30 novembre 2016

Il bar (16-184)

Il bar. (16-184)
Mi è sempre piaciuto andare al bar. 
Soprattutto di mattina a far colazione. Caffè e brioche sono stati una costante della mia vita, per molti anni, dalla giovinezza alla vecchiaia (mutuata dalla stessa passione che aveva mia madre).
Ma il rito del bar era incompleto se non davo una scorsa al giornale, mentre facevo colazione. E, quando avevo tempo, il giornale me lo scorrevo tutto a lungo, irritando altri avventori che aspettavano che io finissi, per poter dare anch'essi la loro scorsa.

Sono diventato vecchio.
Al bar ci vado ancora, ma non prendo più brioche e caffè, se non saltuariamente.
Mi limito a una spremuta di agrumi.
Ciò che è cambiato di più nel mio rito è stata la lettura del giornale.
In questi ultimi anni ho dato sempre meno scorse al giornale. Perchè mi è passata la smania di essere aggiornato sui fatti della politica nazionale. Tanto più su quelli cittadini.

Mi interessa meno la società a cui appartengo?
La maggior parte dei politici oggi sulla scena nazionale sono più giovani di me (come è giusto). Una buona parte dei miei punti di riferimento sono morti.

Ho cominciato il distacco.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

29 novembre 2016

Libro: Modi di morire di Iona Heath (16-183)

Libro: Modi di morire di Iona Heath. (16-183)
L'ho acquistato un paio d'anni fa. Mi attirava il titolo e il fatto che l'autrice fosse un medico. Cercavo lumi su come si muore: proprio le modalità fisiche.
Nulla di ciò.
Ma non per questo il libro non ha valore.
Anzi.
Si tratta di un testo pieno di citazioni di poeti, filosofi, drammaturghi. 
Va alle radici del vivere e del morire. Un testo denso e profondo.
Ne cito un passo, come esempio.
"L'assoluta imprevedibilità del passo della morte è profondamente problematica tanto per i morenti quanto per chi cerca di tenere loro compagnia. Impossibile sapere se il processo si protrarrà per mesi settimane o ore – impossibile sapere quando dire e fare le cose – e poi a volte è all'improvviso troppo tardi. Al momento della morte, l'insicurezza che è il sostrato della vita si fa molto più acuta. 
La caratteristica principale della nostra esistenza è la suspense. Nessuno – assolutamente nessuno – può sapere come andrà a finire.
'Tenevo il meglio per la fine, ma non mi sento bene, forse me ne vado, ma ciò mi stupirebbe. È un mancamento momentaneo, a tutti può capitare. Si viene meno, poi passa e si ricomincia. Di cosa morrò insomma?' (da Malone muore di S. Beckett)
'Ci torno di continuo con il pensiero, è impossibile sapere come sarà morire. Continuo a pensarci, impossibile sapere quando capiterà.' (da Una buona morte di Young e Cullen)

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

26 novembre 2016

Perdita di desideri (16-182)

Perdita di desideri. (16-182)
La costola che mi sono incrinato (o contuso, come si dice, vedi la pagina di ieri) ha avuto altre conseguenze. Avrei avuto bisogno di riposo per qualche giorno, e invece ho continuato a fare quel che facevo prima. Il dolore è aumentato fino a invalidarmi parzialmente. Pian piano mi sono adattato e ho cominciato a riposarmi di più, sapendo che la cosa sarebbe stata lunga (2-3-4 settimane).
Vi sono stati momenti in cui sentivo assoluto bisogno di riposo. Di non far nulla.
All'inizio ho pensato: "Vabbe', sto a riposo e ne approfitto per svolgere tutto il lavoro arretrato." Niente di più sbagliato. Avevo bisogno di riposare e basta. Senza fare alcunchè. 
La cosa sorprendente è che è svanito ogni desiderio di fare. È svanito ogni interesse per quel che avrei potuto fare (interesse per le mie passioni).
Succede anche nell'influenza con febbre. 
Si passa il tempo solo nell'impegno di guarire, senza far altro.

