31 marzo 2014

Di sfuggita (14-65)

Di sfuggita. (14-65)
Ho incontrato un conoscente al supermercato. L'ho conosciuto in gioventù. Poi perso di vista. Ora di tanto in tanto lo re-incontro. L'ultima volta tre anni fa. Vecchio io, vecchio lui.
Questa volta l'ho solo intravisto di sfuggita. Un'unica fuggevole immagine. Ma sufficiente per percepire il tempo che passa.
Che vecchio è diventato!
Si vedeva nettamente, anche rispetto a tre anni fa. Allora aveva già i capelli bianchi e l'aspetto non più giovane. Adesso mi è parso decisamente vecchio.
Nei nostri coetanei vediamo la vecchiaia che è in noi.
Sono in attesa di incontrarne qualcuno completamente crollato.
Sono in attesa di vedere dei crolli attorno a me. Fra i miei coetanei.
Sono in attesa del mio crollo.

(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107.
La sintesi del 2012 sitrova alla pagina 14-41.)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

30 marzo 2014

In cantina (14-64)

In cantina. (14-64)
Fra le sei e le sette del pomeriggio esco con i cani. Una passeggiata piuttosto lunga. Frequento strade poco battute dal traffico. Mi capita di passare sul retro delle case, dove si affacciano le cantine/garage delle abitazioni. Ne trovo alcune aperte, con i proprietari che vi si affaccendano in vari lavori. Se sono anziani, trafficano con bottiglie e damigiane. Di vino. Lavano bottiglie, le riempiono, magari le tappano con tappi di sughero, svuotano e puliscono damigiane e anche taniche da vino.
E' una consuetudine della mia regione. Andare a comprare il vino, in primavera. Nelle zone di buona produzione. In grosse quantità. 50 o 100 litri almeno, da bere poi tutto l'anno. Si va direttamente nelle fattorie. Si spuntano prezzi favorevoli. La qualità è buona. 
Fa parte della cultura del vino, presente nell'italia centro-settentrionale.
Cultura del vino! Mi vengono i brividi a pensare che poi tutto quel vino finisce nell'organismo di questi vecchi. Tradizione. Fino a chiamarla cultura.
Come se vi fosse una cultura dell'arsenico. O del cianuro. Una cultura di veleni. Sfortunatamente non si muore subito col vino. E così se ne beve a sproposito.
Due bicchieri a pasto, consigliano medici comprensivi.
Cioè 400 ml al giorno di vino.
Cioè 50 ml di alcol etilico al giorno.
Cioè 50 ml di veleno al giorno. Perchè l'alcol è un veleno.
Ma che senso ha tutto ciò?
Nessuno che spieghi i danni disastrosi che fa l'alcol?
Non si può.
Siamo i più grandi produttori di vino al mondo.
Per mantenere una tradizione roviniamo la vecchiaia di molti individui.

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29 marzo 2014

Fragilità dei vecchi (14-63)

Fragilità dei vecchi. (14-63)
Io sono fragile. Più di quanto possa pensare.
Negli ultimi dieci giorni ho vissuto momenti di stress e di ansia. Sul lavoro, perchè ho un progetto impegnativo da condurre in porto. In famiglia, perchè il nipote ha bisogno dei nonni. In più mi si è rotta la vecchia automobile e sono stato costretto a cambiarla.
Niente di drammatico. Eppure a un certo punto ho ceduto.
Nel senso che domenica scorsa sono stato stanchissimo per tutto il giorno. E la stanchezza si è protratta per due o tre giorni. Ho perfino pensato che mi fosse successo qualcosa di cerebrale (tipo un micro-ictus). Infatti dovevo leggere degli scritti tecnici e non riuscivo più a comprenderli.
Poi tutto è svanito. Quando ho risolto i vari problemi riguardanti l'automobile (acquisto di un'altra, nuova assicurazione, rottamazione della vecchia).
Sono sempre stato emotivo. Ho sempre subito gli eccessi di stress. Ma quelli relativamente poco importanti ero in grado di controllarli.
Ora non più. Sono peggiorato. Anche il poco mi manda in tilt.
La vecchiaia, penso.
Mi ritorna in mente una vecchia zia, che in tarda età piangeva per un nonnulla.
La mia capacità di gestire lo stress è diminuita.

