31 ottobre 2017

Gli ultimi due mesi (sett.- ott. 2017)

Gli ultimi due mesi (sett. e ott. 2017). (17-167)
La solita segnalazione bimestrale delle novità comparse (nella mia vecchiaia).
In questi mesi ho scoperto che anche la psiche diventa fragile, in tarda età: mi è apparso chiaro nella pagina 17-160, ma ve n'erano i presupposti nelle pagine 17-137, -145 e -146; infatti trovar difficoltà in varie situazioni è collegato al coraggio di affrontarle: se la psiche è vigorosa, lo si fa, altrimenti ci si sente incapaci e fragili.
A settembre il blog ha compiuto cinque anni: utile fare il confronto fra le idee di allora e quelle di oggi; differenze ce ne sono, eccome! (vedi 17-135).
Ho scoperto che negli ultimi mesi il numero di vecchi ottantenni che incontro è aumentato (17-150): segno che mi sto inoltrando nella vecchiaia piena (perchè il simile incontra il suo simile).
In alcune pagine ho segnalato sofferenze che colpiscono i vecchi: figli che non si avvalgono delle nostre conoscenze (17-138), sensazione di essere un peso per i familiari (17-140), il tempo che manca sempre più (17-164).
Infine un pensiero che avevo già avuto alcuni anni fa: importante scrivere la propria storia, per i nostri nipoti. Loro di noi non sanno nulla. Se raccontiamo qualcosa e poi lo scriviamo, li aiutiamo a costruirsi delle radici (17-153). 
 
(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

30 ottobre 2017

Arrendersi (17-166)

Arrendersi. (17-166)

Alla vecchiaia.
Mi riferisco a quanto scritto nella pagina 17-163, sul tempo, 17-145, sulla complessità, 17-144, sul sonno, 17-137, sulle nuove tecnologie. 
Scrivevo di nuove difficoltà che prendono i vecchi, legate alla vecchiaia, o al mondo che va avanti.
Ci si può opporre.
Oppure si può assecondare, senza tenere il freno tirato, senza rimpianti.

Insomma propongo di arrendersi alla vecchiaia e cioè alla realtà.
Hai più sonno? Dormi di più. Hai meno tempo? Fa' meno cose. Certe situazioni sono troppo complesse? Fatti aiutare. Le nuove tecnologie ti sfuggono e non ti appassionano? Amen!

Una resa, dunque. Del resto che si potrebbe fare di diverso?
La vecchiaia è questa.
Inutile inventarsene un'altra.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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29 ottobre 2017

Scomparire (17-165)

Scomparire. (17-165) 
Davanti al condominio nel quale abito ce n'è un altro, sull'altro lato della strada. 
Siamo abbastanza vicini da conoscerci un poco. Un'abitante di quel condominio, è persona spesso presente: è anziana giovane, in pensione, ha svolto un ruolo sociale nella sua vita lavorativa (era infermiera). Ci si vede quasi tutti i giorni, spesso si scambia un saluto, talvolta si scambia qualche parola.
Un paio di mesi fa è scomparsa. Non la si vede quasi più in terrazzo o per la strada.
È successo che ha subito un'operazione e non sta più in piedi. È confinata su una carrozzella, almeno momentaneamente.
Anch'io dopo la fine del mio lavoro, un anno fa, sono scomparso dal luogo di lavoro.
Scomparire da un ambiente non è prerogativa degli anziani. Ognuno di noi quando cambia residenza, lavoro o giro d'amicizie, "scompare" letteralmente da un certo luogo.
Ma gli individui delle altre età, poi, "compaiono" in altri ambienti.
Per gli anziani è diverso. La loro scomparsa da un luogo è riduzione dei luoghi nei quali si è presenti. Progredendo nella vecchiaia gli spazi pubblici di presenza diminuiscono sempre più. Fino a limitarsi alla sola famiglia.
Se poi vi è un trasferimento in casa di riposo oppure una semplice diminuzione della presenza nei momenti sociali familiari (pasti, uscite collettive, vacanze) anche il "luogo famiglia" vede gli anziani sempre meno presenti.
In tarda età si scompare anche dalla famiglia.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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28 ottobre 2017

Mi manca il tempo (17-164)

Mi manca il tempo. (17-164) 

E' stata una costante della mia vita.
 
Mi è sempre mancato il tempo quotidiano per fare quello che volevo.

Ora che sono vecchio, il problema si è accentuato. Riesco a fare meno cose al giorno di quante non ne facevo 5 – 10 anni fa. È intuitivo che tutto dipenda dalla mia pretesa di            fare ... oltre le mie capacità.
Il tempo è quello che è: se voglio fare troppo, allora il tempo manca. 
Da vecchi poi ci mettiamo di più a svolgere le varie faccende della vita. Perchè siamo diventati più lenti, perchè prestiamo meno attenzione, perchè sono aumentati i tempi morti fra un'azione e la successiva.

In vecchiaia, il tempo manca anche nel senso di tempo complessivo di vita: è ovvio, diminuiscono gli anni della nostra aspettativa di vita. Ciò comporta che dobbiamo ridurre le proiezioni di fantasia sul futuro.
Un esempio: ho ereditato da un vecchio zio un centinaio di 33 giri di musica classica. Una parte di essi contiene brani a me sconosciuti. Ho pensato: bene, adesso li ascolterò un pò per volta, fino a conoscerli tutti. Ho cominciato con Mozart, un autore che conosco poco. Ma per ascoltare musica ci vuole tempo, e l'ascolto va senz'altro ripetuto: finora ho ascoltato soltanto cinque o sei dischi.
Rapido calcolo: non ho abbastanza tempo di vita per ascoltarli tutti!
(Lo stesso potrei dire dei libri!)


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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24 ottobre 2017

Pagine poco lette (17-163)

Pagine poco lette. (17-163)
Questo diario sulla vecchiaia ha la forma del blog.
Vale a dire che è scritto in forma elettronica e non su carta, ed è messo in rete, cioè può essere letto da altri (ignoti), senza che io lo fornisca materialmente.

Il programma che mi permette tutto ciò si chiama blogger e permette varie cose.
Per esempio, di sapere quanti hanno letto una data pagina. 
Così di tanto in tanto sfoglio l'elenco delle pagine e controllo le letture.
Vi è stato un periodo in cui i lettori erano molto molto pochi. Ho riletto le pagine poco lette e alcune di queste mi sono parse interessanti, ancora oggi dopo anni. Così ho deciso di segnalarne alcune, cercando di invogliarne la lettura.

Tre pagine mi sono parse omogenee e stimolanti: Un bellissimo novembre (n. 419) sul lento declino che accompagna la vecchiaia, la pagina successiva (n. 420) sull'aumento di coscienza necessario per vivere la vecchiaia e il paragone fra vecchiaia e un albero: il gingko biloba (si tratta di pagine della fine del 2013).

Un altro paio di scritti poco letti sono stati il 425 e il 437: entrambi hanno a che fare con i parenti; mia madre il primo, i miei cugini il secondo. Nel primo riflettevo sulle somiglianze (in vecchiaia!) fra me e mia madre; nel secondo giungevo alla conclusione che fratelli e cugini ci aiutano a ricostruire il passato della nostra famiglia, delle nostre radici.

Termino segnalandone altri due: il 433 (sul timore di farsi male che prende gli anziani) e soprattutto il 434, sull'idea di organizzare dei corsi sulla morte per anziani. 
Corsi che potrebbero essere utilissimi, almeno per esorcizzarne il terrore.


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22 ottobre 2017

Nipoti, nuove relazioni (17-162)

Nipoti, nuove relazioni. (17-162)
Ho quattro nipotini, tutti al di sotto dei sei anni.
Gli ultimi due hanno rispettivamente un anno e mezzo e due anni e tre mesi.
Con i più grandi ho instaurato da tempo delle autentiche relazioni personali.
Con i più piccoli invece, fino a qualche tempo fa, la relazione era più di servizio che altro. 
Ma il tempo passa.
E negli ultimi mesi anche i due più piccoli hanno sviluppato una loro personalità. E fra di noi si è instaurata una relazione precisa. Entrambi mi sanno indicare che cosa vogliono da me, mi prendono per mano per farmi fare un gioco, mi salutano con calore.
I quattro nipoti sono stati un autentico e inimmaginabile incremento delle mie relazioni più intime, formate fino ad allora soltanto dai figli, dalla compagna, da un amico, da qualche parente. Perchè, stringi stringi, le relazioni significative della vita di un individuo si riducono a poche unità.
 
La cosa più interessante è che i nipoti costituiscono relazione che cambiano. 
Non sono affatto statiche.
Il mio primo nipote ha quasi sei anni. Ebbene è totalmente diverso da quando aveva due anni, o tre o quattro. Quasi ogni anno/anno e mezzo mi son trovato ad avere a che fare con una persona diversa, con la quale però mantenevo il legame affettivo.
Tutto ciò è straordinario.
Arricchisce molto la mia vita.
Grazie, figli miei, del regalo dei nipoti.
La mia vita da vecchio è stata completamente trasformata.


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21 ottobre 2017

Spegnersi (17-161)

Spegnersi. (17-161)
Di una conoscente, morta qualche anno fa a 95 anni, mi è stato riferito che è morta in poltrona. Così l'hanno trovata i familiari.
Per questo tipo di morte è corretto usare l'allocuzione "si è spenta". 
Ciò è possibile quando le forze e l'energia vitale lentamente si affievoliscono. 
È possibile soltanto in età avanzata.
I vecchi si lamentano spesso che più avanza l'età più si perde energia, più manca il vigore, soprattutto manca il fiato.
Ebbene, mi sembra che l'indebolimento progressivo del corpo abbia proprio questa funzione: preparare una fine morbida, un distacco facile dalla vita. Perchè quando si è molto vecchi il corpo fatica a muoversi, è fiacco, la sua attività è ridotta al lumicino.
Il corpo è quasi morto.
Appunto.
Mi figuro che così la morte sia indolore. Senza agonia.
Quasi senza soluzione di continuità con la vita.
Ma per questo bisogna vivere a lungo.


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19 ottobre 2017

Aumentata fragilità (17-160)

Aumentata fragilità. (17-160)
Nei primi anni di questo diario ne ho parlato più volte.
Entrando nella vecchiaia toccavo con mano l'incremento di fragilità fisica di un vecchio. 
Poi due anni fa ho scoperto che anche la psiche invecchia. Era logico aspettarselo, eppure l'avevo sottovalutato.
Oggi scopro che la fragilità riguarda anche il piano psicologico. 
E tocca anche me e non solo i miei vicini novantenni.
Così talvolta scopro che sopporto sempre con maggior difficoltà le frustrazioni della vita.
Talvolta mi sembra addirittura che il mondo mi crolli addosso, di fronte a certe difficoltà di relazione o di situazioni.
Un pensiero mi ha guidato fin dall'inizio della vecchiaia: la fragilità (però quella fisica!) si può controbilanciare con l'esperienza (per esempio con maggior prudenza).
Mi chiedo se anche la fragilità psichica trovi un antidoto nell'esperienza.
Temo di no.
Perchè la debolezza psichica è un 'esperienza radicalmente nuova.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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16 ottobre 2017

Nuove idee sulle infiammazioni (17-159)

Nuove idee sulle infiammazioni. (17-159)
Quello che scrivo su dieta e medicina non è farina del mio sacco.
Il più delle volte saccheggio idee altrui, che però mi consentono di trarre conclusioni con qualche spunto di originalità.
Così sulle infiammazioni.
Le idee sono di Paolo Mainardi, ricercatore dell'università di Genova.
Riporto un breve passaggio dell'introduzione del suo testo: ALLA RICERCA DELL'UNA (Medicina) – Libellula Edizioni – 2013.

" [Sono convinto del] ruolo centrale dell'infiammazione, che può colpire maggiormente l'intestino, essendo [questo] una elevata interfaccia con il mondo esterno, ma che, cronicizzandosi, [l'infiammazione] può spostarsi su altri organi come quelli sessuali o il cervello, producendo sintomi diversi sulla base delle differenti vulnerabilità individuali.
Mentre la maggior parte dei farmaci hanno azioni sintomatiche, il ridurre l'infiammazione intestinale permette di eliminare la causa di tali patologie apparentemente estremamente differenti, come è confermato dalle azioni terapeutiche ad ampio spettro riportate dalla dieta chetogenica, la curcumina e la stessa alfalattoalbumina."

Mentre nella pagina di ieri scrivevo genericamente di infiammazioni (a carico di svariati organi), Mainardi ci dice che l'infiammazione che causa tutte le altre è quella dell'intestino.
Mainardi mi ha convinto ed è per questo che ho ricercato a lungo una dieta che non fosse motivo di infiammazione per quest'organo (molto maltrattato).
Insomma l'idea che mi sono fatto è che svariate infiammazioni che colpiscono la vecchiaia hanno origine nell'intestino e da questo migrino in altri siti (a esempio le giunture, la pelle, i nervi, le unghie, eccetera, eccetera).
Da qui la necessità di una dieta che non infiammi l'intestino.
Credo di averla trovata nel crudismo vegetariano.
 
L'ho provata e buona parte delle infiammazioni secondarie si sono attenuate, se non  sono addirittura scomparse.
Nella vecchiaia c'è proprio bisogno di una soluzione che riduca le infiammazioni.
Perchè la vecchiaia è piena di infiammazioni.

(La mia testimonianza sulla dieta adatta a evitare molte infiammazioni riguarda un solo caso [il mio], non fa verità scientifica; però è indicativa: un altro può sempre provarla e verificare se vale anche per lui; male non fa)


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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15 ottobre 2017

Infiammazioni (17-158)

Infiammazioni. (17-158)
I vecchi soffrono di varie patologie.
Quelle più gravi come il Parkinson, l'Alzheimer, l'ictus, il cancro eccetera.
Altre si possono tenere sotto controllo (in parte) come diabete, malattie cardiache, demenza senile.
Infine vi sono quelle che si attribuiscono alla vecchiaia e per le quali si usano solo palliativi, dando per scontato che non se ne può guarire.
Dal reflusso esofageo al tartaro sui denti, dalle afte in bocca alle apnee notturne, e ancora dolori articolari cronici o acuti come ricorrenti sciatalgie e poi foruncolosi varie, pruriti, dolori cervicali, dita a martello, ispessimenti delle unghie, onicosi, herpes, eccetera, eccetera, eccetera.
Queste ultime possono essere definite infiammazioni. Origine? Sconosciuta.
Oppure l'origine è la vecchiaia stessa.


Forse io sono fortunato. Forse ho una buona genetica.
Forse non è ancora arrivato il momento in cui compaiono tali patologie minori (cioè mi verranno nel prossimo futuro).
Però:
quando ho compiuto 65 anni le patologie minori le avevo tutte; ne avevo anche una maggiore: un'affezione cardiaca che mi ha portato fino al pronto soccorso.
Per mia fortuna, dopo vari tentativi, ho cominciato a cambiar dieta, lentamente, senza saper quale sarebbe stata la migliore. 
Cioè quella che non produce infiammazioni.
Oggi gran parte delle infiammazioni minori sono scomparse (non tutte, ma molte). 
Penso di aver trovato la dieta giusta nel crudismo vegano, la più vicina a quella dell'uomo di 200.000 anni fa. Quella più vicina ai nostri cugini primati (scimpanzè, orango e gorilla). Quella cioè nella quale ci siamo evoluti per almeno 5 milioni d'anni, dopo la separazione dagli scimpanzè.
Fantasie?
Forse, ma perchè non provare e vedere se si sta meglio, visto che quasi mai i farmaci ce le guariscono?
Io l'ho provata e sono stato decisamente meglio.
Stabilmente.
Penso che un anziano, con una tale dieta, starebbe sicuramente meglio.


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14 ottobre 2017

800 passi (17-157)

800 passi. (17-157) 
Ho conosciuto un vecchio ottantacinquenne. Lo incontro quasi tutti i giorni, durante la mia uscita pomeridiana coi cani. A quell'ora lui fa la passeggiata, nelle vie che percorro anch'io. Scambiamo ogni volta qualche battuta.
 
Così mi ha detto che è stato operato alle teste dei due femori. Che no, non gli fanno male. 
Ha bisogno di camminare per rifarsi i muscoli dopo le operazioni. Mi ha detto anche che in ogni uscita conta i passi: 400 all'andata e altrettanti al ritorno, totale 800 passi. 
Non sono molti, ma ogni giorno ... servono.

Contare i passi è un modo per restare fedeli a un impegno preso. A una necessità concepita nella testa, a cui forse il corpo si ribellerebbe, se fosse lasciato alla spontaneità del desiderio.
Muoversi da vecchi è essenziale. Ma bisogna fare uno sforzo di volontà.

Il corpo a un certo punto vorrebbe smettere
Quella è la svolta che ci porta alla fine. 


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12 ottobre 2017

Un pensiero di Giorgio Albertazzi (17-156)

Un pensiero di Giorgio Albertazzi. (17-156)
Dell'attore di teatro Giorgio Albertazzi ho già scritto poco più di un anno fa, in occasione della sua morte.
Ho trovato un altro suo pensiero che riporto per intero.

"Gli uomini si dividono in due categorie: quelli che, ad un certo punto, mollano il loro corpo e quelli che lo fanno vivere, lo accettano anche se perde di freschezza, linea, elasticità.
Allora, sono vecchi bellissimi, sono pieni di luce. Sono i padroni di sé.
Se qualcosa è accaduto, se la pelle non è più liscia ed i capelli non sono più folti, è un fatto secondario.
È la storia della persona quella che conta.
Ed è bello sfidare il tempo." (G. Albertazzi)

Di questo pensiero mi piace soprattutto l'intuizione che "vi sono vecchi che a un certo punto mollano il proprio corpo".
La ragione è: si dà per perduta la battaglia contro la decadenza.
In un certo senso si accelera il decadimento, smettendo di occuparsi del proprio corpo.
Ho scritto, nel primo anno di questo diario, che in vecchiaia di fronte a certi mali non ci si occupa più di aggiustare il corpo, tanto ormai ...
Devo dire di aver cambiato idea.
Penso che anche in vecchiaia ci si debba occupare del fisico (tanto quanto della psiche). 
Non nel senso di rifarsi pezzi di corpo. 
Ma nel senso di far funzionare al meglio tutte le parti fisiche, per quanto siano logorate.
Al meglio delle loro possibilità.
Voglio avere un corpo che funzioni, anche da vecchio.
Pur con tutti i suoi limiti.


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11 ottobre 2017

Dipende da come si vuol invecchiare (17-155)

Dipende da come si vuole invecchiare. (17-155)
La vita lunga non è più appannaggio di pochi. 
Anche chi muore a 75 anni è vissuto a lungo. 
Si è vissuto almeno una decina d'anni di vecchiaia. Ha completato il proprio ciclo: infanzia, giovinezza, età matura, vecchiaia (eppure mi fa impressione, perchè ho già 71 anni: i 75 sono tremendamente vicini).
Dove voglio andare a parare? Lo spiego subito.
Gli uomini del paleolitico (50-100.000 anni fa e anche più) vivevano circa 35 anni. Quelli del neolitico (10.000 anni fa) anche meno (33 anni). Ancora agli inizi del secolo scorso la vita media non superava i 45 anni. Oggi siamo (in Italia) attorno agli 80. Un bel salto.
È con questi 35-45 anni in più di vita di oggi che ci dobbiamo confrontare. 
Con tanti anni in più di vita anche rispetto a un secolo fa, cambiano molte cose.
Per esempio lo stile di vita poteva contare poco un secolo fa, conta molto oggi.

Essere aderenti alle necessità della nostra fisiologia è molto più importante oggi che non nei secoli passati, proprio perchè la durata della vita si è allungata.
Faccio l'esempio del cibo.
Un regime alimentare sbagliato può essere tollerato dall'organismo per un certo numero d'anni, poi insorgono patologie. Se la durata della vita di quell'organismo è breve, l'instaurarsi della malattia avverrebbe in un'età successiva alla sua morte e dunque non inciderebbe sulla vita media. Se invece la durata della vita si allunga, ecco che la patologia fa in tempo a instaurarsi prima della fine della vita.
Prendiamo l'alcol.
Se una persona è abituata a bere vino ai pasti (senza strafare), lo può fare tranquillamente, se la sua vita media è di 45 anni; non si accorge delle conseguenze (l'alcol è cancerogeno!) perchè il tempo di latenza dell'intossicazione supera la durata di vita dell'individuo.
Ma se la sua vita media è di 80 anni, c'è uno spazio sufficiente (fra 45 e 80) perchè l'intossicazione si manifesti. E dunque muore prima degli 80.

Insomma con una vita lunga siamo noi a scegliere il tipo di vecchiaia che avremo e se anticiperemo la morte.
Soprattutto vivremo gli ultimi anni da malati.

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08 ottobre 2017

Vecchiaia, patrimonio comune (17-154)

Vecchiaia, patrimonio comune. (17-154)
La vecchiaia è sconosciuta. L'ho già scritto.
Meglio: è conosciuta solo dai vecchi, limitatamente agli anni di vecchiaia che hanno vissuto. 
Le altre età la ignorano completamente.
Arrivato a 65 anni mi sono imposto di riflettere sull'età che vivevo. 
Per esorcizzare la paura che mi provocava quell'età sconosciuta, che immaginavo piena di dolore e dalla conclusione tragica.

Ho scoperto che i miei pensieri li trovavo anche in qualche libro sulla terza età, che avevo cominciato a leggere.
Vale a dire: io e quegli autori talvolta giungevamo alle stesse conclusioni.
Non credo di essere un genio. Neppure ho alle spalle studi di psicologia, sociologia, filosofia propri degli autori dei testi che leggevo.
Allora perchè facevo le stesse riflessioni?
Semplicemente perchè da vecchi l'esperienza di vita è così ampia da permettere pensieri su se stessa, cosa che le altre età faticano a fare. Le altre età hanno bisogno di esperti del settore che spieghino loro le loro vite.
I vecchi no!
I vecchi ci possono arrivare da soli.
Appunto a causa della lunga esperienza di vita.

La vecchiaia è un'esperienza comune dei vecchi (!).
Tutti i vecchi hanno la possibilità di fare riflessioni congrue sulla loro situazione.
La vecchiaia è un'età privilegiata.

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07 ottobre 2017

Le vicende familiari (17-153)

Le vicende familiari. (17-153)
Amo la storia. 
Mi piace conoscere le vicende del passato, anche nei dettagli, negli approfondimenti. 
Fra gli ultimi libri che ho acquistato vi sono Storia dell'alimentazione, Storia della repubblica (italiana) e L'america dimenticata.
Ricordo ancora oggi i racconti di mio nonno paterno che narrava fatti della propria vita e dei suoi genitori (che non avevo conosciuto): ero piccolo, ma restavo ore inchiodato su una sedia, affascinato da quei racconti.
Mentre la storia di un paese o di un settore restano nella memoria e nei testi, la storia della propria famiglia è affidata soltanto ai ricordi. E col passare del tempo i ricordi sbiadiscono e si confondono. Perciò un paio d'anni fa scrissi una memoria (solo un paio di paginette) della vita dei miei nonni e la girai ai miei cugini perchè la integrassero (ma loro sono più giovani e meno interessati: pur ringraziandomi, non hanno aggiunto niente).