Che sia così anche nella vecchiaia estrema?
L'impegno a vivere la vecchiaia diventa così gravoso che non c'è spazio per null'altro?
Forse è questa l'origine della perdita di ogni desiderio, nell'ultima fase della vita.
Impegnatissimi a sopravvivere.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

25 novembre 2016

Insicurezza (16-181)

Insicurezza. (16-181)
Ho già scritto che sono caduto da una scaletta, in casa (vedi 16-172).
Contrariamente a quanto scritto allora, l'incidente ha avuto conseguenze: una costola incrinata. Oggi dopo due settimane provo ancora dolore e non riesco a dormire stando disteso a letto
(provo sul mio corpo che per un vecchio ci vuole più tempo che per un giovane per guarire).
La caduta mi ha causato un aumento di insicurezza. Sono più cauto, ora, rispetto a prima. Naturalmente più cauto nel salire scale e scalette!
Ma più cauto in generale. Più controllato nei movimenti, più circospetto in automobile.
Negli ultimi mesi prudenza e cautela si sono accentuate a seguito di piccoli e grandi incidenti.
Così ho fatto un altro passo verso la condizione generale della vecchiaia. 
Ho perduto la spensierata baldanza delle altre età nelle quali il corpo segue diligentemente i nostri voleri. "Da vecchi il corpo va per conto suo" diceva Giorgio Albertazzi. 
Ho cominciato a essere più lento in tutto.
Proprio come gli altri vecchi.
Perchè se c'è un dato costante nella vecchiaia è la mancanza di velocità. 
E la causa è l'aumento dell'insicurezza.
Si è lenti perchè si ha più paura.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

24 novembre 2016

La morte di un figlio (16-180)

La morte di un figlio. (16-180) (24/11/16)
Un ex collega di lavoro, più che ottantenne, ha avuto la sventura della morte di suo figlio (quarantenne).
La morte di un figlio, a qualunque età (del genitore), è una tragedia.
Se il figlio è piccolo, proprio perchè è piccolo.
Se invece il figlio è adulto, perchè è un essere umano già formato.
Sempre di una vita spezzata, si tratta.
Un augurio cinese suona più o meno così: "Che muoia prima il nonno, poi il padre, poi il figlio", indicando con ciò l'ordine naturale delle cose.

Se l'evento capita a un genitore anziano, vi è un aspetto aggiuntivo (il dolore resta uguale). 
La morte di un figlio ruba il futuro all'anziano. Perchè per un vecchio il futuro sta proprio nella vita della sua discendenza.Tant'è che a molti sventurati genitori anziani viene la domanda: perchè non è capitato a me?
Se ci muore un figlio da vecchi, perdiamo quell'illusione di immortalità che la presenza di discendenti ci regala.
La morte di un figlio rende evidente la nostra morte.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

20 novembre 2016

Sempre di meno (16-179)

Sempre di meno. (16-179)
Ho sostenuto che uno dei compiti di un anziano è cominciare a eliminare i suoi oggetti.
Mi sono impegnato a farlo, ma ho tradito le promesse.
Perchè a certi oggetti sono affezionato, perchè gli oggetti sono tanti.
Per farlo occorre distacco dalle proprie cose e ... tempo.
Tanto, tanto tempo.
Bisognerebbe cominciare a cinquant'anni. Almeno a non accumulare più e poi a distaccarsi.
Il mio amico mi ha confessato che a volte perde oggetti ... in casa. Ne ha tanti, la gestione diventa sempre più difficile (lui poi ha l'attenuante/aggravante di avere due case).
Qualche giorno fa una mensola di libri e oggetti del mio studio si è staccata dal muro (vedi 16-173). Ho dovuto raccogliere libri e oggetti in tante scatole, appoggiate sul pavimento.
Il risultato è che non so più dove è questo o quello.
Ed era il contenuto di una sola mensola, delle otto che ho nel mio studio!
Insomma, elimino sempre di meno.

Quattro gli elementi della faccenda: abitudine, troppe cose, attaccamento, tempo che si restringe.
Non so se ce la farò.
Ma se non lo faccio io, toccherà a qualcun altro.
E non è giusto.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

19 novembre 2016

Passeggiate (16-178)

Passeggiate. (16-178)
E' una bella giornata. Anche se siamo a novembre e nel nostro emisfero fa fresco.
Incontro il mio vicino novantenne mentre scende le scale, un pò a fatica. Lo saluto e gli auguro una buona passeggiata.
Si ferma e mi ribatte:" Non esco volentieri. Esco solo perchè devo fare una commissione."
Ci penso e colgo un altro aspetto della vecchiaia estrema: la mancanza di movimento, che inevitabilmente conduce alla morte.
Per la fatica, per i dolori, per la mancanza di motivazioni, i vecchi si muovono sempre meno. Aspetti fisici, ma anche sottili aspetti psicologici.