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22 marzo 2014

Imparare (14-62)

Imparare. (14-62)
Recentemente ho acquistato un bene. Il prezzo era giusto e così mi son fatto fare solo un piccolo sconto. Contento io, contento il venditore. Eppure, ancora una volta nella mia vita, non sono riuscito a spuntare un prezzo come desideravo. Mi ero riproposto di non spendere più di una certa cifra e invece … ho speso di più. E sì che le condizioni erano favorevoli. Potevo benissimo chiedere un prezzo inferiore.
Il fatto è che sono un narcisista. Mi piace compiacere chi mi sta di fronte. Farmi ben-volere. Desidero che di me pensino il meglio che sia possibile.
E così non faccio i miei interessi.
E' stata una costante di tutta la mia vita. Ogni volta che mi si ripresenta una situazione del genere cado sempre nello stesso errore.
Su questo piano ho ancora molto da apprendere. I molti anni vissuti non mi hanno ancora insegnato abbastanza. Dovrò vivere ancora altri anni. Vivere altre situazioni analoghe. Finchè avrò imparato.
La vita dobbiamo viverla fino all'ultimo istante.
In ognuno dei prossimi anni avrò qualcosa da imparare.
Anche se sarò molto vecchio.

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21 marzo 2014

L'auto più piccola (14-61)

L'auto più piccola. (14-61)
Non ho mai posseduto grosse automobili. Un po' per temperamento, un po' perchè ai miei tempi erano di moda le utilitarie. Comunque le mie macchine erano vetture classificate come medie.
Ricordo la prima auto acquistata. Era sportiva. Un motore che per quei tempi era piuttosto sostenuto. La giustificazione era che doveva trainare una roulotte.
In seguito le mie auto sono tutte state sul litro e mezzo di cilindrata. Anche l'ultima. Abbastanza compatta, ma di 1600 cc.
Adesso sono diventato vecchio. L'ultima auto l'ho acquistata ieri. È più piccola delle altre. Più corta. Di cilindrata attorno ai 1200 cc. Potevo prendere quella di mio figlio. L'ho provata. È grossa, motore sui 2000 cc. Ingombrante.
Ho preferito una più piccola. Facilmente parcheggiabile. Più maneggevole.
Non ho più necessità di fare tanta strada. Di sfrecciare via velocemente.
Ho meno capacità di guida.
Sono diventato vecchio.
Mi basta un'utilitaria.

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20 marzo 2014

L'automobile (14-60)

L'automobile. (14-60)
Possiedo un'auto. Vecchia. Quasi vent'anni. Recentemente il motore si è guastato. Per aggiustarlo ci vogliono molti soldi (molti per le mie tasche). 
Tanto vale cercarne un'altra usata (una nuova è al di fuori delle mie possibilità). Solo che anche quelle usate costano. A meno di non puntare su altre macchine vecchie, magari con meno chilometri della mia. Ne ho trovata una che fa al mio caso. Modello vecchio, ma pochi chilometri.
La usava mio nonno per muoversi in paese. Questo il motivo dei pochi chilometri. Poi il nonno è morto.”
E' stato il commento di chi la vende.
Diverso è l'uso dell'auto fra anziani e giovani. I giovani la vogliono scattante, che macini chilometri, potente. Per gli anziani basta che trasporti il proprietario per pochi chilometri, vicino a casa. I giovani la cambiano volentieri. Gli anziani se la tengono anche vecchia. Per abitudine. Per non doversi cimentare con nuove tecnologie.
E poi l'auto vecchia ha un fascino per i vecchi. Forse perchè è un modello che li riporta indietro negli anni. Si commuovono, i vecchi, per le auto della loro gioventù.
Le auto di trenta, quarant'anni fa hanno un che di fragile, di modesto. Non spaccano il mondo.
Proprio come succede ai vecchi.
Dunque nei prossimi giorni cambierò l'auto.
Sarà l'ultima della mia vita.

