30 settembre 2016

Giornate buone* (16-151)

Giornate buone.* (16-151)
Questo settembre il tempo è stato buono (nella mia regione).
Caldo, ma non troppo, poco umido, soleggiato.
Anche le giornate della mia vita sono state buone. Nella psiche e nel fisico.
Un poco come mi era successo nel mese di luglio dello scorso anno, sia pure di meno.
Da vecchi, vi sono momenti in cui si sente di star proprio bene.
Regali della vecchiaia.
Regali, appunto.
Cioè sono l'eccezione. La regola invece è che da vecchi si vivacchia. Ci si accorge che vi sono momenti magici proprio perchè la situazione normale è quella del vivacchiare.
Spiccano le giornate buone perchè il quotidiano è grigio.
Comunque le giornate buone si possono godere ugualmente, anche se il resto è insoddisfacente. Si può essere grati di quel poco di buono che ci arriva (ma quel buono è proprio buono, non una cosa meschina).

Se guardo bene però, negli ultimi mesi sono stato bene a lungo.
Non solo un giorno o due.
Un regalo più grande?
Oppure il fatto che ho soltanto settant'anni?

Mi sto facendo l'idea che per la mia generazione i settant'anni fanno ancora parte dell'età di mezzo (vedi 16-072).
Che la vecchiaia vera arrivi più tardi.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
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29 settembre 2016

Un sogno ricorrente (16-150)

Un sogno ricorrente. (16-150)
Negli ultimi mesi ho sognato più volte di uscire per strada completamente nudo.
Magari per fare brevi percorsi.
Non mi compiacevo di essere visto da altri, anzi la cosa mi turbava.
Ma mi trovavo nella situazione in cui mi ero già spogliato, e non conoscevo la ragione che mi aveva spinto a farlo.
Non sono esperto di sogni e non so interpretare la cosa.
Però un qualche legame con la vecchiaia deve esserci.
È giunta l'ora di liberarsi del di più?
A livello conscio ho già deciso di cominciare a disfarmi di gran parte di ciò che ho accumulato in settant'anni di vita. Anche se l'ho praticato molto poco.
(Uno dei nostri figli ha detto: quando morirete bisognerà fare esplodere una bomba per eliminare tutto quello che avete accumulato!)

Penso che il sogno voglia dirmi qualcosa di più profondo: sei nell'età in cui devi puntare all'essenziale, nelle cose che fai, nelle relazioni, nei discorsi.
Mi devo spogliare di ciò che è inutile nella mia vita.

Se c'è qualcuno che organizza i nostri sogni, gli devo fare i complimenti: mi ha inviato proprio un bel sogno, sul quale riflettere (anche sul disagio che nel sogno provo nell'essermi spogliato).
Per di più me l'ha inviato molte volte.
Deve essere importante.

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26 settembre 2016

Anniversario di morte (16-149)

Anniversario di morte. (16-149)
Quest'anno ho dimenticato l'anniversario della morte di mio padre.
Non che gli altri anni lo ricordassi con qualche forma di solennità, ma almeno ricordavo mio padre nel giorno della sua morte.
Anche mio figlio non mi manda più messaggi nelle date di morte di mia madre.
Mio padre è morto circa trent'anni fa ed è giustificata la dimenticanza.
Ma gli anni passati dalla morte di mia madre sono soltanto otto ...

Dopo la nostra morte di noi resta poco.
Una tomba al cimitero, un fascicolo nella contabilità familiare, qualche oggetto (l'orologio, un diploma, eccetera).
Inutile illudersi.
La vita continua coi vivi.
Non con i morti.
Negli ultimi anni di vita, noi vecchi dovremmo vivere appieno, perchè la morte ci porta letteralmente via dalla vita.
Dunque anche dalla vita dei nostri figli e nipoti.

Di noi resta solo qualche ricordo sbiadito due o tre volte all'anno.
O anche meno.

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25 settembre 2016

Quindici anni* (16-148)

Quindici anni.* (16-148)
Qualche tempo fa, un conoscente anziano, cardiopatico, non si è sentito bene.
Poichè stava guidando l'auto ha pensato bene di recarsi direttamente al Pronto Soccorso dell'ospedale.
Scelta quanto mai fortunata.
All'Ospedale riuscirono a prevenire un evento cardiaco che avrebbe avuto conseguenze fatali. Però la diagnosi fu: bisogna operare per cambiare le valvole cardiache.
Operazione importante, ma fattibile. Il conoscente è moderatamente soddisfatto.
In previsione dell'operazione, gli è stato chiesto di scegliere fra due possibilità, riguardo al materiale con cui sono fatte le valvole. O materiali vegetali che durano al massimo 15 anni o materiali sintetici che durano più a lungo, ma costringono ad assumere farmaci (mi pare di aver capito così). Probabilmente sceglierà quelle vegetali.

