11 settembre 2016

L'altro aspetto della stanchezza* (16-138)

L'altro aspetto della stanchezza.* (16-138)
Una conoscente, ormai sulla via della vecchiaia, mi ha riferito che le donne più anziane, che frequentano lo stesso suo corso di pittura, l'hanno messa in guardia:
"Quando ti siedi davanti alla TV, accertati di avere preso tutto: telecomando, occhiali, cellulare, qualcosa da mangiare e da bere, eccetera. Altrimenti poi ti devi alzare più volte dalla poltrona. Quando si è vecchi alzarsi dalla poltrona affatica" le hanno detto.
Questo fa il paio con la battuta di un mio vecchio collega che mi diceva:"Si capisce di essere diventati vecchi quando ci si china sulle ginocchia per prendere qualche cosa dal pavimento: se, prima di alzarsi, si guarda in giro per vedere se c'è qualcos'altro da raccogliere (oltre all'oggetto per il quale ci si è piegati), allora di sicuro si è vecchi!"
Battute, consigli ironici, ammiccamenti sono il sintonomo di un problema vero: da vecchi ci si affatica di più nel fare qualunque movimento.
Quei movimenti che per un giovane sono così leggeri da diventare automatici senza alcun riguardo alla fatica muscolare, da vecchi si sentono e sono pesanti.
Da vecchi i muscoli che lavorano si fanno sentire.
Questo è il motivo della progressiva riduzione dei movimenti dei vecchi.
Ci si affatica di più, così si evita di muoversi.
Ma è anche la causa della vecchiaia.
Si diventa sempre più vecchi se si diminuisce il movimento.

Problema senza soluzione?
Se ci si muove di meno, si invecchia di più.
Ma ci si muove di meno proprio perchè si è vecchi e il movimento costa fatica.
Si può interrompere il circolo vizioso solo sforzandosi di muoversi anche se è faticoso.
Lo si deve fare proprio come da giovani si faticava di più andando in palestra.

Movimento è vita.
Fermarsi è morte.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

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