sarebbe molto utile.
Con meno cibo, cervello più sgombro, stomaco più riposato.
Sembra che migliori la vita.
Sembra che allunghi la vita.

(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

30 gennaio 2014

Giorgio Albertazzi (14-25)

Giorgio Albertazzi. (14-25) (30/01/14)
Un grande attore italiano. L'ho visto in una trasmissione televisiva qualche giorno fa. Ha 92 anni. Usa il bastone per camminare. Ma è lucidissimo. Capace di tenere la scena. Voce ferma. Ancora recitante in questi mesi. Con intelligenza e abilità ha fatto una attualizzazione moderna dello " Essere o non essere" dall'Amleto.
Un autentico campione, fra i vecchi. Anzi fra tutti gli umani.
Accolto da un lungo applauso, ha detto: "Siete la mia vita". Voleva significare che gli applausi lo tenevano in vita. L'affetto del pubblico lo tiene in vita.
Ma questa frase è più profonda di quanto sembri.
Partecipare a quella trasmissione era un pezzo di vita, per il vecchio novantenne. 
Per gli ultra-vecchi ogni azione è vita, che assume un significato particolare, dal momento che è così vicina alla morte.
La vicinanza della morte fa risaltare ogni aspetto della persona che vive.
La vicinanza alla morte esalta la vita.
Di più: quel "siete la mia vita" significa "ho ancora un progetto", voi date valore al mio progetto. Avere progetti, in tarda età, fa vivere.

Albertazzi è uno degli esempi di grandi vecchi di cui abbiamo bisogno.
Grandi vecchi che ci indichino come si può vivere la vecchiaia.

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29 gennaio 2014

Speranze (14-24)

Speranze. (14-24)
Con l'età il cervello si sclerotizza. Così si pensa. Cioè non è più in grado di fare cambiamenti. Che so, fare nuove connessioni neuronali (forse dico bestialità, sono ignorante).
Invece una ricerca tedesca (Heppendorf University Hospital) comparsa nel luglio del 2008 sul Journal of Neuroscience sostiene una tesi diversa.
Le trasformazioni cerebrali continuano anche in tarda età, purchè il cervello sia mantenuto in allenamento anche in vecchiaia.
Dunque ho una speranza. Mia madre, a partire dai 75 anni, ha perso progressivamente la memoria e le sue condizioni mentali si sono deteriorate, tanto che alla fine della vita aveva una diagnosi di demenza senile. Anche le sue due sorelle avevano sofferto della stessa patologia e anche mia nonna. Temo ancor oggi di fare la stessa fine, magari solo per ereditarietà. 
E da qualche anno qualche perdita di memoria l'ho avuta.
La ricerca tedesca dice che non mi devo arrendere. Devo tenere allenato il cervello. Così posso continuare a trasformarlo per contrastare i deficit di memoria.
Già curare questo blog mi allena il cervello.
Mi metterò a studiare matematica.

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28 gennaio 2014

Vecchi d'Italia (14-23)

Vecchi d'Italia. (14-23)
L'aspettativa di vita in Italia è di 84 anni per le donne e di quasi 80 per gli uomini. Non male. Dunque la mia aspettativa di vita attuale è di 13 anni (ne ho 67).
Ma c'è tutto il resto.
L'alcol, il fumo, il mangiare, i farmaci diminuiscono la vita reale.
Sempre in Italia ben due milioni e mezzo di anziani sono a rischio di abuso proprio di alcol, medicinali e droghe varie. E in queste statistiche non si fa alcun cenno a quello che si mangia, perchè nella nostra cultura il cibo non fa male.
Basta un pò di moderazione, dicono i medici.
Invece sempre più mi convinco che il cibo è fondamentale per il vecchio. Fortuna che cominciano a comparire libri molto documentati sull'incidenza del cibo sulla qualità della vita della vecchiaia. Ne ho acquistato uno di recente The China Study, di Colin Campbell.
Entusiasmante.
Almeno per me. Forse perchè documenta, in modo scientificamente rigoroso, quello che ho sempre pensato. Ne tratterò in un altra pagina del diario, quando l'avrò letto del tutto.
Ho fatto bene a diventar vegetariano, soprattutto da quando sono diventato vecchio.
Col cibo l'aspettativa di vita si può ampliare.