Il mio conoscente ha 73 anni. Quando scadrà la vita delle valvole vegetali avrà 88 anni. Un'età in cui non è possibile fare operazioni così importanti.
Ciò significa che si è dato un termine certo di vita: quindici anni.
Visto da un giovane la cosa sembra irrilevante, ma a settant'anni fa un certo effetto.
Il conoscente, per storia familiare, probabilmente morirà prima degli 88 anni. Così come gran parte dei suoi coetanei (e di me stesso). Ma poichè la data della morte non è conosciuta da nessuno, uno può vivere anche a 90 anni come se fosse immortale, perchè non conosce il giorno della sua morte.

Curiosa situazione.
Il mio conoscente è uno dei pochi che sa con certezza che oltre gli 88 anni non andrà.
Anch'io posso immaginarlo, ma non ne ho la certezza.
Inquietante situazione.
Cambia di molto la prospettiva di vita.

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22 settembre 2016

Trasmettere* (16-147)

Trasmettere.* (16-147)
Domenica ho incontrato il mio giovane pronipote, prossimo ai diciott'anni.
Qualche tempo fa mi ero proposto di aiutarlo (vedi 16-111) a ... diventare adulto.
Non avevo chiaro che cosa fare. Avevo pensato a un elenco di letture da suggerirgli.
Poi avevo scelto di essere quello che sono, senza piani prestabiliti, senza elenchi di libri.
Cercando di dargli un distillato di cinquant'anni di vita cosciente.

Dunque l'ho incontrato.
Come al solito la realtà è diversa da quello che ci immaginiamo.
Ho scoperto che un libretto di fisica che gli avevo regalato sei mesi fa, non l'ha ancora letto. Era una buona sintesi di una delle materie fondamentali del suo corso di scuola superiore. 
Era il primo libro che mi figuravo potesse essergli utile.
Sapevo che aveva difficoltà nella lettura, fino al punto da ipotizzare una dislessia, almeno lieve. Pensavo però che, essendo bravo a scuola, l'avesse compensata.
Nel colloquio che abbiamo fatto, il discorso è finito sulla spiritualità. Mi ha fermato dicendo che non era interessato alla religione. Con pazienza gli ho mostrato come le religoni si siano impadronite della spiritualità, ma che l'anelito allo spirito è qualcosa che precede le religioni.
Mi è parso interessato. Mi ha allora chiesto che cos'è spiritualità.
Difficile rispondergli.
Gli ho detto che ha a che fare colle domande che l'uomo si fa (chi siamo, dove andiamo), col significato del vivere, col rapporto con la natura e gli altri esseri viventi.
Con la solidarietà, con i rapporti fra le persone.
Con l'etica.

Che cosa ho trasmesso?
Poco, ma qualcosa è passato. Almeno si farà delle domande.
Comunque so che è contento di questi incontri.
L'importante, nel trasmettere, è che qualcuno voglia ricevere.

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20 settembre 2016

Verso la fine* (16-146)

Verso la fine.* (16-146)
Il mio vicino, quasi novantenne, qualche settimana fa non è stato bene (vedi 16-125 e 16-127). Un certo male e gonfiore a una mano che lo rendeva incapace di afferrare gli oggetti ci ha costretto prima a chiamare la guardia medica (era ferragosto), poi ad andare direttamente in ospedale per delle analisi (ci ha costretto nel senso che ce ne siamo occupati in parte noi vicini).
La situazione, nei giorni successivi, è migliorata.
Ma non del tutto.
La moglie mi ha detto che è rimasta nel marito una certa qual apatia.
Uno stare senza far nulla, un rifiuto di qualunque tipo di azione.

Oggi ho rivisto la moglie e mi ha detto che la situazione è peggiorata: gli è tornato il mano alla mano e al braccio.
Mi sono chiesto come vivrà il mio vicino questo star male che non migliora, questo senso di indifferenza verso tutto: sarà abbattuto, depresso?
Impossibile che il vecchio non associ la sua situazione alla morte.
Questo stato prelude alla fine?
Chi lo vive sente di essere verso la fine?

