30 aprile 2017

Resoconto degli ultimi due mesi (17-066)

Resoconto degli ultimi due mesi. (17-066) (30/04/17)
La consueta pagina di fine bimestre.
Qui segnalo che cos'è cambiato nella mia vecchiaia, che cos'è emerso di nuovo, negli ultimi due mesi.

Ho preso coscienza che il mio corpo è fragile: cadendo da una scaletta e rischiando di addormentarmi alla guida in autostrada. Ne devo tener conto.
In vecchiaia vi sono pericoli ignoti alle altre età.

Stanno cambiando entusiasmi, passioni, timori. 
Meglio, stanno diminuendo d'intensità; alcuni stanno addirittura scomparendo, come la mia smania di voler insegnare al mondo, ma anche la preoccupazione di restare senza soldi.
E stanno nascendo (ancora in misura modesta) interessi che non avrei mai pensato di coltivare, come la poesia. Esprime meglio i propri sentimenti, ma anche le proprie visioni. Ne ho lette di interessanti. Forse ne potrei anche scrivere. Nelle altre età non me ne sono mai occupato.

Sono emersi segni più evidenti di declino intellettivo: qualche appannamento di troppo (cioè minor presenza a sé stessi durante la giornata).

Ma l'evento più importante è che ho sperimentato (nei mesi precedenti) e preso coscienza (ultimamente) dell'invecchiamento della psiche, come segno nuovo e inequivocabile di anzianità. Questo invecchiamento mi è comparso quest'anno in modo chiaro, al punto che mi chiedo se per caso non sia questo il segnale definitivo per definirsi vecchi.
E non sia questa l'età del vero inizo della vecchiaia (settant'anni) piuttosto dei canonici 65 anni (tutto questo vale per me; per altri le età saranno diverse).

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private:           holgar.pd@gmail.com             )

28 aprile 2017

Il vero cambiamento (17-065)

Il vero cambiamento. (17-065)
Cinque anni fa sono entrato nella vecchiaia ufficiale (65 anni).
Spaventato dagli anni che avanzavano, mi son messo a scrutare la mia vita per coglierne segni di involuzione, di peggioramento.
In effetti ne ho trovati numerosi.
Tante magagne, grandi e piccole, che mi hanno fatto dire: eccola la vecchiaia!
Ero prigioniero del pregiudizio corrente: vecchiaia uguale malattie.

Mi son dato da fare, ho cambiato stile di vita, soprattutto alimentare, e buona parte di quei malesseri sono scomparsi o ridimensionati.
Ma allora quali erano i segni veri di vecchiaia? I segni puri?
Occorreva una attenzione più profonda, un'analisi più accurata.
E pian piano quei segni sono apparsi (vedi 17-052).
Sorpresa (almeno per me): sono segni che riguardano più la psiche del corpo.
Involuzioni caratteriali, più che perdita di abilità fisiche (ci sono anche quelle, e preoccupanti, ma sono più decisive quelle psichiche).

Quasi quasi il cambiamento della mia psiche mi fa dire: adesso a settant'anni sono realmente entrato nella vecchiaia.
In concomitanza col cambiamento della psiche.
È la psiche che mi ha dato il segno più grande di essere diventato vecchio.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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27 aprile 2017

Il vero motivo (17-064)

Il vero motivo. (17-064)
Ho smesso di lavorare circa un anno fa. 
L'ho fatto per un motivo nobile: stare di più con la mia famiglia (consorte, figli, nipoti). 
In seguito, approfondendo maggiormente le mie motivazioni inconscie, ho scoperto che vi era un'altra ragione per smettere: il lavoro richiedeva troppe energie psichiche, che invecchiando, invece, diminuivano.
A distanza di tempo ho trovato un'altra motivazione.
Il mio lavoro richiedeva di essere a contatto con venti persone fisse: i miei compagni di lavoro. Ma in aggiunta dovevo incontrarne almeno 50-70 di nuove ogni anno. 
Rapporti poco profondi, ma non per questo meno impegnativi. 
E logoranti.
Ora, che non ho più tutti questi incontri, mi sento meglio.
Senza rendermene conto, mi ero stancato di vedere tanta gente.