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27 gennaio 2014

Indagini sulla vecchiaia (14-22)

Indagini sulla vecchiaia. (14-22)
Leggevo su un giornale una ricerca su chi teme l'invecchiamento (Astra Ricerche).
Soltanto il 26% degli intervistati vive bene la prospettiva di invecchiare.
Gli altri hanno paura.
La maggior parte (75%) teme di perdere l'autonomia e di non poter più muoversi senza aiuti. Altri, di ammalarsi (71%) e di perdere la memoria.
La dipendenza da altri è comunque fra le paure più consistenti, se ben il 70% ha il timore che la vecchiaia gli impedisca di uscire e di svolgere attività minime come il lavarsi da soli.
Solo il 56% teme di non poter più far l'amore, contro un 64% che paventa di non poter più bere e mangiare in libertà. La gola sembra più potente del sesso, dopo una certa età.
E poi c'è la solitudine: 62% ha paura che vecchiaia significhi restare da soli.
Strano che la ricerca non faccia riferimento alla paura della morte.
O non viene percepita come imminente, o chi ha fatto l'intervista se n'è dimenticato.
Forse la morte è ancora un tabù, sia per i vecchi giovani che per coloro che hanno svolto l'indagine.

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26 gennaio 2014

Macchie (14-21)

Macchie. (14-21)
Ogni tanto mi guardo le mani. Per vedere se le piccole macchie scure sono aumentate. 
Le macchie scure sulla pelle sono segno inequivocabile di vecchiaia. Come i capelli bianchi. Solo che spuntano più tardi. Quando sei decisamente vecchio.
Me le guardo talvolta con cura e le confronto col ricordo delle macchie precedenti.
Le macchie non danno alcun disturbo. Non sono una perdita di capacità fisiche. E neppure di facoltà mentali. Sono semplicemente il segno che la vecchiaia procede. Sono una memoria che il tuo tempo sta per finire. Non questo mese o fra un anno. Ma ti ricordano che ti resta un tempo finito. Che si può contare.
Le macchie sono le custodi della tua finitezza.
E quelle sulle mani le hai sempre davanti.
Ieri, guardandole con attenzione, ho visto che sono aumentate.

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25 gennaio 2014

Influenza (14-20)

Influenza. (14-20)
Mia moglie si è presa l'influenza. Dieci giorni fa. Da allora non è mai del tutto guarita. E ieri ha avuto una ricaduta. Un forte attacco. Si è manifestato con brividi continui e senso di freddo. Sono durati oltre un'ora, preceduti da continui attacchi di vomito e diarrea. 
Sono stato colpito soprattutto dai brividi. Non passavano più. 
Confesso di essermi spaventato. 
La vedevo sofferente con gli occhi semichiusi, tremante. In preda a forze più grandi di lei.
Ho pensato che potesse morire. Pensiero irrazionale, eppure mi dominava.

In una coppia, uno dei due assisterà alla morte dell'altro. Lo accompagnerà al grande salto.
La stessa persona morirà invece da sola.
Curioso destino di chi vive in coppia.
Ci si vota a una vita insieme e poi la morte crea una asimmetria.
Non si muore insieme. Come non si era nati insieme.
Un'indicazione che il destino dell'uomo é strettamente individuale?

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24 gennaio 2014

Gingko biloba (14-19)

Ginkgo biloba. (14-19)
Ripulendo il cassetto dei medicinali, ho trovato una vecchia confezione di pastiglie di un estratto di Ginkgo biloba. Me le aveva prescritte il mio medico di base, quando avevo lamentato le prime perdite di memoria. Erano prossime alla scadenza e così ho deciso di prenderle. Per quindici giorni.
Funzionano.
In questo periodo non ho avuto quelle perdite che inizialmente mi avevano angosciato. 
Mi succedeva infatti che, pur sforzandomi di ricordare un nome o un'azione da compiere, non riuscissi più a recuperarli. Sparivano del tutto dal mio cervello. Mi succedeva anche che se parlavo in pubblico, a volte perdevo il filo del discorso, e non riuscivo più a recuperarlo.
Ebbene, nelle ultime due settimane, il filo, se lo perdevo, lo recuperavo dopo un pò. 
Inoltre gli sforzi per ricordare un'azione (che dovevo compiere e che mi ero scordato), davano i loro frutti: recuperavo quell'azione. 
Non mi è successo, in questo ultimo tempo di smarrire un ricordo e non ritrovarlo assolutamente più.
Non ho avuto quella sensazione di deserto nella memoria, che mi aveva tanto impressionato alcuni anni fa.
Lo prenderò ancora, il buon Ginkgo.