Sono dispiaciuto per lui.
Ma per me, vecchio giovane, la sua vicinanza è di grande insegnamento.
Ho la fortuna di abitargli vicino, di sentire come sta, che cosa pensa.
Ho la fortuna di carpire qualche segreto del mistero che circonda gli ultimi tempi di una vita.
Non voglio fare lo sciacallo, ma è l'unico modo in cui si possa conoscere qualcosa dei momenti prossimi alla morte: osservarli in un altro.

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19 settembre 2016

Neppure la routine! (16-145)

Neppure la ruotine! (16-145)
Negli anni precedenti mi sono detto che da vecchi è bene mettere a posto le proprie cose per non lasciare incombenze ai nostri eredi, dopo la nostra morte.
Così avevo deciso di dedicare un giorno al mese (almeno) per eliminare
Che cosa? 
Tutto. 
È incredibile la quantità di oggetti, vestiti, ricordi eccetera che i vecchi conservano. 
Confesso che non ne ho fatto niente.
Me ne è mancato il tempo.
Incredibile! Noi vecchi siamo in pensione, non abbiamo figli piccoli, abbiamo più tempo.
Ma non è così, perchè il tempo ... si restringe. In sostanza siamo più lenti a fare le cose.
In questi ultimi mesi mi è mancato perfino il tempo di fare le cose consuete di tutti giorni, come fare il cambio di vestiario, ordinare la posta, pagare le bollette man mano che arrivano.
Non riesco neppure a fare la routine, figurarsi a fare azioni impegnative come eliminare gli oggetti accumulati in garage!
Ma eliminare è un dovere.
Prima di lasciare questo mondo.

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18 settembre 2016

Estraneità* (16-144)

Estraneità.* (16-144)
In questi giorni ho lasciato il mio lavoro (sia pure a tempo ridotto).
Il lavoro a tempo pieno l'avevo già lasciato quando ero andato in pensione. Poi ne avevo preso uno a tempo parziale. Da questo ho appena dato le dimissioni.
Senso di libertà e di leggerezza.

L'altro ieri sono ritornato sul luogo di lavoro, per uno scambio di consegne.
Ho visto i miei colleghi alle prese coi problemi di sempre, ho visto il solito ambiente (che ormai mi era familiare).
Mi sono sentito come un pesce fuor d'acqua. Tutto mi sembrava estraneo.
Estranei i problemi, le relazioni, le persone stesse.
Anzi, mi è sembrato, di colpo, di aver perso molte relazioni.
Che erano soltanto relazioni di lavoro.

Ho scritto, nei primi anni di questo diario, che andare in pensione fa perdere al vecchio il suo ruolo sociale. Ebbene questo ruolo altro non è che l'insieme di contatti, relazioni, comunanze con alcune persone. Finito il lavoro, questi contatti si perdono di colpo e ci si sente un poco smarriti. Ci si sente estranei, proprio come succede quando si arriva in una città sconosciuta.

Procedendo nella vecchiaia si perdono via via relazioni e ci si sente sempre più estranei in quel mondo nel quale si è vissuti per tanto tempo. Anche perchè gran parte dei nostri coetanei sono morti.
I grandi vecchi finiscono coll'essere soli, perchè le loro relazioni sono cessate o per morte o perchè i coetanei si sono persi di vista.
Gli anziani dell'ultima età finiscono per diventare estranei al mondo.
Estranei alla vita.

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17 settembre 2016

Retromarcia (16-143)

Retromarcia. (16-143)
Ritorno su questo tema perchè ho osservato alcuni vecchi automobilisti durante una retromarcia con l'auto. Procedono piano, con circospezione, irritando magari qualche giovane che attende la fine della loro manovra.
In un'altra pagina avevo attribuito ciò alla lentezza che è propria della vecchiaia.
I vecchi sono più lenti in tutto e dunque anche nel far retromarcia.
Ma c'è qualcosa in più.
Tre anni fa ho cambiato l'automobile. Quella attuale è più piccola. Anche lo specchietto retrovisore è di dimensioni ridotte. Risultato: mi sono accorto che avevo più difficoltà nelle manovre di arretramento. In due occasioni sono andato a sbattere contro ostacoli che non avevo visto.
Ho cercato una soluzione acquistando uno specchietto di maggiori dimensioni.
La situazione è migliorata. Ciò nonostante ogni volta che mi accingo a retrocedere sento che non sono padrone della manovra. Presto molta più attenzione di un tempo. Guardo con cura più volte se vi sono ostacoli, se sopraggiungono persone o veicoli.
Ecco: mi pare che anche altri anziani abbiano le mie stesse difficoltà. Dunque procedono con prudenza e molto, molto lentamente (a bassa velocità si fanno meno danni).