Avanzando cogli anni desidero sempre meno contatti con la gente (spesso superficiali).
Una chiusura?
Forse una pulizia.
Comunque un segno di vecchiaia.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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26 aprile 2017

Libri che non leggo (17-063)

Libri che non leggo. (17-063)
Non acquisto molti libri, durante l'anno. Meno di uno al mese.
Mi sono accorto di non aver letto gran parte degli ultimi acquisti.

Capita a tutti di acquistare libri e poi non leggerli, dimenticarli.
Quando ero nella età di mezzo ciò avveniva perchè ero preso da altri e più pressanti entusiasmi.
Adesso invece avviene che impieghi molto tempo a leggerne anche uno solo.
Per lo più si tratta di saggi, difficili da leggere. Sono dunque giustificato nell'impiegare più tempo.
Ma impiego più tempo a leggerli perchè ho più difficoltà a leggerli.
Le mie capacità di comprensione stanno scemando.

In aggiunta il tempo quotidiano diminuisce. Sono minori i momenti in cui sono lucido per affrontare un testo. La sera ormai non più.
E così i libri non letti si accumulano.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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25 aprile 2017

La morte della gatta (17-062)

La morte della gatta. (17-062)
E' morta l'ultima nostra gatta.
Anzi, le abbiamo praticato l'eutanasia.
Erano tre anni da quando si era ammalata. Ridotta ormai a uno scheletro, non aveva più muscoli. Nelle ultime ore non riusciva a muoversi dalla propria cuccia.
Così abbiamo deciso di por fine alla sua vita.
Tutta la sua vita è stata nelle nostre mani, per il cibo, il luogo dove vivere, le cure.
Giusto che anche la sua morte sia stata decisa da noi.
Razionale, ragionevole.

Dovrebbe essere così anche per gli umani.
Con la variante che sia il soggetto stesso a decidere di por fine alla sua vita, e non soggetti esterni (almeno finchè il soggetto abbia le proprie facoltà).
Ma ciò è ancora un tabù.
Quando l'uomo si approprierà della propria morte?

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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24 aprile 2017

Essere uomini fino alla fine (17-061)

Essere uomini fino alla fine. (17-061)
Talvolta mi indigno fortemente.
Un parente acquisito, appena diciottenne. Suo padre, ormai anziano (73 anni), è in fin di vita per un tumore in metastasi. È un industriale. Ricco.
Il giovane vive con la madre, perchè i suoi sono divorziati, dopo una lunghissima e aspra battaglia processuale. Fra padre e figlio c'è stato un raffreddamento a partire dai 14 anni. Negli ultimi anni non si sono visti più.
Avuta la notizia dello stato di salute del padre, il giovane si fa forza e gli telefona dicendogli di volerlo andare a trovare.
Dopo tutto è suo padre.
Dopo tutto la separazione fra padre e figlio non è stata voluta soltanto dal figlio (che comunque era adolescente, e il padre aveva una responsabilità ben maggiore).
Alla richiesta del figlio il padre risponde, testuale:
Se vieni per l'eredità, qui per te non c'è niente.”
Brutale, disumano, arido di cuore.
Vi sono attenuanti? La malattia, la vicinanza alla morte, la lunga contesa con la ex moglie, un figlio che ti ha rifiutato: possono bastare per essere così feroci?

Un vecchio in prossimità della morte deve riconciliarsi con la vita.
In fin dei conti ha vissuto una vita abbastanza lunga per esserne soddisfatto. Potrebbe diventare generoso. Potrebbe prendere lui l'iniziativa di voler vedere il figlio, di rappacificarsi, se non altro per lasciare il giovane in pace.
E invece ... schizzi di livore, rabbia, gelosia per la propria roba (che dopo qualche giorno ha lasciato per sempre).