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23 gennaio 2014

Il mio farmacista (14-18)

Il mio farmacista. (14-18)
Ho parlato col mio farmacista. Ha novant'anni. Voleva conoscere qualcosa sulla cremazione. Ne ho approfittato per chiedergli della sua vecchiaia. Anzi della sua eccellente vecchiaia. Il segreto, volevo carpirgli.
Mi ha risposto con piacere. Di segreti ne ha tre. Non fuma, non beve alcolici, i primi due. Segreti per modo di dire. Il terzo è più interessante: "Mangio molto poco" mi ha detto. "Quando sono andato a fare il militare a vent'anni, pesavo 58 kg. Oggi a novant'anni peso ancora 58 chili. A volte qualcuno mi sforza a mangiare di più. Non sa che mi fanno un danno e non un piacere."
Avevo appena letto di un ricercatore americano, Clive McCay, che più di trent'anni fa aveva nutrito delle cavie con molto meno cibo della loro dieta abituale. Ebbene queste cavie erano vissute molto di più del gruppo di controllo.
Mangiar poco. Questo sì che è un segreto.
Mi ha anche raccontato di avere ancora tutti i suoi denti. "Merito della mia dieta. Ogni sera e ogni mattina mangio una tazza di latte con un panino. Poi un frutto. Nient'altro."
Gli ho chiesto se era vegetariano. Mi ha risposto di no. A giorni alterni mangia un pezzetto di petto di pollo. "Ma è proprio poco!", ha aggiunto.
Gli ho chiesto di altre magagne. "La sordità", ha soggiunto." Ma gli apparecchi acustici non mi aiutano per nulla." Approfondendo il discorso ho capito che si trattava di altro. Di un'incapacità di seguire un discorso prolungato. Mi sono figurato problemi neurologici, piuttosto che sordità vera e propria.
Voglio tornare a parlargli.
Voglio fargli un'intervista più approfondita.
Grande esempio di vecchio, comunque.

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21 gennaio 2014

Il mio vecchio cane (14-17)

Il mio vecchio cane. (14-17)
Ieri sera accarezzavo il mio cane. Che è vecchio come me. Mi sono immalinconito pensando che fra qualche anno (pochi, ahimè) morirà. Ho immaginato di tenerlo fra le braccia appena morto. Mi ha preso molta tristezza. Perchè gli voglio bene.
Poi, un pensiero diverso.
La tristezza mi viene pensando alla sua morte. Devo invece pensare alla sua vita. Alla vita che stiamo passando insieme. Alla sua vita vivace, entusiasta, sempre in movimento.
La morte va giudicata per la vita che l'ha preceduta. È la vita ricca che getta luce sulla morte. Quella vita non si può cancellare. La morte stessa non può cancellarla.
Quella vita c'è anche se è arrivata la morte. 
C'è, non c'era
C'è dentro di me. Non solo nel ricordo. Ha anche plasmato la mia di vita. 
Sono uscito trasformato dalla vita passata col mio cane.
Quindi c'è dentro di me.
Solo consolazioni?

