La banalità dei
pensieri.* (14-85)
Mi infastidisce
scoprire che i miei pensieri sono banali.
Perchè penso di
esser letto e giudicato male? In parte.
Più per me
stesso, però. Perchè continuare a scrivere questo diario, se dico
cose banali?
(Confesso di aver
trovato banale anche Cicerone, nel De senectute)
La banalità del
pensare fa torto alla capacità di approfondimento dell'uomo.
Però la
profondità si raggiunge per gradi.
Un esempio.
Fin dall'inizio
di questo diario, mi sono imbattuto nella necessità di essere
prudenti (noi vecchi). Detto così, è sì significativo, ma è
ovvio. Se non sei prudente (visto che i tuoi riflessi sono
meno pronti), rischi di farti male, di averne dei danni.
Questo è il
primo livello. Inevitabilmente poco profondo.
Ma la prudenza è
contigua all'attenzione, alla vigilanza. Così scopri che nella
vecchiaia molti fatti ti portano a essere più cosciente. E maggior
coscienza significa maggior pienezza di vita.
Così la
vecchiaia acquista un valore prezioso.
Serve per completare la nostra esistenza.
Questo non è
scontato.
Non è per nulla banale.
(L’indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107.
La
sintesi del 2012 sitrova alla pagina 14-41.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)