31 dicembre 2017

Le nuove idee degli ultimi due mesi (17-200)

Le nuove idee degli ultimi due mesi. (17-200)
Nuove idee ve ne sono state e neppure poche.
La scoperta più importante è senza dubbio questa: l'umanità ha raggiunto la vecchiaia lunga generalizzata, soltanto da due o tre generazioni, compresa la mia (vedi 17-178). La vecchiaia lunga è dunque un'esperienza nuova. Un secolo e mezzo fa la vita media era di 50 anni, oggi è di 80: praticamente viviamo il 50% in più. Cambiano tutte le prospettive.
Un'altra intuizione originale è sul rapporto privilegiato fra anziani e bambini: si spiega benissimo se si introduce l'idea della reincarnazione (vedi 17-185).
Ho superato i 70, sono definitivamente vecchio, senza se e senza ma. L'ho notato perchè non mi chiedono più la carta d'identità, quando voglio usufruire di qualche riduzione (17-170). Ma anche perchè comincio ad assaporare la gioia di non far nulla (17-171): è proprio riposante. E poi comincio ad avere la percezione di essere al termine (17-188).
Nonostante abbia incontrato gente molto anziana, comincio a interessarmi a vecchi più giovani, perchè sono incuriosito dei miei prossimi 5-7 anni (17-195).
Infine un'intuizione che mi è venuta osservando la malattia del mio vecchio cane: la vecchiaia consiste in un progressivo indebolimento di forze e sistema immunitario. Finchè una malattia banale ci porta via (17-199): finire in modo naturale.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

28 dicembre 2017

La malattia del cane (17-199)

La malattia del cane. (17-199)
Qualche giorno fa il mio vecchio cane è stato colpito da diarrea. Era chiaramente malato. Si muoveva molto lentamente anche in casa, non riusciva a salire le scale, sembrava aver perso colpi anche nella comprensione. Inevitabile il ricorso al veterinario, che gli ha somministrato un antibiotico. Il cane si è rimesso in un paio di giorni.
Mi ha colpito come una malattia banale lo avesse prostrato fino a quel punto, tanto che temetti che potesse morirne.


In età molto tarda succede proprio questo. 
Malattie comuni possono portare vicino alla morte.
La vecchiaia è un indebolimento progressivo di vitalità, forze, sistemi di difesa. Si arriva a un punto in cui la capacità di difendersi dalle malattie giunge a un minimo. E basta un evento banale per farci soccombere. Non dico un raffreddore, ma un'influenza sì.
Sembra che l'arco dell'esistenza porti a questo risultato.
Si tratta proprio di uno dei modi per finire la vita: si diventa così deboli che basta un soffio per essere spazzati via.
E, se ci si riprende, si è scivolati più in basso di un altro gradino. La volta successiva potrebbe essere quella fatale.
È un sistema ragionevole per far finire una vita.
Gradualmente, senza i traumi di una morte violenta.


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26 dicembre 2017

Vecchi e malattie (17-198)

Vecchi e malattie. (17-198)
Non ritorno qui sulla mia idea che vecchiaia e malattie non siano affatto imparentati, ma che, anzi, vi può essere una vecchiaia senza malattie.
Voglio invece porre l'accento sul fatto che nella nostra società di fatto le malattie fanno compagnia agli anziani. Danno una occupazione quasi quotidiana. Un motivo per vivere.
Perchè: vi sono le visite dal dottore di base, che prescrive spesso visite specialistiche; e poi la ricerca di un appuntamento dallo specialista; poi gli esami diagnostici preventivi; ancora: il ritiro degli esiti; la nuova visita dallo specialista per mostrare i risultati; la visita finale dal medico di base; il ritiro continuato di medicine in farmacia; l'assunzione quotidiana di medicine; l'organizzazione degli orari giornalieri in cui prendere i farmaci. 
Insomma una intera vita dipendente dalla cura delle malattie.
La vecchiaia diventa così intrisa di malattia.
Inevitabile che gli anziani parlino soprattutto di malattie.
E pensare che con un altro stile di vita tutto ciò si attenuerebbe di molto! (vedi gli esperimenti di Caldwell e Ornish, 17-197).