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20 gennaio 2014

Vivere così (14-16)*

Vivere così. (14-16)*
Una lunga stagione di buona vita, così ho scritto l'altro ieri, riferendomi alla vecchiaia.
Lunga quanto?
C'è la tentazione di dire: "Per sempre!"
Ma è proprio così? Siamo davvero desiderosi di vivere per sempre?
Ho fatto la fantasia di vivere per lungo tempo come sto vivendo adesso. Che so, per venti o trent'anni. Sono certo che questa vita non mi verrebbe a noia?
Già adesso, che sono un vecchio giovane, molte cose mi annoiano. Figuriamoci fra vent'anni.
Per essere vissuta la vita deve avere un significato. Si dice: la vita deve avere un orizzonte di senso. Ma se continuo a vivere la vita di adesso, non sono certo che i significati reggeranno alla prova del passare dei decenni. Debolezza del senso che sto dando alla mia vita?
Quando si è più giovani vi sono forti motivazioni per vivere. La crescita dei figli, il consolidamento della professione, la casa. Ma alla mia età (ripeto, 67 anni)?
Ho l'impressione che a un certo punto sia necessario finire. Bisogna cambiare gioco.
È necessario morire.

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18 gennaio 2014

La lunga stagione (14-15)*

La lunga stagione. (14-15)* (18/01/14)
Sono entrato nella vecchiaia due anni fa. Da allora ho pensato giorno dopo giorno alla nuova età. Ho raggiunto una convinzione. La prima parte della vecchiaia è un tempo in cui lentamente le tue facoltà diminuiscono. Ma puoi fare una vita piena di significato ancora per lungo tempo. Puoi letteralmente godertela.
Poi arriva l'ultima fase, la più difficile in cui perdi autonomia e facoltà mentali.
Ma prima è diverso.
Prima puoi vivere bene.
Naturalmente ci sono delle condizioni. 
Lo stile di vita deve essere molto sano. Niente alcol e tabacco. Una dieta che non ti dia disturbi (ognuno si cerchi la propria, io sono vegetariano). Soprattutto molto movimento. E qualche aiuto extra (antiossidanti e integratori). Questo per il corpo.
Poi la psiche. Ci devono ancora essere dei progetti. E soprattutto degli affetti.
Fondamentale la vita di coppia. Per la solidarietà e complicità. E per essere più svegli (in due ci si stimola di più).
Quando entri nella vecchiaia si spalanca una lunga stagione di buona vita.


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17 gennaio 2014

La vecchiaia delle donne (14-14)*

La vecchiaia delle donne. (14-14)*
Ho scoperto d'improvviso che le donne invecchiano in modo diverso. A sessantacinque anni l'uomo ha finito la vita lavorativa. La donna no.
É normale che una sessantacinquenne lavori molto per i figli, soprattutto se vi sono nipoti.
Un nonno è bravo se passa qualche mezz'ora coi nipoti, se li porta al parco-giochi se esce per una passeggiata colla carrozzina.
A una nonna si chiede molto di più. Che lavi, che stia col bambino, che cucini, prepari le pappe. Perfino che dorma a casa del nipotino, ne suoi primi mesi.
La donna continua ad avere un ruolo sociale importante, anche se ha 70 o più anni. L'arco lavorativo della donna arriva fino alla soglia degli ottant'anni.
Per questo motivo la vecchiaia della donna comincia almeno dieci anni (o più) dopo l'inizio della vecchiaia dell'uomo.
Ma allora che cosa fa invecchiare?
La fine del lavoro?
La fine di un ruolo?

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16 gennaio 2014

Bilanci 5 (14-13)*

Bilanci 5. (14-13)*
Ultimo mese del 2012. Ho riletto, dopo un anno, che cosa scrivevo.
In quel mese, mi ero concentrato sui segnali di vecchiaia. La stanchezza, i dolori fisici, gli organi che non funzionano più bene (la prostata), la puzza tipica, gli sforzi fisici che non si possono più fare. Anche su segnali psichici: la noia per le feste, la sorpresa quando ti cedono il posto in tram, l'accresciuta importanza della famiglia.
Molte le pagine sulla morte. Contraddittorie. Non pensarci migliora la vita, ma conoscere le modalità di come si muore, toglie angoscia.
Altro: imparare a lasciarsi andare, come propedeutica per la morte. E testamento biologico.
Poi qualche pagina sulle perdite della vecchiaia: compare la perdita di motivazioni per ciò che da giovani ci piaceva. Distacco dalla vita, dunque. E la perdita di relazioni dei molto vecchi va di pari passo con la perdita di facoltà mentali.
Da ultimo, pagine sui grandi vecchi, cioè i vecchi dell'ultima fascia di vita. Per la prima volta mi sono convinto che non è tutta la vecchiaia che fa paura, ma gli ultimi anni. Gli altri, bene o male si vivono. Gli ultimi spaventano. Fortuna che sono pochi.
Ma sono pochi perchè poi si muore.
Maggioranza di pensieri foschi, dunque.
Alcune positività, però c'erano. L'apprendimento della prudenza, la solidarietà verso i giovani (i vecchi devono assumere le speranze dei giovani, anche se restano pochi anni).
Soprattutto positivi i momenti in cui i vecchi comprendono la vita. Momenti magici. Impagabili. Si raggiungono quando molti sono gli anni vissuti.
Un dubbio finale: le donne diventano vecchie quando gli uomini?
Mi sembra di no.
Diventano vecchie almeno dieci anni più tardi.

