31 maggio 2015

Segni (15-080)

Segni. (15-080)
Di sera, davanti alla tv.
Spesso mi addormento. Anche mia moglie.
Ieri sera, mi ero appisolato.
Lei mi scuote, mi sveglia.
Le chiedo: “Che succede?”
Mi risponde: “Avevi un brutto aspetto. Sembravi morto. Sembravi un cadavere. Mi sono spaventata.”
In vecchiaia la pelle del volto diventa meno elastica, meno turgida. Come se non avesse più vita propria, si adagia sulle ossa del cranio, mostrandone le fattezze.
Il teschio appare.
Soprattutto quando si è rilassati, o dormienti, di notte.
Quando l'età avanza ancora, anche di giorno.
Verso la fine della vita le ossa del volto appaiono tutte.

Se si vive in due ci si scruta. E i segni di morte dell'altro inquietano.
Indicano in modo evidente che l'ultimo giorno è prossimo.
Dicono che in quel letto uno dei due vedrà l'altro morto. Non più dormiente.
Abituati alla vita, ci spaventiamo di fronte ai segni di morte.

(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107. La sintesi del 2012 si trova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

29 maggio 2015

La Giovinezza (15-079)

La Giovinezza. (15-079)
Film di Paolo Sorrentino. In questi giorni l'ho visto due volte.
È incentrato sulle vicende di due amici, sulla soglia degli ottant'anni, durante una vacanza in una località termale della Svizzera. Più che vicende, quadri di vita.
Dal punto di vista di chi, la vita, l'ha vissuta tutta (ottant'anni).
Non un film sulla vecchiaia, dice il regista. Ma sulla vita.
Resta il fatto che i due protagonisti sono ottantenni. La valutazione della vita la danno persone che hanno vissuto, ma proprio per questo la danno da vecchi. Del resto non se ne può sfuggire. Per dare un giudizio completo, bisogna aspettare di aver percorso tutta la vita e perciò si è vecchi.
Il giudizio sulla vita lo si dà da vecchi.
Si parla di vecchiaia. Se ne evidenziano aspetti salienti.
Ma il tema vero è la vita: emozioni e desiderio.

Film interessante e bello.
Migliore de La Grande Bellezza.
Più asciutto, meno eclatante.
Più profondo.
Da vedere, soprattutto da noi vecchi.
Perchè alla fin fine è la vita che ci interessa.

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26 maggio 2015

Parcheggi (15-078)

Parcheggi. (15-078)
Sotto casa mia, lungo la via, si può parcheggiare l'auto.  
A pettine
Cioè con il muso delle auto contro il marciapiede e la coda verso la strada. 
Sono tutte parcheggiate così.
Tranne la mia.
Io parcheggio nel senso contrario.
Perchè voglio uscire dal parcheggio, immettendomi sulla via, con la visuale libera. 
Non mi piace immettermi sulla strada in retromarcia, con la visuale parzialmente nascosta.
Se arriva un'auto, a cui devo dare la precedenza, non la vedo. Rischio l'incidente.
Una elementare prudenza, la mia.
Nei giorni scorsi ho visto altre due auto parcheggiate come parcheggio io.
Bene - mi son detto - c'è altra gente prudente”.
Ho voluto vedere chi fossero le persone che avevano adottato il mio modo di parcheggiare.
Tutti e due anziani!
Alcuni invecchiando diventano prudenti.

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25 maggio 2015

Pastiglie (2) (15-077)

Pastiglie (2). (15-077)
Quando i vecchi si incontrano, talvolta fanno a gara coi numeri di pastiglie che assumono ogni giorno. Chi cinque, chi sette, chi ... più.
Ciò che colpisce è la disinvoltura con cui i medici prescrivono farmaci … a vita.
Lo fanno anche con pazienti di età inferiore. Cioè i vecchi non sono dei privilegiati nel ricevere somministrazioni di pasticche. Ma con loro, i medici ci vanno a cuor leggero.
Gli effetti dannosi dei farmaci sono in qualche modo mescolati con gli effetti dannosi della vecchiaia.
Un vero e proprio mascheramento.
Non credo che sia noncuranza legata al fatto che la responsabilità svanisca.
Coi vecchi, intendo.
Penso invece che sia un'idea profonda: quando trovo la pastiglia che fa star meglio, il mio compito si esaurisce lì. Non importa riportare la salute. Importa tamponare una situazione.