Anche la mia compagna in una retromarcia ha sbattuto contro un altro veicolo. E lei è più sveglia e più giovane di me.
Retromarcia: problema comune ai vecchi.
E i vecchi diventano prudenti.

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16 settembre 2016

Basta un nonnulla (16-142)

Basta un nonnulla. (16-142)
   
Ero in auto, vicino al mercatino rionale settimanale. In attesa che arrivasse la mia compagna.
Il mercatino è molto frequentato da vecchi. Forse memoria lontana di un tempo in cui era un'autentica occasione d'incontro sociale.
Due donne anziane avanzavano nella mia direzione, camminando piano.
Il marciapiede è alberato: di tanto in tanto vi è una pianta. Una delle due donne, arrivata vicino a un albero, mette un piede sul terreno che circonda l'albero, che è più sconnesso rispetto al marciapiede, che invece è liscio.
Ha un sussulto, sentendo il terreno diverso e meno stabile.
Barcolla. È in procinto di perdere l'equilibrio. Lo recupera con uno sforzo.
Si meraviglia di quell'ostacolo improvviso (ostacolo soltanto per lei perchè un giovane non se ne sarebbe nemmeno accorto). Sembra quasi maledire l'amministrazione comunale.
In tarda età basta poco per cadere.
Lo si impara pian piano, si aumenta la prudenza.
Si cammina piano.
Ma basta un'inezia per perdere l'equibrio e cadere (con conseguenze rovinose).
È la capacità di mantenere l'equilibrio che viene a mancare.

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15 settembre 2016

Memoria (16-141)

Memoria. (16-141)
La mia vecchiaia è caratterizzata anche dalla perdita di memoria. Dovrei verificare se con il gingko biloba la situazione migliora.
Lo farò.
Per il momento mi accontento di adottare qualche strategia. Per esempio mi scrivo dei biglietti (vedi 16-113).
Anche mia madre dopo gli ottant'anni ha avuto un calo forte di memoria, così forte che non poteva più coordinare la sua vita quotidiana. La diagnosi implacabile fu di demenza senile.
Sono preoccupato di fare la stessa fine.
Un modo immediato di perdere l'autonomia.
Mia madre non se ne rendeva conto. Prendeva la cosa quasi con umorismo. Se mi parlava e perdeva il ricordo di ciò che voleva dire, diceva:"Al diavolo! Mi tornerà in mente più tardi."
Io invece quando dimentico qualcosa mi incaponisco. Mi sforzo di recuperare il pensiero.
A volte ci riesco subito, più spesso devo faticare. Non sempre ho risultati.
Quando ho qualcosa in mente che devo ricordare e non ho sottomano un foglio e una penna, metto dei segni strani (una foglia nel taschino, un oggetto assolutamente fuori posto, eccetera). Quando mi ri-capitano sotto l'attenzione, ricordo quel che devo fare.
Ma non sempre.
Stanotte mi è venuto in mente che al mattino dovevo fare qualcosa di urgente. Così ho posto sul comodino un oggetto incongruo.
Al mattino, mi sono accorto subito dell'oggetto fuori posto.
Ho rammentato che significava qualcosa di urgente da fare.
Ma non mi sono assolutamente ricordato che cosa dovevo fare!

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14 settembre 2016

Saliva (16-140)

Saliva. (16-140)
Tanti sono i fenomeni che caratterizzano la vecchiaia (senza scomodare le malattie).
Mia madre è morta a novant'anni. Ricordo che quando si alzava, al mattino, la federa del suo cuscino era sempre macchiata qua e là di scuro.
Forse un pò di sanguinamento delle gengive.

Da un pò di tempo anche la federa del mio cuscino è macchiata.
Me ne accorgo solo quando la federa è di colore scuro. Le macchie sono biancastre (i miei denti non sanguinano) e risaltano sullo scuro della federa: è evidente che di notte, dalla mia bocca appoggiata sul cuscino, esce della saliva.
Tipico frutto della vecchiaia (almeno la mia): le gote di notte sono rilassate, la bocca si apre e un poco di saliva esce. Da giovane non l'avevo mai osservato, anche se tale problema può colpire coloro che non sono anziani.
Da giovani può essere una patologia.
Da vecchi è più frequente (la norma?).
Non si tratta solo di un maggior rilassamento del muscoli che tengono chiusa la bocca. Può esser una vera e propria disfunzione nella coordinazione del meccanismo della deglutizione.
Vecchiaia.