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25 dicembre 2017

Vecchiaia e medicine (17-197)

Vecchiaia e medicine. (17-197)
In farmacia: due clienti prima di me si attardano lungamente al bancone del negozio, facendo ingrossare la fila e sbuffare gli altri clienti in attesa. Finalmente se ne vanno. Stupore: ciascuno dei due esce con una autentica sporta di medicinali, 15 - 20 scatole di farmaci.
Si tratta di due anziani.
È sbalorditiva la quantità di farmaci consumati dagli anziani. Che volentieri si adattano a prendere pastiglie su pastiglie. È ancor più sbalorditiva la facilità con la quale i medici di base le prescrivano.
La motivazione ufficiale è: la vita si è allungata, in vecchiaia compaiono molte malattie, dunque, se si vuole sopravvivere da vecchi, è necessario assumere degli aiuti.
Cioè dei farmaci.
Non posso non pensare all'esperienza del cardiochirurgo Caldwell Esselstyn cominciata nel 1985 (e a quella di Dean Ornish, poco più tarda).
Stanco di continuare ad operare cuori, che poi continuavano ad ammalarsi, avviò un esperimento con una ventina dei suoi pazienti gravemente cardiopatici. Togliendo ad essi tutti i farmaci e coinvolgendoli in una prevenzione basata sulla dieta vegetariana (con pochissimi grassi). L'esperimento si protrasse per una decina d'anni. Negli otto anni precendenti l'avvio dell'esperimento, i venti pazienti avevano subito cinquanta eventi cardiaci importanti (infarto, angina, by-pass, ictus, eccetera).
Negli 11 anni anni successivi all'inizio dell'esperimento non si verificò nessun incidente cardiaco. Ed erano tutti ancora vivi!
Farmaco in greco significa medicina, ma anche veleno.
Ho detto tutto.


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24 dicembre 2017

Medicina moderna (17-196)

Medicina moderna. (17-196)
L'ultimo urologo che ho consultato per la mia iperplasia prostatica, ha chiesto che facessi una risonanza magnetica. Poiché mi è parso bravo e cosienzioso ho deciso di aderire alla sua richiesta. Ho avuto qualche dubbio quando leggendo i fogli preliminari si parlava di mezzo di contrasto: una sostanza che si inietta per via endovenosa e che permette di vedere meglio la situazione. Ma alla fine l'ho fatta ugualmente.
L'esame non è doloroso e moderatamente invasivo (per via dell'iniezione della sostanza). Sono stato infilato in un tunnel che produceva intensi campi magnetici, sono stato fornito di cuffia audio che permetteva di diminuire il baccano che fa la macchina e di parlare con gli operatori (che si trovavano fuori della stanza). L'esame è durato un'ora, durante la quale ho dovuto mantenere una assoluta immobilità.
Alla fine ero solo un po' intontito.
Spero che quest'esame serva. 
Perchè ciò che mi ha più colpito è stato lo spreco.
Spreco di ricerche scientifiche d'alto livello, spreco di macchinari costosi, di personale altamente specializzato, di costosi software per gestire tutto da un computer, di tempo che necessita un singolo esame per una singola persona.
Mi chiedo: è questa analisi super tecnologica la fase moderna della cura delle malattie? Perchè non si tratta di un metodo di cura, ma di un metodo di indagine. Ce n'era bisogno? Soprattutto: ce n'era un bisogno così generalizzato (la risonanza viene prescrittab a molti)?
E il vecchio rapporto fra medico e paziente che fine ha fatto?
Temo che questa sia una direzione sbagliata: delegare sempre più alle macchine l'analisi dello stato di salute.
Sono proprio vecchio: le innovazioni moderne non mi convincono.