Ricordo un'intervista di Umberto Veronesi in cui confessava un suo sogno: trovare un farmaco da somministrare alle donne per evitare il cancro al seno.
A tutte le donne.
A scopo preventivo.
A tutte le donne?!
Per evitare la piccola percentuale di donne che si ammalano di cancro al seno e l'ancor più piccola percentuale di quelle che ne muoiono, somministriamo pastiglie a tutte le donne del mondo?
A me sembra aberrante.
Non sarebbe meglio fare ricerca in altre direzioni, invece che su un farmaco?

Resta il fatto: noi vecchi siamo molto farmacolizzati.
È la via maestra della medicina moderna.
Ho il sospetto che i vecchi siano cavie inconsapevoli.

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22 maggio 2015

Pastiglie (15-076)

Pastiglie. (15-076)
Domenica il mio secondo nipote è stato battezzato. Come succede da qualche decennio, dopo il battesimo c'è l'abitudine di invitare parenti e amici a pranzo. Mi sono trovato a tavola fra gli amici di mio figlio.
Verso la fine del pranzo mi sono accostato al gruppo di parenti. Tutti anziani. Anziani giovani.
Il discorso è caduto sulle malattie. Le malattie degli anziani.
Conferma che gli anziani ne parlano spesso. Conferma che gli anziani le vivono: tutti.
Parlando con gli altri, ho pensato che i medici in realtà non curano le nostre malattie. Dei vecchi, intendo.
Infatti: se hai il colesterolo alto, ti rifilano una pastiglia. Se è alta la pressione, altra pastiglia. Se hai acidità di stomaco o reflusso esofageo, una terza pastiglia. Se soffri di cuore, la pastiglia per il cuore. E potrei continuare. Ogni malattia una pastiglia. 
Che devi assumere per tutta la vita.
Fortuna che siamo vecchi, e la vita è relativamente corta: assumeremo pastiglie per un tempo limitato.
Comunque sarà per tutta la nostra restante vita.
Ma che modo di curare è mai questo?
Si tampona una situazione, con mezzi esterni. Non si cura la malattia.
Se fosse curata, la cura durerebbe un tempo limitato e poi si tornerebbe alla salute.
Invece no.
La medicina moderna occidentale ci tiene malati per sempre.
Non si preoccupa di ristabilire la salute.
Non sa ristabilire la salute.
Non ha l'obiettivo di ristabilire la salute.
In che mani siamo!

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21 maggio 2015

Nelle nostre mani (15-075)

Nelle nostre mani. (15-075)
Un mio cognato è entrato nella vecchiaia. E ha cominciato a camminare in montagna.
Con un gruppo di anziani come lui. Ogni settimana, anche d'inverno, fanno un'uscita di una giornata.
Non sono tutti giovani anziani, però.
Mi ha raccontato che nel suo gruppo ci sono anche degli ottantenni. Addirittura un ottantasettenne! Non sempre fanno i percorsi più impegnativi, tipo ferrate. Ma si danno da fare e arrivano sempre a meta.
Benedetto movimento!
Sono arci-sicuro che se la nostra vita fosse molto più piena di movimento, di fatiche fisiche, di sudore, la vecchiaia sarebbe migliore.
Se i muscoli li usassimo come li abbiamo usati in gioventù o almeno nell'età di mezzo, la vecchiaia sarebbe diversa.
È nelle nostre mani il tipo di vecchiaia che vivremo.

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20 maggio 2015

Invecchia rapidamente (15-074)

Invecchia rapidamente. (15-074)
Più di quanto pensassi, il mio cane.
A volte quando dorme, fatico a svegliarlo. Torna allo stato vigile con lentezza, tanto che temo che sia morto. È solo una mia paura, ma il suo comportamento me la legittima.
Salendo le scale, talvolta il retrotreno non lo sorregge. Scivola e si accascia, rialzandosi a fatica.
È anche sordo. Devo urlare per farmi sentire. Allora si gira e mi guarda.
Altrimenti, vedo che non sente.
È normale, la sua vita dura un settimo della nostra.
Io e lui avevamo circa la stessa età. Ma in pochi mesi mi ha distanziato di cinque -dieci anni.
Provo pena per lui. Lo accarezzo, lo coccolo.
Sto attento alle sue debolezze. Lo aiuto quando ne mostra il bisogno.

È come sarò io fra qualche anno.
Stranamente ciò non mi turba.
Mi sento più forte del mio cane nell'affrontare la vecchiaia.