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15 gennaio 2014

Bilanci 4 (14-12)*

Bilanci 4. (14-12)*
Continuo la rilettura delle pagine del diario di un anno fa. Del mese di novembre 2012. Per vedere che cosa è cambiato, rispetto ad adesso.
Mi sono un po' sorpreso: un anno fa avevo più paure. Di perdere le abilità delle mani, di perdere la memoria, la concentrazione. Avevo un atteggiamento più dolente di oggi. Usavo parole come perdere, diminuire, la prima volta che capita una mancanza. Ero rassegnato alla vecchiaia, più che vederne gli aspetti positivi. Sui quali comunque riflettevo. Fra questi annoveravo la prudenza, l'esperienza (soprattutto), la capacità di dire basta.
Ma il leit motiv di fondo era che la vita è una parabola e che la vecchiaia è il ramo discendente di quella curva.
In alcune pagine ho ritrovato pensieri che ho oggi. Per esempio quando dicevo che
la vecchiaia è ancora vita piena (e non anticamera della morte). O quando intravedevo che la vecchiaia è duale: attesa della morte, ma anche immersione totale nel presente.
In quel novembre ho cominciato a parlare di coadiuvanti della vecchiaia, come gli antiossidanti (la curcuma, per essere esplicito, che permette di superare la stanchezza fisica che compare nella vecchiaia), e ho citato il libro Invertire l'invecchiamento, che già nel titolo esprime un'idea forte, oggi presente fra le mie idee.
La solidarietà fra vecchi di diversa fascia e la socializzazione della vecchiaia erano due programmi positivi, che davano uno sbocco diverso al solito vivere la vecchiaia isolatamente.
Infine un anno fa ho cominciato a dire che le donne vivono meglio la vecchiaia degli uomini.
Bisogna imparare da loro.

Insomma mi pare che oggi sia meglio di un anno fa. Ho idee migliori. Mi sembra anche di star meglio: per esempio non ho più avuto evidenti perdite di memoria.
Che succede?

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13 gennaio 2014

Un risultato (14-11)

Un risultato. (14-11)
All'improvviso, una scoperta. Ho trovato un buon effetto di questo diario.
Su di me, almeno.
Ho cominciato a scrivere i miei pensieri sulla vecchiaia quando ho compiuto sessanta cinque anni. Suggestionato dall'età fatidica (l'ingresso formale nella vecchiaia) e da qualche accadimento tipico della terza età (come qualcuno che ti cede il posto in tram), ho cominciato a veder tutte le magagne della vecchiaia, come se mi stessero precipitando addosso a valanga.
Mi sono spaventato.
Scrivendo giorno per giorno questo diario, pian piano ho cominciato a capire, a distinguere. Ho compreso la gradualità delle trasformazioni. Al punto che capisco (solo ora) di non aver nulla a che vedere con un anziano estremo, un novantenne, per esempio. Tutti e due vecchi, ma che differenza!
È un pò quello che succede quando si esce dalla giovinezza e si entra nella maturità, diciamo a trent'anni. Un trentenne non sente nessuna vicinanza con un sessantenne, pur essendo entrambi classificabili come persone mature. L'arco di età ha un inizio che è diversissimo dalla fine.
Mi viene in mente un altro paragone. È come quando sali su un monte. Da distante la cima è netta e non ti puoi sbagliare. Ma quando arrivi sotto alla vetta, ti accorgi che spesso è preceduta da una specie di falso piano. Continui a salire, ma c'è un'ampia zona che precede la sommità.
Ti devi sforzare per individuare la vera cima.
Che comunque è ancora lontana.