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12 settembre 2016

Il volto dei vecchi (16-139)

Il volto dei vecchi. (16-139)
Quando mi alzo al mattino, vado subito in terrazzo per vedere il sorgere del sole (oppure il sole appena sorto). Resto lì qualche minuto a godermi il silenzio e l'atmosfera magica dell'aurora.
Talvolta anche la mia vicina novantenne si affaccenda sul terrazzo accanto.
La osservo.
Non sempre mi vede.
È evidente che anche lei si è appena alzata dal letto. Ha un'espressione e un volto diversi da quelli consueti del resto del giorno. La pelle è come più adagiata sulle ossa del cranio.
Ha l'aspetto di una defunta.
Se la vedrò quando morirà, sono certo che il suo volto mi apparirà come quello di queste mattine all'alba.

Ho visto poche persone morire e non ricordo i momenti del prima e del dopo. 
Mi pare comunque che l'aspetto esterno non sia molto diverso. 
A differenza di altri organi che cessano di funzionare di colpo al momento della morte, il volto resta più o meno lo stesso un'ora prima e un'ora dopo il trapasso.
Così l'aspetto di coloro che sono molto anziani evoca quello del dopo-morte.
I molto-vecchi ci anticipano nel volto la loro morte.
Ce ne danno un assaggio.

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11 settembre 2016

L'altro aspetto della stanchezza* (16-138)

L'altro aspetto della stanchezza.* (16-138)
Una conoscente, ormai sulla via della vecchiaia, mi ha riferito che le donne più anziane, che frequentano lo stesso suo corso di pittura, l'hanno messa in guardia:
"Quando ti siedi davanti alla TV, accertati di avere preso tutto: telecomando, occhiali, cellulare, qualcosa da mangiare e da bere, eccetera. Altrimenti poi ti devi alzare più volte dalla poltrona. Quando si è vecchi alzarsi dalla poltrona affatica" le hanno detto.
Questo fa il paio con la battuta di un mio vecchio collega che mi diceva:"Si capisce di essere diventati vecchi quando ci si china sulle ginocchia per prendere qualche cosa dal pavimento: se, prima di alzarsi, si guarda in giro per vedere se c'è qualcos'altro da raccogliere (oltre all'oggetto per il quale ci si è piegati), allora di sicuro si è vecchi!"
Battute, consigli ironici, ammiccamenti sono il sintonomo di un problema vero: da vecchi ci si affatica di più nel fare qualunque movimento.
Quei movimenti che per un giovane sono così leggeri da diventare automatici senza alcun riguardo alla fatica muscolare, da vecchi si sentono e sono pesanti.
Da vecchi i muscoli che lavorano si fanno sentire.
Questo è il motivo della progressiva riduzione dei movimenti dei vecchi.
Ci si affatica di più, così si evita di muoversi.
Ma è anche la causa della vecchiaia.
Si diventa sempre più vecchi se si diminuisce il movimento.

Problema senza soluzione?
Se ci si muove di meno, si invecchia di più.
Ma ci si muove di meno proprio perchè si è vecchi e il movimento costa fatica.
Si può interrompere il circolo vizioso solo sforzandosi di muoversi anche se è faticoso.
Lo si deve fare proprio come da giovani si faticava di più andando in palestra.

Movimento è vita.
Fermarsi è morte.

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06 settembre 2016

Stanchezza* (16-137)

Stanchezza.*(16-137)
Ne ho scritto spesso.
Sempre più mi sembra un segno puro di vecchiaia (vedi16-121).
Ho cominciato a scriverne all'inizio del diario, quando mi accorsi che giungevo a metà pomeriggio trascinandomi per la stanchezza (letteralmente).
Era troppa per un sessantacinquenne. Mi rivolsi a un medico amico, che era anche geriatra. Trovò la soluzione, consigliandomi di assumere alimenti che contenessero polifenoli (antiossidanti): curcuma, tè verde, arance, ciliegie, a cui aggiunsi bacche gogij, semi di chia e altro. Effettivamente la stanchezza scomparve (almeno quella stanchezza estrema).
Continuai nell'analisi, accorgendomi che il calo di desiderio sessuale che accompagna gli anziani era legato ancora alla stanchezza serale, almeno per me. Di sera prevale il piacere del riposo rispetto al piacere dell'intimità.
Arrivarono i nipoti e la stanchezza si ripresentò in modo massiccio: dopo ogni periodo di accudimento mi sentivo uno straccio. Col bisogno di andare a letto a riposare.