Mi fa adirare questa mancanza di umanità che taluni conservano fino all'ultimo respiro.
Ma chi si credono di essere?

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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23 aprile 2017

Delusioni (17-060)

Delusioni. (17-060)
Una vita che arriva alla vecchiaia colleziona una serie di delusioni.
È fisiologico.
Quando le delusioni ti arrivano dai figli, è doloroso.

Ho un unico figlio, inevitabile che le mie aspettative si concentrino su di un solo soggetto.
La delusione non implica i valori fondamentali di vita.
Mio figlio è una persona onesta e corretta; si è costruito una professione, è capace di mantenere sé e la sua famiglia. Ha idee sociali e politiche non molto differenti dalle mie.
Di che mi lamento dunque?
Della sua scarsa cultura. Delle sue scarse conoscenze di vita. Della tendenza a seguire mode, atteggiamenti, indirizzi propri di una società vuota, provinciale, effimera.
Moderna nel senso più deteriore del termine, schiava di tendenze indotte da grandi gruppi economici, senza un briciolo di mentalità critica.

Non sono tanto le mancate letture che mi fanno soffrire, ma la scarsa considerazione per i libri, che trasmette ai suoi due figli (tanto ormai si leggerà tutto sui tablet!) e l'uso di modi di fare tipici della società imposta dalla tv.
Inorridisco quando ha già abituato suo figlio, in segno di esultanza, a dargli il cinque, moda di una cultura profondamente diversa dalla nostra; quando i libri del bambino sono posti su scaffali alti, irraggiungibili dal piccolo e non insieme agli altri giochi; quando gli abiti dei bambini sono firmati con la bandiera statunitense o con il marchio di Walt Disney; quando i giochi sono prevalentemente di plastica e non di legno; quando privilegia giochi elettronici con audio, invece di costruzioni e giochi per lo sviluppo di capacità cognitive.
E poi la scarsa considerazione che ha per il cibo per i suoi bambini: ha dato tranquillamente loro il latte vaccino anche a pochi mesi (glielo somministra anche freddo da frigorifero!), non osserva rigidi orari per i pasti, non fornisce loro abbondanza di frutta e verdura. E non si è posto alcun problema sulle vaccinazioni, nonostante che la letteratura scientifica indipendente consigli di andarci cauti.

I frutti nascono dall'albero.
Cioè ho le mie responsabilità.
Fatico a riconoscerle.
Tendo a scaricare le parti negative della coppia sulla sua compagna.
Non c'è dubbio che lei lo influenzi negativamente, ma se mio figlio l'ha scelta così è perchè anche lui è fatto della stessa pasta.
Duro da ammettere.

Sono deluso.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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20 aprile 2017

Un giovane (17-059)

Un giovane. (17-059)
Al parco conosco vari proprietari di cani, coi quali converso di tanto in tanto.
Uno di questi, ormai uomo fatto, ha comunque l'età di mio figlio o anche meno.
È giovane, dunque.
Apparteniamo cioè a due generazioni diverse.

Parliamo un po' di tutto e talvolta mi capita di esprimere un giudizio netto o riportare un pensiero efficace di altri o ancora di citare un aforisma.
Più volte il mio giovane interlocutore si meraviglia delle mie parole. Spesso è ammirato per le sintesi ed esprime il suo entusiasmo dicendo: ”Questa me la devo scrivere!”

Le parole che gli rivolgo fanno parte del patrimonio comune di quelli della mia età.
Se le proferissi alla mia compagna o ad altri coetanei, sorrriderebbero come di fronte a un deja vu, certo non si meraviglierebbero più di tanto. 
Questione di cultura, letture?
In parte.
C'è anche l'età.
Da vecchi si è vissuto letteralmente un'altra vita, rispetto a un quarantenne.
Logico che si sia letto di più, si siano conosciute più cose, si siano frequentate più persone, talvolta di grande spessore.
Naturale che i vecchi sappiano di più.
Questione di vita in più.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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19 aprile 2017

Un sogno (17-058)

Un sogno. (17-058)
Stanotte ho fatto un sogno sgradevole.
Mi trovavo in una località conosciuta nella mia giovinezza. 
Vi ritornavo ora, da vecchio, non so per quale motivo. 
Dovevo raggiungere un'altro luogo che si trovava fuori del paese.