Il cammino verso la morte è fatto di mancanza di ... cammino.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

18 novembre 2016

Sono abbastanza* (16-177)

Sono abbastanza.* (16-177)
Un conoscente giovane (più che quarantenne, però), ha il padre che non sta bene, in ospedale, in seguito a un'operazione importante. La convalescenza presenta alti e bassi e così il figlio passa momenti di fiducia misti a momenti in cui dispera che il padre si possa salvare. 
Il padre ha la mia età.
Parlando con lui in questo frangente, inevitabile toccare questioni di vita, morte, vecchiaia.
Così nel corso di una conversazione è sbottato:
" ... a settant'anni si è vissuto abbastanza. Bisogna rassegnarsi che se la morte arriva non è una tragedia."
Si è fermato e ha abbozzato un sorriso, perchè sa che io ho quell'età.
Gli ho ribattuto:
"Hai ragione. A settant'anni la vita vissuta è tanta. Si son fatte molte cose. Si può essere appagati. La morte a settant'anni non spezza una vita. Può rappresentare la degna conclusione di un'esistenza."
Settanta sono abbastanza.

Anche se morire adesso mi dispiacerebbe.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

16 novembre 2016

Decenni (16-176)

Decenni. (16-176)
Sono entrato da poco nel decennio 70-80. 
Non c'è nessuna differenza rispetto a qualche mese fa, ovviamente. 
Però ora mi colpiscono di più le locandine funebri di defunti del mio stesso decennio. Ne vedo di più lungo le strade. Mi sembrano numerose.
E' logico. Il mio decennio e il successivo sono quelli con indice di mortalità maggiore.
Dovrei spaventarmi?
Sì, si avvicina l'anno della mia fine.
E invece niente. È come se la cosa non mi riguardasse.
Una conoscente, mia coetanea, mi ha detto una frase: "Io non vivrò ancora a lungo."
Ho pensato che fosse per alcune malattie importanti che ha subito nel passato (e nel presente).
O forse uno sente queste cose.
Ciascuno sa se vivrà ancora a lungo o no?

Non sento la mia morte come prossima.
Sarà che sto abbastanza bene in salute.
Sarà per il dono di Prometeo agli esseri umani (la cecità rispetto alla propria morte).
Oppure per la longevità della mia famiglia d'origine.
Mi sento ancora immortale.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

15 novembre 2016

Meglio da soli? (16-175)

Meglio da soli? (16-175)
Mia madre nella maturità e poi anche in vecchiaia, si augurava di morire mentre le tenevo la mano. Cioè in compagnia di qualcuno. 
Meglio, in compagnia di suo figlio.
Le cose andarono diversamente: era in coma da tre giorni, la visitavo alle due e alle nove di sera. La mattina del terzo giorno mi telefonarono per dirmi che i suoi parametri vitali erano peggiorati. Andai in ospedale e la trovai già morta, forse da pochi minuti (nemmeno gli infermieri o le compagne di stanza se n'erano accorti).
Forse mi aveva atteso, ma io avevo tardato.
Dunqui morì da sola.

Anche mio padre, in coma da alcune ore per via di un incidente stradale, morì da solo, mentre io e mia madre ci eravamo recati a sbrigare alcune pratiche burocratiche inerenti l'incidente, giusto un'ora prima.

Non ho assistito a molte morti. Anzi forse solo a quella di un'amica, anch'essa in coma: si spense lentamente senza agonia.
Non ho esperienza.

Mi figuro che il morire sia una faccenda personale. 
Che gli altri siano di ostacolo o almeno di distrazione. 
Anche gli animali vanno a morir da soli.
Temo che l'assistenza ai moribondi sia una necessità dei vivi, piuttosto che dei morenti.
Non dico che gli ultimi giorni di vita uno li debba passare da solo.
No, è meglio stare in compagnia, per finire, lasciare parole, accomiatarsi.
Ma le ultime ore sono un fatto molto fisico.
Gli altri sono un di più.
Inutile.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

14 novembre 2016

Umberto Veronesi, oncologo (16-174)

Umberto Veronesi, oncologo. (16-174)
E' morto qualche giorno fa, a novant'anni.
Personaggio di rilievo della cultura italiana e, in più, grande vecchio.
Mi aspettavo di conoscere pensieri, eventi, messaggi dei suoi ultimi giorni.
Invece la famiglia non ha fatto trapelare nulla.