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19 maggio 2015

Rimandata (15-073)


Rimandata. (15-073)
Si pensa alla vecchiaia come all'età dei bilanci, della riflessione.
Il lavoro è finito o quasi. C'è più tempo per pensare.
Succede che nasce un nipote.
Il tempo si riduce.
Ne nasce un altro. Tempo del vecchio ancora dimezzato. Se poi i nipoti diventano tre o quattro, la vecchiaia viene sospesa.
I vecchi nonni sono coinvolti. Non possono più fare i vecchi.
Gli anziani giovani sono rigettati nel turbine della vita dall'arrivo dei bambini.
Questo è il motivo per il quale le donne invecchiano dieci anni dopo.
Sono troppo occupate per permettersi il lusso di diventare vecchie.
Se arrivano i nipoti, inopinatamente, la vecchiaia è rimandata.
Di sette-otto anni, almeno.


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17 maggio 2015

Cambiar idee (15-072)

Cambiar idee. (15-072)
In positivo: dimostra elasticità mentale, adattabilità al mutare delle situazioni.
In negativo: volubilità. Mancanza di certezze interiori.
Ricorda la banderuola che gira a seconda del vento.
Dipende dal tempo che uno impiega per cambiar idea.
Se è ogni mese …

In vecchiaia intervengono altri fattori. Se si teme il futuro, si finisce col diventare conservatori. Non si mutano più idee, da vecchi. Ci si abbarbica a quelle dell'età di mezzo. Perchè danno sicurezza, le idee che abbiamo avuto per tanto tempo.
Ma non è così.

Se si è vecchi, si è vissuto molto. Molti anni di vita si sono accumulati sulle spalle: quelli della giovinezza, dell'età matura, della vecchiaia.
Diventa naturale cambiar idee. Non ci si può tenere idee vecchie di venti, trent'anni.
Sono fuori tempo.
In senso oggettivo.
Si può capirlo se si fa l'ipotesi (assurda) che la vita duri duecento anni. Sarebbe senza senso mantenere nei secondi cento anni le stesse idee dei primi cento: il mondo è troppo cambiato (basti pensare di essere nati nel 1815; già nel 1915 era tutto totalmente cambiato; per non dire di oggi).
È lo stesso se applichiamo il concetto a una vita di ottant'anni, anche se le diffrenze appaiono minori.
E in senso soggettivo: è naturale che un essere umano cambi più volte nell'arco della vita. 
È inevitabile che si cambino idee.

Un vecchio ha il diritto di cambiar idea.
Ne ha il dovere.


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13 maggio 2015

Domande (15-071)

Domande. (15-071)
Quelle che mi facevo nella pagina di diario di ieri.
Sono nate da un eccesso di autocritica. In realtà sono domande retoriche. La mia risposta, dal profondo, è “no”. Non sono malato, la mia non è una mania.
Tutto ciò che faccio nel campo dell'alimentazione, nasce da un convincimento.
Con il cibo che mangiamo possiamo guarirci o ammalarci. Invecchiare bene o male.
In questi ultimi 5-6 anni l'ho provato. Ho avuto risultati concreti.
Dunque non può essere una semplice fissazione.
Con una dieta ricca di polifenoli (curcuma, arance, tè verde, gogji) mi è passata la grande stanchezza che mi prendeva nel tardo pomeriggio.
Con una dieta vegetariana alcalina, mi è passato il mal di stomaco.
Sono cessate anche cose minori, come la fessurazione dell'unghia di un pollice, l'ispessimento delle unghie dei piedi, la tendenza a incespicare (dovuta al peso), il reflusso esofageo.
Poi con una supplementazione di vitamina B12 (unico prodotto di sintesi chimica che mi concedo), mi sono cessate le afte in bocca.
Successi dunque.
Ma anche insuccessi. Ci provo da 7 anni ormai, ma la mia prostata è sempre peggiorata.
Il dolore alle vertebre cervicali, comparso quattro anni fa, mi è diminuito, ma non passato.
Il colesterolo continua a essere border-line (ma quello buono , protettivo, è molto alto).
Ultimamente la glicemia mi è salita.
Tutti stimoli per sperimentare altre soluzioni.

Onesto fino in fondo? Del negativo c'è.
Voler tenere tutto sotto controllo, voler controllare ogni aspetto della vita.
Ciò fa a pugni con vecchiaia e morte.