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23 dicembre 2017

Compagni di vecchiaia più vicini (17-195)

Compagni di vecchiaia più vicini. (17-195)
Approfitto sempre della conoscenza di persone più anziane di me, per scrutare l'esistenza dell'ultima fase della vita. Tali conoscenze sono un eccellente apprendimento. Ma il salto fra la mia età e quella di grandi vecchi (85-90 anni) è grande. Forse troppo: mi danno, sì, informazioni sull'estrema vecchiaia, ma non sui miei prossimi anni.
Cioè non mi rivelano come sarà la mia vita fra 3-7 anni, prima di raggiungere gli 80.
Così ho inserito nel mio campo di attenzione anziani ancora della mia fascia d'età: settantenni un poco più vicini agli ottanta di me.
È più facile incontrarli. Sono molto più attivi dei vecchi inoltrati
E fra questi vi sono parenti. Così nelle cene familiari che si fanno in questo periodo dell'anno, ne ho incontrati due: di 75 e 78 anni. Non hanno nulla di decrepito. 
Una parente soprattutto, la più giovane (75 anni). In forma fisica molto buona, anche se deve farsi operare alle anche, che le dolgono molto. Mostra la sua vecchiaia in campo mentale: dimentica facilmente, e i suoi discorsi sono generici e stereotipati.
L'altro parente (78 anni) è più lento, ma sempre in forma fisica più che dignitosa. Ha perduto soltanto un po' di udito. Però ha anche un fastidioso problema di equilibrio.
Entrambi sono sotto il giogo di assunzioni quotidiane di farmaci.

Insomma, guardando loro, non mi viene da temere la vecchiaia dei prossimi 5-10 anni.
Salvo che per le malattie cosiddette della vecchiaia e i farmaci che si sono assuefatti a prendere per il resto della vita.
Ma, per queste, ho il mio antidoto.


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21 dicembre 2017

Star bene (17-194)

Star bene. (17-194)
Ormai siamo in inverno pieno. Fa freddo. In questa stagione fioriscono raffreddori, influenze, dolori vari, più tutte le altre patologie che compaiono nella vecchiaia.
Confesso che dall'inizio dell'autunno a oggi ho preso soltanto un raffreddore (niente affatto debilitante): niente febbri, sciatiche, dolori cervicali eccetera.
Anche in estate sono stato bene, tranne che nelle giornate molto calde. 
Niente patologie dunque. In più, un ipotetico soffio al cuore, che mi aveva trovato il medico di famiglia, è risultato inesistente, a una analisi più approfondita.
Sto bene, insomma.
Mi alzo riposato, senza dolori, senza infreddature, con buona propensione alla vita.
È il secondo inverno che passo bene. E da circa due anni che mi ammalo poco.
Ancora merito della mia genetica?
Vuoi che non conti nulla la mia alimentazione vegana crudista?
È presto per dirlo.
Devo attendere almeno un altro paio d'anni, prima di registrare che su di me vecchio, l'alimentazione vegana crudista fa vivere molto bene.


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20 dicembre 2017

Prostata: ancora e ancora! (17-193)