E' stato anche ministro della sanità e ha tentato di far passare una legge per il divieto di fumare nei locali pubblici. Tentativo fallito, ma ripreso e approvato solo qualche anno dopo, sicuramente in conseguenza della sua battaglia.
Veronesi era anche vegetariano, era favorevole all'eutanasia, era difensore dei diritti degli animali; sosteneva l'uso degli animali in laboratorio soltanto sotto stretto controllo e senza produzione di sofferenza.
Riteneva infine che bisognasse eliminare il più possibile la sofferenza nei pazienti di qualunque tipo.
Per altro era favorevole all'uso dell'energia nucleare, agli organismi geneticamente modificati, alla farmacolizzazione della popolazione (una pastiglia per ognuno per non ammalarsi più: questo il suo sogno).
Luci e ombre dunque (dal mio personale punto di vista). 
Come ogni altro essere umano.

Mi sarebbe piaciuto conoscere i suoi ultimi pensieri, le cause della sua morte, come ha affrontato la morte (sapevo che era ammalato di cancro).
Purtroppo finora, per vari motivi, non ne sappiano nulla.
Peccato.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

12 novembre 2016

La mensola (16-173)

La mensola. (16-173)
In casa ho uno studiolo, che condivido con la mia compagna.
Ognuno ha la sua scrivania e gli oggetti che gli servono.
Io, in più, ho quella parte di libri che rappresentano i miei saperi e le mie passioni.
Tutti questi libri (e anche molti fascicoli) sono posti su numerose mensole a muro.
La più importante è quella posizionata proprio sopra la scrivania.
Ieri questa mensola è franata.
Ero in un'altra stanza, quando ho sentito un forte frastuono provenire dallo studio.
Sono andato a vedere e lo spettacolo era desolante: libri, oggetti, fascicoli, mensole tutto a terra o sulla scivania in un disordine incredibile.
Mi ha preso lo sconforto.
Ma subito dopo ho pensato che potevo esserci sotto io, perchè la scrivania era proprio sotto. Sono stato fortunato.

Difficile non fare delle considerazioni. Anche perchè qualche giorno fa sono caduto da una scaletta nello studio mentre riponevo dei fascicoli su una mensola alta (vedi 16-172).
Sembra che sia invitato a staccarmi da saperi e passioni che sono con me da molti anni, quasi da una vita intera. 
Invero sto cambiando orizzonti: i saperi stanno lasciando il campo ai nipoti.
Certo questi collegamenti sono solo nella mia testa, non nella realtà.
Ciononostante la realtà mi serve per fare riflessioni utili alla mia vita.

Capacità di riflettere, dono della vecchiaia.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

08 novembre 2016

Fragilità (16-172)

Fragilità. (16-172)
Ne ho scritto tante volte. Ne riscrivo.
Perchè è bene ricordarsela, da vecchi.
Un segno sicuro di vecchiaia è l'aumento della fragilità. E non intendo in senso stretto: cioè la fragilità delle ossa, che pure si possono rompere più facilmente.
Intendo la facilità di farsi del male facendo le cose di tutti i giorni, quelle cose che hai fatto centinaia di volte senza problemi.
In vecchiaia nascondono pericoli.
In casa ho una scala grande che mi permette di accedere a posizioni alte (dei muri, degli armadi, degli scaffali). Spesso è inutile, perchè talvolta bastano pochi centimetri di sopra-elevazione. Allora posseggo anche una scaletta a due gradini, 25 cm per gradino, totale mezzo metro. Bastano e avanzano, il più delle volte.
Quando salgo sulla scala grande, sono prudente, perchè mi innalza a un metro e mezzo dal pavimento.
Quando salgo sulla scala piccola lo faccio con disinvoltura.
Sbagliato.
Da vecchi anche 50 cm possono presentare dei rischi.
Mi è successo ieri.
Salgo due gradini della scaletta per riporre un fascicolo. Mi distraggo per un foglio del fasciolo che avrei dovuto tenere sul tavolo. Faccio per prenderlo, stando sulla scaletta senza reggermi. Non so come, perdo l'equilibrio. cado sulla scrivania sottostante, un colpo alla cassa toracica. Scivolo a terra.
Sorpresa e dolore. Impiego qualche minuto per riprendermi.
Non si è rotto nulla. La caduta è stata modesta (50 cm), ma il rischio alto.

