Estraneità.* (16-144)
In questi giorni ho lasciato il mio
lavoro (sia pure a tempo ridotto).
Il lavoro a tempo pieno l'avevo già
lasciato quando ero andato in pensione. Poi ne avevo preso uno a
tempo parziale. Da questo ho appena dato le dimissioni.
Senso di libertà e di leggerezza.
L'altro ieri sono ritornato sul luogo di lavoro, per uno scambio di consegne.
Ho visto i miei colleghi alle prese
coi problemi di sempre, ho visto il solito ambiente (che ormai mi era
familiare).
Mi sono sentito come un pesce fuor
d'acqua. Tutto mi sembrava estraneo.
Estranei i problemi, le relazioni, le
persone stesse.
Anzi, mi è sembrato, di colpo, di aver
perso molte relazioni.
Che erano soltanto relazioni di
lavoro.
Ho scritto, nei primi anni di questo
diario, che andare in pensione fa perdere al vecchio il suo ruolo
sociale. Ebbene questo ruolo altro non è che l'insieme di contatti,
relazioni, comunanze con alcune persone. Finito il lavoro, questi
contatti si perdono di colpo e ci si sente un poco smarriti. Ci si
sente estranei, proprio come succede quando si arriva in una città
sconosciuta.
Procedendo nella vecchiaia si perdono
via via relazioni e ci si sente sempre più estranei in quel mondo
nel quale si è vissuti per tanto tempo. Anche perchè gran parte dei
nostri coetanei sono morti.
I grandi vecchi finiscono coll'essere
soli, perchè le loro relazioni sono cessate o per morte o perchè i coetanei si sono persi di vista.
Gli anziani dell'ultima età finiscono
per diventare estranei al mondo.
Estranei alla vita.
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. )
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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