Prostata: ancora e ancora! (17-193)
Una buona novità nella mia lotta contro l'iperplasia prostatica benigna.
Ad agosto di quest'anno, l'aumento netto del Psa, dopo un intero anno di assunzione di un tubero peruviano, mi aveva gettato nello sconforto (vedi 17-117 e 17-130). Non sapevo più che fare. Il volume della prostata pareva aumentare sempre di più (fino a 105 cc). In più era quasi raddoppiato in un anno il Psa (collegato alla possibilità di insorgenza del cancro).
Poi una nuova ecografia, fatta con un metodo più preciso, aveva unj poco ridimensionato il volume (90 cc invece di 105). Inoltre un conoscente, naturopata, mi aveva consigliato un prodotto omeopatico col quale ha avuto successo: il Sabal homaccord della ditta Heel. Ho cominciato ad assumerlo, accompagnandolo con l'alfa-latto-albumina (Serplus complex), secondo una mia personale analisi.
Ebbene il Psa è tornato su valori accettabili (da 4,72 a 3,64). Se avesse continuato ad aumentare, l'urologo riteneva necessaria una biopsia.
Un po' di speranza mi è tornata.
Tenere sotto controllo il Psa è il mio obbiettivo minimo. Il secondo obbiettivo è quello di contenere il volume della prostata. A questo proposito il nuovo urologo mi ha prescritto una nuova analisi: una risonanza magnetica. Sono curioso di vedere se colla nuova analisi si misura anche il volume.
Ho l'appuntamento proprio oggi pomeriggio.


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17 dicembre 2017

Selettivi (17-192)

Selettivi. (17-192)
Ieri dicevo che quei pochi caffè (ristretti) che bevo al mese devono essere molto buoni. 
E' ovvio, li bevo per piacere e dunque devono essere piacevoli (naturalmente piacevoli per me, non per gli altri).
E così pretendo che mi scaldino la tazzina (perchè un caffè ristretto in tazzina fredda diventa tiepido!); chiedo che sia macchiato pochissimo, ma con latte quasi montato; metto una piccola, ma precisa quantità di zucchero: poco più o poco meno lo fa diventare o troppo dolce o troppo amaro.
Sono diventato esigentissimo.
Da giovane un caffè era un caffè, e via. Ero di bocca buona.
Da vecchio non più.
Ciò vale anche in altri settori. Nel cibo, naturalmente.
Ma anche negli spettacoli. I film per esempio. Devono essere fatti molto bene, con contenuti importanti, ben recitati, con buona tecnica, senza cadute.
Lo stesso per la musica, per la letteratura, per i saggi. E per le persone che incontro.
Tutto quello che non soddisfa un livello elevato, o mi delude, o mi annoia.
Mi pare normale che si diventi così da vecchi. 
Numerosi aspetti della vita si son vissuti e provati molte volte, si è fatta una selezione, sappiamo ciò che ci va bene e ciò che non ci piace.
I vecchi sono molto selettivi.

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16 dicembre 2017

Il caffè (17-191)

Il caffè. (17-191)
Amo il caffè. Un tempo ne bevevo fino a tre al giorno. 
Qualcosa però mi diceva che non è una bevanda salutare. E così ho cominciato a ridurne la quantità. Prima due al dì, poi ancora due, ma ristretti.
Quando ho cominciato ad avere mal di stomaco li ho ridotti a uno al dì.
Alcuni anni fa ho conosciuto il lavoro dello Iarc (agenzia internazionale per le ricerche sul cancro). Leggendo i vari gruppi in cui si dividono le sostanze che possono essere collegate al cancro, ho scoperto che il caffè è cancerogeno.
Ma soltanto per il cancro alla prostata.
Poiché avevo la prostata ingrossata, ho smesso di berne ogni giorno.
Anche dal punto di vista di una sana alimentazione (secondo i principi che ho varie volte riportato in questo diario: vedi 17-149, -155, -158, -159) il caffè non può essere una abitudine quotidiana. 
É senz'altro estraneo alla dieta dell'uomo del paleolitico, per non parlare di quella dei nostri cugini più prossimi, come le grandi scimmie.
Se lo si beve, certo non si muore (!), ma l'assunzione quotidiana non è conforme alla nostra fisiologia.
Vi ho rinunciato completamente? No.
Mi limito a berne due o tre alla settimana, per il piacere che dà questa bevanda.
Ma quando lo bevo deve essere molto, molto buono.
Che c'entra la vecchiaia?
C'entra, perchè è quando si diventa vecchi che i caffè bevuti sono decisamente troppi.
Tre caffè al dì probabilmente si sopportano per una trentina d'anni.
Ma l'organismo non ce la fa più a neutralizzarne gli effetti, se gli anni di consumo sono 50 o 60.