Attraverso dunque il borgo giungendo alle ultime case, per proseguire fino alla mia meta. Ma non riesco ad uscire dal paese. La strada che percorro si arena in spazi privati. 
Torno indietro, prendo una deviazione, ma anche questa non va dove voglio io.
Sono costretto a chiedere informazioni, ma non ricordo più il nome della meta.
Cerco allora di descrivere il posto, ma le mie parole sono generiche. 
Non riesco a fare la domanda precisa.

Mi ha preso un senso di impotenza e di sconforto. Ho vissuto l'incapacità di portare a termine il mio progetto. Mi è sembrato tutto tremendamente complesso e difficile.
Ho collegato tutto ciò alla mia età, la vecchiaia, durante la quale anche problemi semplici diventano insormontabili, per le diminuite capacità intellettive.

È stata una premonizione di accadimenti futuri (vecchiaia che avanza)?
È stato solo un brutto sogno?
Sicuramente ho il timore di perdere le mie capacità mentali.


(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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18 aprile 2017

Vecchiaia inoltrata (17-057)

Vecchiaia inoltrata. (17-057)
Nel giorno di pasqua, sono andato dai miei vicini, quasi novantenni, a far gli auguri.
Trovata la moglie, mi ha molto ringraziato. Ho accennato a volerli porgere anche al marito, ma la porta del soggiorno (dove lui dimora per gran parte del giorno) era chiusa e la moglie ha fatto un gesto per dire: “Non importa.”
Negli ultimi due anni il marito si è sempre più chiuso in se stesso, ha pochi contatti sociali, esce raramente di casa.
Da un punto di vista tecnico si potrebbe dire che è stato colto da depressione.

Nella vecchiaia molto avanzata succede che un po' di sordita, la lentezza nelle risposte, la ripetitività dei discorsi, isolino l'individuo sempre di più. Se si aggiungono difficoltà motorie, la frittata è fatta: i grandi vecchi perdono contatto col mondo circostante.
Inevitabile che subentri una depressione, grande o piccola a seconda dei casi.
Che isola ancor di più.

I vecchi avanzati diventano soggetti coi quali è difficile rapportarsi.
Così la gente tende a evitare contatti con loro. Se lo fa, li tratta da bambini o da disabili.
Il fatto è che, dopo gli 80-85 anni, si diventa letteralmente diversi.
E si dialoga facilmente fra persone della stessa lingua, cultura, capacità.
Quando alcuni di tali fattori vengono meno, il dialogo è più complicato.
Le altre generazioni tendono a evitarlo. E anche le generazioni molto anziane lasciano perdere.
Ma chi ne ha danno, sono gli anziani.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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14 aprile 2017

Ho deciso di cambiar casa (17-056)

Ho deciso di cambiar casa. (17-056)
Cambiar casa è sempre difficile.
Per i vecchi ancora di più.
Non solo per la fatica, per l'organizzazione necessaria, per le energie psichiche che bisogna mobilitare. Anche per le abitudini che si perdono, per i contatti sociali che muteranno, per altre difficoltà aggiuntive che compariranno nella nuova casa e che ci faranno rimpiangere la vecchia.
Ma a settant'anni il passo va fatto, prima che sia troppo tardi.
Prima che tutta la montagna di difficoltà, complessità, lavori non ci faccia desistere.

Cambio casa per evitare le tre rampe di scale che, attualmente faccio in scioltezza, ma fra dieci anni potrebbero essere d'ostacolo serio alla libertà di movimento. Insomma cambio casa per poter continuare ad uscire anche quando sarò molto avanti negli anni.
Cerco una casa con ascensore o nel peggiore dei casi, al primo piano.
Si tratta di una scelta lungimirante.