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12 maggio 2015

Sale (15-070)

Sale. (15-070)
Ho sempre avuto attenzione al cibo che mangio. Collego il cibo alla salute e quindi ci sto attento. Per carità non è una mia invenzione. Ci sono fior di pensatori che hanno sviluppato il tema, a partire da Ippocrate, più di duemila anni fa.
Diceva più o meno: “Se un medico non conosce il cibo, non è un medico.”

Quando raggiunsi i sessantacinque anni, ero afflitto da un fastidioso male di stomaco. Sarei stato costretto prima o poi ad assumere farmaci. Fortuna volle che venissi a conoscenza della dieta alcalina (vegetariana, senza cereali). La praticai (con fatica: cambiare dieta è difficile, capire bene cosa mangiare è difficile) e il male scomparve.
Ringalluzzito da questo successo, cercai di affrontare nello stesso modo la seconda patologia che avevo: l'ipertrofia prostatica benigna. Cominciai dagli zuccheri: ridussi di molto i cibi dolci. Nessun risultato. Passai allora al caffè, che è legato al cancro alla prostata. Ne prendevo circa sessanta al mese. Li ridussi a quindici e poi a cinque. L'ultima riduzione è recente e non ho risultati.
Non soddisfatto, mi accostai alla dieta crudista. Mangiare soltanto cibi crudi (in pratica solo verdure e frutta). Anche qui è stato difficile. In realtà ci sto arrivando ora, ma una parte di cibo cotto è sempre presente nei miei pasti, sia pur limitata.
Non ho ancora risultati, ma non mi scoraggio.

L'idea centrale che mi ha guidato in questi ultimi tentativi è stata la ricerca di un'alimentazione simile a quella degli uomini del paleolitico. Prima dell'invenzione dell'agricoltura e dell'allevamento. Quando i cereali erano sconosciuti, i latticini pure, per non parlare del caffè. 
E di carne se ne mangiava poca.
Tutto ciò perchè dal tempo del paleolitico (20.000-50.000 anni fa) il nostro Dna non è cambiato. Si è dunque forgiato su una dieta molto diversa da quella del neolitico (invenzione dell'agricoltura). Risalire alla dieta di allora dovrebbe garantire la salute.
Ma risalire a quella dieta non è semplice.
Ora penso: l'uomo del paleolitico non conosceva il sale, mentre noi ne facciamo largo uso.
Ho deciso di eliminare il sale da ciò che mangio.
Succederà qualcosa?

Sono afflitto da ortoressia (una forma di patologia psichiatrica che si fissa sul cibo) come dice mia figlia neuropsichiatra?
O si tratta solo di una innocente mania senile?


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11 maggio 2015

Cervello (15-069)

Cervello. (15-069)
Fin dall'ingresso nella vecchiaia, ho dato per scontato il decadimento fisico.
Meno, quello mentale.
Quest'ultimo l'ho legato soprattutto alla perdita di memoria. Che nei primi tempi di questo diario mi pareva evidente.
Ora non più. Mi sono abituato? Un po' sì.
Se ora un termine o un nome non mi vengono in mente subito, mi sforzo e dopo un poco quello che non ricordavo, arriva. Oppure non me ne curo più.
Insomma ho fatto l'esperienza che anche a questo deficit si può porre rimedio (o ci si può adattare).
E poi più che di perdita di memoria si tratta di deficit di attenzione. Un aspetto più sfumato della questione.
Dopo tre anni la mia situazione: non mi sembra di aver perduto facoltà mentali importanti. Ragionamenti complessi sono ancora in grado di comprenderli (e di farli).
Un po' di memoria l'ho persa, ma poca. Quella che resta basta e avanza.
C'è un aspetto che invece mi preoccupa. Il non rendermi conto di cambiamenti psichici importanti. Questi te li devono dire gli altri. Non sempre lo fanno (per pudore o per sottovalutazione). E, se lo fanno, si tende a negare le loro affermazioni.
Per questo sono sensibile a quando gli altri mi scrutano. Mi mettono a disagio.
Il mio cruccio è: cambiare (in peggio) senza rendermene conto.