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14 dicembre 2017

Nuove tecnologie (17-190)

Nuove tecnologie. (17-190)
La mia banca ha cambiato qualcosa nell'accesso allo sportello elettronico. E così ho dovuto seguire una lunga e complicata procedura per passare dal vecchio al nuovo. Dopo una decina di giorni ho deciso di sperimentarlo e naturalmente non ha funzionato.
In una filiale della banca mi hanno fornito il nuovo codice: anche questo non ha funzionato. Ho provato allora a ricavare la nuova parola d'ordine dal sistema d'aiuto. Niente da fare. Risultato: il mio accesso elettronico è stato bloccato.

Per motivi vari il conto della mia compagna è in un'altra banca. Pure questa ha cambiato qualcosa. Abbiamo ricevuto via telefono la parola d'ordine d'accesso e dovevamo ricevere per posta il nuovo codice cliente. Che ovviamente non abbiamo ricevuto. Di nuovo mi son dovuto recare in banca per farmelo dare per iscritto.
Francamente comincio a odiare tutte queste innovazioni tecnologiche. Spesso i vantaggi sono più per le strutture che erogano servizi che non per il cliente. E ci complicano la vita.
Mi fa sorridere la pubblicità che è comparsa in tv, nella quale si decantano le meraviglie di poter pagare soltanto appoggiando la carta allo strumento, senza codici, senza firme.
Ma siamo certi che sia questo il progresso?

Quando cerco qualcosa via internet, mi capita di giungere in siti in cui bisogna registrarsi: anche qui con tanto di user name, password e altre idiozie tutte regolarmente in inglese.
Odio tutto questo.
Non mi facilita la vita.
Mi appesantisce.
La gente pensa che ciò sia dovuto al fatto che sono vecchio e meno elastico nel comprendere e applicare. Il curioso è che anche tutti i sistemi elettronici/automatici sono rigidi e poco flessibili: basta un nonnulla perchè vadano in crisi (si chiama crisi in italiano e non default!).


Ho vissuto per cinquant'anni senza banca elettronica: penso di poter continuare a vivere bene senza di essa per gli anni che mi restano.
Domani vado in banca e la disdico.


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13 dicembre 2017

Il nipote grande (17-189)

Il nipote grande. (17-189)
Ho quattro nipoti, fra i due e i sei anni.
Ho già asperimentato che i nipoti si evolvono rapidamente. Due anni non sono tre anni. E poi a cinque anni cambia tutto (per non dire a sei). Mi aspetto quindi che vi saranno cambiamenti importanti quando compiranno i 10-11 anni e poi ancora i 14-15. Saranno letteralmente altre persone.
È troppo lontano il tempo in cui compiranno i 18 anni, non riesco a figurarmelo. Ma ci sarà anche quel cambiamento.

Ho un altro nipote: non come nonno, ma come pro-zio. E questo nipote ha appena terminato la scuola superiore e si è iscritto all'università.
Che cambiamento! Anche soltanto rispetto a un anno fa.
Allora mi era parso un po' immaturo, mi aveva deluso per la mancanza di interessi culturali, per la scarsa propensione alla lettura.
L'ho incontrato in questi giorni: entusiasta dell'Università e del clima culturale che vi si respira, di qualche insegnante particolarmente stimolante e preparato. L'ho trovato anche voglioso di studiare, di approfondire.
Che soddisfazione discutere con lui del suo piano di studi, colloquiare sugli elementi base della facoltà che ha scelto!
È diventato adulto di colpo.
Ho ancora in mente il primo momento in cui ci siamo conosciuti (sono uno zio acquisito): aveva tre anni ed eravamo scesi in giardino a giocare a palla.
Osservare la crescita dei nipoti è come se la nostra vita si estendesse oltre ai limiti della nostra età.
È come far nostro in anticipo un pezzo di futuro.
Che non potremo mai vivere.