È difficile fare con attenzione ciò che da decine d'anni si fa in modo automatico.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )

07 novembre 2016

L'ascolto e la vecchiaia (16-171)

L'ascolto e la vecchiaia. (16-171)
"A caratterizzare quest'età non è la tristezza, ma una noia sottile perchè, per quante novità succedano, scopri che ognuna di esse altro non è che una nuova formulazione di qualcosa di già visto. E questa noia disaffeziona dal tempo a venire e ti rende più familiare e quasi amica la fine.
Hai imparato che la saggezza, che di solito si attribuisce a chi ha una certa età, altro non è che la somma delle esperienze che hai fatto e che non puoi trasmettere, perchè l'esperienza degli altri non serve a nessuno, tanto meno ai giovani che devono fare la propria. 
A quest'età allora capisci che chi ti sta intorno non è lì per chiederti consigli o insegnamenti, ma ascolto. Un ascolto curioso e attento, soprattutto verso quel mondo tumultuoso e spesso incomprensibile che sprigiona la giovinezza. [...] 
E la vecchiaia è un'ottima occasione per uscire da sè e, attraverso l'ascolto, scoprire i mondi degli altri di cui mai ti eri davvero incuriosito."
(da Umbero Gallimberti I miti del nostro tempo, Feltrinelli 2009, pag. 50)

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

06 novembre 2016

Cinque anni* (16-170)

Cinque anni.* (16-170) (06/11/16)
Finalmente il mio primo nipote ha compiuto cinque anni.
Dio mio, quanto è grande!
Confrontato naturalmente con il tempo in cui aveva uno, due anni.
Anche il secondo nipote compie proprio oggi due anni. Poi ci sono i piccolini ...
Colpisce soprattutto la distanza fra i cinque anni del maggiore e i sette mesi del più piccolo. Quest'ultimo non lo conosco ancora, nel senso che non me ne sono ancora occupato, l'altro sta uscendo dalla fase in cui bisognava tenerlo in braccio, o sul passeggino. Il maggiore sta uscendo dalle necessità più impellenti, ha raggiunto una certa autonomia. Il nostro rapporto sta per cambiare completamente. Con lui ci si può intendere a parole, non c'è bisogno di interpretare pianti o suoni; fra poco saprà anche leggere.
Se avessi come nipote solo il mio primogenito, potrei dire che il tempo del sostegno a tempo pieno stia passando. Mi occuperò sempre di lui, ma in modo meno totale e meno impegnativo di forze, energie, lavoro fisico.
Ne ho altri tre di nipoti, è vero, ma posso figurarmi che fra cinque anni anche per loro ci sarà la stessa trasformazione.
Allora avrò settantacinque anni.
A quell'età farà la differenza una vecchiaia breve o una vecchiaia lunga.
Se la mia sarà breve, allora vale quanto ho scritto al n. 16-156: l'ultima fase della mia vita sarà stata quella della "nonnità". Avrò finito la mia vita facendo il nonno. Niente male.
Ma se la vita continuerà?
Che fase attraverserò?
Sono curioso.
Che succederà se avrò una vecchiaia lunga?

Avere una vita lunga permette letteralmente di vivere più vite.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

05 novembre 2016

Albertazzi (16-169)

Albertazzi. (16-169)
Ho scritto degli ultimi giorni di vita di Giorgio Albertazzi (vedi 16-078), grande attore italiano. Mi colpì la sua lucida previsione della morte, due settimane prima di morire, rilasciata durante un'intervista per un giornale.
Perchè, una domanda che mi viene spesso in testa è: ci accorgiamo di stare per morire? 
Non dico negli ultimi momenti, ma nei giorni precedenti.
Albertazzi testimoniò che sì, ce ne accorgiamo.
E lui ebbe il coraggio di dichiararlo. 
(anche Paolo Poli fece lo stesso, qualche mese prima: vedi 16-048).

Qualche giorno fa ho visto in tv un'altra intervista di Albertazzi, questa volta con riprese video. Da quel che ho capito si tratta di un'intervista fatta più o meno negli stessi giorni, quindi in prossimità della morte (tre settimane prima, mi pare).
Il video mostra un vecchio su una sedia, che risponde alle domande.
Ciò che colpisce è la stanchezza che mostra, la voce flebile.
Tutto il contrario di un'apparizione in un programma televisivo di alcuni mesi prima, in cui la voce era ferma e vibrante, i ragionamenti acuti e profondi, la vitalità intensa.
Tutta un'altra persona.
Tutta un'altra condizione.
Confrontando il video con il contenuto dell'intervista scritta, ho capito che l'anticipazione della morte fatta dal grande attore non è stata una premonizione, bensì una normale osservazione del suo stato. Si era accorto cioè che la sua condizione era precipitata nel volgere di pochi mesi.

Se si è attenti, ci si accorge che la morte è prossima.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )