Un pensiero di Giorgio Albertazzi. (17-156)
Dell'attore
di teatro Giorgio Albertazzi ho già scritto poco più di un anno fa,
in occasione della sua morte.
Ho
trovato un altro suo pensiero che riporto per intero.
"Gli
uomini si dividono in due categorie: quelli che, ad un certo punto,
mollano il loro corpo e quelli che lo fanno vivere, lo accettano
anche se perde di freschezza, linea, elasticità.
Allora,
sono vecchi bellissimi, sono pieni di luce. Sono
i padroni di sé.
Se
qualcosa è accaduto, se la pelle non è più liscia ed i capelli non
sono più folti, è un fatto secondario.
È
la storia della persona quella che conta.
Ed
è bello sfidare il tempo." (G. Albertazzi)
Di
questo pensiero mi piace soprattutto l'intuizione che "vi sono
vecchi che a un certo punto mollano il proprio corpo".
La
ragione è: si dà per perduta la battaglia contro la decadenza.
In
un certo senso si accelera il decadimento, smettendo di occuparsi del
proprio corpo.
Ho
scritto, nel primo anno di questo diario, che in vecchiaia di fronte
a certi mali non ci si occupa più di aggiustare il corpo, tanto
ormai ...
Devo
dire di aver cambiato idea.
Penso
che anche in vecchiaia ci si debba occupare del fisico (tanto quanto
della psiche).
Non nel senso di rifarsi pezzi di corpo.
Ma nel senso
di far funzionare al meglio tutte le parti fisiche, per quanto siano
logorate.
Al
meglio delle loro possibilità.
Voglio
avere un corpo che funzioni, anche da vecchio.
Pur con tutti i suoi
limiti.
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da
settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una
sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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