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10 dicembre 2017

Forse, un passo avanti (17-188)

Forse, un passo avanti. (17-188)
Quanto ho scritto qualche giorno fa (vedi 17-186), sul numero limitato di anni che mi restano da vivere, ha un riflesso nel mio intimo.
Per la prima volta, in questi giorni, ho la percezione di essere alla fine della vita.
Non che pensi di morire entro qualche mese, quasi una premonizione di morte.
No, questo no.
Piuttosto una vaga sensazione di essere al termine.
Da una parte, non ho più progetti in corso, né ho il desiderio di imbarcarmi in progetti nuovi. Dall'altra mi ha preso un certo disinteresse per cose che un tempo mi appassionavano: come la politica, la cultura, la musica, le letture, la mia materia professionale.
Perfino il tentativo di vendere i miei oggetti o peggio la mia casa (e avrei necessità di farlo) mi lascia un poco indifferente.
Sto avviandomi verso un maggior distacco da cose e fatti della vita?
Forse sì.
Un passo avanti nel lungo percorso verso la fine.
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08 dicembre 2017

Le mie cose (17-187)

Le mie cose. (17-187)
Dischi, libri, vestiario, oggetti vari: alla mia età so già che non li userò più. Non ne ho più il tempo. Che vale conservare, per esempio, dei dischi di musica pensando che un giorno li ascolterò? Se negli ultimi anni non l'ho fatto, son certo che non lo farò negli anni che mi restano. Perchè sono pochi.
Perchè conservare quel tal pezzo di tubo d'acciaio, pensando che forse ne avrò bisogno in futuro? Non lo farò. Non c'è più tanto tempo.
Lo stesso si potrebbe dire per i libri, i vestiti e mille altri oggetti che in genere si tengono al pensiero che nel futuro potrebbero servire.
Sì, potrebbero servire, se c'è futuro.
Ma, se il tempo che resta è poco, la probabilità di poterne usufruire è zero.


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07 dicembre 2017

La risata (17-186)

La risata. (17-186)
Ho partecipato a una passeggiata, nel parco vicino a casa, fra “mediatori” incaricati dal Comune della mia città e una delegazione di cittadini che frequentano il parco, che contestano la sua cessione (di fatto) a un maneggio di cavalli. Alla fine del percorso il gruppo si è diretto verso un bar vicino per un caffè e la continuazione (al caldo) della discussione. Io, molto deluso dall'incontro, mi sono accomiatato salutando i presenti.
Uno dei mediatori mi ha dato appuntamento per nuovi incontri, ma ho declinato l'invito.
Nel farlo ho chinato la testa, tolto il cappello e mostrato i miei capelli bianchi, dicendo:
Mi restano ancora pochi anni da vivere, non intendo usarli in questo modo.”
Risata generale di tutti i componenti del gruppetto (tutti di età attorno ai 40-50 anni).
Eppure mi sono limitato a dire la verità: ho ancora pochi anni da vivere, teoricamente una decina, facendo il calcolo fra la mia età attuale (71 anni) e la vita media dei maschi del mio paese (80 anni).
Ma la mia verità vale solo per chi è anziano. Le altre età si considerano praticamente immortali. O meglio hanno ancora 30 - 40 anni di vita davanti e perciò la morte è fuori dal loro immaginario.
Vi è una radicale diversità fra chi è anziano e le altre età. Non è questione di angoscia che attanaglia i vecchi al pensiero che stanno per finire la vita, angoscia che le altre età non vivono. 
E' altro. 
Con solo dieci anni davanti un anziano si sente mortale.
Con 30/40 anni innanzi, la morte semplicemente non esiste.
Due percezioni della vita inconciliabili.
Fra gli anziani e gli altri, almeno su questo, non può esserci comunicazione.