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18 marzo 2014

Capelli (14-59)

Capelli. (14-59)
Non vado più dal barbiere da molti anni. Mia moglie è abile nel tagliarmi i capelli e così mi affido a lei.
Quando me li ha tagliati l'ultima volta mi ha detto: “Si stanno diradando molto.”
Allora ho provato a guardarmeli allo specchio. Effettivamente ne ho persi, soprattutto al centro della testa.
Ricordo mio nonno oppure il mio ultimo vecchio zio. Entrambi avevano i capelli dei vecchi. Pochi, tagliati corti, con ampie zone quasi calve.
È uno dei segnali della vecchiaia. Oltre all'imbianchirsi dei capelli, anche il loro diradamento. Non comporta nessuna diminuzione o fastidio o disagio. Solo un aspetto un po' meno gradevole.
Non mi dispiace più di tanto. Ho smesso da tempo di curare il mio aspetto esteriore, se non per conservare un minimo di dignità. Quindi poco male.
Resta il segnale di vecchiaia.
Segnale che non si può invertire, con nessuno dei miei trucchi.

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16 marzo 2014

500 (14-58)

500. (14-58)
Cinquecento pagine. Ho scritto cinquecento pagine di diario. Cinquecento riflessioni sulla vecchiaia. In due anni.
Volevo verificare come cambiano le idee di un uomo che si avvicina alla fine della vita. 
Avrei dovuto scrivere un anno ogni cinque e fare un diario fino alla fine della mia vita. 
Troppo ambizioso.
Ho ripiegato su un diario della vecchiaia. Senza altri scopi. Questo ho fatto. Senza l'impegno (gravoso) di analizzare i miei pensieri.
E invece l'analisi è venuta da sola. Mi sono accorto, dopo poco più di un anno, che i miei pensieri stavano cambiando. Quelli sulla vecchiaia, intendo. Oggi non la penso più come due anni fa, sul modo migliore di vivere la vecchiaia.
Ero partito in modo ideologico. Cioè volevo manipolare la vecchiaia con le mie idee astratte. La vita concreta di tutti i giorni (di vecchio) mi ha cambiato. Ha cambiato le mie idee. Come ho scritto nella sintesi del primo anno (2012), che ho fatto alla pagina 14-41.
Sono soddisfatto?
Sì.
Adesso punto a 1000!

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15 marzo 2014

Vecchi e politica (14-57)

Vecchi e politica. (14-57) (16/03/14)
Ieri sera sono stato alla presentazione di un candidato a sindaco della mia città.
È esponente di un nuovo partito che ho votato alle ultime elezioni. Ho partecipato con fiducia, anche se a livello nazionale quel partito mi ha deluso.
Pensavo: a livello locale quelle che considero pecche magari scompaiono.
Sbagliavo.
A livello locale è ancora peggio. Non lo voterò.
Il programma era un miscuglio di tecnologia, difesa della legalità, ecologia e … razzismo.
La mia storia politica ha a che fare con i diritti, l'equità sociale, la solidarietà.
Invece mi sono trovato di fronte a persone che intendono smantellare i campi dei nomadi, cacciare la povera gente che vive in baracche (spesso profughi da zone in cui rischiano la vita), ripulire la città.
Un programma di esclusione invece che di inclusione.
E il pubblico, numeroso, applaudiva convinto. Me ne sono andato.

In vecchiaia i valori che avevo da giovane sono rimasti.
Nei vecchi non c'è sempre una continuità fra le idee di gioventù e quelle della vecchiaia.
I vecchi diventano più menefreghisti. Riducono i propri interessi fino a limitarli quasi a se stessi o alla propria famiglia.
I molto anziani poi cedono il campo. Abbandonano ogni interesse.
Ricordo una vecchia zia sempre sulla breccia a battersi per le idee politiche. A un certo punto il suo interesse scomparve. O meglio  mi diceva: “Pensaci tu. Io sono troppo vecchia.”
Per adesso io sono diverso.
Certe idee mi fanno ancora ribollire il sangue.
Ma sono un vecchio giovane. 
Chissà fra vent'anni.

