Reciproco
soccorso. (14-70)
Uscivo
dal parco. Tardo pomeriggio, quasi sera. Mi precedeva una coppia di
anziani. A un tratto lei barcolla. Si aggrappa al compagno. Un
capogiro, probabilmente. Il compagno la sostiene, sollecito. Si
riprende e la coppia esce senza problemi dal parco.
Solo
che il compagno continua a tenerla per il braccio, per sicurezza.
Succede
questo agli anziani. Prima o poi uno dei due deve accudire l'altro. O
perchè si ammala o perchè le forze se ne vanno. La vita di coppia
si protrae fino all'età avanzata. Due persone autonome e
indipendenti, a un tratto non lo sono più. Una prima dell'altra.
Inevitabile che una dedichi il resto della propria vita a soccorrere
il compagno/ la compagna di una vita.
Non
capiterà a entrambi questo ruolo. Solo uno dei due si occuperà
dell'altro.
C'è
un'asimmetria nella relazione, in età avanzata.
Così
come c'è un'asimmetria nella morte. Uno dei due assisterà alla
morte dell'altro.
Uno
dei due sopravviverà. Sarà quello che poi morirà da solo. Mentre
il compagno avrà avuto la fortuna di morire assistito dal coniuge.
Ma
non è così. La morte è un momento così impegnativo
dell'esistenza, tutto personale, che la presenza o l'assenza di un
compagno di vita o di un figlio, non cambia la situazione del
morente.
Ognuno
muore da solo.
(L’indice
per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a
pagina 107.
La
sintesi del 2012 sitrova alla pagina 14-41.)
(per
comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com
)
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