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12 gennaio 2014

Appesi a un filo (14-10)

Appesi a un filo. (14-10)
Un vicino di casa. Più di ottant'anni. L'ho visto ieri dalla finestra, camminare per strada, zoppicando leggermente. Mi ha sorpreso, perchè è stato malato a lungo. Anche con ricoveri improvvisi in ambulanza. Lo davano per finito. E invece ...
Anche il mio vicino di porta, in condominio, 85 anni, qualche anno fa è stato ricoverato per più di un mese in ospedale, per problemi di cuore, diabete e altro. Ora ha ripreso tutte le sue funzioni, si sposta in bicicletta, porta su dal garage i fardelli di acqua minerale (al terzo piano!), insomma vive senza troppi limiti.
Succede anche questo ai grandi vecchi. Stanno lì lì per morire e poi si riprendono.
Più avanza l'età e più sono frequenti le occasioni che possono portare alla morte.
In tarda età può bastare una forte influenza.
O ce la caviamo, o moriamo.
Nell'ultima fase della vita facciamo come dei tentativi di morire. Delle prove, dalle quali ci riprendiamo. Finchè capita quella giusta. E passiamo a miglior vita.
Siamo come appesi a un filo.
Un colpo più forte e il filo si spezza.

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10 gennaio 2014

Mi annoio (14-09)*

Mi annoio. (14-09)*
La vita mi annoia. Tutta? No. Le cose ripetitive.
Per esempio le feste di natale e di fine d'anno.
Mi annoiano anche le relazioni obbligate. Come scambiare due chiacchiere con altri proprietari di cani quando ci troviamo al parco.
Mi annoiano le cose che faccio tutti giorni.
Le faccio da più di sessant'anni. Ne ho il diritto.
Anche preparare da mangiare e il mangiare stesso. La lunga catena di cose quotidiane da fare per vivere mi annoia.
Non oso pensare quanto mi annoierò fra dieci, vent'anni.
Forse, i grandi vecchi muoiono per noia.

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09 gennaio 2014

Liste di priorità (14-08)

Liste di priorità. (14-08)
Ho ricevuto il bollettino della Socrem (società di cremazione) della mia città.
Mi fa sempre piacere leggerlo, perchè è stata una mia idea di vent'anni fa. 
Dal bollettino ho saputo che hanno completato, al cimitero maggiore, i lavori del nuovo impianto di cremazione, con la sala del commiato per i funerali civili. Una battaglia cominciata anch'essa vent'anni fa.
Ho saputo anche della morte del segretario dell'associazione.
Di questi eventi nessuno mi ha avvisato.
C'è stato un tempo nel quale io ero una delle colonne portanti della socrem. Poi ho ceduto il passo ad altri. Mi sono allontanato.
E si sono dimenticati di me.
Giustamente.
Ho partecipato anche attivamente al movimento ecologico della mia città, contribuendo con iniziative importanti, con pubblicazioni. C'è stato un momento in cui non passava settimana senza che fossi invitato a qualche incontro come esperto, nella mia città o in città vicine.
Anche questo è passato. Non mi telefona più nessuno per invitarmi.
Tutto ciò (e altro) indica come è fugace la nostra presenza sulla terra.
Se già in vita cessano di ricordarsi di noi, solo che ci allontaniamo un poco, con la nostra morte cessano di ricordarsi del tutto.

La nostra presenza sulla scena della vita è leggera. Ha valore solo per quelle tre o quattro persone che abbiamo amato e che ci hanno amato.
Ricordiamocelo, quando stiliamo delle liste di priorità.
Al primo posto ci sono gli affetti.