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14 marzo 2014

Limiti (14-56)

Limiti.(14-56) (14/03/14)
Ho visto la sorella e la cognata di mia moglie (ci vediamo circa una volta ogni mese, mese e mezzo). Con discrezione, hanno detto a mia moglie che mi trovano smagrito, sciupato. Non l'hanno detto, ma l'avranno pensato: che sia malato?
Ho riflettuto: è per via della dieta, o perchè mi sono tagliato la barba.
E poi effettivamente negli ultimi mesi sono dimagrito ancora un poco. Circa 1 chilo e mezzo, (in totale 4 chili in due anni).
In un vecchio, la perdita di peso si vede.
Mi sono anche detto: in questo mese ho lavorato molto, mi sono alzato varie mattine prima dell'alba, per finire dei lavori, sono andato a letto tardi.
Scuse.
La realtà è che non ho un gran bell'aspetto. E chi ti vede saltuariamente se ne accorge.
Ho pensato e ripensato. 
Nelle ultime due settimane ho abusato delle mie forze. Ho trattato il mio corpo come se fosse ancora giovane. Gli ho chiesto troppo.
Risultato: si vede in faccia che mi sono sforzato. Quand'ero giovane bastava una bella dormita e lo stress e il super-lavoro di una o due settimane spariva.
Adesso no.
A dire il vero mi sento affaticato. Avrei bisogno di riposo. Ma oltre la stanchezza, non sto male. Il mio corpo non mi ha dato nessun segnale di aver raggiunto il limite. O no?
L'aspetto sciupato è un segnale.
Devo essere più prudente.

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13 marzo 2014

Segreti (14-55)

Segreti. (14-55)
Ho a che fare spesso con ragazzi giovani, sui 17-18 anni. Mi impressiona la loro fragilità. 
Anzi, la loro mancanza di conoscenza della vita, delle relazioni. Mi sembrano inermi, di fronte a quel che accade.
Mio padre la chiamava esperienza. Degli adulti o delle persone mature, rispetto ai giovani, voleva intendere.
Adesso che sono vecchio quell'esperienza ce l'ho anch'io. E i vecchi ne hanno di più, non solo rispetto ai giovani, ma anche rispetto agli adulti della fascia intermedia (30-50).
Ne sappiamo così tanto di più, noi vecchi, che basterebbe che si chiedesse a noi consiglio, in molte circostanze. Sapremmo guidare bene.
Ma è inutile. È bene che i giovani imparino dai loro errori.
Però su alcune questioni di fondo, profonde, potremmo dire la nostra.
Con gran beneficio delle classi d'età più giovani.
Noi vecchi conserviamo letteralmente dei segreti.
A disposizione di tutti.
Conosciamo il segreto della vita.


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12 marzo 2014

Il corpo (14-54)

Il corpo. (14-54)
All'interno del parco, dove porto i cani a sgambare, c'è una palestra. Di mattina vi sono dei corsi di ginnastica per anziani. Donne per lo più. Anche qualche uomo.
Stamattina, uno di loro, abbastanza in là con gli anni, all'uscita si è fermato su una panchina. Si sfregava le mani. Non per il freddo. Ma come per riattivare la circolazione sanguigna.
Sembrava sofferente. O preoccupato. Come se non sentisse bene le mani.
Mi sono immedesimato con lui.
Quando anch'io avrò il corpo che non funziona. O che non risponde.
Ho sentito la sua angoscia. Mi sono figurato la mia.
Il corpo che non funziona più è una delle paure dei vecchi.
Inevitabilmente ci arriviamo tutti.
A volte poco prima della morte (il corpo non funziona e dunque si muore).
A volte troppo presto. Come nei casi di paralisi parziale degli arti.
Il corpo è parte fondamentale di noi stessi.
Il corpo siamo noi.


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11 marzo 2014

Uccelli canterini (14-53)

Uccelli canterini. (14-53)
Da una decina di giorni si sentono nettamente i canti degli uccelli. Segno che viaggiamo verso la primavera.
Il canto degli uccelli dà gioia. È difficile spiegare perchè. Fa sentire come se fossimo partecipi di un tutto (la natura). E questo ti fa sentire bene. Pieno di fiducia nel futuro.
Anche a noi vecchi, succede questo.
Sono diventato panteista? Non so. 
Ma capita che in primavera mi dimentichi più facilmente della vecchiaia e della morte.
Dimenticare non significa abolire. Ma se dimentichi è come se non ci fossero. Non importa che prima o poi ci saranno. Importa l'oblio.
Un auto-inganno dunque?
Forse. Ma se vivi pensando ad altro, è come se non ci fossero.
Ci saranno solo all'ultimo momento.


