30 aprile 2014

La banalità dei pensieri* (14-85)

La banalità dei pensieri.* (14-85)
Mi infastidisce scoprire che i miei pensieri sono banali.
Perchè penso di esser letto e giudicato male? In parte.
Più per me stesso, però. Perchè continuare a scrivere questo diario, se dico cose banali?
(Confesso di aver trovato banale anche Cicerone, nel De senectute)
La banalità del pensare fa torto alla capacità di approfondimento dell'uomo.
Però la profondità si raggiunge per gradi.
Un esempio.
Fin dall'inizio di questo diario, mi sono imbattuto nella necessità di essere prudenti (noi vecchi). Detto così, è sì significativo, ma è ovvio. Se non sei prudente (visto che i tuoi riflessi sono meno pronti), rischi di farti male, di averne dei danni.
Questo è il primo livello. Inevitabilmente poco profondo.
Ma la prudenza è contigua all'attenzione, alla vigilanza. Così scopri che nella vecchiaia molti fatti ti portano a essere più cosciente. E maggior coscienza significa maggior pienezza di vita.
Così la vecchiaia acquista un valore prezioso.
Serve per completare la nostra esistenza.
Questo non è scontato.
Non è per nulla banale.

(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107.
La sintesi del 2012 sitrova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

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