Un risultato.
(14-11)
All'improvviso,
una scoperta. Ho trovato un buon effetto di questo diario.
Su di me,
almeno.
Ho cominciato a
scrivere i miei pensieri sulla vecchiaia quando ho compiuto sessanta
cinque anni. Suggestionato dall'età fatidica (l'ingresso formale
nella vecchiaia) e da qualche accadimento tipico della terza età
(come qualcuno che ti cede il posto in tram), ho cominciato a veder
tutte le magagne della vecchiaia, come se mi stessero precipitando
addosso a valanga.
Mi sono
spaventato.
Scrivendo giorno
per giorno questo diario, pian piano ho cominciato a capire, a
distinguere. Ho compreso la gradualità delle trasformazioni. Al
punto che capisco (solo ora) di non aver nulla a che vedere con un
anziano estremo, un novantenne, per esempio. Tutti e due vecchi, ma
che differenza!
È un pò quello
che succede quando si esce dalla giovinezza e si entra nella
maturità, diciamo a trent'anni. Un trentenne non sente nessuna
vicinanza con un sessantenne, pur essendo entrambi classificabili
come persone mature. L'arco di età ha un inizio che è diversissimo
dalla fine.
Mi viene in
mente un altro paragone. È come quando sali su un monte. Da distante
la cima è netta e non ti puoi sbagliare. Ma quando arrivi sotto alla
vetta, ti accorgi che spesso è preceduta da una specie di falso
piano. Continui a salire, ma c'è un'ampia zona che precede la
sommità.
Ti devi sforzare
per individuare la vera cima.
Che comunque è
ancora lontana.
(L’indice per
argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina
107)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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