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06 dicembre 2017

Altre culture (17-185)

Altre culture. (17-185)
Due giorni fa ho scritto della particolare attrazione fra bambini e anziani (nonni, di solito, ma non solo). Ai miei occhi è misteriosa. Ma se cambiassi tipo di cultura, una qualche spiegazione ci sarebbe.
Mi riferisco alla millenaria cultura dell'India, paese nel quale la credenza nella reincarnazione è consolidata. Ma è presente anche nel mondo greco (Pitagora, Platone).
Orbene se la reicarnazione è una realtà, ecco che bambini e anziani sono prossimi: l'anziano è alla fine della vita, il bambino vi è appena passato e per un poco conserva tratti della vita anziana che ha appena concluso.
Cioè il bambino piccolo è un quasi anziano, meglio un già anziano.
Perciò bambini e anziani si trovano in sintonia, perchè entrambi prossimi all'ultima fase della vita.
Di chi potrebbe fidarsi maggiormente un bambino piccolo se non di un anziano suo quasi coetaneo? E un anziano in chi troverebbe consonanza di vita se non in un essere che è morto da poco e che da poco ha percorso la vecchiaia?
Nel nostro mondo occidentale, razionalista e scientista, tali idee paiono poco più che fantasie. Ma l'occidente non è l'ombelico del mondo, e la sua cultura non ne ha il primato (per di più, come detto, la reicarnazione era già presente nel mondo greco, anche se importata da quello indiano).
Altre prospettive, altre interpretazioni.
A volte illuminanti.
E consolanti.


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04 dicembre 2017

Bambini e anziani (17-184)

Bambini e anziani. (17-184)
Nel condominio in cui abito è venuta ad abitare una famiglia nuova: una signora sui 40 anni e una figlia di 7 anni. Ho scoperto che per la bambina io sono diventato un punto di riferimento. Infatti, una mattina presto, la madre era dovuta uscire per un tempo breve, lasciando la bambina addormentata. Ma la bambina si era svegliata, non aveva trovato la madre, si era impaurita e così era salita e aveva suonato il mio campanello per trovare conforto. 
La madre poi mi aveva raccontato che la bimba le aveva detto: “...sono salita da nonno Holgar, ma non era in casa ...”
Si è stabilita con la bimba una relazione, della quale mi stupisco.
La stessa cosa mi capita anche coi miei nipoti più grandi. E ancora talvolta coi bambini che incontro al parco giochi, dove vado con uno dei miei nipoti.
I bambini si interessano a me.
Non credo di essere speciale, penso invece che tutti i bambini si orientano verso gli adulti, specialmente anziani, purchè questi diano loro ascolto attento e non li ignorino.
C'è come un'attrazione istintiva. Forse l'anziano  infonde loro sicurezza.
Forse semplicemente c'è un legame fra bambini e anziani ancora tutto da scoprire: come una sorta di complicità fra chi se ne sta andando e chi si è presentato da poco sul palcoscenico del mondo.
Tutto da scoprire.

 
(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

30 novembre 2017

Distanze (17-183)

Distanze. (17-183)
Stamattina mi ha telefonato la vicina novantenne. 
Si trovava fuori casa e doveva comunicare col marito, ma il telefono era sempre occupato. 
Mi chiedeva il favore di suonare dal marito e verificare se il telefono fosse stato appoggiato male. Cosa che ho fatto subito: effettivamente il marito non aveva chiuso la precedente telefonata e dunque continuava a tener occupata la linea.
Risolta la questione, sono uscito a fare delle compere.
Sono tornato a casa dopo meno di mezz'ora. Lungo le scale ho trovato la vicina che arrancava per salirle portando la borsa della spesa. Le ho rivolto la parola. Mi ha spiegato che effettivamente aveva parlato col marito e gli aveva chiesto di scendere a prendere la spesa, perchè lei era già sotto casa. Ma aveva atteso invano: il marito non era sceso.
Mentre mi raccontava tutto ciò piangeva.
A un certo punto il marito è comparso sul pianerottolo e mi ha detto: “Io non riesco a capire quando mia moglie mi telefona.”
Il mio vicino, novantenne anche lui, è sordastro, forse non aveva capito bene le parole della moglie. Oppure aveva frainteso il suo desiderio di essere aiutata. Oppure … era disinteressato.
Da molto vecchi temo che le occasioni fra i coniugi di malintesi e cattiva comunicazione aumentino.
Nella vecchiaia estrema ci si distanzia da tutto.
Anche dal coniuge.