Da qualche tempo vado a letto al pomeriggio. Il giovamento è evidente. Segno che il bisogno di riposo di un anziano non compare a fine giornata, ma di pomeriggio.
Dopo il riposo, si torna pimpanti e pieni di vita (ma intanto due ore di vita se ne vanno, vedi 16-120).

Mi ha sempre colpito la sonnolenza continua delle persone molto anziane: le energie se ne sono andate quasi del tutto, serve una continua fleboclisi di riposo.
Mi fece impressione la richiesta di una mia vecchia zia novantenne alla fine di una visita di cortesia e d'affetto che le facemmo in casa di riposo (era pomeriggio). Richiesta di un commento al nostro incontro disse: 
"Molto bello, ma ora vorrei che ve ne andaste. Sono molto stanca."

La stanchezza è dunque un segno autentico che connota l'età della vecchiaia.
Se si vuole avere ancora tempo di vita è necessario aumentare il riposo.
Ma così il tempo di vita diminuisce.
Sempre di più.

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05 settembre 2016

C'è vecchiaia e vecchiaia* (16-136)

C'e vecchiaia e vecchiaia.* (16-136)
Adiacente al parco dove mi reco ogni giorno coi cani, vi è un bar molto frequentato da anziani. Adesso che fa caldo stazionano presso i tavolini esterni.
Giocano a carte, discutono, leggono il giornale, chiacchierano, bevono.
Di mattina e di pomeriggio. Ospiti fissi.
Vecchi spensierati, sembra.
Vecchi sfaccendati, nel senso letterale: senza compiti, impegni, lavori, obblighi.
Onorano il detto: la vecchiaia è il tempo della libertà.

Il primo di settembre sono andato al parco per bambini con uno dei miei nipoti, a insegnargli ad andare in bicicletta. Il parco era pieno di bambini e di ... vecchi.
Nonni.
Il primo del mese molti genitori ricominciano a lavorare e le scuole, almeno da noi, sono ancora chiuse. A chi tocca l'accudimento dei minori? Ai nonni.
Ho visto nonni di tutte le età. Anche abbastanza anziani, anche maschi da soli, anche coppie di nonni.
Ho parlato con qualcuno di loro. Tutti affaticati dal compito di tenere i bambini. Tutti anelanti a un pò di requie. Le nonne, però, appagate.
Comunque tutti molto impegnati.

Dipende dalle circostanze esterne (avere figli, nipoti, poche risorse economiche) o dalla disponibilità degli individui?
C'è vecchiaia e vecchiaia.

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03 settembre 2016

Eutanasia legale (16-135)

Eutanasia legale. (16-135)
E' un'iniziativa dell'associazione Luca Coscioni (in Italia).
Perchè da noi l'eutanasia è illegale. Diversamente da altri Paesi. Per esempio la Svizzera. Dove alcuni (pochi) italiani si recano a morire (associazione Exit). Ma il costo è circa 10.000€. Pochi se lo possono permettere.
Così in Italia vi sono malati terminali che si suicidano in condizioni terribili.
La legge nega loro la possibilità di essere accompagnati alla morte senza sofferenze.
E si condanna al carcere chi li aiuta.
In Italia i medici contrari alla legge sono il 34%. Quelli favorevoli, il 42%. Un 24% di medici si dichiara favorevole solo in dipendenza delle conzioni del paziente (fonte Medscape Ethics Report 2014).
In Italia i suicidi (nel 2010) sono stati 3048. Di questi il 46% ha avuto come movente la malattia fisica o psichica (fonte ISTAT).
Un altro dato importante è il seguente: ben 86% dei medici ha dichiarato che non sono i pazienti a decidere di interrompere i supporti vitali: decidono sempre gli altri (fonte Medscape Ethics Report 2014).
In Parlamento (italiano) giace una proposta popolare di legge per legalizzare l'eutanasia (105.000 firme). Ma si è arenata in commissione.
Manca la volontà politica perfino di porla in discussione.

La proposta dell'associazione Luca Coscioni è un gesto di grande solidarietà verso quella piccola minoranza che si trova nelle condizioni di dover morire invece che continuare a vivere fra mille sofferenze.
Si chiama civiltà.

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