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08 gennaio 2014

Zampe bianche (14-07)

Zampe bianche. (14-07)
La mia cagna ha un bel pelo di colore marrone. Uniforme e brillante, quando riceve i raggi del sole e assume perfino sfumature rossastre.
La mia cagna quest'anno compirà dodici anni. Età della vecchiaia, per i cani. Nonostante gli anni, non mostra molti segni di imbianchimento. Ha un po' di peluria bianca sul muso, ma poca. Ha un po' di bianco anche sulle zampe. Non molto evidente però.
I segni della sua vecchiaia sono altri.
Ha perso molta della sua vivacità giovanile. A casa dorme spesso. Quando alla sera la sveglio per l'ultima uscita della giornata, fa molta resistenza. Non vorrebbe uscire.
A volte al parco si ferma in un posto, si siede e aspetta che faccia il mio giro e ripassi da lei, per tornare a casa.
Vecchi cani e vecchi umani si assomigliano, a riguardo del movimento. 
Nessuno dei due ne vorrebbe fare.
Ma il movimento è fondamentale per una vita sana.
Così la sforzo.
Così mi sforzo.

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07 gennaio 2014

Tentazioni (14-06)

Tentazioni. (14-06)
Con i traslochi e il nipotino, abbiamo spesso occasione di confrontare le azioni dei nostri figli con la nostra esperienza. Inevitabilmente diamo giudizi negativi sul loro operato.
E' naturale, con la nostra esperienza di vecchi, vediamo più in là di loro. Le nostre soluzioni sono migliori.
Una grande tentazione è quella di dir loro come si dovrebbe fare in quella circostanza, e poi in quell'altra e così via. Le loro risposte però sono spesso risentite. Accettano mal volentieri i nostri consigli. Eppure coi nostri consigli risparmierebbero tempo, denaro, fatiche.
Che fare?
Tacere.
Le esperienze, ogni età se le deve fare per conto suo.
A meno che non si tratti di valori fondamentali o di pericoli molto seri, è meglio lasciare che i giovani si facciano la loro esperienza. Anche se ciò comporta un dispendio maggiore di energie o denaro.
E' sbagliando che i giovani imparano.
I giovani non imparano sui nostri errori.
I giovani imparano sui loro errori.

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05 gennaio 2014

Il trasportatore (14-05)*

Il trasportatore. (14-05)*
Alcuni giorni fa ho partecipato all'ennesimo trasloco. Sempre con lo stesso trasportatore. Un uomo di mezza età, forte e intelligente. Abituato a lavorare pesante.
All'ora di pranzo l'ho accompagnato a mangiare un boccone in una pizzeria vicino a casa. 
Io ho mangiato un'insalata e poi un piatto di verdure cotte. Lui una pizza con wurstel e salamino piccante. Se avessi mangiato anch'io la pizza mi sarebbe venuto il mal di stomaco. 
Gli ho chiesto se aveva problemi di stomaco o di intestino. Mi ha risposto di no.
Non è ancora vecchio, il trasportatore. Soprattutto, lavora faticando molto. Una fatica fisica. Anch'io quando faccio le mie camminate in montagna, alla sera posso mangiare quel che voglio. Nulla mi fa male.
Il movimento fisico ha un'importanza fondamentale per la salute. 
L'uomo ha un Dna formatosi quando i nostri progenitori facevano decine di chilometri al giorno per procurarsi cibo. In tutte le epoche l'uomo ha faticato molto. Solo nel nostro tempo si può vivere senza far fatica. Lo paghiamo con una serie di disturbi, anche alimentari.
Muoversi rappresenta l'essenza della nostra natura di uomini
L'ho letto in un grande libro: Prevenire e curare la depressione con il cibo, di Attilio e Luca Speciani (2006).
Si tratta di un testo di alimentazione, che spiega l'intreccio fra cibo, ormoni, psiche e movimento, secondo le ultime scoperte.
Non è il solito libro che propone una dieta e poi raccomanda genericamente di svolgere un esercizio fisico. Spiega in modo esauriente quali meccanismi fanno sì che, senza sforzo fisico, l'uomo si ammali. Sulla base delle più recenti scoperte scientifiche.
Dovremmo ricordarlo sempre, noi vecchi.
Senza movimento, si invecchia precocemente.
Anzi, si muore.

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