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10 marzo 2014

Specchi (14-52)

Specchi. (14-52) (10/03/14)
Ieri mattina ero al bar con mia moglie. Ormai siamo anziani entrambi. E' entrata un'altra coppia anziana. L'ho osservata a lungo, come al solito, quando ne incontro. Potevano avere una decina d'anni più di noi. Fra i settantacinque e gli ottanta. Più silenziosi di noi. Più riservati. Moderati nei movimenti. Avevano un'aria di grande dignità.
Ma si percepiva la loro vecchiaia. Non potevano simulare giovanilismo, energia, vivacità. Come facciamo noi vecchi giovani.
Erano uno specchio per noi. Anzi, uno specchio del nostro futuro. Potevamo leggere in loro quello che saremo noi, fra breve.
Per me è prezioso incontrare anziani non troppo anziani. Dai troppo anziani mi sento distante. Imparo poco, perchè, appunto, troppo anziani (anche dai coetanei imparo poco, perchè non mi possono dire nulla di diverso da quello che so già).
Gli anziani intermedi sono invece utilissimi. Mi parlano di un futuro non troppo remoto. Che posso capire. 
Che posso temere.
Quella coppia mi è piaciuta.
Mi sono piaciuto per come sarò un po' più avanti negli anni.

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09 marzo 2014

Il carnevale (14-51)

Il carnevale. (14-51)
E' finito qualche giorno fa. Ricordo di quand'ero bambino: si festeggiava il martedì grasso. Mia nonna faceva delle frittelle strepitose, con mele e polenta. Ricordo anche che la domenica prima si faceva una sfilata di maschere e di qualche carro allegorico.
Durava poco, allora, il carnevale. Qualche giorno. Una settimana al massimo.
Adesso comincia dopo l'epifania e dura tantissimo. Si cominciano a fare le frittelle e i crostoli già a gennaio. E si mangiano spesso. Diventa un'abitudine quasi quotidiana per un mese o due.
Nutrirsi di dolci. Come la brioche al mattino. Tutte le mattine.
Eppure l'uomo, nella sua esistenza come specie (100.000 anni?), raramente si è nutrito di dolci. Miele ce n'era pochissimo. La frutta non era dolce. Per di più era scarsa. Zucchero quasi inesistente.
Siamo sicuri che tutto questo dolce sia conforme al nostro metabolismo?
Sono certo che faccia male. A lungo andare, certamente. Non subito. Magari dopo 20 o 30 anni. Ma le malattie arrivano. Inesorabili. Quando siamo vecchi.
E così le chiamiamo malattie della vecchiaia.
Ma la vecchiaia non c'entra per nulla.

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08 marzo 2014

Il caffè (14-50)

Il caffè. (14-50)
Mi piace il caffè. Sono arrivato a berne anche tre al giorno. Poi sono stato male di stomaco e così l'ho ridotto. A due e per di più ristretti. Comunque anche così sono sempre sessanta al mese. Una abitudine pesante. Non credo che un caffè faccia male, ma assumerne ogni giorno per anni può dare disturbi.
Adesso, da un mese circa, non ne bevo quasi più. Sono passato da due al giorno a due alla settimana. Motivo: in un blog sulla ipertrofia prostatica benigna (IPB), si davano cinque regole di vita, per guarire da questa malattia. Una riguardava l'assunzione di caffè. Il caffè va eliminato da chi soffre di IPB.
Sono anni che combatto contro questo disturbo, coi miei mezzi, e per ora sono quasi sempre peggiorato, sia pur lentamente. Ora voglio provare a eliminare il caffè.
Si tratta di una malattia che colpisce gli anziani. Non ci sono grandi cure, nè grandi spiegazioni. E le cure proposte hanno sempre effetti collaterali. E io le ho rifiutate.
Ma sono vecchio.
E tenace.
Voglio averla vinta.
Intanto provo con il caffè.


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07 marzo 2014

Indecisione (14-49)

Indecisione. (14-49)
E' frequente che io descriva modi diversi di vivere la vecchiaia. Come nella pagina di ieri.
Spesso la mia scelta è chiara.
Non sempre, però.
Due modalità si scontrano dentro di me. La prima, che mi farebbe vivere meditando sulla vecchiaia e sulla morte (in sostanza un'attesa della fine).
La seconda che mi farebbe immergere nella vita e nei suoi richiami. Dimenticando vecchiaia e morte. È quello che sto facendo adesso, pieno di impegni di lavoro, di servizi da nonno, di cose da fare.
Non è che soffra per dover fare una scelta che non vedo chiara. È che comunque questi due modi sono dentro di me. L'incapacità di farne una sintesi mi angustia un poco.
Ma poi: è necessario fare una sintesi? Un giorno così, un giorno cosà?
Una stagione in un modo, e un'altra in un altro?
Sono confuso.
Per adesso mi sembra che questo tempo, di vecchiaia giovane, lo viva nel pieno della vita.
Più avanti cambierà qualcosa.
Sarò costretto a occuparmi della fine.
Lascio che sia la vecchiaia a stabilire il modo.