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08 maggio 2015

Il culmine (15-068)

Il culmine. (15-068)
Se molta vita dà molta esperienza, se una lunga esistenza fa capire di più quel che ci capita, se i molti anni permettono un maggior numero di quelle esperienze folgoranti di comprensione totale, allora al culmine della vecchiaia si raggiunge il massimo dell'esistenza.
Come dire: il meglio è a ottanta o a novanta. 
Cosa palesemente falsa.
Per due motivi.
Il primo: lo stile di vita incide pesantemente su come arriviamo a 80-90 anni d'età. Possiamo arrivarci carichi di malanni, che ci fanno soffrire, che ci costringono alla pura sopravvivenza. Addio a esperienze profonde, a comprensioni profonde.
Il secondo: siamo nel ramo discendente della parabola. Il corpo è meno. La mente è meno. 
C'è meno spazio per esperienze spirituali alte.
Ma se lo stile di vita ci permette di spostare in avanti le inevitabili(?) disfunzioni cognitive, o se i nostri geni ci sono favorevoli, allora, sì, a 80-85 anni raggiungiamo la massima coscienza di vita.
Il punto più alto della consapevolezza.


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06 maggio 2015

Studiare (15-067)

Studiare. (15-067)
Un conoscente, padrone di cani. Appena entrato nella vecchiaia. 
Non ha un bell'aspetto, pur essendo relativamente giovane e gran camminatore. 
Guardandolo in faccia sembra malaticcio. Da un paio d'anni il mal di schiena gli impedisce le camminate in montagna: stenta a portare lo zaino.
Parlando al parco, dove portiamo i cani, il discorso a volte finisce sull'alimentazione.
È successo anche ieri a proposito della malattia di Crohn, che ricerche di trent'anni fa, curavano con successo con la dieta (dieta dei carboidrati specifici: eliminando radicalmente tutti i carboidrati complessi, tipo polisaccaridi e disaccaridi).
Era interessato perchè sua madre ne era affetta. E così abbiamo parlato di diete.
Mi ha confessato che gli riesce difficile affrontare una dieta. Dipende troppo dalla cucina della moglie. Poi ha affermato: “ Forse per prima cosa dovrei eliminare l'una o due grappette che bevo ogni giorno.”
Stupefacente!
Fortuna che se ne rende conto, in parte.
Praticamente si sta avvelenando di alcol. E i due biccherini di superalcolici (più evidentemente qualche bicchiere di vino) fanno circa 40-50 grammi di alcol puro al giorno!
Un sol bicchierino di superalcolico al giorno classifica un individuo fra gli etilisti (alcolizzati), secondo i centri specializzati in cura delle tossicodipendenze.
Ha però soggiunto: “Togliersi tutti i piaceri della vita, non mi convince!”
Premetto che non è persona senza cultura. E' laureato e competente.
Ma in fatto di cibo è preda di tutti i luoghi comuni più deleteri che circolano nella nostra società. Quello che l'alcol è un piacere della vita; quello che è meglio viver da sani ed eventualmente morire con qualche malattia piuttosto che il contrario.

Da giovani bisognerebbe esser capaci di programmarsi la lunghezza della vita.
Decidere quanto si vuol vivere. Sessant'anni? Allora si può mangiare bere e fumare come si vuole. Più in là di quegli anni non ci si andrà. O peggio. Ci si arriverà con lunghi anni di malattia. Altro che vivere da sani!
Che poi una vita all'insegna di cibo inadatto, fumo e alcol, non è propriamente una vita da sani. Basta fare l'esempio delle sostanze stupefacenti. Assumerle non è sano. Si tratta di sostanze estranee alla fisiologia umana, che producono danni. Gravi.
L'alcol non è meno pericoloso di eroina o cocaina, tenuto conto che il consumo è libero e che la cultura dominante non lo considera pericoloso (Italia maggior produttore mondiale di vino!).
Voglio vivere da sano almeno fino alla vita media italiana (80 circa)? Allora occorre nutrirsi con intelligenza, secondo le esigenze fisiologiche del nostro organismo. Che sono state completamente dimenticate dalla nostra cultura.
Occorre veramente uno sforzo di ricerca per adeguare corpo e mente a ciò che ci fa star bene in salute.
Occorre studiare.