Si tratterà di una vera rivoluzione.
Potrebbe essere un'ottima (e ultima) occasione per disfarsi delle migliaia di suppellettili che appesantiscono la vita. E che costituiranno un fastidio per i superstiti che se ne dovranno occupare.

Sarà una prova dura.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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13 aprile 2017

In modo naturale (17-055)

In modo naturale. (17-055)
Negli ultimi tempi mi son dovuto occupare del mio futuro.
Futuro prossimo, per il cambio di casa, che ormai ho deciso.
Futuro a medio termine, per un contratto d'affitto che stipulerò fra breve.
Futuro remoto per un prestito che finirò di pagare fra 15 anni.
Cioè quando avrò compiuto 85 anni!
In quest'ultimo caso, poiché chi mi presta il denaro ha la mia stessa età, abbiamo fatto delle ipotesi sulla restituzione, in caso di morte di uno dei due prima che si concluda il pagamento.
Nelle ipotesi fatte, la nostra morte è entrata in modo concreto, razionale.
Ragionevole, direi.
Il piano emotivo era assente, così pure quello esistenziale.

Ma intanto, almeno ne abbiamo parlato. 
Un passo è stato fatto.
 
La morte entra nella vita dei vecchi in maniera graduale.
Perchè non si spaventino troppo.

(L'indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una sintesi del bimestre appena concluso)
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11 aprile 2017

Darle torto? (17-054)

Darle torto? (17-054)
Negli ultimi mesi sono sempre più frequenti le segnalazioni della mia compagna riguardanti mie incapacità.
Per esempio mi segnala quando in auto vado troppo piano, oppure quando non sento ciò che mi dice, o ancora quando nota che mi isolo troppo.

Questo diario è nato per prendere coscienza dei miei cambiamenti durante la vecchiaia. Ebbene, non ce n'era bisogno.
Vivo in coppia con una persona ipercritica e senza peli sulla lingua: potevo immaginarmi che sarebbe successo ciò che sta avvenendo.
Lei mi avrebbe segnalato ogni cambiamento peggiorativo.

Il fatto è che non mi accorgo dei miei cambiamenti, per cui la mia prima reazione di fronte alle sue osservazioni è quella di fastidio nei suoi confronti e di tentativi di giustificarmi.
Ma poi, conoscendola bene, so che non mentirebbe (per ottenere chissà quali vantaggi): lei dice papale papale ciò che osserva.

E io, noto in lei segni di decadimento?
Sono sincero: no.
È vero dunque che le donne invecchiano più tardi degli uomini?
La mia compagna è un po' più giovane di me. È sempre stata molto sveglia. Anche questo conta. Ma non colgo in lei quell'appanamento tipico dei vecchi.
E ormai forse anche mio.

Non le posso dar torto.

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10 aprile 2017

L'aspetto (17-053)

L'aspetto. (17-053) 
Negli ultimi tempi la barba mi è cresciuta molto. Una barba tutta bianca.
Anche i capelli sono cresciuti: di un bel colore bianco.
Io porto con orgoglio la mia vecchiaia in testa e sul volto.
Ma mi è venuto il sospetto che mi nuoccia.
Nuoce alla mia credibilità.
Nella società moderna occidentale la vecchiaia non è valutata granchè.
L'aspetto da anziano fa scattare nella mente delle persone l'idea di avere d'innanzi una persona con disabilità. Cosa vera per qualche aspetto (più lenta nei movimenti, meno capace di comprensione rapida, incerta nel far fronte a situazioni d'emergenza); ma questi aspetti sono compensati da altri fattori positivi: capacità di riflessione, mancanza di reazioni esagerate, lunga esperienza, soprattutto.
Fatta la somma di aspetti negativi e positivi però, il saldo è negativo.
Insomma l'aspetto invece che indurre rispetto, induce commiserazione.