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06 marzo 2014

Storie di vecchi (14-48)

Storie di vecchi. (14-48)
Un conoscente, vecchio, mi racconta:” Vado poco al bar. E se ci vado è solo per un caffè. Quando sono al bancone di un bar del quartiere, a volte si avvicina qualcuno degli avventori, vecchi, per lo più (ci conosciamo tutti). Scambia con me qualche parola. Mi parla del più e del meno, si interessa a me. Per cortesia gli chiedo se posso offrirgli qualcosa – Sì, un bicchiere di vino .̶ è la risposta più frequente. Avutolo, la persona si dilegua. Letteralmente scompare. Torna al suo tavolino. Ha ottenuto quel che voleva. Di me non gli interessa più. In questo modo già a fine mattina questi vecchi si sono bevuti 4-5 bicchieri.”
Il giudizio del conoscente è negativo, sia per l'alcol che questi vecchi si scolano, sia per la perdita di dignità nel farsi pagare bicchieri di alcolici da conoscenti.
Continua:” Raggiunta la pensione, alcuni si fiondano nei bar o nelle osterie. Vivono di vino. Lo si vede dai ventri enormi, dal camminare incerto, dalla perdita di interesse per qualcos'altro. Poi, magari, a casa, a pranzo, non toccano alcol. Si vantano anzi di non bere a pasto. Quasi che l'acqua bevuta al pasto li purifichi dell'alcol bevuto in precedenza. Io non mi ridurrò mai così. Preferisco continuare a lavorare.”
Due modi diversi di vivere la vecchiaia.
Senza via di mezzo.
Vecchi dignitosi e vecchi perduti.
Vecchi alcolisti, questi ultimi.
Vecchiaia e alcolismo vanno di pari passo.
Ma non per tutti.

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05 marzo 2014

Il nòcciolo (14-47)

Il nòcciolo. (14-47)
Nell'ultima fase della vita, spunta o rispunta il nòcciolo del nostro temperamento. Da vecchi ci manifestiamo per quel che siamo. Cadono tutti i timori, le prudenze che nella vita di relazione e di lavoro ci hanno fatto trattenere. Non ha più alcun senso nascondere o camuffare il nucleo della nostra personalità. Cadono le sovrastrutture. Ci sentiamo più liberi di essere quello che siamo dentro, profondamente.
Succede che spesso escano i nostri lati più negativi.
Io ho scoperto di essere arrogante e villano.
Mentre per tutta la vita ho fatto ogni sforzo per apparire gentile e urbano.
Non è un male che esca tutto ciò. Bisognerebbe però non menarne vanto. Non usare i nostri lati negativi per trattar male il prossimo. L'importante è che ci rendiamo conto di quel che siamo, non che ne abusiamo.
Perchè nella vita, fino alla sua ultima fase, dobbiamo migliorarci.
Così penso io.


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04 marzo 2014

Giapponesi (14-46)

Giapponesi. (14-46) ((04/03/14)
Ho letto su una rivista un articolo sugli anziani giapponesi (Internazionale n. 1040, del 28/02/14). Sorprendente conoscere altri costumi, specie a riguardo della vecchiaia.
Sono i più longevi, i giapponesi (aspettativa di vita: uomini 80 anni, donne 86).
Hanno un'alimentazione salutare (riso, soia, pesce, poca carne, niente latte, né latticini, né uova). Sono frugali, mangiano poco. Sono magri.
L'età alla quale i vecchi cominciano ad ammalarsi delle malattie della vecchiaia è di 75 anni. Negli Usa è di 70.
E poi la loro società tiene in gran conto gli anziani. Godono di rispetto e prestigio sociale. Quando vanno in pensione, non smettono di lavorare. Cercano altri lavori o occupazioni. Anche a sfondo sociale. È frequente vedere in giro anziani che lavorano ancora.
Dietro c'è un'idea. Essere attivi fino all'ultimo giorno di vita.
Hanno una curiosa definizione di questo modo di vivere: pin-pin ko-ro-ri
Che significa: morire stecchiti.
Si vive pienamente fino all'ultimo minuto e poi si muore.