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04 maggio 2015

L'ambulanza (15-066)

L'ambulanza. (15-066)
Stamattina, tornando dopo il giro coi cani, ho visto un'ambulanza ferma davanti casa. 
Il pensiero è subito andato ai miei vicini ultraottantenni. 
Era proprio così. Il mio vicino aveva fatto il bagno e, dato il fondo scivoloso, non riusciva più a uscire dalla vasca. Mi sono informato e ho saputo che tutto si era svolto per il meglio. Gli infermieri del pronto soccorso lo avevano imbragato e sollevato per portarlo fuori dalla vasca.
Sono contento per lui.
Sono venuto a sapere che la vasca è di quelle tradizionali, non quelle per anziani che hanno lo sportello d'uscita. Inoltre il fondo della vasca era liscio e sdrucciolevole, privo dunque di quei tappetini di gomma che aiutano tutti, tanto più un anziano, a non scivolare e cadere.
Ho anche saputo che la moglie aveva rimesso per terra i tappeti, a causa dei quali qualche mese prima era inciampata e per miracolo non aveva sbattuto l'occhio contro uno spigolo aguzzo di un mobile, come ho descritto in una pagina di questo diario.
Mi sono arrabbiato. Ho pensato: “Questi vecchi sono stupidi!”
Qui però non voglio dare giudizi, voglio capire.
Perchè due vecchi così avanti negli anni sono poco previdenti? Perchè paiono stupidi? Forse perchè erano stupidi nelle loro altre età della vita?
No, perchè erano invece due persone ammodo.
Allora perchè?
Mi sono dato due risposte. La prima è che inconsciamente cercano un incidente domestico per farla finita. Stanno cercando di suicidarsi. Testimone un altro fatto: proprio il marito, ormai da molti giorni passa le giornate in terrazzo, fermo al suo tavolino di lettura. È vero che è primavera, ma spesso vi sono giornate ventose e fresche e lui soffre di polmoni.
Questa risposta non mi sembra convincente.
L'altra risposta è: mostrano i segni di un leggero deficit cognitivo. Sottovalutano rischi che in altre età avrebbero tenuto in considerazione. 
Non si rendono conto di essere altamente imprudenti.
Un inizio di demenza senile.
Quando ci si avvicina ai novant'anni bisogna tener conto che il cervello funziona meno.
Ma non ci se ne accorge.
Questa è un'angoscia.
Bisogna cautelarsi prima, quando ancora si capisce.
Perchè poi non capiremo più.

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03 maggio 2015

Avanti un passo (15-065)

Avanti un passo. (15-065)
Qualche giorno fa dovevo incontrarmi con un tale per una questione di denaro.
Mi doveva una certa cifra (non grande), ma sapevo che non intendeva pagarmi tutto.
In realtà io ero solo un tramite: avrei dovuto incassare per una terza persona, ma un tramite in qualche modo coinvolto. Ero a disagio e temevo l'incontro.
Temevo anche la persona che dovevo incontrare.
Nella mia vita mi è sempre capitato così. Più e più e più volte. Ho sempre temuto incontri con persone con le quali avrei dovuto ingaggiare uno scontro. Che poteva finir male.
Sono un pavido. Uno che teme il gioco duro, lo scontro aperto, il conflitto insanabile.
Non sono sempre fuggito. A volte ho affrontato scontri importanti, ma sempre come extrema ratio. Quando non potevo tirarmi indietro.
Dunque, stavo dirigendomi al luogo fissato per l'appuntamento ed ero inquieto.
D'improvviso un pensiero mi ha attraversato la mente. Il pensiero che il mio malessere fosse esclusivamente il prodotto dell'alchimia del mio organismo. Non c'entrava quella persona, né quella situazione: ero io che producevo il malessere, per come sono fatto, per la mia storia precedente e per chissa quali altri motivi sepolti nell'inconscio.
Le circostanze esterne non c'entravano nulla. Gli altri non c'entravano. Era tutta roba mia:  il disagio, il malessere, l'inquietudine, l'ansia.
Non è stato un semplice pensiero. Perchè ha attraversato mente e psiche. E forse corpo.
Era uno di quei pensieri che sembrano illuminazioni. Hanno effetti su tutto l'essere, non solo a livello di pensiero razionale
Ho visto in altro modo ciò che andavo a fare.

Mi è capitata quella comprensione improvvisa (e non preparata da nulla), che succede a volte nella vita. Mi è capitata a quasi settant'anni.
Che sarebbe successo se fossi morto qualche hanno fa, prima di diventare vecchio? Prima di infilare una lunga serie di anni di vita?
Semplicemente non l'avrei vissuta. È così banale!
Ma non è banale affatto che certe cose ci succedono solo perchè viviamo a lungo.
Solo perchè diventiamo vecchi.
Più viviamo più c'è la probabilità che queste rare chiarificazioni di vita ci succedano.
Vecchiaia benedetta!

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