Mi sono tagliato barba e capelli.
Mi sembro più credibile.


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09 aprile 2017

Cambiamenti in corso?* (17-052)

Cambiamenti in corso?* (17-052)
Ho guardato quest'ultimo anno di vita.
Di vita da vecchio.
Ho bisogno di uno sguardo unitario.
Altrimenti il tempo trascorso si frantuma in mille episodi staccati.
La domanda che unifica è sempre la stessa:
c'è stato un filo conduttore che mi mostri un cambiamento ascrivibile alla vecchiaia?

È cominciato a maggio, con la decisione di smettere di lavorare. Vari i motivi di questa scelta, ma uno (nascosto) è che non me la sentivo più. Troppo impegnativo.
Troppe energie psichiche da usare, che mi esaurivano.

È continuato a luglio durante la mia annuale escursione in montagna. A un certo punto non me la sono sentita di continuare un percorso. Ho temuto che quello che mi aspettava più avanti fosse troppo difficile. Per me e per le mie forze fisiche.
Soprattutto per quelle psichiche.
Nei mesi successivi sono affiorati nuovi elementi. Per esempio è calato d'improvviso l'entusiasmo per alcune mie passioni (e quello di volerle comunicare agli altri).
Così come è comparsa la tendenza a lasciar perdere, in alcune questioni importanti (nei rapporti con i familiari più stretti).
Infine, ho verificato la mia accresciuta difficoltà ad affrontare e risolvere problemi complessi. Oddio, ce la faccio ancora, ma mi ci vuole più tempo.

Messi in fila uno dietro l'altro tutti questi aspetti, posso dire che sì, è in corso un cambiamento.
Tipico della vecchiaia.


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04 aprile 2017

Ridurre, non azzerare (17-051)

Ridurre, non azzerare. (17-051)
La mia dirimpettaia, molto anziana, in questi giorni è depressa. Non riesce a guarire una affezione all'occhio sinistro. Con la conseguenza che ci vede pochissimo, da quell'occhio. 
Così non vuole più uscire di casa: non si sente sicura, dovendosi affidare a un occhio solo per scrutare l'ambiente circostante.
E purtroppo ha dovuto diminuire la lettura, perchè si stanca a leggere con un sol occhio.

È doloroso, ma procedendo nella vecchiaia siamo destinati a ridurre sempre di più le attività che svolgevamo un tempo.
Compito dei vecchi è sì ridurle, ma comunque svolgerle.
Si finisce col vivere in condizioni difficili.
Ma dobbiamo continuare a vivere, anche da vecchi.
Non ritrarsi, non chiudersi.
Vivere.

È così.


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03 aprile 2017

Bambini (17-050)

Bambini. (17-050)
Scendevo le scale con la nipotina, di quasi due anni, in braccio.
Suo fratello, cinque anni, scendeva con me e mi ha proposto un gioco del tipo chi arriva prima.
Gli ho risposto che non potevo, perchè la bambina pesava molto e io temevo di perdere l'equilibrio.
Ho concluso: ”Ho settant'anni, sono vecchio.” 
La mia compagna, che scendeva con noi, ha rincarato: ”Quasi settantuno. Il nonno è vecchio.”
Mio nipote ha ribattuto: ”Allora adesso muori?”
La domanda era inattesa.
Ho risposto prontamente: “Sono vecchio sì, ma non ancora in età di dover morire.”
L'ho voluto rassicurare, perchè mi era parso che la domanda fosse un po' preoccupata.
Già da tempo il bambino sa che uomini e animali, raggiunta una certa età, cessano di vivere. Ha dunque tratto una conclusione legittima, in base alle sue conoscenze.
Però quando ha fatto la domanda mi ha spiazzato.
È stato come se avesse detto una verità che io stento ad accettare.
Come se avesse detto: “Il re è nudo!

Ma il suo leggero dispiacere mi ha scaldato il cuore.


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