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03 marzo 2014

La fotografia (14-45)

La fotografia. (14-45)
Mi è scaduta la Carta di Identità. Per rinnovarla devo farmi una fotografia. Ho deciso di andare da un fotografo, invece di fare le solite foto formato tessera con le macchine automatiche. 
Mi è venuto il desiderio di farmi una fotografia-ritratto.
Per lasciare ai posteri la mia immagine? Solo a mio figlio, in sostanza.
Un desiderio narcisistico?
Forse il desiderio di sopravvivere.
Quando è morto mio padre sono rimasto stupito di trovare fra le sue carte una serie di ritratti fotografici, fatti a varie età. Mi era parsa allora una cosa buona. Tanto che adesso sono tentato di fare lo stesso.
Poi però ho pensato a dove si trovano quelle fotografie e quelle di mia madre, morta più recentemente. In un baule di ricordi. Non le ho neppure appese nel mio studio.
Le ho sepolte in cantina.
I miei genitori li ricordo nel mio cuore, raramente. Non credo che se appendessi le loro fotografie li ricorderei di più. Non è detto che il ritratto che mi farei adesso sia poi utilizzato dopo la mia morte. 
Potrei fare un ritratto per me. Per vedere come ero a sessantasette anni. E poi a settantacinque, e poi …
Sono dubbioso.
Intanto domani vado a farmi le foto-tessera in una delle macchinette automatiche.

(L’indice per argomenti del 2013 si trova a pagina 442; quello del 2012 a pagina 107)
(per comunicazioni private: holgar.pd@gmail.com )

02 marzo 2014

Ancora nonno (14-44)

Ancora nonno. (14-44)
L'ho saputo poche ore fa. Mio figlio e la sua compagna aspettano un bambino. Diventerò nonno un'altra volta. E questa volta addirittura con i miei geni (perchè la prima volta ero nonno putativo, mio nipote è nipote di mia moglie, non mio direttamente).
Sono contento. Per mio figlio soprattutto. Ha raggiunto il livello di maturità necessario ( e le condizioni interiori) per inserirsi nel filone della vita.
Questo nuovo bambino o bambina ancora non lo conosco. Non sono a lui affezionato. Lo diventerò. Per il momento è solo una presenza astratta. Non posso dire che la cosa mi emozioni, mi faccia intenerire, commuovere. Succederà fra un anno e mezzo o due.
Per adesso capisco che la mia vita sarà rivoluzionata. Un vento potente entrerà nella mia vita di vecchio. Sarò assorbito dalla vita, io che sto pensando alla morte. 
Sto finendo la vita e la vita entra prepotentemente nella mia esistenza. 
Mi occuperà il tempo, i pensieri. 
La vecchiaia passa in secondo piano.

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01 marzo 2014

Parole che mancano (14-43)

Parole che mancano. (14-43)
Questa settimana mi è capitato tre volte di sbagliare parole. Ho detto telefono invece di televisore, “ti spogli” invece di “ti togli” più un'altra che non ricordo. 
Mi sono messo subito in allarme. Anche perche mia moglie (la perfida!) me l'ha subito segnalato.
Giustificazione: a volte sono pigro nel linguaggio familiare e uso la prima parola che assomiglia a quella che voglio dire. Mi consolo dicendomi che ero perfettamente cosciente che si trattava di un errore. Ma è anche un primo segnale di disfunzione cognitiva lieve, se non di Alzheimer.
Recentemente non ho più avuto dei segni che il mio cervello cominci a mal-funzionare. Non si sono ripetute dimenticanze importanti (tipo il gas acceso). Neppure brevi stati confusionali. L'ho attribuito a una cura di Gingko Biloba che ho fatto in autunno.
E anche all'aver eliminato dalla mia dieta i prodotti di origine animale (seguendo in questo i consigli del libro The China Study).
Ora invece questi errori.
Mi dovrei preoccupare?
I miei colleghi anziani si preoccupano quando succede anche a loro?
Dubbi di vecchiaia.
Paure da vecchi.

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