Vecchiaia inoltrata.
(17-057)
Nel giorno di pasqua,
sono andato dai miei vicini, quasi novantenni, a far gli auguri.
Trovata la moglie, mi ha
molto ringraziato. Ho accennato a volerli porgere anche al marito, ma
la porta del soggiorno (dove lui dimora per gran parte del giorno)
era chiusa e la moglie ha fatto un gesto per dire: “Non importa.”
Negli ultimi due anni il
marito si è sempre più chiuso in se stesso, ha pochi contatti
sociali, esce raramente di casa.
Da un punto di vista
tecnico si potrebbe dire che è stato colto da depressione.
Nella vecchiaia molto
avanzata succede che un po' di sordita, la lentezza nelle risposte,
la ripetitività dei discorsi, isolino l'individuo sempre di più. Se
si aggiungono difficoltà motorie, la frittata è fatta: i
grandi vecchi perdono contatto col mondo circostante.
Inevitabile che subentri
una depressione, grande o piccola a seconda dei casi.
Che isola ancor di più.
I vecchi avanzati
diventano soggetti coi quali è difficile rapportarsi.
Così la gente tende a
evitare contatti con loro. Se lo fa, li tratta da bambini o da
disabili.
Il
fatto è che, dopo gli 80-85 anni, si diventa letteralmente diversi.
E si dialoga facilmente
fra persone della stessa lingua, cultura, capacità.
Quando alcuni di tali
fattori vengono meno, il dialogo è più complicato.
Le altre generazioni
tendono a evitarlo. E anche le generazioni molto anziane lasciano
perdere.
Ma chi ne ha danno,
sono gli anziani.
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da
settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una
sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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