18 settembre 2016

Estraneità* (16-144)

Estraneità.* (16-144)
In questi giorni ho lasciato il mio lavoro (sia pure a tempo ridotto).
Il lavoro a tempo pieno l'avevo già lasciato quando ero andato in pensione. Poi ne avevo preso uno a tempo parziale. Da questo ho appena dato le dimissioni.
Senso di libertà e di leggerezza.

L'altro ieri sono ritornato sul luogo di lavoro, per uno scambio di consegne.
Ho visto i miei colleghi alle prese coi problemi di sempre, ho visto il solito ambiente (che ormai mi era familiare).
Mi sono sentito come un pesce fuor d'acqua. Tutto mi sembrava estraneo.
Estranei i problemi, le relazioni, le persone stesse.
Anzi, mi è sembrato, di colpo, di aver perso molte relazioni.
Che erano soltanto relazioni di lavoro.

Ho scritto, nei primi anni di questo diario, che andare in pensione fa perdere al vecchio il suo ruolo sociale. Ebbene questo ruolo altro non è che l'insieme di contatti, relazioni, comunanze con alcune persone. Finito il lavoro, questi contatti si perdono di colpo e ci si sente un poco smarriti. Ci si sente estranei, proprio come succede quando si arriva in una città sconosciuta.

Procedendo nella vecchiaia si perdono via via relazioni e ci si sente sempre più estranei in quel mondo nel quale si è vissuti per tanto tempo. Anche perchè gran parte dei nostri coetanei sono morti.
I grandi vecchi finiscono coll'essere soli, perchè le loro relazioni sono cessate o per morte o perchè i coetanei si sono persi di vista.
Gli anziani dell'ultima età finiscono per diventare estranei al mondo.
Estranei alla vita.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

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