Oggi ho 4 nipoti che conoscono i loro nonni (cioè me e la mia compagna). Non sanno nulla della nostra vita giovanile. Forse gliela racconteranno i nostri figli, che l'hanno vissuta insieme a noi. Nulla sanno però dei loro bisnonni cioè dei nostri di genitori. Tanto meno dei loro trisavoli, cioè dei nostri nonni.
Le vicende familiari sono una storia che scompare. Restano a mala pena i ricordi della terza generazione precedente.
È un peccato.
Mi figuro che qualcuno dei miei nipoti abbia la mia stessa passione e che da adulto desidererà conoscere di più dei suoi avi.
Devo cominciare a scrivere anche la storia dei miei genitori, oltre che quella dei miei nonni.
Altrimenti tutto svanirà nel nulla. E si perdono pezzi di radici.
Penso che i nonni dovrebbero fare altrettanto: o scrivere queste storie o raccontarle ai loro nipoti.

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05 ottobre 2017

Vecchi fortunati (17-152)

Vecchi fortunati. (17-152)
Le cadute dei vecchi sono rovinose. Soprattutto quelle dei molto vecchi.
A parte la difficoltà di rimettersi in piedi (non ci riescono senza un aiuto), è lo sbattere in terra parti del corpo che crea disastri, nonostante che il dislivello della caduta sia modesto.
Non scrivo qui di cadute da scalette o salendo/scendendo le scale condominiali.
Intendo invece le cadute dalla posizione eretta, dovute a perdita di equilibrio o inciampo o scivolamento. Spesso in casa propria (maledetti tappeti!).
La botta che ci si prende è notevole, anche perchè si cade proprio a peso morto. E i tempi di guarigione molto più lunghi che negli anni giovanili.

Eppure le cadute sono relativamente poche se rapportate all'equilibrio molto instabile, alla mobilità degli arti spesso compromessa, al numero di ostacoli che si incontrano quotidianamente, all'attenzione che diventa sempre meno vigile.
Sembra che molti vecchi stiano in piedi per miracolo.
I vecchi hanno uno stellone che li protegge.
I molto vecchi sono proprio fortunati.

(E' anche vero che date le condizioni precarie, i vecchi diminuiscono molto i movimenti, li rallentano, diventano prudenti, perchè non sentono più il corpo come sicuro.)

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

04 ottobre 2017

La vecchiaia negli animali (17-151)

La vecchiaia negli animali. (17-151)
Il mio primo cane ha compiuto 16 anni. Più o meno 88, traducendoli in anni umani.
Ha perso lo slancio e la vitalità di quando era giovane o maturo.
Ha un importante soffio al cuore, per cui prende due farmaci ogni giorno. Fatica a fare le scale, a salire su una poltrona.
È un cane di vecchiaia avanzata.
Ciononostante, quando alla mattina lo porto al parco, si muove bene, corre un pò, cammina fiutando qua e là, interagisce con gli altri cani e abbaia ancora rabbioso se incontra un cane che non gli va a genio. Mangia con buon appetito.
Assume un diuretico, pertanto all'inizio perdeva un pò di urina; così nella sua cuccia abbiamo messo un telo protettivo. Ma ora dopo un paio di mesi di farmaco non la perde più: ha ancora il controllo degli sfinteri.
Poichè abito al terzo piano, dopo un'uscita lunga è stanco e talvolta mi chiede di aiutarlo a salire le scale. Ma non sempre.
Insomma, dopotutto, sta vivendo una vecchiaia più che dignitosa.
È l'esempio di grande anziano che ho più sott'occhio.
A me sembra che prefiguri la mia, di vecchiaia prossima.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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