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29 novembre 2017

Toccarsi (17-182)

Toccarsi. (17-182)
Ho letto da qualche parte che per il suo sviluppo un bambino ha bisogno diessere toccato, accarezzato, manipolato. Insomma avere un contatto fisico.
Quando si diventa giovani adulti, l'impulso sessuale è una forte spinta a continuare a toccare ed essere toccati.
Con la maturità tutto ciò continua, ma con la vecchiaia comincia a venir meno.
Se si invecchia in coppia, inevitabilmente gli incontri sessuali diminuiscono e così pure le occasioni per toccarsi. Anche perchè quando si sta insieme da molto tempo possono accumularsi dei rancori che allontanano, per quanto si continui a stare insieme. 
Non è necessario stare insieme di malavoglia e pieni di livore. Si può anche stare insieme dignitosamente, condividendo impegni, ideali, passioni e anche gioie. 
Ma per molti motivi si può diradare se non far cessare del tutto il contatto fisico. E per contatto fisico non intendo soltanto il contatto erotico, bensì la carezza, la mano sulla spalla, piccoli abbracci.
Da vecchi non ci si tocca più.


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26 novembre 2017

Preoccupazioni (17-181)

Preoccupazioni. (17-181)
Nella mia vita sto vivendo un momento di passaggio, materialmente parlando.
Devo vendere una casa per acquistarne un'altra più adatta a degli anziani. Sono cinque mesi che cerco di farlo, ma finora poche proposte. Me ne sto occupando e preoccupando, perchè più passa il tempo e più accumulo debiti (le spese della casa corrono ugualmente anche se non è abitata). Sto quasi pensando di affittarla invece di venderla, rinunciando per il momento a cambiar casa.
Insomma sono pieno di incertezze e la realtà non va nella direzione a me favorevole.
In altri tempi tutto ciò mi avrebbe procurato angoscia.
Adesso no.
Sono nell'ultima fase della vita: francamente la fine è incombente. Qualunque cosa scelga, per quanto sbagliata, intempestiva, non soddisfacente è “nulla” paragonata alla sorte che mi aspetta.
La morte ha questo di bello: rende relative tutte le altre disgrazie.

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25 novembre 2017

Cose vecchie (17-180)

Cose vecchie. (17-180)
Verso i cinquant'anni cominciai a interessarmi di cose del passato, della mia famiglia e non. Vecchie foto, diari, francobolli appartenuti a mio padre, ma anche filmini, quadri, mobili, monete, eccetera.
E così, per esempio, misi in ordine le foto appartenenti a mia madre, facendone alcuni album a seconda dei periodi e delle varie famiglie.
Dieci anni dopo, per motivi economici, dovetti vendere alcuni quadri e altri oggetti preziosi. Mi dispiacque molto. Ma non potei farne a meno.
Sono passati ancora dieci anni.
Sono vecchio, tutto ciò che ho si sta rivelando una palla al piede. Adesso il problema è disfarsi di tutto ciò.
Anche ora devo disfarmene per raggranellar denaro, perchè sono tornato in ristrettezze economiche.
A differenza delle prime vendite, però, ora prevale un senso di liberazione.
Il dispiacere è scomparso. A mio figlio (per il momento) non interessano e io devo eliminare, per non lasciare ad altri il compito di far piazza pulita quando sarò morto.

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