Essere uomini fino alla
fine. (17-061)
Talvolta mi indigno
fortemente.
Un parente acquisito,
appena diciottenne. Suo padre, ormai anziano (73 anni), è in fin di
vita per un tumore in metastasi. È un industriale. Ricco.
Il giovane vive con la
madre, perchè i suoi sono divorziati, dopo una lunghissima e aspra
battaglia processuale. Fra padre e figlio c'è stato un
raffreddamento a partire dai 14 anni. Negli ultimi anni non si sono
visti più.
Avuta la notizia dello
stato di salute del padre, il giovane si fa forza e gli telefona
dicendogli di volerlo andare a trovare.
Dopo tutto è suo padre.
Dopo tutto la separazione
fra padre e figlio non è stata voluta soltanto dal figlio (che
comunque era adolescente, e il padre aveva una responsabilità ben
maggiore).
Alla richiesta del figlio
il padre risponde, testuale:
”Se vieni per
l'eredità, qui per te non c'è niente.”
Brutale, disumano, arido
di cuore.
Vi sono attenuanti? La
malattia, la vicinanza alla morte, la lunga contesa con la ex moglie,
un figlio che ti ha rifiutato: possono bastare per essere così
feroci?
Un vecchio in prossimità
della morte deve riconciliarsi con la vita.
In fin dei conti ha
vissuto una vita abbastanza lunga per esserne soddisfatto. Potrebbe
diventare generoso. Potrebbe prendere lui l'iniziativa di voler
vedere il figlio, di rappacificarsi, se non altro per lasciare il
giovane in pace.
E invece ... schizzi di
livore, rabbia, gelosia per la propria roba (che dopo qualche giorno
ha lasciato per sempre).
Mi fa adirare questa
mancanza di umanità che taluni conservano fino all'ultimo respiro.
Ma chi si credono di
essere?
(L'indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41. Da
settembre-ottobre 2016, nell'ultimo giorno di un bimestre compare una
sintesi del bimestre appena concluso)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )
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